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Autore: Elly Malfoy    26/06/2009    4 recensioni
a volte ci sono rischi che non vogliamo affrontare e pericoli in cui ci buttiamo a capofitto. tutto sta nel capire il sottile limite fra quello che vogliamo noi e ciò che vogliono gli altri, fra ciò che siamo e quello che sono gli altri... sta solo a noi decidere ove porre questi limiti e decidere se varcarli o meno...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabriella Montez, Sharpay Evans, Troy Bolton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sperare vuol dire rischiare la delusione

Salve. A tradimento sono ritornata su HSM. Spero comunque che vi piacerà, perché è stata scritta col cuore. Mi permetto di dedicarla a tutti coloro che rischiano, in qualsiasi campo…

 

Ci sono rischi che non vorremmo mai affrontare, strade che non vorremmo percorrere, oppure che intraprenderemmo se non fossimo soli. Ma come sappiamo la vita non si fa con i se e con i ma.

Il nostro timore è quello di venire spazzati via, distrutti da una forza che riteniamo più grande di noi, incomprensibile probabilmente.

 

È questa la mia più grande paura in questo momento, qui sotto questo porticato, in questa sera.

Scuoto la testa, è assurdo sono proprio io ad aver insistito perché tu mi dessi spiegazioni, mentre ora non vorrei essere qui. Mi basterebbe qualsiasi altro posto, ma altrove. Lontano da te, da Troy Bolton. Ma è impossibile, ora sono qui e devo assumermi la responsabilità delle mie azioni. Perché nessuno mi ha costretta, nessuno mi ha ordinato di incasinarmi con te in una cosa più grande di noi. E parlo al plurale, come se un noi fosse mai esistito…

È esistito? Che domanda stupida, non ha più senso ormai e prima non avrei avuto il coraggio di portela.

Ora sono qui per affrontare questo momento, questo addio o arrivederci che sia, perché entrambi sapevamo che questo momento sarebbe arrivato; è l’unico modo per provare ad andare avanti, per superare l’estate…

“Voglio dirti una cosa prima che tu mi dia le dovute spiegazioni, o chiarimenti, o precisazioni. Sarei pentita di non aver rischiato, di non aver vissuto… quello che ho vissuto, di non aver sperato che qualcosa potesse cambiare. Lo so che erano illusioni, non guardarmi così

E tu prendi a spiegare fregandotene altamente di tutto quello che sto provando, del tormento interno che mi provochi…

Dopo un fievole sorriso “Sai che neanche io sono pentito, ma ora è venuto il momento di smettere, di dare un taglio netto a questa… cosa. Passerò l’estate con Sharpay come sai, questa è la fine, e non può essere cambiata

Come se non lo sapessi. “Lo so” ti dico, ma fa male, comunque, nonostante mi convinca che non è vero, che non sento niente, forse questo è vero…

Colpa anche un po’ dell’egoismo che non riesco a reprimere, esattamente come la voglia di te.

Non sai quante volte mi dia della stupida, ma non serve a niente…

“dai stai su piccola”

No, non dovevi farmelo, non quella, qualsiasi altra parola ma non quella, lo sai che quando sento quella parola vibrare sulle tue labbra muoio. Lo so che lo fai apposta. Assaporo quel suono prima di accorgermi che una lacrima impertinente solca il mio profilo, e che un’altra la sta seguendo, ingenua quanto la prima.

So che queste lacrime non servono a niente.

E mi tuffo, mi tuffo sulle tue labbra, per un’ultima volta, per ricordarne il sapore, per non dimenticare la sensazione di quel contatto. Gusto il tuo sapore e ricordo un’altra delle mie paure.

Non voglio dimenticare. Niente di niente. Il dolore che ho provato, i sorrisi, il tuo profumo, il tuo sapore, il tuo sguardo, il suono della tua voce, i tuoi messaggi, il tempo speso insieme a te, le canzoni, le conversazioni, le mail, i regali, le feste, le notti spese a pensare, le ferite che mi hai inferto, i pomeriggi passati insieme…

Forse un disperato, forse stupido e patetico, tentativo di non affondare nelle lacrime che stanno emergendo, di sciogliere la stretta che mi attanaglia il cuore, almeno momentaneamente, perché già so che tornerà questo magone, nel piccolo della mia camera bianca, fra le mie lenzuola rosse.

Che senso ha dire che mi mancherai?? Nessuno.

Non serve dirti che sei uno stronzo. Sai perché? Perché nemmeno mi respingi, stai lì, rispondi al mio bacio che tuttavia rimane casto. Forse l’unica cosa casta nel – cosa siamo, o meglio, cosa stiamo stati? Non lo so – nostro… rapporto.

Che tristezza pensandoci, tutta era nato per gioco ed ora sono qui a piangere come una bambina a cui è stato strappato il suo giocattolo preferito. Dimmi che senso ha avuto tutto questo.

Ma come posso chiedertelo? So già che la risposta non sarebbe quella che vorrei, come posso chiederlo ad una persona a cui non interessa niente neanche di se stessa?

Non so come definirti Troy Bolton. Uno stronzo? Allora io, Gabriella Montez, ho perso la testa per uno stronzo. Un bastardo? Sai di esserlo, ma non ti importa. Non ti tocca, non c’è gusto nell’insultarti. Un altruista? Nemmeno per sogno. Allora un egoista? No, non sei nemmeno questo. Che cavolo sei? Dimmelo, dammi un motivo per odiarti che non sia l’amore.

Ma stai zitto, ecco il tuo modo di risolvere i problemi che non vuoi affrontare. Anzi, mi accompagni, mi spingi fuori anche dalla tua vita con un breve contatto.

Ho capito è giunto il momento di andare, di salutare. È finita.

Oh si, è finita perché anche se non ce ne siamo accorti, anche non volendolo è iniziata da qualche parte. E non ci credo che ti vorrei ancora. Nonostante tutto quello che è successo, nonostante io sia ora amica di Sharpay.

Ho messo in gioco tanto, ma non è bastato a fare andare le cose come avrei voluto, ammesso che sapessi come avrebbero dovuto andare per starmi bene.

Ringraziarti l’ho già fatto in molti modi, ti ho già detto grazie per tutto. E non starò qui ad elencare.

Non rimane che una parola.

Ma quale?

Qual’ è quella adatta per noi?

Ciao? Arrivederci? Addio? Alla prossima? Ci vediamo?

Ti guardo e taci. Stronzo. Come molte altre volte lasci a me il compito più arduo. Forse perché non te ne frega niente.

Mio caro bastardo. Un giorno troverai qualcuno di cui ti importerà veramente…

“Allora..” lascio la frase in sospeso prima di concludere, sperando che così si concluda anche quella tortura. “Ciao” .

“Ciao” mi dici prima di voltarmi le spalle.

Si, sei proprio uno stronzo. Anche se non te ne importa niente.

 

2 anni e mezzo dopo

Non ci credo. Non posso essere arrivata a tanto. Eppure l’avrei dovuto sapere.

Non posso credere che sto percorrendo di nuovo questa strada. Non è possibile. Stringo le mani finchè le mie nocche sul volante della macchina diventano bianche. Ma non serve. È inutile.  

Ti voglio, ti ho sempre voluto. Non posso farne a meno. So che è una cazzata, ma è la nostra cazzata.

Taylor aveva ragione, sono ricaduta nello stesso affascinante peccato. Vedo già nella mia mente il suo sorriso quando le dirò ciò che ho ri-fatto.

Salgo le scale dopo aver trovato la porta già aperta ed essermela richiusa alle spalle in un gesto quasi automatico. Sorrido quando questo pensiero si affaccia nella mia mente.

Salgo l’ultimo gradino e mi dirigo a passo sicuro verso la tua camera. Tu sei lì, esattamente come ti ricordavo. I cambiamenti erano stati minimi.

“hai visto, non è cambiato niente” mi dici. No, non sei cambiato per niente. E i miei ricordi non sono sfumati. Sei ancora lo stesso stronzo.

“questo lo dici tu” affermo. Se tu non sei cambiato, io si. Ora non piangerei davanti a te. Il mio orgoglio me lo impedisce. E nemmeno saprai mai che in questi due anni c’è stanno un altro a scaldare le mie lenzuola. Sorrido.

Seduto sul tuo letto mi guardi “Vedremo dici beffardo.

Mi avvicino e tu mi baci. Niente di casto, come solito. Tranne quell’unica eccezione.

“mi mancavi” sussurri. “bugiardo” ribatto io, so benissimo che non è vero, non ti sono mancata, sicuramente non era stato molto tempo solo in questi due anni.” Ma non mi importa” aggiungo. Questa volta è a me che non importa.

Posi le tue labbra sul mio collo prima che ti alzi il mento e varchi di nuovo la soglia della tua bocca.

Sento le tue mani muoversi sicure sul mio corpo. Ti sento percorrere i miei fianchi per poi infilare una mano sotto la mia maglia.

Presto quella maglia si ritrovò sul pavimento della tua stanza. Non molto tempo dopo la tua maglia seguì il suo stesso destino, e altri indumenti fecero la stessa fine.

 

No, non era finita quando aveva deciso lui. Ma quando aveva deciso lei. Quello fu il loro ultimo incontro. Per volere di lei.

 

Nove mesi dopo Gabriella Montez diede alla luce un bambino. Nessuno seppe mai se appartenesse a Troy Bolton o a quell’uomo con cui stava e che ella felicemente sposò…

Quel bambino crebbe sano e forte, la sua passione era il basket, tutto era “normale”. Solo una cosa alcuni avevano notato, non ultimo suo figlio. Una volta ogni due anni, ogni 22 maggio, il giorno del suo compleanno, due coetanei dei suoi genitori si presentavano alla loro porta per prendere parte ai festeggiamenti…

 

 

 - Sperare vuol dire rischiare la delusione. Ma il rischio va affrontato perché il massimo rischio nella vita è di non rischiare mai. Soltanto chi rischia è libero. –

 

 

Elli

Alla fine di questa storia che spero avrete apprezzato, vorrei fare una postilla.

Spero di aver regalato a Hypnotic Poison ciò che desiderava e di aver dato una forma decente a quello che ho scritto. Spero sia tutto accettabile…

Fatemi tutti sapere cosa ne pensate, insomma recensite, recensite, recensite!

Grazie a tutti coloro che già hanno letto qualcosa di mio o che l’hanno appena fatto, grazie a quelli che hanno recensito le mie precedenti shot e che recensiranno questa, infine, ma non per importanza, a coloro che hanno inserito questa storia, o addirittura me, tra i preferiti.

Un abbraccio

  
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