I tempi miei
Ho scorto tacitamente
per l'ultima volta oggi, temo,
le infantili aspirazioni che furono
dall'affezionata finestra.
Ho salutato, trattenendomi oltremodo,
l'ordinario riflesso, oggi così incerto,
d'un volto sgomento ne' suoi
nuovi segni e vecchi.
Ho carezzato senza rimpianto
attestazioni della mia esistenza: una
scalfittura che figura, nella sua plastica,
urgenza di vivere ancora.
Porto con me in una busta
i soliti imperituri dubbi, che taccio,
che taci, per confortare l'eterno
stanco volto di tua madre.
Proseguo per una ignota strada,
domandi cosa è stato
e paventi che ti colga di sorpresa,
che non t'attenda il tuo momento.
Sì, penso ai tempi miei
che troppo presto andranno a
perdersi tra la foschia
di mille perduti intenti.
E il suolo mai avrà più peso
della melodia lontana e
insipida, che tuo padre ti cantava,
allorché hai veduto il cielo.
Non c'è distanza
tra il sogno e la realtà,
la veglia e il sonno,
la morte e la vita.