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Autore: Hana_Weasley    19/01/2018    0 recensioni
"Jungkook aveva tre anni quando si innamorò per la prima volta.
I suoi genitori un caldo pomeriggio lo avevano portato in una delle spiagge della sua città natale, Busan, ed il piccolo Jungkook allora non sapeva ancora che quella giornata gli avrebbe cambiato la vita."
Dove Jimin e Jungkook sono due amici d'infanzia legati dalla passione per il nuoto che permette loro di superare qualsiasi ostacolo si ponga tra la loro amicizia.
JIKOOK SWIMMERS AU
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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The Best Of Me

 
Questa è la prima Jikook che scrivo e sono molto emozionata! In realtà avrei altri prompt da scrivere - in primis dovrei finire la vhope - ma c'era questa AU che mi martellava la testa e non ho resistito, quindi eccomi qui con un po' di fluff e angst made in jikook!
La fanfiction è una AU con i Bangtan (più due guest stars) come nuotatori ed ho preso ispirazione da Free! Iwatobi Swim Club e soprattutto dalla coppia di punta, la Rinharu. La trama è decisamente diversa ma ci sono alcuni punti in cui riprendo un po' l'anime, anche se in modo diverso!
Detto questo, la fanfiction non è betata, anzi, l'ho appena finita di scrivere quindi è probabile che ci siano degli errori di battitura o di distrazione. Se ne vedete avvisatemi e li correggerò il prima possibile!
Buona lettura!
Hana.




 
Jungkook aveva tre anni quando si innamorò per la prima volta.
I suoi genitori un caldo pomeriggio lo avevano portato in una delle spiagge della sua città natale, Busan, ed il piccolo Jungkook allora non sapeva ancora che quella giornata gli avrebbe cambiato la vita.
Munito di ciambella e braccioli, il piccolo viene issato dalla schiena del padre e messo a contatto con quella calma distesa marina.
Jungkook arriccia i piedi quando il suo corpo viene a contatto con l’acqua fredda ma pare abituarsi in fretta alla temperatura. Difatti, poco dopo, il bambino stava già sguazzando nell’acqua e si stava divertendo a schizzare allegramente qua e là.
Allora Jungkook era ancora molto piccolo e non aveva ancora realizzato l’importanza che l’acqua avrebbe avuto per lui nella sua vita. Ma sì divertì quel giorno e quello fu un incentivo per i genitori a portarlo più spesso in spiaggia.
 

Jungkook ha cinque anni quando i genitori gli propongono di cominciare un corso di nuoto.
Al bambino piace molto l’acqua e quando vi si trova dentro sembra quasi avere una connessione con essa ma non ha ancora imparato a nuotare come si deve.
Non è sicuro di voler frequentare un corso di nuoto ma i nuotatori che il padre gli fa vedere in televisione sembrano molto forti e anche a Jungkook piacerebbe apparire così.
Quindi accetta.
Il bambino tiene stretta la mano della mamma quando varcano la soglia della piscina comunale nel quale si svolgono le lezioni di nuoto.
Si guarda intorno con curiosità e la prima cosa che nota è naturalmente l’acqua contenuta nella grossa piscina. Il suo corpo già freme all’idea di immergersi in essa.
Nota poi dei bambini circa della sua età a bordo piscina, stretti nei loro piccoli costumi, seduti in cerchio a chiacchierare.
Quello innervosisce Jungkook.
Il piccolo Jungkook è un bambino molto timido e riservato e non sa bene come approcciarsi alle persone. Non è bravo a fare amicizia ed il più delle volte si ritrova ad osservarle mentre un silenzio imbarazzante si alza tra loro.
E forse è per questo che Jungkook preferisce di gran lunga l’acqua alle persone.
Le persone vogliono per forza fare domande e pretendono delle risposte, urlano, ti guardano e ti giudicano.
L’acqua si avvicina piano e aderisce perfettamente al tuo corpo, non fa domande e ti culla con il suo movimento ed il suo dolce rumore.
Il bambino viene ridestato dai suoi pensieri quando sente la voce della madre chiamare il suo nome. Alza la testolina nella direzione della madre che gli sorride dolcemente.
“Andiamo a cambiarci?” gli chiede lasciandogli una delicata carezza tra i capelli corvini.
Jungkook annuisce e si dirige insieme alla madre negli spogliatoi. I due cercano un posticino libero su una delle panche e poi sua madre comincia a spogliare il figlio con gentilezza fino a quando il bambino non è pronto: costume dei Pokemon e cuffia rossa abbinata agli occhialini.
La madre gli da un bacio sulla fronte e gli augura buona fortuna, assicurandogli che per qualsiasi cosa lei si trova fuori dalla piscina, nel piccolo bar accanto.
Quando Jungkook esce fuori dallo spogliatoio sente un brivido di freddo attraversarlo e sulle braccia comincia a formarsi la pelle d’oca.
La maestra poco dopo comincia la lezione e invita i bambini a mettersi in cerchio e a dire il loro nome così che tutti possano conoscersi.
Quando arriva il suo turno, Jungkook sussurra il suo nome mentre le guance si arrossano per l’imbarazzo e abbassa immediatamente lo sguardo per non dover incontrare quello degli altri bambini.
Quando pensa che il pericolo sia scampato rialza lentamente lo sguardo ma è in quel momento che si accorge di due occhi che lo fissano insistentemente.
Jungkook incrocia così lo sguardo di un bambino dal viso leggermente paffutello e si sente perforato dallo sguardo penetrante che gli riservano quegli occhi sottili e piccoli ma al tempo stesso dolci. Quando il bambino capisce di essere stato beccato a fissarlo però, invece di distogliere lo sguardo, decide di sorridergli e Jungkook ne rimane incredibilmente colpito.
Allora non sapeva ancora dire se fosse per il gesto in sé o per il meraviglioso sorriso di quel bambino.
Dopo lo stretching i bambini vengono invitati dalla maestra a prendere uno dei tubi colorati per restare a galla ed entrare in piscina.
Jungkook osserva da lontano i bambini accalcarsi sui tubi per accaparrarsi i loro colori preferiti e lentamente comincia a dirigersi anche lui verso quell’angolo quando, lo stesso bambino che prima lo aveva osservato gli si para davanti, mentre tiene sotto le due braccia due tubi, uno rosa ed uno verde.
“Quale colore preferisci?” gli chiede il bambino insieme al suo immancabile sorriso.
Jungkook rimane un attimo attonito di fronte al gesto dell’altro ma poi fa un piccolo sorriso. “Quello rosa.”
Il bambino ghigna alla sua risposta e gli porge il tubo. “Ottima scelta, si abbina alla tua cuffia!”
 
Nelle settimane che seguono Jimin – quello è il nome del bambino – sembra aver preso molto in simpatia Jungkook.
Ogni volta che quest’ultimo arriva in piscina accompagnato da uno dei suoi genitori, Jimin lo accoglie immediatamente con uno dei suoi grossi sorrisi e lo aspetta sempre fuori dallo spogliatoio per chiacchierare prima che inizi la lezione.
Jimin ha due anni in più di Jungkook, sette per la precisione, e frequenta il corso di nuoto da quando ne aveva cinque quindi sa già molte più cose rispetto a Jungkook.
Per questo, il più grande si comporta un po’ come un maestro e ogni volta che può – specialmente quando la maestra lascia loro gli ultimi dieci minuti per il nuoto libero – Jimin mostra a Jungkook tutto quello che ha già imparato.
Jungkook non capisce in realtà perché il bambino voglia così disperatamente mostrargli quello che conosce ma in tutta sincerità a lui non dispiace.
Gli fa piacere la compagnia di Jimin e Jungkook rimane rapito ogni volta che vede Jimin nuotare con così tanta naturalezza e libertà nell’acqua.
Anche lui desidera essere così e spera che Jimin possa aiutarlo.
Senza che neppure se ne renda conto Jungkook aspetta l’arrivo del mercoledì ed del venerdì con le loro lezioni di nuoto per l’acqua e per Jimin.
 

Jungkook ha sette anni quando viene definito un bambino prodigio e viene fatto passare in anticipo ad un corso di nuoto di livello più alto.
Lo stesso corso che da un anno frequenta anche Jimin.
Jimin appena vede Jungkook varcare la soglia della piscina strabuzza gli occhi per la sorpresa e gli corre velocemente incontro, rischiando anche di scivolare e beccandosi un richiamo dal maestro.
“Jungkook-ah!” esclama emozionato.
Jungkook gli sorride e Jimin capisce immediatamente che anche lui è felice di rivederlo.
Jungkook non è un bambino di molte parole, per lo più è serio e diligente, raramente sorride.
Gli unici momenti in cui Jimin lo vede sereno è quando si trova immerso nell’acqua e quando è in sua compagnia o in quella dei genitori.
È passato molto dall’ultima volta in cui i due bambini si sono visti ma per i due il tempo sembra azzerarsi nel momento stesso in cui si ritrovano nello spogliatoio a parlare, raccontandosi di quello che è accaduto loro.
Jungkook gli racconta atono come lo abbiano promosso nel corso in anticipo e Jimin si congratula con lui mentre quest’ultimo gli racconta di tutto quello che ha imparato da quando ha iniziato il nuovo corso e gli promette che appena finito l’allenamento obbligatorio la prima cosa che farà, sarà insegnargli lo stile libero.
Stile libero?” chiede Jungkook, una scintilla di curiosità fa brillare i suoi occhi da cerbiatto.
“Sì! È uno stile di nuoto insieme a farfalla, rana e dorso!” gli spiega Jimin.
 
Come promesso, quello stesso giorno, Jimin utilizza i quindici minuti di nuoto libero concessi dall’istruttore per mostrare a Jungkook il suo stile libero.
Jungkook osserva rapito il corpo robusto di Jimin muoversi nell’acqua e la sua cuffia gialla fare capolino di tanto in tanto per riprendere fiato.
Non riesce a spiegarselo neppure lui il perché, ma il connubio tra l’acqua e Jimin lo fa sempre emozionare, non importa quanto tempo passi.
Jungkook si rende anche conto che continua ad ammirare Jimin ed il suo impegno e passione che prova per il nuoto.
Jungkook non ha una vera e propria passione, se deve essere sincero. Gli piace semplicemente nuotare nell’acqua e gli piace farlo insieme a Jimin.
Ma in quel momento Jungkook pensa a quello che gli ha mostrato Jimin e poi ripensa ai nuotatori in televisione e sì, anche Jungkook vuole essere in grado di fare quelle cose.
Sorride a Jimin quando quello torna da lui con il fiatone. “Sei stato bravissimo!” gli dice sorridendogli come non ha mai fatto prima.
Il bambino sembra emozionato a quel complimento e lo abbraccia stretto, ringraziandolo.
 

Jungkook ha undici anni quando capisce di essere davvero interessato al nuoto.
Non perché tutti lo chiamino prodigio o lo riempiano di complimenti, lo lusinga tutto ciò ma non è quello che davvero gli interessa.
Semplicemente, dopo sei anni di nuoto, ha capito che gli piace davvero farlo a dispetto del suo amore per l’acqua.
Forse lo ha capito quando ha vinto la sua prima sfida alle medie e ha stretto la sua medaglia d’oro per i 100 stile libero; forse lo ha capito grazie alle parole di Jimin che gli hanno fatto aprire gli occhi.
Una sera Jimin lo aveva invitato a dormire a casa sua e nonostante Jungkook si sentisse un po’ in ansia (era una cosa che non aveva mai fatto con nessuno) aveva accettato. Perché Jimin era il suo migliore amico e Jungkook era piuttosto sicuro che la sintonia che c’era tra i due non era condivisa solo all’interno di una piscina.
I due si trovavano nella cameretta di Jimin ed erano stesi sui loro rispettivi letti in modo da potersi vedere in faccia.
“Perché nuoti? Chiede poi Jungkook improvvisamente.
Jimin, ormai tredicenne, pare stupito dalla domanda e dopo averci pensato un po’ gli da una risposta.
“Perché mi piace.” Gli dice semplicemente.
Jungkook annuisce comprensivo. “Qual è il tuo sogno?” il ragazzo si chiede perché non abbia mai avuto una conversazione del genere con Jimin nonostante i due si conoscano da tanti anni.
“Voglio diventare un nuotatore professionista.” Risponde senza esitare. “Voglio nuotare nella nazionale e portare con orgoglio la bandiera Sudcoreana alle olimpiadi e ai campionati di nuoto.” Una sorriso sereno si distende sul volto del maggiore.
Jungkook riflette sulle parole dell’amico. E lui? Lui cosa vuole? Lui perché nuota?
Dopo qualche minuto di silenzio Jungkook si rivolge all’altro. “Ti auguro di realizzare il tuo sogno.”
Jimin gli fa l’occhiolino. “Ci puoi contare!”
Jungkook ridacchia.
“Tu invece, cosa vuoi fare da grande?”
Jungkook ci pensa un po’ su e poi le parole escono fuori senza che lui possa fermarle. “Lo stesso che hai detto tu.”
Jimin sorride e annuisce. “Buona fortuna.” Gli dice per poi distendere il braccio fino a quando la sua mano non raggiunge i soffici capelli di Jungkook che scompiglia affettuosamente.
 
Jungkook a volte pensa a quando ha conosciuto Jimin e di quanto quel loro primo incontro fosse stato bizzarro ma al tempo stesso incredibilmente normale.
Pensa alla strana amicizia che hanno sviluppato con gli anni, un’amicizia basata per lo più sulla loro comune passione per il nuoto e per una sana competizione che spinge l’altro a cercare di migliorarsi sempre di più per riuscire a battere l’amico.
Jungkook quando era alle elementari ammirava incredibilmente Jimin. Perché era il suo hyung, perché era molto più esperto di lui, perché provava una irrefrenabile passione per il nuoto che Jungkook era abbastanza sicuro nessuno sarebbe stato capace di distruggere neppure impegnandosi.
Jungkook ancora adesso ammirava l’altro ragazzo.
Ammirava il suo corpo sempre più scolpito ed attraente, la sua voglia di imparare sempre qualcosa di nuovo.
D’altro canto, se all’inizio Jimin si comportava come un maestro nei confronti di Jungkook, con il tempo il maggiore ha iniziato a capire che Jungkook non aveva alcun bisogno di una guida.
Perché Jungkook era talento puro.
Tutto quello che faceva gli riusciva alla perfezione dopo solo qualche tentativo.
Jimin lo supportava continuamente e si vantava con gli altri ragazzi del corso di avere un prodigio del nuoto come migliore amico. Ed era vero, Jimin era fiero di Jungkook e di quanto sembrasse migliorare ogni giorno.
Fino a quando il suo talento non cominciò a divenire motivo di frustrazione per Jimin.
Non che fosse stata voluta la cosa, da nessuna delle due parti.
Semplicemente, Jimin ha cominciato ad accorgersi che oltre a sentimenti quali orgoglio e ammirazione, il suo cuore stava cominciando a covare anche invidia nei confronti di Jungkook.
Perché Jungkook era perfetto e non aveva bisogno di impegnarsi eccessivamente per raggiungere qualcosa.
Perché ogni volta che loro due gareggiavano insieme il più piccolo lo batteva ogni volta, nonostante Jimin si impegnasse ogni giorno sempre di più per migliorarsi.
E ogni volta che terminavano una gara Jungkook gli si avvicinava e gli porgeva la mano con un piccolo sorriso. “Impegnamoci anche la prossima volta! Sei stato bravo!” gli diceva ogni volta e Jimin forzava un sorriso per non farlo preoccupare ma dentro si sentiva sempre più senza talento ed il suo orgoglio non faceva che essere brutalmente pestato.
Jimin non riusciva più a credere alle parole di chi gli stava intorno e stava cominciando a perdere fiducia in se stesso e nelle sue capacità.
 

Jungkook ha dodici anni quando scopre che Jimin è partito per l’Australia senza dirgli nulla.
Il suo cuore si spezza in due e insieme al suo migliore amico perde anche la voglia di continuare a nuotare.
 

Jungkook ha quindici anni quando comincia le scuole superiori con l’intenzione di non frequentare alcun corso di nuoto.
I sue genitori spesso in quei mesi gli hanno chiesto preoccupati delle spiegazioni ma Jungkook non ne ha mai voluto dare.
In realtà non ne ha mai date perché neppure lui capisce perché abbia abbandonato il nuoto, neppure lui capisce perché il trasferimento di Jimin lo abbia sconvolto al punto di abbandonare la cosa che più amava.
Jungkook sa solo che ogni volta che vede una piscina il suo cuore si stringe in una dolorosa morsa ed il ragazzo avverte una forte nausea. Così si limita a dei lunghi bagni nella sua vasca da bagno.
Quelle erano le sue intenzioni ma Jungkook non aveva messo in conto di incontrare Kim Namjoon e Jung Hoseok.
I due ragazzi erano all’ultimo anno di superiori e nel momento stesso in cui lo videro girare per la prima volta per i corridoi lo raggiunsero, autoproclamandosi amici.
Namjoon e Hoseok erano anch’essi due nuotatori e fin dall’inizio delle superiori erano rimasti affascinati dalla bravura di Jungkook che avevano immediatamente notato quando andavano a fare il tifo per i loro dongsaeng.
I due avevano come obiettivo quello di divenire due atleti olimpionici e uno dei loro desideri era quello di riuscire a parlare con Jungkook e riuscire a nuotarci insieme.
Quando il più giovane disse loro che aveva abbandonato il nuoto i due amici rimasero incredibilmente delusi.
Da allora i due hyung facevano di tutto per convincere Jungkook a riprendere a nuotare fino a quando il ragazzo non acconsentì, ormai esausto di dover sentire le loro preghiere ogni giorno.
Più avanti Jungkook avrebbe dovuto decisamente ringraziarli.
 

Jungkook ha diciannove anni quando insieme a Namjoon e Hoseok decide di partecipare alla selezione dei migliori nuotatori agonistici che faranno parte della Nazionale di nuoto Sudcoreana.
In realtà Jungkook si è dimenticato del futuro che aveva rivelato desiderare a Jimin – o almeno così pensava – ma aveva deciso ugualmente di voler entrare nella nazionale perché anche se non lo avrebbe mai ammesso Jungkook era una persona competitiva. Era una persona competitiva e sapeva di essere bravo e considerando che nuotare era l’unica cosa che gli riusciva, Jungkook avrebbe colto quest’occasione.
I tre ragazzi arrivano nella piscina di Seoul nella quale si svolgeranno le selezioni ed a Jungkook pare di ritornare nella vecchia piscina di Busan, quella stessa che aveva varcato più di quattordici anni fa.
Vede la grossa piscina, vede l’acqua cristallina, vede diversi gruppi di uomini di tutte le età radunati mentre chiacchierano nei loro costumi da bagno per cercare di ammazzare il tempo e non farsi mangiare vivi dall’ansia.
Poi il cuore di Jungkook fa un tuffo.
Il tempo pare fermarsi mentre Jungkook spalanca gli occhi incredulo. E per un momento pensa di avere le allucinazioni, pensa di stare sognando, di stare immaginando tutto a causa della sua dannata mente.
Ma, invece, Jimin è proprio lì, poco lontano da lui, mentre chiacchiera con un altro ragazzo.
Jungkook si morde il labbro e cerca di frenare l’impulso di correre da lui e chiedergli spiegazioni, o prenderlo a pugni, non lo sa neppure lui.
Piuttosto, lo osserva. Osserva come il tempo e l’età lo abbiano levigato e reso quella pietra grezza che era da preadolescente un meraviglioso e brillante diamante da giovane adulto.
Osserva il corpo proporzionato e muscoloso, le spalle possenti, il viso più adulto e delineato, i capelli neri che gli ricadono sugli occhi profondi ed espressivi.
Jungkook deglutisce e poi è costretto a distogliere lo sguardo incapace di riuscire a guardare il suo ex migliore amico senza provare una stretta al cuore.
Jungkook vorrebbe scappare, vorrebbe fuggire e non farsi vedere mai più, soprattutto non farsi vedere da Jimin, ma in quel momento l’allenatore li richiama in riga ed è proprio in quell’istante che gli occhi del maggiore incrociano quelli di Jungkook.
Il più giovane vede sul viso di Jimin lo stupore che poi si tramuta in freddezza ed in rabbia.
I ragazzi cominciano lo stretching e Jungkook a quel punto decide di volersi approcciare all’altro ragazzo.
Lo sguardo che ha assunto il suo viso lo ha scosso e Jungkook ha bisogno di parlargli, ha bisogno di chiedergli spiegazioni, sapere cosa ha fatto in quegli anni.
Così tenta di avvicinarsi lentamente a lui, sotto lo sguardo dubbioso di Namjoon e Hoseok che non sanno nulla del suo passato con Jimin.
Quando si trova abbastanza vicino cerca quindi di richiamare la sua attenzione.
“Jimin!” lo chiama ma il ragazzo sembra ignorarlo. Così Jungkook cerca di afferrargli il braccio ma Jimin si sottrae alla sua presa e poi lo guarda, gli occhi freddi come il ghiaccio. “Non toccarmi.”
Jungkook cerca di non scoppiare a piangere alla durezza del tono utilizzato dal più vecchio.
“Ma-” cerca di ribattere ma viene interrotto.
“Non voglio sentire. Sappi solo che ti batterò.” Gli dice per poi cambiare posto e continuare il suo riscaldamento.
E Jungkook sente, per una seconda volta, il suo cuore frantumarsi.
Perché non ha idea di cosa abbia fatto a Jimin per meritarsi un simile trattamento, non ha idea del perché il ragazzo se ne sia andato senza avvisarlo ed ora lo tratti come uno sconosciuto o peggio, un nemico.
Jungkook non ne ha idea e questo non fa altro che far sanguinare ancora di più la ferita.
 
L’istruttore comincia a chiamare i ragazzi a gruppi di quattro e spiega che riuscirà ad entrare solo chi farà i migliori tempi.
Quando il suo nome viene chiamato, Jungkook fa un respiro profondo e si avvia al blocco di partenza ma per poco non cade quando sente il nome di Jimin.
A quanto pare gareggeranno contro.
L’ultima volta che lo hanno fatto è stato otto anni fa e il cuore di Jungkook prende a battere velocemente, non sa se per l’ansia o l’aspettativa.
Quando lo sparo della pistola gli arriva alle orecchie, Jungkook si tuffa in acqua e comincia nuotare con una rinnovata determinazione, quella stessa che riusciva a dargli solo Jimin, anche quando erano dei ragazzini. La determinazione di una persona che non vuole vincere per la gloria o per compiacere se stesso ma solo per dimostrare all’altro quello che sa fare.
La stessa determinazione che muove anche Jimin che nuota con il solo obiettivo di battere una volta per tutte Jungkook e dimostrargli i progressi fatti in Australia.
Jimin nuota, nuota con tutte le sue forze e già si vede circondato da tutti gli altri nuotatori che si congratulano con lui per la vittoria.
Tocca con la mano il bordo della piscina e sale immediatamente a galla, un sorriso già a contornargli le labbra.
Un sorriso che si dissolve non appena vede poco più in là Jungkook riprendere fiato.
La rabbia prende il possesso e Jimin esce immediatamente dalla piscina e rifiuta l’asciugamano che il suo amico stava porgendogli e si dirige negli spogliatoi dove scaraventa i suoi occhialini e si lascia andare ad un pianto di pura rabbia.
Perché nonostante tutti gli sforzi, tutti i sacrifici ed il dolore provato in quegli anni, nonostante il trasferimento in Australia e la preparazione ricevuta, ancora una volta Jeon Jungkook è riuscito a batterlo come se fosse la cosa più semplice al mondo.
Ancora una volta Jimin si sente inutile, uno spreco umano. Ancora una volta Jimin si ritrova a dubitare di se stesso.
Quando Jimin si è calmato abbastanza va in bagno e si sciacqua il viso per eliminare ogni traccia delle lacrime che ha versato.
“Tutto bene?” una voce dietro di lui chiede preoccupata.
Jimin si volta per ritrovarsi davanti il suo amico, Taehyung, che ha conosciuto in Australia. Annuisce e abbassa la testa.
Taehyung lo raggiunge e gli mette un braccio intorno alle spalle. “Stanno per annunciare chi andrà nella nazionale, andiamo.” Gli dice quello, tentando di tirarlo su di morale.
Taehyung sa, naturalmente. Jimin gli ha raccontato perché si è trasferito in Australia per migliorarsi e sa anche quanto Jimin tenesse a questa sfida. Per questo Taehyung lo stringe a sé affettuosamente nella speranza che Jimin non si spezzi tra le sue braccia.
 
Alla fine vengono presi sia Jungkook – colui che ha stabilito il miglior tempo – e Jimin che è riuscito ugualmente a stupire l’allenatore.
Insieme a loro vengono presi anche Taehyung, Namjoon e Hoseok, insieme ad altri cinque ragazzi.
I dieci uomini sono ufficialmente nella Nazionale di nuoto della Sud Corea.
 
 
Qualche giorno dopo i ragazzi vengono presentati al resto della squadra che da loro il benvenuto con dei sorrisi sulle labbra e delle pacche sulla schiena.
I due allenatori dividono immediatamente gli atleti in due gruppi su cui lavorare separatamente e Jungkook rilascia un sorriso di sollievo quando si rende conto di non essere nello stesso gruppo di Jimin.
Non vuole ancora mollare con lui, in realtà. Lo considera ancora il suo migliore amico e pensa di meritarsele delle spiegazioni, comunque vadano a finire le cose.
“Ehi ragazzino.” Jungkook sente una voce profonda arrivare alle spalle ed i suoi occhi catturano la figura di un ragazzo piuttosto mingherlino per essere un nuotatore e dalla pelle pallida.
“Dici a me?” chiede.
Il ragazzo non si degna neppure di rispondergli e va dritto al punto. “Sei tu quello che ha fatto il miglior tempo alle selezioni?”
Jungkook strabuzza gli occhi, non aspettandosi quella domanda, e poi si limita ad annuire.
Il ragazzo annuisce a sua volta e lo squadra attentamente per qualche istante.
“Sembri un tipo apposto.” Dice poi, come se stesse parlando a se stesso. “Piacere, Min Yoongi, specializzato nella Rana.” Si presenta porgendogli la mano che Jungkook afferra immediatamente.
“Jungkook, sono specializzato nello stile libero.”
Dall’altra parte della piscina, un ragazzo di bell’aspetto e dalle spalle larghe si avvicina a Jimin e Taehyung.
“Se non la smetti di fissarlo ti prenderanno per un guardone.” Gli dice il ragazzo, spuntando alle sue spalle.
Jimin fa un balzo per la sorpresa. “Non stavo fissando proprio nessuno!” si difende immediatamente.
Il ragazzo alza un sopracciglio e lo guarda. “Amico, lo guardavi con così tanto astio che ci mancava poco cominciassi a ringhiare.”
Jimin si zittisce. “Tu saresti?” poi chiede, tentando di cambiare argomento.
“Mr. Worldwide Handsome – o almeno così mi hanno definito i giornali sportivi di ogni paese – alias Kim Seokjin, il miglior dorsista della Corea del Sud!”
Jimin e Taehyung annuiscono non molto convinti e si presentano a loro volta.
“Oh, quindi vi siete conosciuti in Australia nonostante siate entrambi coreani e vi siete specializzati insieme nella Farfalla. Ed il brunetto che prima guardavi cosa c’entra in tutto ciò? E se te lo stai chiedendo no, non smetterò di chiedertelo fino a quando non mi dirai qualcosa!”
Jimin sospira pesantemente e poi comincia a raccontare sinteticamente e senza scendere in dettagli personali la sua storia e quella di Jungkook.
 

Giorno dopo giorno, Jungkook ed il resto degli atleti si preparano con impegno e dedizione ai mondiali di nuoto che si terranno in Giappone, sacrificando parte del loro tempo libero e dei loro rapporti.
Jungkook ogni volta che può cerca di avvicinare Jimin ma quest’ultimo lo respinge continuamente, dando l’impressione di non voler avere nulla a che fare con lui.
E Jungkook non sa più davvero cosa fare perché Jimin gli è sempre mancato ma averlo così vicino, poterlo quasi sfiorare ma non riuscendo a raggiungerlo per chissà quale ignoto motivo è ancora più straziante per Jungkook che in un momento di debolezza racconta tutto a Namjoon, Hoseok e Yoongi.
I tre ragazzi cercano di consolarlo dicendogli di dimenticarsi di Jimin e che si è comportato in un modo tremendo.
Ma Jungkook non può farlo perché è sicuro che debba essere successo qualcosa di grave a Jimin per farlo diventare così ed a quanto sembra è qualcosa in cui lui c’entra.
Jungkook si rende conto di non potere fare a meno di Jimin, che Jimin è stato e sempre sarà una parte essenziale della sua vita e che se le cose non torneranno come prima il ragazzo non riuscirà mai a vivere bene.
Ci sono momenti in cui Jungkook vorrebbe smettere di provare dolore e cominciare a detestare Jimin. Sarebbe comprensibile cominciare a farlo ma non riesce ad odiarlo per più di cinque minuti. Jimin lo ha sempre reso una persona debole, di questo Jungkook ne è conscio e questa non fa che essere l’ennesima dimostrazione.
 
Quando i due allenatori annunciano che faranno nuovamente delle sfide per prendere i tempi, Jimin raggiunge immediatamente il suo allenatore e gli chiede di poter gareggiare con lo stile libero esprimendo il desiderio di voler provare anche ai mondiali a partecipare ad una batteria di quello stile, oltre di quello a farfalla.
Il professore acconsente e quando Jimin si accorge di essere nella medesima batteria di Jungkook fa un grosso respiro e cerca di auto convincersi che questa volta riuscirà a vincere, che questa volta dimostrarà finalmente al ragazzo i suoi progressi.
Al via, Jimin si tuffa e comincia a nuotare con foga e lui stesso si rende conto di star perdendo lucidità e di star pensando troppo a dover battere Jungkook piuttosto che a nuotare bene.
Ma ormai è troppo tardi per rimettersi in carreggiata perché Jimin e la sua frustrazione rimangono indietro mentre Jungkook e gli altri avanzano.
Con una calma glaciale Jimin esce dall’acqua e si toglie cuffia ed occhialini mentre il coach gli dice di concentrarsi sul suo stile.
Jimin trattiene a mala pena le lacrime e si incammina verso gli spogliatoi, con la scusa di dover andare al bagno.
Jungkook osserva la scena e si chiede che fine abbia fatto il vecchio Jimin. Quel ragazzo tanto appassionato di nuoto, gentile e disponibile e perché ora provi solo tanta rabbia repressa.
Decide di seguirlo, quindi, e appena lo vede dare pugni alle mattonelle dello spogliatoio il cuore gli duole perché Jimin non merita di stare così male.
Fa un passo verso di lui ma Jimin si accorge della sua presenza e gli riserva uno sguardo assassino.
“Vattene.” Gli dice, la voce che trema.
“No Jimin hyung, voglio aiutarti.”
Ed a quelle parole Jimin non riesce più a trattenersi e scoppia a piangere.
“Non puoi aiutarmi quando il problema sei tu!” urla quello, senza riuscire a fermarsi in tempo.
“I-io?” Jungkook è sbigottito di fronte a quella rivelazione.
“Sì, Jungkook, tu! Tu e la tua maledetta perfezione! Mi sentivo così inadeguato nei tuoi confronti, così incapace nonostante avessi iniziato a nuotare da prima di te. Ho fatto di tutto per reprimere questi sentimenti negativi ma non ci sono riuscito. E me ne sono andato in Australia per non ferirti.” Gli dice Jimin tra le lacrime.
“In che senso per non ferirmi?” chiede Jungkook, perché ormai ha bisogno di sapere tutto.
“Non volevo sbottarti contro come sto facendo ora. Mi ero ripromesso che sarei migliorato e sarei tornato solo quando mi sarei sentito abbastanza pronto per batterti e guardami qui, una nullità. La nullità che sono sempre stato.” Jimin si copre il volto con le mani e tenta di reprimere i singhiozzi ma ormai sta lasciando tutto andare e sa che fino a quando non si sarà calmato abbastanza non smetterà di piangere. E quindi si lascia andare e continua a piangere di fronte a Jungkook che lo guarda cercando di trattenere a sua volta le lacrime.
Mai, Jungkook avrebbe potuto immaginare fosse quello il problema. Jimin gli era sempre parso così positivo e sicuro di sé che mai Jungkook aveva pensato ad una simile opzione. Ma ora tutto sembrava chiaro ad i suoi occhi anche se ugualmente senza senso.
Perché Jimin era la persona più talentuosa e meritevole che conosceva e il ragazzo meritava di saperlo.
“Hyung ma tu sei bravo, sei un eccellente nuotatore!” cerca quindi di dirgli ma il giovane si scaglia nuovamente contro di lui.
“Ma non quanto te! Non tanto da riuscire a batterti!” gli urla.
“A me non interessa vincere, non quando si tratta di te! Puoi prenderti tutte le vittorie che vuoi, a me non interessa!”
“Smettila di comportarti come se stessi mendicando una vittoria, idiota! Io voglio vincere onestamente non perché tu ti senti in colpa nei miei confronti.” Gli intima Jimin, puntandogli il dito contro.
“Ed ora vattene.” Gli dice infine, girandosi di spalle e chiudendosi in uno dei bagni.
 

Alla fine, a rappresentare la Corea del Sud ai Mondiali di nuoto sono Jeon Jungkook, Park Jimin, Kim Seokjin, Min Yoongi, Kim Taehyung, Park Chanyeol e Shin Hoseok.
I ragazzi, assieme al loro allenatore arrivano in Giappone e dopo una serata passata in hotel a riposare, la mattina dopo si ritrovano di fronte all’arena, determinati a portare a casa delle medaglie.
Jungkook in realtà non è molto motivato, no fa altro che pensare al litigio avuto con Jimin e non fa altro che sentirsi in colpa nei suoi confronti.
Dentro di sé sa di non avere reali colpe e che non può prendersela con il suo talento ma Jungkook ha involontariamente ferito Jimin e questo lui non può accettarlo.
Jungkook non può accettare di aver ferito la persona più importante della sua vita.
Nonostante tutto Jungkook riesce a vincere la prima batteria di 200 stile libero e a passare ai quarti di finale, così come tutti gli altri nuotatori.
Tuttavia, tra una gara e l’altra, Jungkook non può fare a meno di pensare a come poter risolvere la questione con Jimin.
La sua mente è tutto un susseguirsi di Jimin, Jimin e Jimin e senza che ne se renda conto, arriva proprio il suo turno di gareggiare per le semifinali.
Jungkook comincia ad osservarlo con attenzione e spero che tutto vada per il meglio, avendo notato che il ragazzo sembra essere piuttosto sottotono rispetto agli allenamenti.
Jimin sale sulla pedana e si piega in attesa del segnale del via e quando quello arriva tenta di buttarsi ma sente le gambe incredibilmente pesanti.
Perde un secondo prezioso già in partenza.
Conscio di essere in svantaggio fin dall’inizio, Jimin comincia a nuotare disperatamente, cerca di affondare sempre di più con il corpo e di darsi una potente spinta con le gambe ma questo non fa altro che fargli perdere ancora di più il ritmo e incapace di poter fare altro, Jimin si piazza ultimo.
Tenta affannosamente di uscire dalla piscina ma riscivola dentro mentre sente l’umiliazione e la vergogna strisciargli per tutto il corpo, come delle anguille.
Al secondo tentativo riesce ad uscire dalla piscina ed il ragazzo è già pronto per dirigersi in spogliatoio per prendere a pugni qualcosa quando il coach lo ferma.
“Non ci siamo, Jimin. La staffetta al posto tuo la farà Taehyung, al momento è più in forma rispetto a te.”
Jimin in quel momento pare spezzarsi e con lo sguardo più ferito che Jungkook gli abbia mai visto addosso, Jimin si dirige nello spogliatoio.
Jungkook rimane per minuti interi immobile ed incredulo di fronte a ciò a cui ha assistito. Jungkook ha assistito alla completa disfatta di Jimin e non riesce a capacitarsene. Non riesce a credere al fatto che Jimin abbia davvero perso.
E poi Jungkook ripensa a quello che il ragazzo giorni fa gli ha urlato nello spogliatoio, al suo sconforto ed al suo essere vicino a buttare la spugna.
È in quel momento che Jungkook scatta in piedi e comincia a sendere le gradinate.
“Dove stai andando? Tra mezz’ora ci sarà la staffetta!” gli urla dietro il coach, ma Jungkook non lo sente, è già dentro gli spogliatoi alla ricerca del maggiore.
Jungkook ha il presentimento che dopo quello che gli è accaduto oggi, Jimin voglia davvero mollare tutto ed il ragazzo non può permetterglielo. Non può permetterglielo perché Jimin è fatto per nuotare ed è una delle cose che lo ha reso da sempre felice e Jungkook non può e non vuole essere il responsabile della sua tristezza.
Ma Jimin non c’è più nello spogliatoio, insieme al suo borsone.
Jungkook si catapulta fuori e comincia a correre più veloce che può, chiamando il suo nome nella speranza di essere sentito.
Lo cerca nel bar vicino all’arena, nel pullman che hanno affittato per arrivare lì, nel piccolo giardino poco più in là ma di Jimin non vi è alcuna traccia.
Jungkook sta pensando di andare fino in hotel quando qualcosa richiama la sua attenzione.
L’Oceano.
Jungkook, come spinto da una forza superiore, comincia a camminare in sua direzione e arrivato di fronte alla spiaggia sospira di sollievo quando vede una figura famigliare in lontananza, seduta sulla sabbia ad osservare l’Oceano.
Jungkook lo raggiunge e spera davvero di non venire rifiutato anche questa volta.
Quando è abbastanza vicino sta quasi per chiamare il suo nome quando nota un disegno sulla sabbia, proprio di fronte a Jimin.
Jungkook inclina la testa e si accorge che si tratta di due bambini stilizzati che si tengono la mano nell’acqua.
Jungkook sorride dolcemente ed in quell’istante ricorda di aver già visto in passato quel disegno.
Jungkook all’epoca aveva cinque anni ed aveva cominciato da qualche mese il corso di nuoto. I suoi genitori, vedendo quanto andasse d’accordo con Jimin, avevano proposto di andare a fare un giro in spiaggia tutti insieme.
Jimin e Jungkook si erano messi a giocare con la sabbia con la spensieratezza che solo i bambini hanno. Avevano costruito un castello di sabbia un po’ troppo inclinato e dopo tanti tentativi fallimentari avevano rinunciato, cominciando a disegnare qualsiasi cosa venisse loro in mente sulla sabbia.
In quel momento Jungkook aveva alzato lo sguardo dal suo disegno e si era soffermato ad osservare Jimin finire il suo. Quando il più grande si era accorto di essere osservato gli aveva sorriso e poi spiegato. “Siamo io e te nell’acqua.” Gli aveva detto.
“È carino.” Aveva commentato Jungkook.
“Vuol dire che io ci sono per te e tu ci sei per me. Che ci vogliamo tanto bene e lo faremo anche quando saremo vecchi come i nostri genitori.” Continuava Jimin. “Mamma mi ha detto che quando vuoi tanto bene ad una persona si forma un legame e questo legame è impossibile spezzarlo. Penso sia così anche per noi, Jungkook-ah!”
Jungkook gli aveva sorriso e poi lo aveva abbracciato stretto. “Ti voglio bene hyung. Per sempre.”
“Assomiglia alla spiaggia di Busan, vero?” chiede Jungkook ad alta voce e con un sorriso amaro sul volto, facendo sobbalzare Jimin.
Jimin si alza subito, mettendosi sulla difensiva. “Sei venuto per ridere di me? Fallo! È tutto ciò che mi merito. Non sono adatto neppure a gareggiare per una fottuta staffetta!” Jimin sembra davvero disperato quando gli rivolge quelle parole.
“Ascoltami, hyung.”
Ma Jimin non lo fa, ancora una volta, e preferisce scagliarsi contro il più giovane che sorpreso cade a terra ed evita in tempo un pugno di Jimin che finisce sulla sabbia.
I due cominciano a rotarsi sulla sabbia, Jimin che tenta di sfogarsi su Jungkook e quest’ultimo che cerca in ogni modo di calmarlo.
Ad un certo punto si ritrovano l’uno sopra l’altro, entrambi con il fiatone.
“Voglio nuotare con te, Jimin hyung. Solo con te. Sei tu il motivo per il quale mi sono appassionato al nuoto, capisci? Mi hai sempre ispirato, sempre e solo tu.” Rivela Jungkook, il suo ultimo e disperato tentativo di sistemare le cose.
Jimin lo osserva silenzioso e Jungkook può vedere perfettamente le lacrime formarsi all’angolo dei suoi occhi. Il più vecchio cerca di scacciarle ma non riesce e poco dopo si ritrova a singhiozzare sopra Jungkook, mentre calde lacrime abbandonano i suoi occhi per posarsi sul volto del più giovane.
“Volevo solo nuotare con te. Volevo solo dimostrarti di essere un bravo nuotatore ma non ci sono riuscito.” Gli dice Jimin mentre affonda la testa sul petto dell’atro ragazzo che lo abbraccia immediatamente, cullandolo.
“Sei un eccellente nuotatore hyung, devi solo credere di più in te stesso. Sei un nuotatore bravissimo e questo è solo uno dei tanti motivi per cui ti amo.”
Jimin si stacca immediatamente dal ragazzo, non essendo sicuro di aver sentito bene.
“C-come hai detto?”
Jungkook gli sorride allora.
“Ho detto che ti amo, stupido.”
Jimin lo osserva per qualche istante, incredulo e poi lo abbraccia immediatamente mentre altre lacrime cominciano a rigargli il viso. Jungkook gli prende il volto tra le mani e gli asciuga delicatamente le lacrime con i polpastrelli, mentre gli sorride dolcemente e poi finalmente lo bacia.
E tutto sembra tornare al suo posto in quell’istante.
Tutto sembra riacquisire un senso per i due ragazzi che in quella spiaggia deserta e fredda condividono con passione il loro primo bacio, carico di rimorsi, scuse e promesse.
Quando i due ragazzi si staccano, Jimin appoggia la fronte a quella dell’altro e chiude gli occhi.
“Ti amo anche io, dal primo momento in cui ho messo lo sguardo su di te, ne sono sicuro.”
“Lo stesso vale per me.” Gli sussurra Jungkook, lasciandogli poi un leggero bacio all’angolo della bocca.
Jimin poi apre gli occhi ed il suo sguardo cade sull’orologio che tiene al polso.
“Oh mio dio!” esclama allarmando Jungkook, che gli chiede immediatamente quale sia il problema.
“Jungkook-ah! Mancano dieci minuti alla staffetta! Devi sbrigarti o non riuscirai ad arrivare in tempo!” lo avvisa Jimin.
Jungkook ridacchia e poi si alza, scrollandosi la sabbia dai vestiti. Poi porge la mano a Jimin.
“Vuoi dire non riusciremo ad arrivare in tempo.”
Jimin si lascia trascinare per la spiaggia fino a quando non arrivano di nuovo all’arena.
L’allenatore viene loro incontro con il volto contorto dall’ansia e Jungkook gli assicura che è pronto per nuotare.
Si fionda immediatamente negli spogliatoi per rimanere in costume e chiede a Jimin di fare lo stesso e quando Taehyung vede arrivare i due ragazzi insieme, con le cuffie ai capelli e gli occhialini in mano, ha già capito tutto. Sorride a Jimin rassicurandolo che non vi sono problemi e poi corre nello spogliatoio e rimettersi la tuta, impaziente di vedere il duo nuotare insieme, questa volta non come rivali ma come compagni di squadra.
 

Alla fine dei mondiali, la Nazionale di nuoto Sudcoreana ha portato a casa medaglie: due medaglie d’oro con Jungkook, una medaglia d’oro con Seokjin, due medaglie d’argento con Hoseok, due medaglia di bronzo con Chanyeol e Taehyung e una medaglia d’oro con la staffetta mista.
 

Jungkook ha ventidue anni quando partecipa per la prima volta alle Olimpiadi.
Quando la sua batteria viene annunciata si alza dalle gradinate e si reca nello spogliatoio dove comincia a togliersi la tuta.
“Ti batterò, Jeon!” dice una voce alla sue spalle.
Jungkook non ha neppure bisogno di voltarsi perché sa già di chi si tratta.
“Provaci, Park.”  Ribatte, voltandosi verso Jimin e facendogli l’occhiolino.
“Ti farò dimenticare perfino il tuo stesso nome.”
Jungkook lo guarda dubbioso. “Non era la stessa cosa che hai detto ieri a letto prima di dimenticartelo tu il tuo nome?” chiede il giovane.
Qualcuno tossicchia per richiamare la loro attenzione e Jungkook appena vede Hoseok e Taehyung osservarli con sguardo di sufficienza arrossisce.
“Smettetela di flirtare, stanno per cominciare.” Dice loro Hoseok per poi afferrare Taehyung per un braccio e allontanarsi dallo spogliatoio, dove Jimin e Jungkook cominciano a ridacchiare.
 
Jungkook si posiziona sul blocco di partenza, si piega su se stesso e da uno sguardo all’acqua, il suo primo amore. Poi sposta lo sguardo verso Jimin che in quello stesso momento si gira ad osservarlo ed i due ragazzi si sorridono a vicenda per poi sistemarsi gli occhialini e tornare focalizzati sulla gara.
Lo sparo rimbomba in tutta l’arena, gli atleti si tuffano e mentre Jungkook si immerge nell’acqua pensa al fatto che ama davvero molto l’acqua.
Ma nulla supererà l’amore che prova per Jimin. 

 
 
  
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