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Autore: lady lina 77    20/01/2018    0 recensioni
E se nella scorsa fanfiction mi riagganciavo al finale della S2, ora mi aggancio a quello della S3. Tutto comincia in quella spiaggia dove Demelza, col cuore a pezzi, si concede a Hugh Armitage. E dopo? Se non fosse tornata a casa, cosa sarebbe successo?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era silenzio, un silenzio rotto solo dal rumore della pioggia.

Demelza aveva il capo poggiato contro il suo petto e Ross sentiva i suoi capelli, coi riccioli ancora umidi per la pioggia, scivolargli lungo il costato.

Li accarezzava delicatamente, un gesto che in passato aveva fatto spesso e che ora gli appariva come qualcosa di eccezionale. Profumavano di mare e di bosco, rossi e selvaggi come lei.

Avevano fatto l'amore a lungo e si era stupito come nonostante tutto, i loro corpi e le loro menti avevano saputo ritrovare l'intesa e la complicità per fondersi.

Dopo nessuno dei due aveva parlato ed erano rimasti in silenzio a lungo, una fra le braccia dell'altro, ad ascoltare il ticchettìo della pioggia contro i vetri scrostati di quella baracca improvvisata.

Si stava facendo tardi, ormai era quasi buio del tutto e Ross sapeva benissimo che quell'attimo di pace e intimità era destinato a finire presto. Ma finché non fosse stata Demelza a suggerirgli di andarsene, non si sarebbe mosso di un millimetro. Stava bene, incredibilmente. E per una volta non gli importava di nulla e nessuno, fuori da quella baracca. Non della miniera, non della politica, non delle lotte con George Warleggan... Non gli importava di nulla eccetto che di lei e dei bambini. Jeremy e Clowance erano al caldo e all'asciutto a Nampara, con Prudie e Garrick mentre Eleanor si trovava al villaggio, a giocare con la nidiata di bambini di Miss Marple. Stavano tutti bene e Ross decise che il mondo, ancora per un pò, poteva fare a meno di loro.

Sentì Demelza tremare e si rese conto che faceva freddo. Fino a quel momento non se n'era decisamente accorto... Allungò una mano, prendendo il vestito di sua moglie per metterglielo sulle spalle. "Va meglio?".

"Non ho freddo".

Si accorse che aveva la voce sommessa e spezzata e capì cosa la turbasse tanto. Si erano amati follemente, rompendo di fatto il fragile equilibrio che si era creato fra di loro. Era stato meraviglioso ma i problemi che li allontanavano da anni non erano mai stati risolti del tutto e sapeva che quel diversivo non aveva fatto altro che rimandarli e scombussolare di nuovo tutto. E Demelza doveva sentirsi sopraffatta e confusa... "Non piangere" – disse, come a volerla difendere da quella vita tanto difficile che si erano creati con le loro mani.

Demelza si rannicchiò sotto il vestito, affondando il viso contro il suo petto. "Ross..." - sussurrò, singhiozzando.

In quel pianto c'erano sofferenza, dolore, sensi di colpa e rimpianto, Ross lo sapeva benissimo. E il guaio era che non sapeva come aiutarla se non facendola sfogare per capire fino a che punto i suoi fantasmi la tormentassero e le impedissero di farla sentire felice. "Demelza, vuoi dirmi cosa ti fa star tanto male? Ci sono tante cose che, se ne parlassimo, ci sembrerebbero meno brutte".

"No, non voglio parlare".

"Ma dobbiamo, non fare i miei stessi errori!" - insistette lui. Per quanto doloroso, per lei e per lui, c'era la questione di Elizabeth da affrontare e sapeva che gran parte dei loro problemi derivavano da lì. Aveva lasciato troppo correre durante il suo matrimonio, e il fantasma del suo primo amore aveva scavato in Demelza un solco fatto di sofferenza e insicurezza che lui non si era mai preoccupato di curare. Nei primi tempi del loro matrimonio, a dire il vero, non si era nemmeno mai premurato di nascondere i suoi sentimenti per Elizabeth a Demelza, ritenendo di non doverle questo genere di premure e che sua moglie dovesse semplicemente accettare che c'era stata nella sua vita un'altra donna prima di lei. Poi c'era stato quel periodo confuso seguito alla morte di Francis in cui si era avvicinato pericolosamente ad Elizabeth, trascurando Demelza e Jeremy. L'aveva tradita e anche lì, nonostante avesse capito il suo errore e chi era davvero la donna della sua vita, mai aveva chiesto scusa, mai aveva voluto affrontare le conseguenze di quell'errore e, ostinatamente, si era chiuso in un mutismo un pò infantile che, passo dopo passo, aveva portato Demelza fra le braccia di Hugh. Non aveva mai capito quanto il suo rapporto con Elizabeth l'avesse resa fragile e insicura, quanto ne avesse sofferto e quanto avesse bisogno di sentirlo accanto. Aveva passato i mesi successivi al suo tradimento con Elizabeth a sfuggire ai suoi fantasmi e ora Demelza stava facendo di fatto la stessa cosa. Ma lui aveva imparato, adesso lo sapeva, non c'era fuga che tenesse e quei fantasmi prima o poi l'avrebbero riacciuffato. Lui e lei! Non serviva a nulla scappare, i suoi demoni andavano affrontati assieme alla donna che amava e che quei demoni li aveva subìti e fatti suoi... "Demelza, ti prego".

Lei tremò, di nuovo. "Non ora".

Era strano, faticava a riconoscerla. Era sempre stata forte, piena di energia e pronta ad affrontare qualsiasi cosa ed ora tremava e aveva paura, era bloccata e aveva perso ogni speranza di uscire da quella situazione. Aveva bisogno di lei, che lottasse al suo fianco e che lo aiutasse a trovare la strada per uscirne insieme, più forti di prima, da quel disastro che si erano costuiti con le loro mani. "Dobbiamo...".

"Perché? Cosa cambierebbe?".

Ross deglutì. Sapeva a cosa si riferiva, sapeva che si sentiva in colpa per Eleanor e per la disastrosa fine della loro famiglia. Non c'era solo il fantasma di Elizabeth fra loro, ma anche quello di Hugh e di Eleanor. Ma ora Ross ne era consapevole, se non erano più insieme era colpa di entrambi e Demelza non doveva affrontare tutto da sola, accollandosi ogni colpa. Se lui fosse stato più attento e amorevole, lei non se ne sarebbe andata lontana e Hugh non lo avrebbe nemmeno notato. E per quanto riguardava Eleanor, aveva bisogno di tempo e anche quella faccenda sarebbe andata a posto... In un modo o nell'altro, sarebbero stati insieme e tutti avrebbero trovato il loro posto nella loro famiglia. Anche Eleanor! Le voleva bene, era affezionato a quella bimba. Non come padre, non ancora. Ma sapeva che, in qualche modo, quella piccolina faceva già parte di lui. "Demelza, posso solo chiederti... dirti... una cosa...?".

Finalmente lei alzò gli occhi per guardarlo in viso. "Cosa?".

"Fidati di me, ti prego. Andrà tutto a posto, te lo giuro".

La vide sorridere, un sorriso dolce e allo stesso tempo triste. "Come?".

Fu sincero, non aveva una risposta da darle in quel momento ma si sarebbe impegnato a trovare la soluzione ai loro problemi. "Non lo so. Ma fidati di me, ti chiedo solo questo".

Stranamente non fece obiezioni, come se avesse bisogno di affidarsi a lui e di aggrapparsi ad una speranza. "Va bene".

Era così docile da intenerirlo. Si chinò su di lei, abbracciandola e baciandola sulla fronte. Era talmente fragile e triste che per un attimo ebbe paura che si spezzasse. Non era mai stata così, era sempre lei la più forte fra loro ma ora che l'aveva amata e tenuta fra le braccia, aveva capito che adesso era il suo turno di essere forte per entrambi perché lei non ne era in grado. Questo significava essere sposati, essere capaci di camminare insieme e saper tendere la mano quando uno dei due rimaneva un pò indietro in difficoltà.

"Ross?".

"Cosa c'è?".

Asciugandosi le lacrime, arrendendosi al suo abbraccio e stringendolo ancora più forte, Demelza sospirò. "Mi accompagni al villaggio a prendere Eleanor?". Lo disse con fatica, andarsene da lì costava a lei quanto a lui. Ma dovevano tornare alla loro vita e alle loro responsabilità, lo sapevano benissimo entrambi.

"Ma certo". Fece per alzarsi, le porse la mano ma stranamente Demelza rimase ferma nella sua posizione, bloccandolo. "Grazie".

"Per cosa?".

Sorrise, arrossendo. "Per aver insistito a venire qui. Ne avevo bisogno, anche se non avremmo dovuto...".

Le strinse la mano, accarezzandola. "No, non avremmo dovuto, lo so anche io. Ma come te, ne avevo bisogno". Avrebbe voluto chiederle ora cosa avrebbero fatto, ma la sua lingua sembrava bloccata. Aveva paura di chiedere, aveva paura delle risposte... "E' stato bello fare l'amore con te" – si limitò a dire.

Demelza si alzò in piedi, continuando a tenergli la mano. "Anche per me. Non posso darti che questo, per ora... Ti basta?".

Si chinò su di lei, baciandola sulle labbra. Un bacio dolce e delicato, che voleva solo infonderle forza e speranza. "Per ora... Ma ricorda cosa ti ho detto prima!".

Lei annuì. "Andrà tutto bene...".

"Sì, andrà tutto bene".

E Ross si rese conto che, in quel momento, ci credeva anche lei. Ci credevano entrambi!

Si rivestirono insieme, aiutandosi a vicenda come una volta... Gesti usuali che assumevano contorni nuovi e nuove emozioni. Era tutto strano, bello e allo stesso tempo spaventoso.

Ross la guardò, era bellissima. Come avrebbe fatto a resisterle, a rispettare i suoi tempi e a essere abbastanza lucido per non forzarla e non farle del male?

Come avrebbe fatto a tornare a Nampara, quella sera, senza di lei? Come avrebbe fatto a lasciarla a Illugan, da sola, andandosene per la sua strada?

Il rumore della pioggia battente diede una soluzione temporanea a tutte quelle domande. No, per quella sera non sarebbero tornati nelle loro case, non ne erano in grado e il tempo era talmente pessimo che muoversi sarebbe risultato difficoltoso. Non le disse nulla per il momento per evitare obiezioni, ma era già deciso sul da farsi.

Sarebbero andati a prendere Ellie e poi avrebbero trovato un loro angolo di pace, insieme, ad Illugan. Non importava dove, se in una locanda di quart'ordine o in una baracca dotata di camino.

Sarebbe rimasto con lei, le sarebbe stato accanto. Non erano pronti a separarsi, non ancora...


  
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