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Autore: fredlove    21/01/2018    2 recensioni
- Ti capisco, invece. Ci sono passato anche io, quando dovetti allontanare Gwen. Ricordi? –
Merlino si voltò, guardandolo per un attimo.
- Sì. Ma c’è una differenza : Gwen è con te ora, ed è la tua regina. – poi uscì e chiuse la porta.
Artù continuò a ripensarci, anche mentre era nel letto accanto a Gwen che dormiva.
Vero. Lui aveva il vantaggio di essere il re, Gwen alla fine gli era sempre stata fedele, nonostante i sentimenti che aveva avuto per Lancillotto.
Per Merlino era diverso. Dalla sua non poteva aver nessun vantaggio, si disse.
Morgana adesso era nemica di Camelot, usando la sua magia. Pregò che ci fosse un metodo per far dimenticare a Merlino, questo suo amore perduto. Poi guardò nuovamente Gwen, che gli sospirò al fianco e gli strinse contro. E capì.
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Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Love&Loss
 


Il principe era rimasto basito, quel giorno. Notando la diversità in chi gli era davanti. E non era Merlino, Anzi, era un altro, forse l’aveva intravisto tra i corridoi di Camelot.
Voleva sapere : perché Merlino non era presente? Non era lì, davanti a lui, a borbottargli contro e servirlo allo stesso tempo?
E poi, chi diavolo era questo tipo … che – era palese – gli leccava il culo con fare servile?!
Roteò lo sguardo, scocciato. – Dove hai detto che Merlin andava? –
- Non l’ho detto, Sire. Non l’ha detto a nessuno. Ma ho visto che parlava con sir Galvano, maestà e con la regina. –
- Bene. Puoi andare. Trova qualcosa da fare. – lo mandò via con un gesto della mano.
 
 
- Galvano! –
- Artù. –
Sollevò il capo, sorridendo sfrontato, prima di mordere una mela. – Ditemi. – e tirò un altro morso al frutto.
- Galvano, piantala di ingozzarti di mele. – gliela tolse dalla mano. – La riavrai, solo se mi dici dov’è andato Merlino. –
Il cavaliere boccheggiò, si imbronciò.-  Ma la mia mela. –
- Se la rivuoi, dimmelo. –
- Artù, cosa? –
Il biondo si voltò, notando Gwen che si era posta accanto alla porta, a braccia conserte sotto il seno. Sorridendo suo malgrado, e con un sopracciglio sollevato.
– Gwen. Tu sai dov’è Merlino? –
- Voleva star da solo. E ne ha bisogno, a dir la verità. -  emise la donna con un tono sommesso, ma pieno di dolcezza e malinconia. – Oggi, lascialo stare. E restituisci la mela a Galvano. –
Galvano che dal suo, continuava a guardare la mela con occhi lucidi. Prendendola al volo, quando il re gliela restituì. – Maestà, Merlino ha davvero bisogno di star da solo, ogni tanto. .-
- Cosa? –
Ma il cavaliere si era allontanato con la mela tra i denti senza dire più niente.
- Gwen? Perché nessuno mi dice niente?! Sono il re, diamine! –
E la sua curiosità crebbe, infastidendolo. Perché credeva che Merlino gli dicesse tutto. Insomma era sempre il moro a lamentarsi e blaterare della loro amicizia, del loro legame. Perché non gli diceva niente di suo, allora?
Gwen non gli disse niente, nemmeno quando cercò di corromperla con dei fiori  - che lei gli piantò in faccia, con un sonoro ‘No’, o dei baci.
Tanto meno sapevano gli altri cavalieri, o Gaius. Che doveva sapere tutto del suo pupillo.
Frustrato, nemmeno si accorse della giornata che era passata. E sobbalzò quando udì il bussare alla porta e la vide aprirsi. Notando poi il moro far capolino nella stanza.
- Merlino. –
- Ho sentito che mi hai cercato per tutto il giorno. – ridacchiò, ma Artù poté notare il velo cupo del suo sguardo celeste.
- Non montarti la testa, quell’incompetente che mi hai mandato ha fatto un disastro dopo l’altro. .-
- Non mi dire. –
- Okay, no. E’ stato perfetto. Ma era un leccaculo. – continuò irritato. Battendo ritmicamente le dita sul bracciolo della poltrona. – Allora, dov’eri? –
- Sono rimasto nei dintorni di Camelot. Sono stato attento. – confessò. – Mi sono solo perso nei ricordi, tutto qui. Ed avevo bisogno di star da solo, senza le vostre lamentele. –
- Stai bene? –
- Sì. –
- Devo fingere di crederti? –
Merlino lo guardò, alzando finalmente il capo. – Ci sono delle cose che non posso dirti, Artù. Come non puoi tu. –
- Voglio solo sapere se stai bene. –
- Sì. –
- E questi pensieri? Sono curioso, okay? –
Notò lo sguardò lucido del moro, ed il suo tremore mentre si mordeva le labbra. – Non importa, se parlarne ti fa male, non farlo. Lascia perdere. –
- No. Non è così. Dirlo ad alta voce, è diverso. … - confessò emettendo un sospiro. – Oggi, sono quattro anni che sono giunto a  Camelot. – si schiarì la gola. – Quattro anni, che vidi per la prima volta Morgana. –
Il re restò in silenzio, deglutendo. La mancanza di Morgana, anche se lei ormai era nemica di Camelot, la sentiva anche lui. Era sempre colei che era cresciuta insieme a lui,
- Ne sono ancora innamorato, e dimenticarla non è facile. – confessò ancora il moro. – Oggi, ricordarla… fa ancora male. Lei è una nemica di Camelot, ma… io l’amo. –
- Ti capisco. Manca anche a me. –
- No. Ora, se non hai altro da chiedere, vado. Buonanotte. – e si allontanò in fretta, con il cuore in  gola, quando Artù riprese a parlare, si bloccò davanti alla porta.
- Ti capisco, invece. Ci sono passato anche io, quando dovetti allontanare Gwen. Ricordi? –
Merlino si voltò, guardandolo per un attimo.
- Sì. Ma c’è una differenza : Gwen è con te ora, ed è la tua regina. – poi uscì e chiuse la porta.
Artù continuò a ripensarci, anche mentre era nel letto accanto a Gwen che dormiva.
Vero. Lui aveva il vantaggio di essere il re, Gwen alla fine gli era sempre stata fedele, nonostante i sentimenti che aveva avuto per Lancillotto.
Per Merlino era diverso. Dalla sua non poteva aver nessun vantaggio, si disse.
Morgana adesso era nemica di Camelot, usando la sua magia. Pregò che ci fosse un metodo per far dimenticare a Merlino, questo suo amore perduto. Poi guardò nuovamente Gwen, che gli sospirò al fianco e gli strinse contro. E capì.
Niente e nessuno avrebbe impedito a Merlino di amare ancora Morgana. Solo lui poteva dir basta, e voltar pagina.

 
   
 
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