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Autore: Nadja_Villain    21/01/2018    1 recensioni
Astrid non è un'eroina e non si aspetta che gli altri la acclamino come tale. Dopo la sua cattura, si troverà a scegliere tra due prigionie differenti: una gabbia in vibranio in fondo all'oceano o unirsi agli Avengers, sotto contratto vincolante. Una sola potrà costituire un'occasione per riscattarsi. Tra i battibecchi col Capitano e le esortazioni ambigue di Tony Stark, dovrà fare i conti con la minaccia di un sadico Dio degli Inganni, una coscienza ipercritica e le falle di un'infanzia dissacrata.
▸ Ambientazione e contesto:
Post battaglia di New York: Loki è fuggito senza lasciare tracce di sé. La Stark Tower si è tramutata nella dimora degli Avengers.
Post "Iron Man 3" - pre "Capitain America: The Winter Soldier"
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Neve e Cenere | MARVEL

28 . Rivelazione


-Ecco la prova che lo SHIELD mi tiene nascosto qualcosa. - Spiegò Astrid. - Questa registrazione è stata manomessa.

-Io non sono una registrazione, Fräulein! - Ribatté il computer con impertinenza. L'accento straniero era dominante. - Non sarò più l'uomo che il Capitano fece prigioniero nel 1945, ma io... esisto.

Su uno dei monitor più piccoli, si illuminò la faccia di un ometto imbronciato, la fronte sproporzionata rispetto al resto del volto, un paio di occhietti maligni. Astrid fece una smorfia confusa e disgustata allo stesso tempo. La rivolse il Capitano. Si grattò la testa. Non sapeva come porre la domanda, perché le faceva strano parlare di una macchina come se fosse una persona, ma la pose lo stesso, come l'era venuta.

-Voi due vi conoscete?

Il Capitano scese dalla piattaforma ai loro piedi e cominciò a passeggiare cercando di non inciampare tra i cavi in vista, osservando l'esercito di aggeggi che rumoreggiava tutt'attorno a loro. Fece un giro completo.

-Armin Zola. Uno scienziato tedesco che lavorava per un'organizzazione terroristica a braccetto coi Nazisti della Seconda Guerra Mondiale. È morto da anni.

-Primo errore. - Lo interruppe lo scienziato in scatola. - Io sono svizzero. Secondo: guardatevi intorno. Non sono mai stato tanto vivo! - Enunciò con enfasi fiera. La sua voce echeggiò per tutta la sala. Sembrava quasi che avesse una coscienza propria. - Nel 1972 mi diagnosticarono una malattia terminale. La scienza non poteva salvare il mio corpo. La mia mente, tuttavia, meritava di essere salvata in una banca dati su sessanta chilometri di nastro. Voi vi trovate nel mio cervello.

-Come sei arrivato qui? - Chiese il Capitano, indeciso se parlargli come si parla ad un uomo, ad un criminale o ad una macchina.

-Mai sentito parlare dell' "Operazione Paperclip"? Sono stato invitato. Alla fine della guerra, lo SHIELD reclutò scienziati tedeschi con capacità strategiche. Pensavano che potessi aiutare la loro causa. E ho aiutato anche la mia.

-L'Hydra è morta. Abbiamo distrutto l'ultima base a Sokovia. - Insistette il Capitano. La sua voce suonò non convinta. Troppi indizi dispersi nel tempo si riconducevano tutti ad un terribile presentimento. Anche il fatto che stesse parlando con un nemico che aveva creduto di aver sotterrato, non gli quadrava. Sfidò le sue certezze con quella frase, sfidò la sicurezza del dottore per capire dove potesse cedere, sperando che fosse tutto un bluff.

-Ho l'impressione che questi non muoiano mai. - Commentò Astrid amaramente. Scosse la testa, le nocche premute contro la scrivania. Nella sua testa provava ancora a far combaciare i tasselli smussati che si rincorrevano come una folata di vento fa volteggiare le foglie assieme alla polvere. Hydra... Hydra... Hydra... Continuava a saltare fuori come un fungo. Avevano distrutto la base di Sokovia, ma ancora tornava a battere pugno, come un cancro recidivo. Steve sapeva che dentro di lei si animava un conflitto confuso. Ricordava ancora - e le avrebbe ricordate per sempre - le ultime parole che lei aveva pronunciato stringendogli la mano, prima di svenire in un coma di poche infinite ore. Sapeva che c'entrasse qualcosa con tutto ciò che stavano per scoprire. Era curioso anche lui, ma temeva l'effetto che la rivelazione avrebbe avuto su di lei: Astrid non era capace far fronte allo sconvolgimento emotivo con equilibrio e saggezza.

-Tagli una testa... - iniziò Zola...

-Altre due spuntano fuori. - Recitò Astrid, finendo la frase con un fil di voce. Mentre Steve corrugò la fronte, lei trattenne la sua preoccupazione per sè. Non sapeva come le fosse uscito dalla bocca e la cosa stava iniziando ad acquisire una sfumatura inquietante.

-Dimostralo. - ordinò Steve. E ciò che ne seguì fu il suono dei circuiti e l'annuncio della voce di Zola: "Accesso archivio". Johann Schmidt, era ora in primo piano sullo schermo. L'esercito nazista alle sue spalle, la svastica che sventolava possente in un angolo dell'immagine.

-L'Hydra fu fondata sulla convinzione che un'umanità libera non fosse degna di fiducia. Quello di cui non ci eravamo resi conto era che portare via la libertà, genera resistenza. La guerra ci ha istruito molto. L'umanità doveva rinunciare alla propria libertà, volontariamente. Dopo la guerra, fu fondato lo SHIELD e io fui reclutato. La Nuova Hydra cresceva... Un bellissimo parassita.

Si susseguivano le figure di una squadriglia che faceva il saluto nazista e quello dell'Hydra, con i due pugni alzati, soldati armati che scendevano da una scialuppa, il manifesto dell'Hydra impersonificato da Teschio Rosso, bombardamenti, Capitan America in combattimento, subito dopo roghi in fiamme e la foto di Hitler che bruciava tra di esse. E poi ancora il Capitano seguito dai soldati, gli alleati che scortavano gli arresi con le mani in alto, i fucili spianati alle loro schiene. "Scienziati tedeschi reclutati dagli USA" era la notizia riportata sui giornali. Ed eccolo lì, minuto e fastidioso quanto una cimice, il dottor Zola tra le altre menti della scienza, ritratte in una foto in bianco e nero. Ma la cosa più sconcertante, era la faccia di Hoffmann in seconda fila.

-Per 70 anni l'Hydra ha segretamente fomentato crisi, scatenato guerre... e quando la storia non collaborava la storia veniva cambiata. - continuò ad illustrare il dottore.

E a quel punto apparvero stralci di video che riprendevano guerre, ribellioni, masse piegate da ideologie violente, i numeri dei tabelloni della borsa in calo vertiginoso... Quindi L'Hydra non era solo rinata dietro l'inconsapevolezza più dilagante, non dava solo il nome ad un'organizzazione terroristica parassitaria. L'Hydra aveva in mano l'ingranaggio del Sistema Mondiale, era alla base dei conflitti sociali, dei deficit monetari nazionali, aveva sotto controllo le decisioni governative. Ora il messaggio di Fury era chiaro. Era questo il significato del messaggio "SHIELD CORROTTO". Era grazie allo SHIELD che l'Hydra era riuscita a risollevarsi più potente di prima. Essa aveva architettato l'inganno più glorioso di tutti i tempi. Ma il Capitano non voleva ancora crederci. Se fosse stato vero, i suoi sforzi e il suo sacrificio erano stati totalmente vani.

-È impossibile. Lo SHIELD vi avrebbe fermati. - Protestò.

-Ci sarebbero stati... incidenti.

Ed ecco che rividero il volto di Howard Stark, appiccicato sulla prima pagina di un quotidiano che enunciava: "Howard e Maria Stark muoiono in un incidente stradale". Subito dopo quello di Nick Fury timbrato con la dichiarazione "Deceduto". E poi... una stella scura su una spalla argentata. L'uomo che li aveva attaccati a casa.

-È lui! - esclamò Astrid puntando lo schermo con l'indice.

-Quindi è un soldato dell'Hydra. - concluse Steve.

Astrid si avvicinò di più al vetro del monitor. Accanto all'uomo mascherato, c'era una bambina con una lunga veste bianca, i capelli spettinati, gli occhi come due sfere di luce, le mani chiuse a pugno, infuocate. Astrid sentì il cuore saltare un battito. Accanto all'assassino dell'Hydra, c'era una bambina che le assomigliava in modo impressionante. L'istinto le sussurrava che ci fosse un collegamento tra loro. Possibile che condividessero un legame di parentela? Possibile che fosse... sua nonna, o sua madre? Sarebbe stata la rivelazione più importante della sua vita. In quel momento decise che l'avrebbe cercata in capo al mondo. Avrebbe fatto qualunque cosa per trovarla, per conoscerla. L'avrebbe persino perdonata per averla abbandonata. Era pronta a farlo. Avrebbe capito il perché non avesse mai provato a contattarla in tutti quegli anni, avrebbe capito l'imbarazzo, la paura, la difficoltà nel tenere una bambina con le sue stesse capacità distruttive, avrebbe compreso perfino le difficoltà economiche, o nel peggiore dei casi, il rifiuto per una figlia non voluta. Sarebbe scesa a compromessi con il suo amor proprio: se avere una madre non era scritto nel suo destino, quanto meno aveva il diritto di ricevere risposte chiare, di sapere chi era veramente.

Uno schianto catapultò Astrid sul volto contratto del Capitano. Steve ritrasse il pugno dallo schermo sfondato. Gli lanciò un'occhiata così feroce che pareva volesse carbonizzargli la mano. Zola doveva aver colpito in pieno nell'orgoglio del Capitano. La macchia verde che si muoveva assieme al parlato, dal monitor più grande scivolò su uno dei piccoli.

-Come stavo dicendo...

-Cosa c'è sul drive?!

-Chi è la bambina? - Lo prevaricò Astrid.

-Non siamo venuti qui per questo. - La fermò Steve rigido.

-Chi è la bambina? - Ripetè Astrid alla macchina, ignorando l'obiezione del compare - E perchè non avete la mia data di nascita?!

-Entrambe le questioni sono collegate ad un'unica spiegazione, in quanto della bambina in questione non c'è sufficiente documentazione, nemmeno negli archivi dell'Hydra. Le sue informazioni di nascita sono state inserite dallo SHIELD manualmente, postumo al suo ritrovamento, dopo che riuscì a scappare dai laboratori di un'équipe di scienziati che lavoravano sulla produzione di soldati Potenziati e sullo studio di creature con poteri innati. Uno di loro era il dottor Hoffmann, il quale fece un grave errore di valutazione.

Steve si avvicinò anch'egli allo schermo, per vedere meglio. Astrid sussurrò, tremando.

-È lo scienziato che mi ha torturato...

-Il soggetto AX-TR1 era irascibile e intollerante allo stress di tipo psicofisico subito in laboratorio. L'ospedale abbandonato in cui si eseguivano tali esperimenti, andò distrutto assieme ai dati e a tutte le ricerche svolte sino a quel momento.

Le immagini dalle telecamere mostrarono un'esplosione. Fiamme e corpi ustionati, una bambina urlante. Un pentagramma di fuoco sulla parete...

-Qualcosa venne recuperato dallo SHIELD, tra cui alcuni documenti illeggibili e il corpo miracolosamente rimasto illeso del dottor Hoffmann, il quale si rifiutò di parlare fino all'ultimo e che in seguito fu arrestato per negligenza rispetto alle norme di sicurezza dello stabilimento abusivo. La bambina fu ritrovata molti anni dopo per strada, totalmente per caso, da un agente dello SHIELD in missione per reclutare creature paranormali in circolazione. La bambina si mostrò indisposta a collaborare, così venne abbondantemente sedata e al risveglio affermava di non avere alcun ricordo dell'accaduto. Senza memoria, per l'identificazione fu immediatamente necessario il test del DNA. Ma il responso risultò totalmente inconcludente. Non solo il DNA della bambina non era compatibile con nessuno dei cittadini Statunitensi, ma addirittura, del mondo. L'informazione, dunque doveva rimanere Top Secret. In sintesi, per l'anagrafe, Astrid Sullivan non è mai nata. La sua esistenza è una creazione dello SHIELD. Pertanto, la registrazione della sua data di nascita è a me ignota, poiché insussistente.

Astrid rimase a bocca aperta. Fogocitava con gli occhi ogni figura che le passava davanti, tra cui il dottor Hoffman, le fiale col siero, l'ospedale che l'aveva fatta svegliare di soprassalto tante di quelle notti da averne perso il conto... Sentì il petto e i nervi riempirsi di aghi e di spine. La sua bocca emise una frase tutta fatta di sibili.

-Sono io quella bambina...

-Astrid...

Steve le mise una mano sulla spalla e lei si scrollò per levarselo di mezzo con più forza di quella che entrambi avevano calcolato. Steve venne spinto all'indietro, non tanto per il colpo di gomito che gli arrivò in pancia, ma più per l'onda di energia emessa dal corpo di Astrid nello sforzo furioso, che come un vento bollente lo sferragliò lontano, facendolo slittare sul pavimento di schiena.

Il Capitano rimase qualche breve secondo immobile a fissare il soffitto, frastornato. Voleva rispondere al primo impulso di contrattaccare, un po' per frustrazione, un po' per sfogarsi anch'egli per tutto ciò che aveva sentito istanti prima dagli altoparlanti del computer.

Astrid si guardò le mani. Era stata lei? Sì, era stata lei. Stava succedendo di nuovo: non riusciva a controllarsi. Come la sua pazienza iniziava a mancare, la sua rabbia cominciava a straripare, le sue emozioni instabili si scatenavano involontariamente, senza freni. Non dipendeva da lei e ciò la spaventava. Ma la rabbia, per non essere riuscita del tutto a sfamare come voleva il suo bisogno di sapere, la stava divorando. Alcune domande erano state risolte, ma al posto di quelle ne erano sorte altre. Chi era veramente? Non era umana, ora ne aveva la convinzione. La sua vita era letteralmente una menzogna e persino il suo nome, assieme ai poteri che andavano e venivano e non riusciva a padroneggiare, non erano suoi. Inoltre, ora era di nuovo sola. Le era stato donato un piccolo spiraglio di speranza, una promessa a cui lei ci si era appesa con tutte le forze, per poi vedersela tolta in un soffio. Non avrebbe mai avuto una madre da riabbracciare. Non avrebbe mai avuto una casa in cui tornare. Era sola. E nessuno poteva capirla.

Il Capitano si rialzò rimandendo al suo posto, studiando il comportamento della ragazza, per capire se dovesse prepararsi a difendersi, mantenersi alla larga o fosse stato solo un raptus momentaneo.

Astrid incontrò la sua fronte contratta. No, nemmeno lui poteva capirla. Non erano fatti della stessa pasta, non avevano avuto lo stesso trascorso, nemmeno con tutta l'empatia del mondo sarebbe riuscito a capire che cosa le stesse succedendo, che cosa stesse provando. Poiché il Capitano l'avrebbe consolata, avrebbe cercato di farle vedere il lato positivo, le avrebbe consigliato di passarci sopra, ma lei non voleva consolazione, non voleva guardare il lato positivo, non voleva una vita nuova e passare sopra a quella vecchia. Voleva certezze, voleva il controllo, voleva riprendere il potere sulla sua esistenza. Ed era disperata. Tremendamente disperata. Nessuno poteva aiutarla. Forse solo una persona. L'unico che poteva conoscere e mostrarle le sue vere origini, colui che possedeva l'antidoto per estirparle la sua marcia e corrotta parte artificiale e restituirle i suoi ricordi, il suo passato. Così, in quel preciso istante, capì esattamente che cosa doveva fare. L'unico problema, era trovare il coraggio di farlo davvero. Era disposta a rischiare tutto per recuperare sé stessa?

-Cosa c'è nel drive?! - Gridò uno Steve spazientito.

-Il Progetto Insight richiede intuito. Così ho scritto un algoritmo.

-Che tipo di algoritmo? Cosa fa?

-La risposta alla tua domanda è avvincente. Malauguratamente, sarete troppo morti per sentirla.

La tasca di Steve vibrava convulsamente. Cacciò fuori il dispositivo e lesse il messaggio d'allarme sul display.

"AEREO NEMICO NON IDENTIFICATO.
MISSILE A CORTO RAGGIO."

Mancavano meno di 30 secondi e il conto alla rovescia continuava a scendere veloce. Doveva far qualcosa. Doveva trovare un riparo per limitare i danni, in fretta. Non avevano tempo per uscire e sarebbero potuti rimanere incastrati nell'ascensore. Inoltre, erano già sottoterra, quindi teoricamente avevano una possibilità in più di salvezza. Forse sotto la grata ai suoi piedi c'era spazio per due.

-Lo SHIELD ci sta attaccando. - Pronunciò il Capitano relativamente calmo, ma con abbastanza enfasi da far drizzare le orecchie di Astrid.

-Che cosa?!

-Temo che io abbia guadagnato tempo, Capitano.

Si piegò, strappò la grata dal pavimento.

-Ammettilo, è meglio così.

-Svelta! Corri!

-Siamo tutti e tre... fuori tempo.

I piedi di Astrid scattarono dopo pochi secondi di titubanza. A un metro dalle braccia del Capitano, riuscì a percepire il boato che frantumò i piani sopra le loro teste, il calore dell'esplosione che fondeva i cavi, i metalli, la plastica dei computer, ma non il Vibranio. Il Vibranio sulla sua testa l'avrebbe protetta, anche se non ne aveva bisogno. Mentre attorno a loro tutto tremava e crollava e tuonava, rannicchiata in quel piccolo spazio umido, sentì il braccio che non teneva lo scudo alzato sui loro capi, stringerla di più. Tra i fumi e la puzza di bruciato, distinse per un istante anche il profumo pungente del deodorante del Capitano. Era buono e rassicurante, sotto le macerie che velocemente li seppellivano vivi. Il pensiero positivo venne cacciato via all'istante, spodestato dai bagliori e dal bruciore del fuoco che le sfrigolava sulla pelle. Si ricordò della moca bollente che l'aveva tradita. Eppure non provava dolore. Era un pizzicore somigliante a quello che le intorpidiva i muscoli quando risucchiava energia. Pregò di non sbagliare. Allungò le braccia schiacciate al petto del Capitano, attorno alla vita e ai muscoli tesi che riusciva comunque a raffigurare col tatto, sopra la felpa morbida che si era già bruciacchiata.

Non stavano per morire, Astrid ne era certa. Perché entrambi erano impegnati a proteggere l'altro, dimenticandosi di sé stessi. Entrambi si stavano comportando da eroi. Sì, lo stava facendo anche lei. E in quel gesto si stava scusando per tutto il male che gli aveva procurato e che inevitabilmente gli avrebbe recato in futuro. Sperava che lo capisse. Lo strinse di più perché lo capisse. Lo stava difendendo dal fuoco come avrebbe dovuto difenderlo da sé stessa. E lo avrebbe fatto, lo avrebbe salvato da sé stessa. Non si sarebbe mai perdonata se l'anima giusta del Capitano venisse bruciata dal peccato, per colpa sua. Avrebbe compiuto l'unico ed ultimo atto di eroismo solo per lui, verso di lui, prima del grande tradimento.

   
 
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