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Autore: Liy    27/06/2009    3 recensioni
Si sentiva un po' a disagio; di sicuro accettare non era stata una delle scelte migliori, ma lei non aveva potuto fare a meno. Poteva avere quello che più di ogni altra cosa in quel momento desiderava, quindi perché rifiutare quella mano inguantata tesa verso di lei per darle sostegno?
“Ti prego...”
E poi, semplicemente, il suo mondo divenne nero.
[Allen][Lenalee][Onesided LenaleexAllen]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: How to end a life
Personaggi: Allen, Lenalee.
Pairing: Onesided LenaleexAllen.
Rating: Giallo.
Genere: Angst.
Avvertimenti: One-shot.

Note: Questa cosa non mi convince del tutto, soprattutto nel finale. Ma qualcuno ha detto che non fa schifo, quindi mi son detta, vabbeh, pubblichiamola.

Se a qualcuno frega, questa One-Shot è più o meno il seguito di 'Give Away to Darkness'. Non preoccupatevi, si capisce anche se quella non l'avete letta. L'ho detto solo in caso qualcuno voglia capire meglio questa di One-Shot. xD Vabbeh, buona lettura... e recensite.

Disclaimer: D.Gray-man e i rispettivi personaggi non mi appartengono, ma sono di Katsura Hoshino.



How to end a life

 

Ogni essere umano ha una parte

di tenebra nel proprio cuore.

 

Lenalee credeva nelle favole.

 

 

***

 

 

Lenalee aveva sentito freddo, un freddo glaciale, che si era insinuato in lei lentamente.

La sua mente aveva smesso di ragionare, ripetendole sono un nome, di continuo, con fare sibilante “Allen-kun...”, e lei lo aveva accolto, con un mezzo sorriso in volto.

Quella domanda che le era stata posta suonava tanto d'inganno quanto di speranza da tempo celata. Avrebbe dato di tutto perché quel suo desiderio si avverasse ed ora, che ne aveva la possibilità, non avrebbe sicuramente buttato al vento quella che poteva essere l'unica strada per lei da percorrere.

“Sì”, bisbigliò debolmente, la voce poco più di un sussurro. “Lo voglio, lo voglio...”

Ed una lacrima sola le rigò il volto, mentre gli occhi si riempivano di gioia e terrore, stupore ed incredulità.

Quanto tempo aveva passato a credere che quella cosa fosse sbagliata? Tanto, di sicuro, ma ora poco le importava.

E, forse, finalmente capiva come poteva sentirsi in tali situazioni la gente normale.

Si sentiva un po' a disagio; di sicuro accettare non era stata una delle scelte migliori, ma lei non aveva potuto fare a meno. Poteva avere quello che più di ogni altra cosa in quel momento desiderava, quindi perché rifiutare quella mano inguantata tesa verso di lei per darle sostegno?

“Ti prego...”

E si era sentita una traditrice. Si era messa a pregare, una cosa sdegnosa, dato che nemmeno (quasi) pregava il suo Dio. Aveva congiunto le mani una sola volta in vita sua, innalzando una preghiera a quel Dio invisibile che tanto odiava, e l'aveva fatto per lui, suo fratello. Ora, invece, giaceva in ginocchio su quel pavimento freddo pregando per una cosa tanto sbagliata quanto affascinante.

Ma lei non aveva saputo resistere, era stato più forte di lei.

Lei che, in tutta la sua vita, era riuscita a legarsi solo al fratello, gli amici e i compagni.

Lei che, oltre al suo mondo, non aveva nulla.

Lei che, quando aveva capito che qualcosa era cambiato, non aveva potuto far nulla per cambiare la situazione, per far tornare tutto come prima. E lo aveva capito. Aveva capito da tempo ormai che Allen, quel ragazzino ingenuo e bonario, per lei era diventato più importante di quanto avesse mai sperato persino nei suoi sogni più vivaci. Quello che provava era un sentimento un po' impacciato, strano, nuovo, ma forte come non mai. Sentiva il bisogno di stargli accanto, di voltarsi verso di lui per vederlo sorridere, di sentire la sua voce (che magari la incitava a farsi forza) ma, ormai, sapeva che era tardi. Aveva sempre rimandato, dicendosi che infondo erano giovani, avrebbe avuto ancora mille occasioni per dar spazio ai suoi sentimenti. Però, lo aveva sempre saputo: il destino era stato meschino nei loro confronti. Avevano avuto tanto occasioni, e le avevano buttate tutte. Per un motivo o per l'altro, i loro discorsi non erano mai andati abbastanza in particolari. Si erano sempre accontentati di poco, loro due, troppo impegnati a salvare il mondo per incentrarsi anche per poco su di loro.

Ma il mondo di Lenalee ormai era spezzato in tanti, piccoli, pezzi di vetro macchiato di sangue, sui quali torreggiava l'immagine di un Allen sorridente. Aveva sempre sperato di vederlo sorridere perché quel suo sorriso era bello, infondeva calore e sicurezza e poi lui se lo meritava. Aveva sofferto tanto nella sua vita quel ragazzo, si meritava dei momenti di felicità, anche se mista ad ansia.

Però qualcuno aveva deciso per lui, lo aveva portato al limite e lui non si era mai opposto a quella scelta. Aveva sempre combattuto, nel bene o nel male, ed aveva sempre rischiato il tutto per tutto.

Aveva salvato tanti umani e tanti demoni. Era maledetto.

Aveva salvato i suoi amici e i suoi nemici. Amava tutti. In modo incondizionato.

Era straordinario il modo in cui riusciva a rimaner ottimista fino alla fine. Era straordinario e innaturale.

“Allen-kun...”

Aveva uno strano senso del dovere, lui. O, per lo meno, così sembrava a Lenalee.

Certo, i suoi ideali erano forti, ma trovava assurdo votare la propria vita ad una promessa fatta ad una persona defunta. E trovava ancora più assurdo arrivare persino a sacrificarsi per quella persona.

Era semplicemente una cosa incontemplabile per lei.

Non le importava di apparire ipocrita – lei per Komui e i suoi compagni aveva dato il tutto per tutto – però non riusciva tollerare quella caratteristica di Allen.

E più ci rifletteva, più l'ansia aumentava.

“... Allen-kun!”

E le lacrime cadevano, copiose.

Inutile trattenerle, sarebbe stato peggio.

“Allen-kun!”

E mentre piangeva e urlava e sorrideva contenta, quel sorriso davanti a lei si allargava, gli occhiali opachi si illuminarono per un attimo. Si sentiva una traditrice, una sporca traditrice, ma non poteva fare a meno di sorridere mentre il pensiero di Allen ancora lì con lei le occupava tutti i pensieri.

Allargò le braccia e continuò a piangere.

“... Allen-kun, grazie a Dio!”

E sorrise.

Lenalee...”

Ma il sorriso si spense, quando sentì la sua voce.

Si spense quando la sentì distorta.

Si spense quando realizzò quello che ha fatto. Quando finalmente capì.

Lenalee, che cosa hai fatto?!

Sentiva stridii al posto di quelle parole e l'ansia cresceva ancora, dentro di lei.

Sentiva un senso di oppressione al petto. Forte. Che la schiacciava a terra.

Il buonsenso le diceva di reagire, fuggire, chiamare aiuto, ma lei e il suo buonsenso non sono mai andati particolarmente d'accordo.

Si sentiva immune, inginocchiata a terra davanti ad Allen – che non era più lui – e non riusciva a muoversi. Non sarebbe stato nemmeno giusto scappare, realizzò un secondo dopo.

“Allen-kun...?”

Indietreggiava, spaventata.

Io... non posso più scappare!

E continuava a piangere ed indietreggiare.

Sono suo prigioniero, Lenalee!”

Schiuse le labbra, Lenalee, come a voler dire qualcosa, ma le parole le morirono in bocca.

Versò un'ultima lacrima e si maledisse. Sentiva freddo.

“Scu-”

“Ed ora, mio piccolo akuma, uccidi questa ragazza ed indossala.

 

 

E poi, semplicemente, il suo mondo divenne nero.

 

 

 

 

 

Lenalee credeva nelle favole.

Le leggeva sin da quando era piccola.

Credeva nelle fate e nei folletti.

Credeva nell'esistenza di lupi mannari e di vampiri.

C'era una cosa che, però, aveva sempre trovato strana in quei racconti: il lieto fine.

Nessuno era triste nel finale.

Tutto, in qualche strano modo, si risolveva sempre.

E lei, per quanto la guerra l'avesse sempre profondamente segnata, per quanto avesse scoperto le crudeltà del mondo, non aveva mai smesso di sperare in un lieto fine.

Perché, si diceva, anche loro si meritavano di poter sorridere.

Anche loro meritavano un lieto fine.

 

   
 
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