Titolo: How
to end a
life Note: Questa cosa non mi
convince del tutto, soprattutto nel finale. Ma qualcuno ha detto che
non fa schifo, quindi mi son detta, vabbeh, pubblichiamola. Se
a qualcuno frega, questa One-Shot è più o meno il
seguito di 'Give Away to
Darkness'. Non preoccupatevi, si capisce anche se quella
non l'avete letta. L'ho detto solo in caso qualcuno voglia capire
meglio questa
di One-Shot. xD Vabbeh, buona lettura... e recensite. Disclaimer: D.Gray-man
e i rispettivi personaggi non mi appartengono, ma sono di Katsura
Hoshino.
Personaggi: Allen,
Lenalee.
Pairing: Onesided
LenaleexAllen.
Rating: Giallo.
Genere: Angst.
Avvertimenti: One-shot.
How
to end a
life
Ogni
essere umano ha una parte
di
tenebra nel proprio cuore.
Lenalee
credeva
nelle favole.
***
Lenalee
aveva
sentito freddo, un freddo glaciale, che si era insinuato in lei
lentamente.
La
sua mente aveva
smesso di ragionare, ripetendole sono un nome, di continuo, con fare
sibilante
“Allen-kun...”, e lei lo aveva accolto, con un
mezzo sorriso in volto.
Quella
domanda che
le era stata posta suonava tanto d'inganno quanto di speranza da tempo
celata.
Avrebbe dato di tutto perché quel suo desiderio si avverasse
ed ora, che ne
aveva la possibilità, non avrebbe sicuramente buttato al
vento quella che
poteva essere l'unica strada per lei da percorrere.
“Sì”,
bisbigliò
debolmente, la voce poco più di un sussurro. “Lo
voglio, lo voglio...”
Ed
una lacrima sola
le rigò il volto, mentre gli occhi si riempivano di gioia e
terrore, stupore ed
incredulità.
Quanto
tempo aveva
passato a credere che quella cosa fosse sbagliata? Tanto, di sicuro, ma
ora
poco le importava.
E,
forse, finalmente
capiva come poteva sentirsi in tali situazioni la gente normale.
Si
sentiva un po' a
disagio; di sicuro accettare non era stata una delle scelte migliori,
ma lei
non aveva potuto fare a meno. Poteva avere quello che più di
ogni altra cosa in
quel momento desiderava, quindi perché rifiutare quella mano
inguantata tesa
verso di lei per darle sostegno?
“Ti
prego...”
E
si era sentita una
traditrice. Si era messa a pregare, una cosa sdegnosa, dato che nemmeno
(quasi)
pregava il suo Dio. Aveva congiunto le mani una sola volta in vita sua,
innalzando una preghiera a quel Dio invisibile che tanto odiava, e
l'aveva
fatto per lui, suo fratello. Ora, invece, giaceva in ginocchio su quel
pavimento freddo pregando per una cosa tanto sbagliata quanto
affascinante.
Ma
lei non aveva
saputo resistere, era stato più forte di lei.
Lei
che, in tutta la
sua vita, era riuscita a legarsi solo al fratello, gli amici e i
compagni.
Lei
che, oltre al
suo mondo, non aveva nulla.
Lei
che, quando
aveva capito che qualcosa era cambiato, non aveva
potuto far nulla per
cambiare la situazione, per far tornare tutto come prima. E lo aveva
capito.
Aveva capito da tempo ormai che Allen, quel ragazzino ingenuo
e bonario,
per lei era diventato più importante di quanto avesse mai
sperato persino nei
suoi sogni più vivaci. Quello che provava era un sentimento
un po' impacciato,
strano, nuovo, ma forte come non mai. Sentiva il bisogno di stargli
accanto, di
voltarsi verso di lui per vederlo sorridere, di sentire la sua voce
(che magari
la incitava a farsi forza) ma, ormai, sapeva che era tardi. Aveva
sempre
rimandato, dicendosi che infondo erano giovani, avrebbe avuto ancora
mille
occasioni per dar spazio ai suoi sentimenti. Però, lo aveva
sempre saputo: il
destino era stato meschino nei loro confronti. Avevano avuto tanto
occasioni, e
le avevano buttate tutte. Per un motivo o per l'altro, i loro discorsi
non
erano mai andati abbastanza in particolari. Si
erano sempre accontentati
di poco, loro due, troppo impegnati a salvare il mondo per incentrarsi
anche
per poco su di loro.
Ma
il mondo di
Lenalee ormai era spezzato in tanti, piccoli, pezzi di vetro macchiato
di
sangue, sui quali torreggiava l'immagine di un Allen sorridente. Aveva
sempre
sperato di vederlo sorridere perché quel suo sorriso era
bello, infondeva
calore e sicurezza e poi lui se lo meritava. Aveva sofferto tanto nella
sua
vita quel ragazzo, si meritava dei momenti di felicità,
anche se mista ad
ansia.
Però
qualcuno aveva
deciso per lui, lo aveva portato al limite e lui non si era mai opposto
a
quella scelta. Aveva sempre combattuto, nel bene o nel male, ed aveva
sempre
rischiato il tutto per tutto.
Aveva
salvato tanti
umani e tanti demoni. Era maledetto.
Aveva
salvato i suoi
amici e i suoi nemici. Amava tutti. In modo
incondizionato.
Era
straordinario il
modo in cui riusciva a rimaner ottimista fino alla fine. Era
straordinario e
innaturale.
“Allen-kun...”
Aveva
uno strano
senso del dovere, lui. O, per lo meno, così sembrava a
Lenalee.
Certo,
i suoi ideali
erano forti, ma trovava assurdo votare la propria
vita ad una promessa
fatta ad una persona defunta. E trovava ancora più assurdo
arrivare persino a
sacrificarsi per quella persona.
Era
semplicemente
una cosa incontemplabile per lei.
Non
le importava di
apparire ipocrita – lei per Komui e i suoi compagni aveva
dato il tutto per
tutto – però non riusciva tollerare quella
caratteristica di Allen.
E
più ci rifletteva,
più l'ansia aumentava.
“...
Allen-kun!”
E
le lacrime
cadevano, copiose.
Inutile
trattenerle,
sarebbe stato peggio.
“Allen-kun!”
E
mentre piangeva e
urlava e sorrideva contenta, quel sorriso davanti
a lei si allargava,
gli occhiali opachi si illuminarono per un attimo. Si sentiva una
traditrice,
una sporca traditrice, ma non poteva fare a meno di sorridere mentre il
pensiero di Allen ancora lì con lei le
occupava tutti i pensieri.
Allargò
le braccia e
continuò a piangere.
“...
Allen-kun,
grazie a Dio!”
E
sorrise.
“Lenalee...”
Ma
il sorriso si
spense, quando sentì la sua voce.
Si
spense quando la
sentì distorta.
Si
spense quando
realizzò quello che ha fatto. Quando finalmente capì.
“Lenalee,
che
cosa hai fatto?!”
Sentiva
stridii al
posto di quelle parole e l'ansia cresceva ancora, dentro di lei.
Sentiva
un senso di
oppressione al petto. Forte. Che la schiacciava a terra.
Il
buonsenso le
diceva di reagire, fuggire, chiamare aiuto, ma lei e il suo buonsenso
non sono
mai andati particolarmente d'accordo.
Si
sentiva immune,
inginocchiata a terra davanti ad Allen –
che non era più lui – e
non riusciva a muoversi. Non sarebbe stato nemmeno giusto scappare,
realizzò un
secondo dopo.
“Allen-kun...?”
Indietreggiava,
spaventata.
“Io...
non posso
più scappare!”
E
continuava a
piangere ed indietreggiare.
“Sono
suo
prigioniero, Lenalee!”
Schiuse
le labbra,
Lenalee, come a voler dire qualcosa, ma le parole le morirono in bocca.
Versò
un'ultima
lacrima e si maledisse. Sentiva freddo.
“Scu-”
“Ed
ora, mio piccolo akuma, uccidi questa ragazza ed indossala. ♥”
E
poi,
semplicemente, il suo mondo divenne nero.
Lenalee
credeva nelle favole.
Le
leggeva sin da quando era piccola.
Credeva
nelle fate e nei folletti.
Credeva
nell'esistenza di lupi mannari e di vampiri.
C'era
una cosa che, però, aveva sempre trovato strana in quei
racconti: il lieto
fine.
Nessuno
era triste nel finale.
Tutto,
in qualche strano modo, si risolveva sempre.
E
lei, per quanto la guerra l'avesse sempre profondamente segnata, per
quanto
avesse scoperto le crudeltà del mondo, non aveva mai smesso
di sperare in un
lieto fine.
Perché,
si diceva, anche loro si meritavano di poter sorridere.
Anche
loro meritavano un lieto fine.