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Autore: Natory28    21/01/2018    4 recensioni
[Clexa AU]
Lexa e Clarke sono migliori amiche sin da piccole, entrambe hanno una passione/ossessione in comune: il softball. Crescono giocando insieme per molti anni, formando una delle migliori batterie (lanciatrice/ricevitore) della categoria giovanile, e diventando l’una il sostentamento dell’altra. All’età di quindici anni però, Clarke sparisce - letteralmente - dalla faccia della terra, senza lasciare traccia. Lexa dilaniata per aver perso la sua migliore amica - o forse qualcosa di più - si rifugia nel softball. Quello stesso sport che, insieme a Clarke, la rendeva viva. Diventa una professionista e dopo una serie di vittorie - dieci anni dopo - viene convocata in nazionale per partecipare alle olimpiadi di Tokyo. Il coronamento più importante per uno sportivo è alle porte per Lexa, ogni suo sforzo, ogni sua fatica, verrà ripagata partecipando a quella competizione… non può certo sapere che, proprio a causa di quella manifestazione sportiva, alcune ferite si riapriranno e i fantasmi del passato riappariranno.
Genere: Angst, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

Dopo aver aggiornato, con una mezza verità, sia Costia che mia sorella - non menzionando minimamente Clarke e la sua presenza alle Olimpiadi – mi sono messa in viaggio verso la mia vecchia università, l'UCLA, dove l'indomani si sarebbe tenuto il raduno.

Da San Diego, in macchina, mi ci sono volute circa due ore per arrivare a Los Angeles. Il viaggio è stato tranquillo, anche se i pensieri non mi hanno dato tregua... ho rimuginato tutto il tempo su Clarke, sulla sua fuga e sulla sua strana ricomparsa.

Dopo aver fatto check-in in albergo ed essermi un po’ rinfrescata, avverto subito Harper - la mia ex seconda base, nonché responsabile di questo evento - del mio arrivo. Ancora un po’ e sviene sentendo la mia voce, ma superato lo shock iniziale, la sua parlantina prende il  sopravvento inondandomi di informazioni. Devo ammettere che un po’ mi è mancata la sua esuberanza.

Alla fine del suo trattato di benvenuto, Harper mi informa che questa sera ha organizzato una serata all'insegna del divertimento allo Sky Bar sulla Sunset Boulevard.

"Comandante, se non sei troppo stanca... le ragazze muoiono dalla voglia di vederti".

"Harper, ci penso, ok? Ma non ti garantisco niente...".

"Senza impegno, comunque il tuo nome è già sulla lista... ciao comandante!".

Non faccio neanche in tempo a salutarla che ha già messo giù. Alzo gli occhi al cielo sbuffando divertita. Infondo credo che Indra abbia avuto una grande idea... forse sarà divertente.

Non ci metto molto a prepararmi. Decido per un pantalone nero aderente, con una camicia elegante dello stesso colore. Mi trucco senza esagerare. Giusto un po' di mascara e di eyeliner per risaltare lo sguardo. Mi infilo gli stivali con un leggero tacco. Ovviamente, come tocco finale, opto per la mia giacca di pelle lasciando i capelli sciolti da vera bad girl.

Mi guardo un attimo allo specchio poi scoppio a ridere, pensando a quanto la cosa sia ridicola. Di certo non devo fare colpo su nessuno. L'unica cosa di cui ho bisogno è staccare la spina e divertirmi. E contrariamente ai miei buoni propositi è proprio quello che intendo fare.

Mezz'ora dopo sono davanti al locale, il parcheggiatore mi apre gentilmente lo sportello indicandomi l'ingresso. L'istante dopo è già sparito, sgommando via con la mia macchina.

"Hollywood...", borbotto scuotendo la testa.

Quando entro la musica e l'atmosfera mi coinvolgono in un attimo. Da quando ci stiamo preparando per le Olimpiadi le uscite così allegre sono state proibite da Indra, quindi io e le altre è un bel pezzo che non entriamo in un locale del genere.

"Penso proprio che Indra non intendesse questo per staccare la spina...", sussurro tra me e me.

"Lexa... wow… sei in gran forma comandante", urla Harper venendomi ad abbracciare.

"Grazie Harper. Anche tu non sei niente male...", le dico facendola arrossire.

"Vieni, il nostro tavolo è proprio laggiù a bordo piscina. Ci siamo tutte, mancavi solo tu", mi trascina entusiasta verso le altre.

Arriviamo al tavolo e mi ritrovo a sorridere salutando le mie ex compagne. Harper ha fatto un lavorone, è riuscita a radunare tutta la squadra: Echo, Zoe, Ontari, Emori, Niylah, Callie, Gale e Megan. L'unica persona che manca è proprio lei: Clarke.

Mi siedo accanto ad Echo e comincio a fare conversazione. Sbadatamente non mi accorgo del posto vuoto vicino a Niylah. Solo dopo le parole di Zoe realizzo che quel dettaglio non era poi così irrilevante.

"Wow, con te comandante siamo al gran completo. Chi l'avrebbe mai detto che la nostra squadra, di giovani sfigate, avrebbe sfornato ben due atlete olimpiche... e Harper è riuscita a farle partecipare a questo evento. Un urrà per la nostra rossa", propone Zoe alzando il bicchiere.

Sgrano gli occhi alle sue parole e quando alzo lo sguardo incontro due iridi azzurre che non vedevo da tempo.

"Clarke...", sussurro incredula.

"Lexa...", mormora di rimando, probabilmente sorpresa anche lei di vedermi.

Rimaniamo perse l'una nell'altra per qualche secondo.

"Vedo con piacere che ricordate entrambe come vi chiamate, fantastico! Ora, però, è il momento di festeggiare", interrompe il nostro momento Niylah con il suo solito tatto da elefante.

Lei, al contrario di Harper, non mi è mancata per niente. Comunque le sue parole mi ridestano dal torpore facendomi distogliere lo sguardo da quella che un tempo era la mia migliore amica, o forse era qualcosa in più...

Fortuna vuole che Harper, Echo e Zoe mi monopolizzano tutta la serata. Chiacchiero con loro, soddisfo tutte le loro curiosità e loro le mie, aggiornandomi un po' su quello che hanno combinato in tutti questi anni. Distratta dalla conversazione, forse bevo qualche birra di troppo.

Il mio cervello sembra spegnersi, forse annebbiato dal troppo alcol... ma onestamente non m'importa. Ogni tanto smettere di pensare può essere utile. Mi trascinano in pista e comincio a muovermi a ritmo di musica. Non mi accorgo neanche di chi ho intorno. Continuo ad agitarmi come se non ci fosse un domani.

So benissimo che questo comportamento non è da me, ma voglio cancellare i suoi occhi dalla mia testa e probabilmente non solo da lì. Una vena di rancore rischia di prendere il sopravvento ed io non voglio che accada. Proprio per questo non voglio pensare, non voglio sapere, non voglio capire. Voglio ballare, ubriacarmi e basta.

Le canzoni si susseguono e la pista si riempie sempre di più. Continuo a ballare, scambiando qualche battuta con Echo, ma l'istante dopo qualcuno mi afferra per il polso e mi trascina via. Inizialmente non vedo chi sia la persona responsabile del mio rapimento, so solo che la sua presa è forte e decisa. Uscite dalla folla riconosco la chioma bionda che mi sta trascinando in un posto più isolato.

La musica si attenua coperta da un fastidioso ronzio nelle mie orecchie. Quando siamo lontane da tutti con un strattone mi libero dalla sua presa.

"Clarke... ma che diavolo… perché mi hai trascinato qui?".

"Sul serio Lexa? Dopo tutti questi anni… è questa la prima domanda che vuoi farmi?", ribatte quasi seccata.

Sospiro cercando di eliminare l'influenza dell'alcol sul mio cervello, ma è più difficile del previsto. Perché la rabbia, unita ad un insolito sarcasmo, si fa largo dentro di me esplodendo senza ritegno.

"No, hai ragione ce ne sarebbero molte altre... non so, ad esempio potresti dirmi perché cazzo te ne sei andata, così, di punto in bianco, senza nemmeno una parola? Perché non mi hai più cercata? Cosa diavolo ti ho fatto per meritare una cosa del genere… cosa? Non sapevo nemmeno se fossi ancora viva, se stessi bene… hai idea di come mi sia sentita? E poi ieri, dopo quasi una vita… dieci fottuti anni, la coach mi chiama nel suo ufficio e mi chiede se ho dei problemi ad affrontare il mio fantasma... sì perché, a quanto pare, la lanciatrice migliore che conosca ora gioca per la nazionale sbagliata… quella giapponese. Sai è buffo Clarke, ho sempre pensato che andare alle Olimpiadi fosse il nostro sogno… però giocando insieme, non una contro l’altra. Beh, in un certo senso si è avverato... anche se diversamente da come lo avevo immaginato...", mi lascio trasportare dai sentimenti inveendo contro di lei.

Sta per ribattere, ma non gliene dò la possibilità.

"No, Clarke, risparmia qualsiasi parola. Onestamente, non so se avrebbe più senso sapere il perché... ho voltato pagina e onestamente non voglio rivivere tutto quel dolore. Comunque, mi ha fatto piacere rivederti. Ci vediamo domani… e naturalmente a Tokyo", concludo cercando di essere spavalda, forse aiutata dal fatto di essere ubriaca.

Tuttavia il mio corpo non è molto d'accordo e, mentre cerco di andarmene, comincio a barcollare fino a che mi sento mancare.

Non cado a terra perché sento due braccia tenermi stretta. Clarke, non so come, mi ha agguantato al volo. Mi sorregge con forza e senza sentire ulteriori proteste mi conduce fuori dal locale.

L'ultima cosa che ricordo è lei che mi chiede in che albergo alloggio, ma non credo di essere riuscita a dirglielo, perché penso di essere crollata nell’istante preciso in cui mi sono seduta in macchina.

 

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NOTE AUTRICE.

Ed eccomi qui con il secondo capitolo.

Allora che ne pensate del loro incontro? Credo che Lexa non abbia fatto una gran mossa a bere così tanto. Ma credo che sia stato scioccante rivedere Clarke. Quindi non mi sento di criticarla tanto.

Ora chissà dove si ritroverà al suo risveglio?

Volevo ringraziarvi per il vostro sostegno anche in questa avventura, come al solito è molto apprezzato.

Un abbraccio e alla prossima.

Lory

 

   
 
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