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Autore: Neko    22/01/2018    1 recensioni
Diversi mesi erano passati da quella notte in cui Emma aveva dovuto scontrarsi con Gideon e quasi ci aveva rimesso la vita affinché l’oscurità non vincesse, ma nonostante tutto, sentiva come se la previsione della sua morte fosse ancora lì, in attesa di compiersi.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 26

 

“Un modo ci sarebbe!” disse Emma, facendo voltare tutti quanti verso di lei. “Tremotino Dovrebbe lasciare la città!”

Cosa?”chiese Belle confusa.

“Pensaci, nel mondo senza magia, tuo marito sarebbe al sicuro da quel pazzoide!” disse David appoggiando l’idea della figlia.

“Non ho intenzione di scappare se è questo che intendi, né di lasciare la mia famiglia!” disse Tremotino.

“Tua moglie e tuo figlio potrebbero venire con te!”disse David.

“Aspettate, io ho solo detto che sarebbe una soluzione, non ho detto loro di fare le valigie. Mi sembra la soluzione più ovvia, troppo perché il nostro nemico non ci abbia pensato. Come minimo avrà messo un blocco per impedirci di lasciare Storybrooke o uscire dai confini potrebbe comportare qualche rischio!” disse Emma “Perché come Gold, anche io sarei più al sicuro nel mondo esterno, dove non mi può nuocere!”

“Emma ha ragione. Lasciare la gabbia aperta e permetterci di scappare sarebbe un errore da sciocchi!” disse Regina incrociando le braccia.

“Io direi di controllare e poi decideremo il da farsi!” disse David.

“Non decideremo un bel niente. Non ho intenzione di andarmene!” disse Gold infastidito dal fatto che un’altra persona stesse decidendo del suo destino.

“Così  metteresti a repentaglio la vita di decine di regni, te ne rendi conto?” chiese David alzando la voce.

“Mi sembrava che ormai aveste imparato a conoscermi. Niente mi importa se non il mio tornaconto personale e la mia famiglia!” disse Gold.

“Mi dispiace deluderti Gold, ma se quell’essere ha la meglio, la tua famiglia non sarà al sicuro!” disse Regina.

“Ragazzi, mi sembra inutile questa conversazione al momento. Vediamo prima se c’è o meno questo blocco, poi si vedrà e comunque nessuno può costringere qualcuno a lasciare la città contro la sua volontà!” disse Emma, uscendo dal negozio. In un battito di ciglia, furono tutti al confine, tranne per Belle, che era dovuta rimanere con il figlioletto.

Regina ed Emma si avvicinarono al confine, ma appena stesero le mani per vedere se vi era una sorta di incantesimo per impedire il passaggio, una forte scossa elettrica le colpì. Emma non risentì della scossa, in quanto il suo scudo magico si attivò, venendo solo spinta indietro, con Killian che l’afferrò per impedirle di cadere malamente, mentre Regina percepì il colpo nella sua potenza.

 

“No, Regina!” disse David, correndo verso di lei per controllare le sue condizioni. Non c’era battito e subito tutti temettero il peggio. Il principe azzurro fece subito un massaggio cardiaco per far sì che il cuore di Regina riprendesse a battere.

“Forza dai, non puoi lasciarci così!” disse David spingendo ancora sulla cassa toracica della donna.

“Papà, lascia fare a me!” disse Emma, abbassandosi e poggiandogli una mano sul braccio, ma prima che David potesse lasciare il posto ad Emma, Regina innaspò per l’aria.

Tutti tirarono un respiro di sollievo ed Emma, con i suoi poteri controllò le condizioni di salute della donna .

Regina si sedette e si portò una mano alla testa “Cosa diavolo è successo?”

“Come temevamo siamo intrappolati qui e c’è mancato poco che diventassi pasto per i pesci. A mio avviso dovresti ringraziare David. Ti ha salvato la vita!” disse Killian.

Regina guardò l’uomo che l’aiutava a stare seduta tenendole una mano sulla schiena con aria sorpresa “Tu mi hai salvata?”

“Perché ti stupisci tanto? Abbiamo avuto i nostri alti e bassi in passato, ma ormai pensavo avessi capito che sei una di noi!” disse l’uomo sorridendo, che  venne ricambiato dalla donna, prima di ricevere i suoi ringraziamenti.

“Bene, direi che il problema su chi deve lasciare la città non si pone!” disse Gold.

Swan, non credi sia il caso di fare qualcosa per questa barriera, se qualcuno senza pensarci due volte prova a lasciare la città, rimarrebbe folgorato.!” Disse Killian preoccupato seriamente per l’eventualità.

Emma guardò Regina e quest’ultima, sebbene non si sentisse nel pieno delle sue forza, aiutò la salvatrice ad attuare un incantesimo di protezione, come quello che avevano attuato contro Zelena quando Neve stava partorendo. Non importava se non era molto potente come incantesimo, l’importante era che proteggesse gli abitanti di morire allo spiedo.

“Ora che abbiamo risolto uno dei tanti problemi…” cominciò Gold per poi fermarsi di colpo e sparire in una nuvola di fumo.

“Poteva anche finire la frase!” disse killian non tanto infastidito dalla sua sparizione. Per quanto tempo potesse passare e quante tregue potessero fare, quel coccodrillo non gli sarebbe mai piaciuto.

Tutti tornarono al loft dove sia Biancaneve che Henry stavano  aspettando notizie. Quando la porta dell’appartamento si aprì, Neve abbracciò subito la figlia ed Emma fece non poca fatica a convincere la madre che stesse bene, dato le sue condizioni disastrate, dovute al passare l’intera giornata sotto terra. Non passarono inosservate nemmeno le condizioni di Regina che aveva non solo i vestiti sgualciti, ma anche i capelli dritti per la scossa presa.

“Cosa vi è successo? Siamo stati così in pensiero!”  disse Neve, prima di venire informata degli eventi della giornata.

“Quindi ricapitolando, ci è mancato poco che diventassi orfano di entrambi le madri!” disse Henry seccato. Regina gli passò una mano sulla schiena e disse al ragazzo che le dispiaceva.

“No, non voglio sentire le vostre scuse!” disse Henry liberandosi dal tocco della madre “OK siete delle eroine, ma quanto vi costa non buttarvi a capofitto in qualsiasi problema capiti?” disse per poi rivolgersi a Emma “Tu sei pure incinta, ma sembra non importanti niente. Hai già rischiato di perdere il bambino e allora perché non te ne stai tranquilla? Hai tutta questa voglia di morire? Non pensi a cosa ne sarebbe di me, della nonna o del nonno se ti accedesse qualcosa? E killian? Non pensi nemmeno a lui? Di come ci sentiremmo se dovesse capitarti qualcosa?”

Emma si morse il labbro e provò a dire “Henry io…!”

“No, non voglio ascoltarti. Se non ti importa niente della tua vita fa pure, non mi interessa. Non mi sorprende nemmeno che non ti importi del bambino, dato che non ti è importato niente di me, ma almeno evita di trascinare con te le altre persone che amo!” di Henry urlando.

Ormai gli occhi di Emma erano annebbiati dalle lacrime. Queste presero a scorrere copiose sulle sue guance e non riuscendo a sopportare più la pressione che si era venuta a creare in quella stanza e l’idea che la vedessero in quello stato, svanì in una nuvola di fumo.

“Henry!” disse Regina scioccata dalla sfuriata fatta dal ragazzo “Come hai potuto dire quelle cose orribili a tua madre?” chiese, afferrando il ragazzo per le braccia, costringendolo a guardarla. Regina poteva vedere le lacrime non cadute sul volto del figlio e sapeva che quelle parole dette, erano solo dovute a un momento di rabbia e di paura del ragazzo di perdere le persone che amava di più, ma anche se dette in un momento di non lucidità, le parole potevano ferire più di una spada.

“Io…io voglio solo che stia più attenta mamma. Lo so che è la salvatrice e che sono stato io a renderla tale, ma perché deve sempre agire senza pensare? Perché? e perché tu fai la stessa cosa?” chiese Henry dispiaciuto.

Regina gli accarezzò il volto “Oh Henry, posso capire la paura che hai provato, ma quello che ci succede la maggior parte delle volte non è colpa nostra se ci accadono cose spiacevoli. Emma pensava di svolgere semplicemente il suo lavoro oggi, non si aspettava una trappola, ne tanto meno io mi aspettavo di rimanere fulminata cercando di capire se c’era il blocco alla città. È successo. Nessuno di noi si diverte a rischiare le proprie vite. Ne tanto meno Emma nel suo stato. Lei ti ama e ama questo bambino più di ogni altra cosa e farebbe di tutto per voi, come io farei di tutto per te. Quindi non pensare mai che non pensiamo alle conseguenze delle nostre azioni. Inoltre a volte dobbiamo rischiare per permettere al bene di vincere. Me lo hai insegnato tu!” 

Henry annuì. Sapeva che la madre aveva ragione, ma la paura si era impossessato di lui e non ci aveva visto più e dalla sua bocca gli erano uscite parole che non pensava realmente.

Killian sospirò e disse “è meglio che vada a controllate Emma, è stata una lunga giornata!” fece per uscire, ma la voce di Henry lo fermò “per favore, dille che mi dispiace…io…”

Killian annuì e accennò un sorriso prima di chiudere la porta dietro di sé.

Killian era davanti la sua casa. Era tutto spento, ma era certo che Emma si trovasse al suo interno. Di sicuro non se n’era andata in giro chissà dove senza dire niente a nessuno, dopo la giornata trascorsa. Aprì la porta d’entrata e subito il rumore del boiler acceso, gli fece intendere che Emma doveva essere sotto la doccia. Era sollevato di non trovarla disperata a piangere in un angolino. Sperava che le parole di Henry non l’avessero turbata troppo, dato la non intenzione di dire realmente quello che aveva detto, ma dovette ricredersi quando vide Emma uscire dal bagno. La donna sussultò quando lo vide seduto sul letto. Strinse a sé l’asciugamano bianco che la copriva e abbassò lo sguardo. Killian sospirò. Il suo tentativo di non incrociare il suo sguardo, non gli fecero passare  inosservati gli occhi rossi della donna.

Emma non disse niente. Si recò alla cassettiera per afferrare qualche capo per la notte, ma Killian, l’afferrò per il braccio, interrompendo la sua azione e, con dolcezza, la condusse al letto dove la fece sedere.

Emma si strofinò gli occhi con la mano destra per cancellare le lacrime che aveva versato fino a qualche momento prima, non volendosi mostrare sempre così vulnerabile sebbene avesse la scusa degli ormoni.

“Emma, lo sai che Henry non pensava davvero quelle cose?” chiese Killian.

Emma non disse niente, continuava a guardare le sue mani poggiate sulle sue ginocchia. I capelli bagnati le coprivano il volto e il pirata li dovette spostare dietro l’orecchio della donna per vedere se la stava ascoltando.

“Emma!” la chiamò.

“Henry dice sempre la verità e in fin dei conti, non ha tutti i torti. Per cercare di salvare me, ogni volta qualcuno rischia si rimetterci la pelle. Guarda cosa ti è successo a Camelot, cosa è successo a Robin e…”

Killian guardò la donna straniata e disse “Robin? Che centra Robin? Lui è morto per causa di Ade nel tentativo di salvare la figlia, tu non centri niente!”

“Davvero? Perché Ade si trovava a Storybrooke? Non era forse qui perché, io per riaverti con me, ho scombussolato l’Under world e lui ne ha approfittato per uscire dal regno che Zeus gli aveva imposto?” disse Emma mordendosi il labbro. Se avessi trovato un altro modo per salvarti, invece che donarti i poteri del signore oscuro, non avresti dovuto sacrificarti per un mio errore, non sarei mai scesa negli inferi per salvarti e di conseguenza Ade non potendo venire in superficie non avrebbe ucciso Robin. Quindi come vedi Henry ha ragione. Io trascino le persone in pericolo da cui non sempre riescono a uscirne sani e salvi ed è così difficile riuscire a convivere con questo senso di colpa e ha ragione anche sul fatto che sono una pessima madre. Non faccio altro che far soffrire i miei figli. Henry ha ragione ad odiarmi!” disse Emma con voce rotta.

“Love, ti rendi conto che quello che dici sono solo sciocchezze? Henry non ti odia, si è solo fatto prendere dal panico al pensiero di veder morire entrambe le sue madri in una notte sola. Lui ti adora e ti ammira più di qualunque altra persona al mondo. Per quanto riguarda Robin, lui ha fatto la sua scelta inseguendoti nell’Under world. Tu non hai nessuna responsabilità verso la sua morte. Capito Emma ?

“Ma…” cominciò la donna per replicare, ma Uncino le mise una mano sulla bocca per non farla parlare “No Emma, non ci sono ma che tengano. Tutto quello che è successo non è colpa tua, né di nessun altro, ma di una serie di eventi che hanno portato tutti noi a fare delle scelte, accettandone le conseguenze e Henry lo sa! A volte quando si è arrabbiati si dicono cose di cui ci si può pentire e credimi se ti dico che ora Henry si sente veramente in colpa per quanto successo questa sera. Mi ha chiesto anche di dirti che gli dispiaceva e Emma…guardami!” disse facendole voltare il capo verso di lui perché, lo guardasse negli occhi. “Henry ti ama, come tu ami lui e nostro figlio!” disse Killian accarezzandolo il ventre sul quale si poteva già sentire un leggero rigonfiamento “Tutta questa storia non sarebbe successa se quel ragazzo non stravedesse per te!”

Emma annuì e sorrise leggermente “Come fai sempre a sapere quale è la cosa giusta da dire?”

“è un dono di natura love, proprio come il mio bell’aspetto!” disse Killian con il sorriso sulle labbra.

Il mattino seguente Emma e Killian andarono da Granny's per fare colazione. La donna era un po’ nervosa di incontrare Henry e si fermò a pochi metri dall’entrata del locale. Prese un respiro profondo, ma prima che potesse fare un piccolo passò, la porta del locale si spalancò ed Henry le corde incontro, abbracciandola subito dopo.

Emma lo strinse a sé, e lo abbracciò con più forza quando il ragazzo si scusò con lei. Sentì un peso sollevarsi dal cuore, nel vedere che effettivamente il suo bambino non ce l’avesse veramente con lei “è tutto a posto ragazzino!” disse, per poi baciarlo sulla fronte. Entrarono poi a fare colazione, ma Emma, avendo ancora la nausea nonostante fosse praticamente alla fine del primo trimestre, non sembrava tanto invogliata a mangiare, ma qualcun altro decise per lei, quando un piatto di pancakes allo sciroppo d’acero, le comparve davanti.

Emma sussultò e guardò Killian, Henry e Regina, anch’essa presente, confusa.

“Sei stata tu?” chiese Emma a Regina, la quale scosse la testa, prima di sentire Granny chiedere chi avesse preso il piatto di pancskes che aveva appoggiato sul bancone, con voce irritata.

Emma alzò il piatto e si scusò con la donna, mentre la nonna di cappuccetto rosso riprendeva il piatto, ma appena questo fu di nuovo in mano sua, il piatto sparì e ricomparve nuovamente davanti a Emma, che si portò una mano sul viso sconsolata.

Killian sorrise divertito e disse “Sembra che qualcuno sia affamato Emma e anche tanto direi!”

“Se volevi un piatto di pancakes bastava chiederlo cara. Non te lo avrei mica negato!”  disse Granny confusa.

Emma provò a restituirglielo dicendo “No, in realtà non lo voglio, preferirei farmi un drink!” disse la donna, ma nuovamente il piatto tornò al suo posto sotto il suo naso.

“Rassegnati mamma, il mio fratellino o sorellina, vuole pancakes per colazione!” disse Henry sorridendo.

Emma sbuffò e si rassegnò all’idea di mangiare quella roba che solo a guardarla la nauseava e di fatto, poco dopo dovette correre in bagno.

“Tutto bene love?” chiese Killian, bussando alla porta.

“No, non va bene. Tuo figlio mi vuole morta!” disse Emma esasperata, uscendo dal bagno “Che senso ha farmi mangiare, se poi non ha intenzione di farmi tenere niente nello stomaco?” disse prima di sentire il campanellino della porta e vedere Belle, con Gideon in braccio, entrare  con fare agitato.

Emma l’affiancò subito e chiese cosa stesse succedendo.

“Per favore, ditemi che sapete dove è Tremotino. Quando siete andati via ieri, mi sono addormentata e stamattina, non l’ho trovato e non ci sono segni che sia rientrato. Ho provato a chiamarlo e a localizzarlo, ma non mi da alcuna traccia di dove egli possa essere. È come se non fosse a Storybrooke!”

Tutti si guardarono con aria spaventati, finchè Killian non prese parola dicendo “Se il coccodrillo non si trova, questo significa che…”

“Che quell’essere è arrivato a lui!” disse Regina finendo la frase con voce grave.

 

  
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