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Autore: Bu_Gi_Ha_90    24/01/2018    2 recensioni
Un piccolo momento di riflessione tra Callie e Arizona in cui provano a confrontarsi su quello che stanno vivendo. Ambientata all'epoca della decima stagione.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve, non pensavo che avrei mai pubblicato qualcos’altro ma eccomi di nuovo qui con una piccola short Calzona.
Ho trovato questa piccola storia sul pc scritta anni fa, infatti noterete che la storia è ambientata più o meno a metà della decima stagione, all’inizio avevo anche dubbi che l’avessi scritta io. Comunque sia spero che apprezziate e nel caso mi facciate sapere cosa ne pensate, detto ciò buona letta!
 
 
Tabula rasa
 
 
“ti devo chiedere una cosa, perché il dubbio mi sta facendo impazzire, perché ora mi sento insicura e non riesco più a vedere le cose con lucidità… quindi devo chiedertelo” fermo lo sguardo nel suo e fece un respiro profondo “mi ami?”
Una domanda semplice, diretta, senza giri di parole.
“Mi ami come la prima volta che me lo hai detto? mi ami come il giorno in cui ci siamo sposate? Mi ami come l’ultima volta che me lo hai detto? Mi ami a tal punto da potermi perdonare, poter provare a mettere una pietra sopra al passato, riuscire a superare i miei errori?
Mi ami a tal punto da poter accettare il fatto che non sono più la stessa persona che hai sposato?
Te lo chiedo perché io ti amo, ti amo ancora in quel modo, non ho mai smesso, e non potrei mai smettere...perché io amo tutto di te, amo i tuoi occhi e il modo in cui mi guardi, amo i tuoi sorrisi, quegli stupendi sorrisi che mi fai e che fanno sorridere anche me. Ed il mio amore per te mi ha cambiata…dal primo momento ho capito che tu potevi, si tu potevi farmi fare qualsiasi cosa tu volessi. Se penso che prima di conoscere te non volevo avere relazioni o legami seri, non volevo diventare una moglie, o avere dei figli, non volevo una vita con delle responsabilità, avevo altri sogni altri progetti per me… ma poi ti ho vista, e ti ho baciata nel bagno di un bar, che a pensarci ora è una cosa per niente normale, per presentarsi a una donna, ma l’ho fatto… e poi mi sono innamorata e sono cambiata perché in fondo questo è amare, ed i miei progetti sono cambiati… tu mi hai resa una persona migliore, mi hai reso una moglie, e una madre. Mi hai fatto desiderare cose che non sapevo nemmeno di volere… tu mi hai completata e mi completi ancora, tu sei tutto ciò che io non sono ed ho bisogno di te…io ti amo e quindi… ti chiedo mi ami?”
E cosi rimasi in silenzio e la fissai, aspettando una sua qualsiasi parola, avevo tirato fuori tutto, le paure, le insicurezze, tutto quello che provavo per lei ed ora ero lì in silenzio a guardarla sperando che non mi mandasse al diavolo. Quando ero rientrata a casa mi aveva accolto con uno dei suoi dolci sorrisi da dietro al bancone della cucina mentre era intenta a preparare qualcosa, poi aveva notato la mia espressione al quanto agitata allora il suo volto lentamente aveva iniziato a cambiare espressione. Cosa che non ha smesso di fare quando ho iniziato il mio discorso, e via via sul suo volto si fecero largo varie espressioni, perplessità, dubbio, curiosità, sgomento, incertezza e infine quello che aveva ora sorpresa
 
* * * * * * * * * *
 
Ero confusa! Ecco come mi sentivo.
Stavo cucinando, ero tornata presto da lavora, l’intervento era durato meno del previsto. Quindi ero andata a prendere Sofia, eravamo tornate a casa, l’avevo fatta mangiare, preparata per andare a letto e messa a dormire, non prima di prometterle che avrei dato ad Arizona, quando sarebbe tornata, il disegno che le aveva fatto.  Sembrava una serata normale, pensavo di cenare con mia moglie come ci capitava spesso prima, quando ancora le cose non ci erano sfuggite di mano. La verità era che le cose non erano più cosi da un po' di tempo, era come se qualcosa in noi si fosse spezzato.
Ora invece ero lì impalata a fissarla non sapendo cosa dire, non mi aspettavo un discorso del genere, una domanda del genere! L’amavo?
Come poteva minimamente pensare che non l’amassi, perché aveva questo dubbio, come poteva credere una cosa del genere.
“Arizona perché pensi che non ti ami”
Furono le prime parole che riuscì a pronunciare tra tutti i pensieri che ora affollavano la mia mente.
“Io non…non lo so…”
La osservai mentre si andava a sedere sul divano dandomi le spalle, affondando il viso nelle mani e facendole poi scorrere nei capelli, sembrava esausta come se dentro avesse un macigno, un peso, qualcosa che non le dava pace.
A quel punto decisi di spegnere i fornelli e avvicinarmi a lei, mi sedetti al suo fianco, ma senza sfiorarla, lasciando dei centimetri tra noi, non perché volessi tenere le distanze da lei ma perché volvevo darle il suo spazio e aspettare che alzasse di nuovo il suo sguardo verso di me.
 
Mi aveva chiesto se l’amavo ancora, per me la risposta era ovvia ma a quanto pare per lei no. Riflettendoci forse non aveva neanche tutti i torti dopo quello che era successo avevo capito che niente era scontato.
“Anche io me lo sono chiesta di te, anche io ho pensato che il motivo per cui sei andata a letto con un’altra è perché in fondo non mi amavi, o almeno non come una volta”
“No, non è così io no-”
“Lo so Arizona” la fermai prima che ricominciasse a dire quanto mi amasse, e per un istante ebbi anche l’istinto di poggiare una mano sulla sua ma mi trattenni capendo che prima c’erano delle cose da dire “me lo hai appena detto, mi hai appena detto che mi ami, e che mi hai sempre amata”
Fino a quel momento avevo avuto lo sguardo fisso davanti a me, ad un certo punto l’avevo anche abbassato per il pensiero di mia moglie con un’altra. Ma ora ero di nuovo voltata verso di lei e la stavo guardando negli occhi, aveva un’espressione preoccupata e mi osservava in cerca di risposte, ma non potevo dargliene perché anche io avevo i miei dubbi.
“Quindi mi chiedo perché l’hai fatto, perché mi hai tradito?”
Un’altra domanda semplice, diretta, senza giri di parole.
 
 
*  * * * * * * * * *
 
Perché l’ho tradita? Ecco era questo il punto da cui partire, ma era anche quello che più mi spaventava.
Avevo abbassato lo sguardo che un secondo primo era puntato nei suoi occhi, ed avevo accennato un sorriso, un sorriso amaro di chi si è fatta questa domanda per settimane, e che alla fine ha pensato che tutti i motivi trovati non avevano fatto altro che farla stare ancora peggio, aveva sbagliato, aveva fatto un errore, per un secondo mi ero lasciata andare mandando al diavolo tutto e tutti perché non ce la facevo più a sentirmi inadeguata, e quel secondo è stato fatale.
“perché era tutto uno schifo, perché Nick era morto, perché avevo visto morire Mark e Lexie, e avevo pensato che sarei morta anche io in quella foresta…ad un certo punto avevamo tutti perso le speranza. E poi ho perso una gamba e con essa anche una parte di me, perché perdere la gamba mi ha fatto pensare che non sarei stata mai più la stessa persona, e poi ho perso anche nostro figlio e-”
“Tu non hai perso niente”
Mi interruppe e pronuncio quella frase che mesi prima le avevo rinfacciato, io mi voltai verso di lei e la vidi con uno sguardo perso nel vuoto che puntava diritto davanti a lei, forse più che a me stava ripetendo quella frase a sé stessa persa in qualche suo pensiero.
“Non sono giustificazioni, attenuanti o scuse, sono motivazione che ho cercato, ce l’avevo col mondo, ce l’avevo con te, con me stessa, ero arrabbiata, delusa, stanca di fingere che andasse tutto bene e…non avrei mai voluto fare quello che ho fatto. Anche io apparentemente ho perso me stessa”
 
 
* * * * * * * * * * *
 
Quando lei finì di parlare rimanemmo in silenzio, non sapevo che dire, quello che mi aveva detto mi aveva fatto capire qualcosa in più sul perché ma questo non mi faceva stare meglio. Ero ancora arrabbiata con lei per quello che aveva fatto, e mi faceva ancora male. Mi aveva ferito come nessuno mai aveva fatto, non per il tradimento in sé per sé, ma perché lei era la persona di cui più mi fidavo al mondo, la persona che mi aveva promesso fedeltà, la persona con cui volevo passare il resto della mia vita e invece non aveva mantenuto la sua parola, aveva mandato tutto all’aria.
“Calliope mi dispiace”
“lo so Arizona, so che ti dispiace però servirà del tempo, c’è una parte di me che è ancora arrabbiata e ferita e non posso far finta che sia tutto a posto, non può tornare cosi tutto come prima come se niente fosse, e forse le cose non torneranno mai più come prima”
Mi voltai finalmente di nuovo verso di lei e vidi il suo volto, aveva un’espressione di paura e per un istante il mio istinto mi disse di abbracciarla e dirle che sarebbe andato tutto bene e che non doveva preoccuparsi, ma non potevo perché ancora non avevo finito e c’era ancora altro da dire.
“Callie noi possiamo…possiamo aggiustare le cose, possiamo superarla possiamo…”
Notai subito il passaggio di nuovo da Calliope a Callie, era una delle cose che rendeva noi “noi” solo lei mi poteva chiamare con il mio nome completo senza crearmi fastidio, ed in quell’ultimo anno non ricordavo l’uso completo del mio nome da parte sua, forse le volte che mi aveva chiamato Calliope le potevo contare sulle dita di una mano.
Quella era stata una delle mie mancanze il non vedere i suoi mostri interiore, il suo stare male, il suo atteggiamento nei miei confronti, lei si era tenuta tutto dentro ed io non avevo dato troppo peso alla cosa, ed ora so di aver sbagliato.
“Arizona non è finita, ci vorrà del tempo ma la supereremo, dovremmo imparare dai nostri sbagli, e le cose non saranno come prima ma saranno migliori, perché io ti amo! Potrei provare ad andare avanti senza di te, a ripetermi che mi hai ferita e che potrebbe ricapitare. Potrei provare a ricostruire la mia vita con un’altra persona, potrei farlo tranquillamente. Quanta gente si sposa, fa dei figli, si crea una famiglia con una persona per cui alla fine prova solo affetto e non amore. La gente si accontenta ogni giorno, quindi potrei tranquillamente farlo anche io. Però ci saresti sempre tu, tu rimarresti comunque nella mia vita e passerei tutto il tempo a chiedermi se ho fatto la scelta giusta, e poi dovrei sopportare di guardarti da lontano mentre anche tu vai avanti e ti rifai una vita e non so se questo potrei mai sopportarlo, vedere la donna che amo con un’altra persona. Il punto è che tu mi hai ferito più di chiunque altro al mondo ma mi hai reso anche la persona più felice al mondo, tu sei l’unica che ha questo potere su di me, quindi preferisco stare con te e combattere per superare questo momento di difficolta che stare senza di te ed essere infelice”
A quel punto la distanza che c’era tra noi si annullo definitivamente, lei mi si butto tra le braccia e pianse, io la strinsi a me restando in silenzio, accarezzandole la schiena e la lasciandola sfogare. Ne aveva bisogno ed anche io ne avevo bisogno, avevo bisogno di sentirla vicina, di ritrovare mia moglie e riprendere la nostra vita insieme.
Rimanemmo lì abbracciate per un po’ quando poi all’improvviso ricordai una cosa che avevo promesso di fare, quindi mi staccai lentamente dal nostro abbraccio, non senza notare la faccia delusa di Arizona, ma dovevo farlo. Quindi corsi verso il ripiano vicino alla cucina e presi un foglio, sorrisi osservandolo per un istante e poi tornai di nuovo da mia moglie porgendoglielo. Lei in un primo momento mi guardò stranita dal mio comportamento, poi una volta notato il foglio che le stavo porgendo lo prese dalle mie mani osservandolo con maggior interesse.
“ho promesso a Sofia che non appena saresti tornata da lavoro te lo avrei dato…l’ha disegnato lei per te”
Era un disegno che aveva fatto la bambina all’asilo, eravamo noi tre mano nella mano, io, lei e Sofia che passeggiavamo in un parco.
Lei dopo averlo visto alzò di nuovo lo sguardo verso di me e mi sorrise, ma non era un sorriso qualsiasi, era il suo sorriso, quello che io avevo denominato “Super magico” con le fossette in bella mostra. Oh, dio mio quando amavo quel sorriso!
A quel punto sorrisi di rimando anche io e non resistetti più, l’attirai a me e la baciai, provando quella sensazione familiare di puro amore e desiderio che solo lei riusciva a trasmettermi.
Altro che se l’amavo!
 
 
* * * * * * * * * * *
 
Un mese dopo
 
Stavo tornando a casa, quella sera avevo fatto tardi per via di un intervento alla caviglia che si era prolungato più del previsto, stupide complicazioni!
Non appena arrivai e aprii la porta notai subito qualcosa di strano, nessun rumore, c’era uno strano silenzio e inoltre le luci erano spente. C’era solo una leggera fonte di luce che proveniva dalla cucina e sembrava che fossero delle candele, allungai il passo verso la cucina ma non ebbi modo di chiedere o dire niente, non riuscì ad aprire bocca poiché appena Arizona mi vide divenne un fiume in piena, aveva un’espressione cosi seria che rimasi lì ferma, immobile, ad ascoltarla.
“Ho sempre saputo di essere imperfetta, spesso ho anche pensato di non sapere amare, di bastarmi, di non aver bisogno di nessun altro oltre me nella mia vita, ma poi ho conosciuto te. E so di aver fatto molti errori, ho dovuto capire che quando si ama si possono commettere anche sbagli. Perché bisogna imparare a pensare per due e non solo per sé, ed io non sono molto brava in questo, quindi spesso ho commesso errori e ti ho fatto soffrire. Ma non perché non ti amassi o perché tu non sei la persona giusta per me, perché di questo ne sono convinta, ma perché sto imparando a stare insieme a te.
Ed è quello che più voglio al mondo, voglio che noi siamo felici insieme, e non so se quello che ho imparato finora basti, perché la vita è una continua novità e può metterci davanti a imprevisti o situazioni che non siamo in grado di gestire, per questo non posso prometterti che non commetterò più errori, ma ti posso promettere che te ne parlerò, che tu sarai partecipe di ogni mio dubbio, insicurezza e paura, che­ penserò sempre alla nostra famiglia prima di fare qualsiasi cosa, e terrò conto delle conseguenze che potrebbero avere le mie scelte su di essa.
Io ti amo! sei tu l’amore della mia vita, sei qui” pronuncia quelle parole poggiando la mano sul petto all’altezza del cuore “dentro al mio cuore e non te ne andrai mai, insieme a nostra figlia rappresenti tutto il mio mondo, nessuno mi fa sorridere come te, come nessuno mi rende felice come te, ed è solo con te che io divento perfetta tu colmi e aggiusti ogni mio difetto.
Qualche anno fa ti chiesi cosi di slancio, senza averlo programmato prima di sposarmi, quello che successe dopo non è un bel ricordo, anche se tutto quello che accadde non ti impedì di dirmi di sì. Non fu una bella proposta di matrimonio, anche perché non avevo neanche un anello…beh dato che all’epoca non era legale il nostro matrimonio, mentre adesso lo potrebbe essere o almeno noi possiamo renderlo tale. Questa volta voglio fare le cose per bene, non mi inginocchierò per ovvi motivi, ma ho l’anello con me quindi ti vorrei chiedere” la vidi schiarirsi la gola e fare un respiro profondo prima di continuare e puntare i suoi bellissimi occhi azzurri nei miei “Calliope Iphegenia Torres vorresti sposarmi di nuovo e passare il resto delle nostre vite insieme?”
Quello che successe dopo rimane ancora un ricordo un po’ confuso nella mia mente, so solo che mi ritrovai il viso bagnato, mia moglie tra le braccia, e un nuovo anello al dito.
 
 
 
 Grazie! Ed alla prossima si spera
   
 
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