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Autore: eliseCS    24/01/2018    1 recensioni
A quanto pare quello che ho bevuto per il brindisi del compleanno è stato sufficiente per farmi fare questa pazzia, e ovviamente non c'era nessuno che potesse fermarmi...
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Una bambina, gabbie dorate e non e Tortuga.
Oppure
L'Ombra della Doomed Destiny, la nave pirata più famosa dell'epoca, il nuovo capitano Cortès e un vecchio amico dimenticato.
In sintesi assoluta: pirati.
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Dal primo capitolo:
Non sapeva se fosse perché pensavano che fosse stupida, troppo piccola per capire o se semplicemente non gli importasse, ma Isabelle riusciva perfettamente a sentirli.
A quanto pareva stava per essere venduta.
Di nuovo.
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“Con un pezzo da otto posso darti anche da bere se vuoi, ragazzino” propose.
Isabelle si morse un labbro: prima di entrare aveva controllato, addosso non aveva assolutamente nulla di valore, per non parlare di monete o pezzi da otto!
“Io… non ho nulla…”
La donna si ritrasse: “Mi dispiace mocciosetto, ma non do da mangiare gratis, neanche ai bambini. Torna quando avrai qualcosa da darmi in cambio” disse, e si allontanò per servire qualcun altro.
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Buona lettura (spero)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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X - In cui Harry impara che non si dovrebbe mai accettare da bere da uno sconosciuto (membro dell’equipaggio del capitano che odia il tuo capitano)
 
La giornata e mezza che impiegarono per raggiungere Tortuga Shade la trascorse impiegando buona parte del suo tempo nell’evitare Harry.
Le parole che Julian le aveva detto al riguardo del ragazzo erano state dure e l’avevano colpita molto più di quanto avrebbero dovuto, ma lei stessa sapeva che erano vere.
Loro erano pirati, e non era un segreto per nessuno il fatto che bastasse il minimo sospetto per essere condannati alla forca.
Probabilmente persino Harry sarebbe stato interrogato sui suoi mesi passati a bordo della Doomed Destiny per poterlo scagionare da qualsiasi possibile accusa che gli si sarebbe potuta attribuire.
Non poteva fare a meno di pensare che se non fosse stato il figlio di una carica così importante molto probabilmente l’avrebbero condannato ugualmente.
 
Ciò non cambiava però quello che provava lei.
Cresciuta da uno dei pirati più temuti dell’epoca in mezzo ad una ciurma, ovviamente, di soli uomini non aveva avuto molte occasioni per permettersi di provare affetto.
Certo, l’equipaggio era la sua famiglia, Gabriel Cortès era stato un padre per lei e considerava a tutti gli effetti Julian come un fratello, ma quella prima volta in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli di Harry, senza maschera e senza travestimenti di mezzo, si era sentita a casa.
Aveva paura anche solo a chiedersi come potesse essere possibile.
E quando Harry l’aveva tenuta stretta tra le sue braccia quando l’aveva salvata da morte certa durante la tempesta si era sentita al sicuro come mai le era capitato.
E no, non voleva neanche pesare a come si era arresa senza pensarci due volte quado si erano baciati.
 
La nave attraccò e molti furono gli sguardi sorpresi quando la ciurma vide Shade scendere a terra per prima, quasi come se stesse scappando, lei che di solito era sempre l’ultima a lasciarla insieme al capitano.
Il capitano in questione si accontentò di osservare la figura vestita di nero della ragazza sparire velocemente confondendosi come un’ombra tra gli avventori dell’isola inarcando appena un sopracciglio ma senza dire nulla.
 
 
 
•••
 
 
 
Harry riappoggiò sul bancone il boccale, rigorosamente vuoto, che si era fatto servire poco prima.
Era il quarto, e a giudicare dallo scricchiolare lamentoso emesso dall’oggetto forse ci aveva messo un po’ più forza del dovuto nel compiere il gesto.
E forse era anche il caso di fermarsi prima di ridursi nelle stesse condizioni in cui versavano alcuni uomini dell’equipaggio della Doomed che aveva incrociato prima di immergersi nella confusione della locanda, non gli era mai piaciuta l’idea di ubriacarsi a quel modo.
 
“Rum per me e il mio amico!”
L’esclamazione, accompagnata da un sonoro pugno picchiato contro il bancone, lo fece sobbalzare.
L’ordine fu servito in fretta e Cortès svuotò il suo bicchiere tutto d’un fiato prima di asciugarsi le labbra con il dorso della mano e girarsi verso di lui.
“Ditemi Harry, vi state godendo i vostri ultimi giorni di libertà?” gli domandò beffardo. “Avete già pensato a come ritornare alla vostra amata isola?”
Il ragazzo prese tempo concedendosi un lungo sorso del liquore che l’altro aveva ordinato.
No, non si stava godendo un bel niente e a tutto aveva pensato tranne ad un modo per fare ritorno ad Antigua.
In realtà l’oggetto che aveva costantemente occupato i suoi pensieri da quando aveva rimesso piede sulla terraferma era uno solo, aveva le fattezze di una ragazza e rispondeva al nome di Shade.
 
Se dopo quanto successo durante la tempesta sembravano essersi riavvicinati, all’incirca una giornata prima dell’arrivo a Tortuga la ragazza aveva ripreso ad evitarlo, e lui non riusciva neanche a capire perché.
Cosa aveva fatto stavolta?
Non avrebbe saputo dare un nome al rapporto che si era creato tra loro, e più volte di quanto gli sarebbe piaciuto ammettere si era ritrovato a paragonare Shade a Isabelle.
Era da quando la sua migliore amica era scomparsa che non trovava qualcuno con cui si sentisse così a suo agio, con cui potesse parlare liberamente.
Qualcuno che lo capisse.
Tra lui e Shade non c’era quell’imbarazzo che si andava a creare ogni volta che doveva approcciarsi a una delle lady di Antigua: convenzioni sociali da rispettare, distanze da mantenere, conversazioni in cui l’unica cosa che conta è il linguaggio appropriato.
Quando parlava con Shade gli sembrava di essere ritornato al tempo in cui lui e Isabelle andavano a giocare nel fango degli orti dietro le loro case.
E Dio solo sapeva quanto gli fosse mancato tutto quello, tanto quanto il tempo che era rimasto chiuso in camera sua quando gli avevano detto che la piccola Isabelle Torres non c’era più.
Si era rifiutato di mangiare per giorni.
 
“Di solito l’alcol scioglie la lingua, ma a quanto pare voi rimanete sempre un uomo di poche parole, non è vero Harry?” dopo quella che gli parve un’eternità Cortès parlò di nuovo.
“Questo è il motivo per cui non sono solito ubriacarmi, capitano” rispose lui piccato finendo in un sorso quello che restava del rum che gli era stato offerto, più che altro per non risultare maleducato.
“Un gentiluomo fino alla fine…”
Una terza voce li raggiunse, spingendo i sue uomini a dare le spalle al bancone per squadrare il nuovo arrivato.
Era un uomo di almeno una ventina di anni più vecchio di loro e dall’aria assolutamente anonima, entrambi si misero in guardia all’istante nonostante quello avesse appena appoggiato sul bancone due boccali pieni tenendo in mano il terzo per sé.
“Per voi, amici!” esclamò accennando ai boccali che nessuno aveva toccato.
“Ci conosciamo?” domandò cautamente Cortès prendendo in mano la bevanda ma senza berne una goccia.
Harry lasciò il suo dov’era.
“Oh no” rispose l’uomo “Non pretendo certo che un uomo importante come il capitano della Doomed Destiny conosca una nullità come me, ma io so chi siete voi e il vostro accompagnatore, e voi sapete chi è il mio capitano”
Cortès si irrigidì all’istante portando la mano sull’elsa della spada.
Harry invece seguiva la scena confuso.
Lo straniero sembrò capire il suo sguardo.
“Ah, capisco…” disse infatti “Vi siete portati dietro il figlio del Governatore di Antigua per tutto questo tempo e non gli avete nemmeno spiegato quello in cui l’avete coinvolto, non è così?” domandò retoricamente.
Cortès sembrava stranamente a corto di parole e l’uomo si sentì autorizzato a continuare.
“Forse non sapete che ancora quindici anni fa il primo capitano Cortès rubò al mio un oggetto di particolare valore: una mappa. Quella indicava la rotta da seguire per raggiungere uno dei più antichi e ricchi tesori su cui un pirata avrebbe mai pensato di poter posare gli occhi. Nonostante non fosse più in suo possesso dopo tutto il tempo che aveva già passato a studiarla il mio capitano riuscì a ricordarsi la mappa e dopo anni – dovete sapere che la mappa era cifrata, non sarebbe bastato semplicemente leggerla per arrivare a destinazione – riuscì a raggiungere il posto, insieme a Cortès. Il fatto che l’attuale capitano della Doomed Destiny sia il figlio penso vi faccia intuire quale fu l’esito dello scontro che ebbe luogo”
Harry annuì impercettibilmente mentre le nocche di Julian erano ormai sbiancate tanto era forte la presa sulla spada.
In effetti quando aveva capito che il ragazzo era il capitano della nave era rimasto sorpreso: si aspettava qualcuno di decisamente più vecchio e lui ovviamente non sapeva nulla della scomparsa prematura di Gabriel Cortès.
“A quanto pare però il figlio ha superato il padre: il tesoro che avete rubato appartiene di diritto al mio capitano” concluse.
 
Cortès si lasciò andare ad un sorriso divertito: “Spiacente, ma temo che a quest’ora i miei uomini abbiano speso buona parte, se non tutta, della quota che gli spettava dal bottino. Puoi andare a dire a Reyes che non c’è più nulla da restituire”
L’uomo scosse la testa: “Quando ha capito le vostre intenzioni – assaltare tutte quelle città per cercare una mappa in particolare ha dato nell’occhio, sapete? – il mio capitano ha ritenuto opportuno prendere provvedimenti. Provvedimenti che alla fine gli assicureranno salvezza, un bottino forse ancora più ricco di quello che voi avete rubato e la vostra scomparsa da questo mondo…”
Cortès sbarrò gli occhi mentre Harry cominciava ad avere un brutto presentimento.
“Reyes ha offerto i suoi servigi diventando un libero corsaro della Marina…”
“Dubito che possa considerarsi libero se è agli ordini di qualcuno…” sputò fuori Cortès
“E si è offerto volontario per recuperare il povero figlio del Governatore Reagan che è stato barbaramente preso in ostaggio e poi rapito durante il vostro sopralluogo ad Antigua, insieme ovviamente a delle importanti mappe con rotte di guerra…”
 
Cortès estrasse la spada in un unico movimento fluido e la puntò al petto dell’uomo.
Quello non si lasciò impressionare: “Suvvia, non vorrete dare spettacolo qui dentro, capitano?”
“Sparite subito dalla mia vista” sibilò Julian in risposta.
“Come volete. Reyes vi aspetta attraccato al largo di Tortuga: potete decidere se andare da lui spontaneamente o se farvi inseguire fino alla vostra disfatta”
L’uomo fece un passo indietro ma Cortès non mosse la spada di un centimetro.
A Harry scoppiava la testa: era stato trascinato in una faida tra pirati che durava, da quanto aveva capito, da più di una decina di anni e per l’ennesima volta si ritrovava ad essere considerato alla stregua di un oggetto di scambio.
Prese il boccale che era rimasto intoccato sul bancone fino a quel momento, sperava fosse qualcosa di forte.
 
 
Il tutto accadde abbastanza in fretta.
Non fece in tempo a bere due sorsi che l’uomo di Reyes aveva sorriso malignamente commentando: “Sarebbe proprio un peccato se il mio capitano dovesse riferire al Governatore Reagan che suo figlio è stato ucciso dal pirata che l’ha rapito…”
L’attimo successivo una lama spuntò dal petto dell’uomo che cadde a terra agonizzante, un’espressione di pura sorpresa in volto, dopo pochi secondi.
Dietro di lui c’era Shade, la spada in mano, con un’emozione negli occhi che non le aveva mai visto, nemmeno quando aveva rischiato di morire durante la tempesta: paura.
Con due lunghe falcate l’aveva raggiunto strappandogli il boccale di mano e buttandolo per terra dopo averne annusato il contenuto.
“L’hai bevuto? Harry, hai bevuto da lì?” gli domandò la ragazza stringendogli il braccio con la mano libera.
Harry non fece in tempo a registrare la sorpresa per il fatto che per la prima volta Shade si era rivolta a lui senza usare il voi e nemmeno a chiedersi come mai fosse così importante sapere se avesse bevuto o meno che la sua testa cominciò a girargli mentre sentiva le gambe diventargli molli.
L’unica cosa che percepì prima di svenire cadendo in avanti furono le braccia della ragazza e di Julian che lo avevano preso al volo.
 
 
 
•••
 
 
 
Riprese conoscenza poco per volta.
Era disteso su una superficie rigida che oscillava periodicamente… era a bordo di una nave… e sentiva la gola in fiamme.
Non fece neanche in tempo a mettersi seduto e a guardarsi intorno che fu costretto a sporgersi di lato per non vomitare il contenuto del suo stomaco – bile e succhi gastrici – direttamente sui suoi pantaloni.
Quando ebbe finito si pulì la bocca passandosela sulla manica della camicia che aveva addosso e dopo aver preso un paio di respiri profondi alzò finalmente lo sguardo.
Era in una cella.
 
“Bentornato” lo accolse una voce con finta allegria.
Voltandosi Harry potè apprendere che anche la cella accanto alla sua era occupata.
Cortès gli sorrise mestamente quando provò ad alzarsi in piedi dal pavimento dov’era rimasto fino a quel momento per avvicinarsi.
“Cosa…?”
“Il rum che l’uomo di Reyes ci ha offerto alla locanda era avvelenato” rispose prima ancora che potesse finire la domanda.
“Per fortuna avete bevuto solo pochi sorsi o non sareste ancora qui…”
Harry annuì: “Dove siamo?”
Cortès fece una smorfia: “A bordo della Vengeance, la nave di Reyes. Dovreste essere felice: state tornado a casa”.













Passo di volata e vi ricordo il prossimo aggiornamento per martedì 6 febbraio (e le mie scuse per il giorno di ritardo con cui ho pubblicato).
Buona serata a tutti
E.


 
   
 
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