Mi siedo sulla panchina scolorita.
Ti guardo.
Solo per un secondo.
So già che non parlerai.
Ti guardo.
Il tuo silenzio fa male quanto la più agghiacciante delle grida.
Ti guardo.
Non riesco a scorgere il coraggio che caratterizza la tua vita.
Perché ora non sai cosa dirmi.
Come fare a mettere la parola fine.
Ecco perché afferro il mio amore tra le dita, lo stringo forte,
lo assaporo di nuovo e poi lo lascio andare.
Ti alzi in piedi.
L'ombra scura accanto a me è tutto ciò che rimane.
E così non mi risparmi, no anzi, mi accechi di tormento.
Tagli i fili invisibili che ci legano.
E mentre tu, burattinaio sprezzante, te ne vai
io, burattino solitario, mi accascio debolmente.
Mi troverai qui,
per sempre abbandonata.