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Autore: Saruwatari_Asuka    24/01/2018    2 recensioni
Scese la scalinata con passo lento, sentiva diversi dei suoi compagni guardarlo con apprensione e sapeva che doveva avere una pessima cera, o qualcosa di simile, perché quando passò per la casa di Scorpio e per quella di Sagitter, entrambi gli regalarono una pacca di conforto sulla spalla e Dohko un gran sorriso.
Shaka, invece, lo aspettava. Era lì, fermo sulla soglia della sesta casa, e si scostò solo per farlo passare, ma appena gli camminò vicino gli prese con delicatezza il polso, fermandolo.
"Resta," sussurrò, così piano che solo il primo custode, così vicino, avrebbe potuto sentirlo. Mu ebbe un brivido e fermò immediatamente il passo, ma annuì. Sarebbe rimasto.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aries Mu, Virgo Shaka
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Post-Hades, tempo indefinito, coi Gold Saint tutti vivi perché sì, perché non accetto quello che è successo, è troppo dura Metto l'avvertenza OOC perché con Shaka io boh...non riesco a capire xD
Buona lettura!
Yogy Hona


Mu ricordava anche troppo bene com'era iniziata quella giornata. Anche se avrebbe voluto che quella riunione non ci fosse mai stata. 
Sapeva benissimo anche lui che il Grande Tempio aveva bisogno del Gran Sacerdote, che la Dea ne aveva bisogno. Era una figura importante e con la morte di Saga era mancata per troppo tempo. Forse persino dalla morte di Shion, tutto sommato, visto com'erano andate le cose per tredici anni, con Arles. 
Aveva partecipato per dire la sua, perché sì, lui era convinto che Aiolos, scelto da Shion in persona, o al massimo Dohko, sopravvissuto alla precedente Guerra Sacra e così saggio, fossero perfetti per quel posto. 
Ma nessuno dei due aveva accettato, Saga ne era terrorizzato, e alla fine, per qualche ragione che non comprendeva, avevano puntato il dito su di lui. Non aveva idea di come potesse essersi trovato in quella situazione. 
Proprio lui! Lui, che quando aveva capito che qualcosa non andava, se ne era andato, rifugiandosi in Jamir, nascosto. 
Era scappato. 
E un Gold Saint non fugge. Mai. 

Scese la scalinata con passo lento, sentiva diversi dei suoi compagni guardarlo con  apprensione e sapeva che doveva avere una pessima cera, o qualcosa di simile, perché quando passò per la casa di Scorpio e per quella di Sagitter, entrambi gli regalarono una pacca di conforto sulla spalla e Dohko un gran sorriso. 
Shaka, invece, lo aspettava. Era lì, fermo sulla soglia della sesta casa, e si scostò solo per farlo passare, ma appena gli camminò vicino gli prese con delicatezza il polso, fermandolo.
"Resta," sussurrò, così piano che solo il primo custode, così vicino, avrebbe potuto sentirlo. Mu ebbe un brivido e fermò immediatamente il passo, ma annuì. Sarebbe rimasto. 
In verità, voleva davvero rimanere, ed era grato che fosse stato Shaka stesso a fermarlo. Soli nella Sesta Casa, Shaka fece cenno a Mu di seguirlo, anche se in verità non lasciò andare la sua mano neanche un istante di modo che l'altro non potesse che stargli dietro. Non che temesse potesse andarsene, aveva accettato di rimanere e non aveva motivo di farlo. Per qualche ragione, però, non riusciva davvero a sciogliere la presa delicata sul polso dell'altro, come se avesse paura che potesse crollare da un momento all'altro, e allora avrebbe dovuto afferrarlo subito.
Lo portò nelle stanze private, in cucina, dove Mu era stato così poche volte da poterle contare sulle dita di una mano sola, e lo fece sedere, prima di dargli le spalle e preparare del tè. 
Di solito non lo faceva lui, naturalmente, ma le ancelle che la Dea aveva messo a disposizione di tutti loro, ma era ormai sera e non sarebbe servito a nulla chiamarle. Poteva prepararlo lui. Un miscuglio che avrebbe potuto rilassare anche i nervi tesi di Mu, che non aveva ancora alzato gli occhi, fissi sulle mani intrecciate sul tavolo.
Shaka accese dell'incenso, versò l'acqua nelle tazze e tornò dal compagno, sedendosi di fronte a lui. Gli occhi erano perennemente chiusi, ma Mu sapeva che lo stava scrutando nel profondo. 
"Ti ringrazio, Shaka," fece, sforzando un sorriso che gli riuscì solo a metà. 
Shaka non rispose subito, invece sorseggiò l'infuso di erbe. 
"Bevi finché è caldo. Ti farà bene," gli disse alla fine, e Mu annuì, accettando il consiglio. Prese la tazza con entrambe le mani e ne prese un sorso. 
Il profumo intenso gli carezzò subito l'olfatto. Malva. Sorrise, pensando che nel prepararla, Shaka doveva aver pensato a qualcosa che potesse calmarlo. Davvero non era più in grado di nascondere la sua agitazione come faceva in battaglia? Anche gli altri se ne erano accorti, in fin dei conti. 
"Devo avere una pessima cera."
"Anche il tuo Cosmo è instabile, Mu," fece sapere il santo della Vergine "Percepisco la tua insicurezza anche da qui. Perché l'idea di diventare il nostro Gran Sacerdote ti inquieta tanto?"
Dritto al punto senza girarci intorno, doveva aspettarselo da Shaka. Era la persona che lo conosceva meglio, quanto e forse più di Aldebaran, con cui era sempre andato molto d'accordo e che considerava il suo migliore amico, e non era sorpreso che fosse riuscito a capire ogni cosa da sé, anche se voleva sentirselo dire. 
"Non sono degno."
"Sciocchezze," decretò Shaka "Nessuno più di te lo è."
"Aiolos e Dohko lo sarebbero molto di più." E anche tu, avrebbe voluto dirgli, ma Shaka non sarebbe stato d'accordo, quindi tacque.
"Forse," ammise l'altro "Ciò non toglie che ti incolpi di qualcosa che io...io non riesco davvero a comprendere."
"Proprio tu, Shaka?" si ritrovò a sorridere Mu, fissando con stupore e adorazione gli occhi del custode della sesta casa che, lentamente, si aprivano per lui. 
"Proprio io, sì," sussurrò Shaka "Proprio io che, se non fosse stato per Phoenix, non sarei mai riuscito a capire. Nella mia immodestia, credevo di aver compreso ogni cosa, ma non ero mai stato più lontano dalla verità. Ho peccato di presunzione."
"Ti sei solo fidato di una persona che, nella tua ingenuità di bambino, credevi fosse la tua guida."
Shaka scosse il capo "L'uomo più vicino agli Dei a detta di molti non è stato in grado di notare che la divinità a cui aveva giurato lealtà era lontana. E proprio tu, che poco prima non hai voluto sentir ragioni, mi accomodi la scusa che fossi solo un bambino? Padroneggiavo l'ottavo senso ed ero cavaliere. Avrei dovuto capire, non ho scusanti."
"Shaka, non..."
"Se non devo essere duro con me stesso, non dovresti neanche tu. Anche tu eri un bambino, Mu."
"Ma io sapevo, sapevo che qualcosa non andava! E pur sapendolo, non ho fatto nulla. Pur sapendolo, se non ci fosse stato Aiolos, Athena quella notte sarebbe morta per mano di Arles perché io, che avevo capito che il mio maestro era stato ucciso..." non terminò la frase, abbassando di nuovo lo sguardo, senza riuscire a reggere quegli occhi acquamarina. In quel momento, diversamente dal solito, avrebbe voluto con tutto se stesso che Shaka tornasse a celare dietro le palpebre chiuse quelle iridi troppo limpide e intense perché lui potesse affrontarle. 
Sobbalzò, quando la mano di Shaka si posò sulla sua, stretta a pugno sul tavolo. Shaka non si lasciava mai andare a gesti simili, e lui per primo, in verità, non compensava quasi mai abbracci e carezze. Per questo, quel gesto così delicato fu capace di scaldare l'animo di Mu. 
"Avevi perso il tuo maestro, la tua guida. So bene come considerassi Shion, che ti aveva cresciuto. E inoltre..." Shaka si interruppe e strinse le labbra, abbassando appena gli occhi, ma senza chiuderli. Non ancora, almeno. 
Era dura ammetterlo, ricordarlo.
"Stai pensando a...?"
Shaka annuì "Hai passato anni a colpevolizzarti di non aver fatto niente, ma non è stato così, non del tutto. Sei venuto da me. Ed io non ti ho creduto," fece "Ti ho cacciato, accusandoti di tradimento. Addirittura, di ucciderti io stesso, se avessi ancora infangato il Gran Sacerdote."
Mu scrollò le spalle. La ricordava, quella notte. Anche se aveva solo sette anni, era impressa a fuoco nella sua mente. 
Era andato da Shaka, sì. A chiedere aiuto, a sfogarsi. Gli aveva detto che il Gran Sacerdote era un impostore, che Shion era morto, che quello non poteva essere il suo maestro, non lo riconosceva. 
Quella notte Shaka l'aveva mandato via, e Mu aveva capito a malincuore che nessuno dei Gold Saint era pronto. Nessuno avrebbe accettato la realtà. Erano tutti troppo accecati dalla fiducia, dalla lealtà. Shura aveva persino ucciso il suo esempio di vita, per questo, e non aveva smesso di pentirsene un solo giorno.
"Mu, la verità è che io, Camus, Milo...sospettavamo tutti la verità, in cuor nostro, ma ci rifiutavamo di vederla. E non abbiamo giustificazioni, per questo," affermò Shaka e, mesto, allontanò di nuovo la mano da quella di Mu e chiuse gli occhi.
Era davvero difficile, per lui, ammettere quello che in fondo al cuore sapeva essere il più grande sbaglio della sua vita. Lui, che avrebbe dovuto saperlo fin da principio, si era fatto troppo borioso e arrogante per ammettere, col passare degli anni, che qualcosa non andava e che forse si era sbagliato. 
E così, alla fine, aveva taciuto anche a se stesso, fino a quando non era stato inevitabile il contrario.
Questo era il suo più grande rimpianto, il rimpianto di tutti loro, probabilmente. 
"Forse, Dohko e Aiolos hanno dalla loro esperienza e carisma, ma sono convinto che tu sia, in questo momento e in questo secolo, il più adatto. E non lo penso solo io."
"Già, ho visto," sospirò Mu con un sospiro mesto. Tutti avevano insistito perché fosse lui, il prossimo Gran Sacerdote, nessuno escluso, persino i Bronze che Mu era certo avrebbero appoggiato solo Aiolos.
"Ti chiedo anche io di pensarci. Di pensarci con oggettività, però," gli disse ancora Shaka "Tutti noi siamo colpevoli di quella notte, tutti. Ma abbiamo già rimediato all'errore commesso, morendo. Adesso siamo tornati in vita, ed è inutile fermarsi ancora a quel giorno tanto lontano."
Mu si morse le labbra, senza riuscire a trovare nulla da ribattere. 
Quello che diceva Shaka aveva senso, senz'altro, però lui non se ne sentiva ancora in grado. Pur cercando di dimenticare quella notte, non era certo di essere idoneo a guidare tutto il santuario.
"Lo hai sempre fatto," fece eco Shaka, neanche avesse letto nella sua mente. O forse l'aveva fatto davvero. Non era certo di star schermando i suoi pensieri, visto il suo stato d'animo. 
"Non entrarmi in testa," sorrise. 
"Non mi permetterei. Ma in questo momento sei limpido come un bambino," ribatté l'indiano, ricambiando quel piccolo sorriso "Da quando sei tornato al Grande Tempio, sei stato tu a guidarci, molte volte. E a fare per primo la cosa giusta, dandoci l'esempio. Adesso avresti solo il titolo per farlo."
"Ho sempre chiesto consiglio a Dohko..."
"E noi a te," continuò con calma "E Dohko sarebbe comunque sempre pronto a dare una mano, su questo non ho dubbi."
Mu storse il naso, ma alla fine si ritrovò a sorridere senza poterselo evitare "Hai ragione," ammise. Non aveva nient'altro da ribattere, in fin dei conti. "Pensare che tu..."
"No, io non sono adatto. Tu hai il rispetto e la stima di tutti, invece."
"Scherzi? Tutti qui ti rispettiamo e stimiamo!"
"Solo perché mi considerate l'uomo più vicino agli Dei."
Mu scosse il capo "Credimi, ti stai sbagliando. Milo e Aiolia, per esempio, provano un grande affetto per te, e non per il titolo che ti conferisci. Sto parlando di affetto fraterno!"
"Per...me?"
"Ma certo!" rise il tibetano, vedendo le sopracciglia biondissime dell'altro alzarsi in un'espressione confusa che trovò di una tenerezza disarmante. 
Shaka, che a causa del suo stile di vita fatto di privazioni era così minuto in confronto agli altri Cavalieri, aveva scatenato in loro un istinto di protezione fin dalla prima volta che l'avevano visto, piccolo e visibilmente intimorito, ma troppo orgoglioso per ammetterlo. 
Anche nel corso degli anni, crescendo, quando il suo carattere si era fatto vedere davvero, rendendolo schivo e chiuso nei confronti di tutti gli altri, il fatto che fosse sempre disposto a dare aiuti e consigli, se gli venivano richiesti, non aveva permesso a quell'affetto di scemare. 
Deathmask diceva che lo faceva solo perché era un santone, e come tale aiutare gli altri lo faceva sentire illuminato, ma Mu, e non solo lui, era convinto che non fosse per quello. 
Shaka era timido, la verità era questa, e la cosa gli impediva di avvicinarsi. Ma allo stesso tempo, non era in grado di negare il suo aiuto agli altri poiché, nonostante il comportamento passato, rimaneva l'uomo più umile che avesse mai conosciuto. Aveva solo un carattere difficile.
"Non sai ancora gestirle queste cose, eh, Shaka?" lo riprese, divertito, e quando Shaka abbassò il volto e le sue goti si colorarono di rosso -impossibile non notarlo, a causa della sua pelle chiara- Mu rise di nuovo.
"Io..."
"Lo sappiamo che tu sei fatto così, e non te lo faremmo mai pesare. Però ti vogliamo bene," gli fece sapere, riuscendo finalmente a rilassare le spalle e lasciandosi andare ad un sospiro di sollievo "Mi sento molto meglio, adesso. Ti ringrazio davvero, Shaka, per avermi fatto chiarezza."
Shaka ringraziò mentalmente il cambio di discorso e annuì "Ho detto solo la verità."
"E te ne sono grato. Anche da Gran Sacerdote, spero di poter sempre contare su di te."
"Naturalmente."
Mu sorrise "Torno alla Prima. Ti auguro un buon riposo, Shaka."
Shaka si alzò a sua volta, accompagnandolo verso l'uscita, lasciandolo andare senza dirgli niente. Avrebbe voluto chiedergli di restare, ma alla fine tornò dentro, in silenzio.


Angolino Autrice:

Ehm...boh? 
Una FlashFic buttata lì, senza capo ne coda, essenzialmente xD
L'imput me l'ha dato Futatabi, di Jinny82, che mi ha dato il permesso ù_ù solo che io ho pensato "No, Mu deve diventare Grande Sacerdote, è perfettoooooooooo qualcuno lo deve convincere" E allora chi meglio di Shaka x°?
Vagamente Shonen Ai? Credo? Boh xD Io per sicurezza metto l'avvertimento.
Il titolo è...Hindi? Google traduttore docet. Ho avuto problemi a dargli un titolo decente xD Dovrebbe significare essere degno, esser eleggibile. Si parlava di Gran Sacerdote, mi sembrava andasse bene xD
Sull'osservazione di Mu su Shaka penso che ci riscriverò, perché non riesco a smettere di pensare a questo scricciolino pelle e ossa che arriva al santuario piccolo e spaventato xD 
La frase sull'affetto Fraterno di Milo e Aiolia...beh, io me ne sono convinta quando ho visto la saga di Hades. perché andiamo, un sacco di cavalieri sono morti, prima e durante, ma quando mai si sono incazzati così tanto come con Shaka? Mu ha pianto per Aldebaran, Milo era triste per Camus, ma lì erano proprio imbufaliti. So che forse era solo per il modo, la tecnica proibita, e tutto quanto ma...Mi si è accesa una lampadina in testa, capito? E' stato più forte di me! 
E' il mio animo di fangirl ù_ù
Per cui mi sa che vi beccherete pure uno Shaka piccolo e magrolino xD
Un bacione,
Asu <3
   
 
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