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Autore: Ele garzia    25/01/2018    0 recensioni
Alex e Matt appartengono a due mondi completamente diversi.
Alexis Jones, tipica studentessa modello, cresciuta umilmente da una famiglia amorevole, il padre meccanico, la madre casalinga e il suo amato fratello maggiore Thomas.
Vinse una borsa di studio per una delle più importanti università londinesi, l’University College London, riuscendo così a realizzare il suo sogno di frequentare la facoltà di Scienze Biomediche.
Matt Davis, figlio di uno dei più importanti avvocati di Londra è invece un ragazzo tenebroso e misterioso, nessuno è mai riuscito a capire il suo vero essere, un’anima irrequieta in fuga dal suo passato.
Il ragazzo fu obbligato dal padre a conseguire una laurea in legge così da poter mandare avanti la propria attività.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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RICOMINCIARE

CHAPTER 1
Misi la mano sul finestrino, inarcai leggermente la testa e salutai la mia famiglia.
Mia madre era stretta a mio padre, e mentre una lacrima le rigava il viso mi sorrideva.
Mio fratello mi guardò e mi fece l’occhiolino.
Intrapresi così il lungo viaggio verso il mio sogno, l’University College of London.
L’ultimo anno di liceo riuscii a vincere una borsa di studio che mi consentì di frequentare la facoltà di Scienze Biomediche, poiché i miei genitori non sarebbero riusciti a pagare le rette salate proposte dal College.
Presi il mio libro preferito e mi immersi in una profonda lettura, mi aspettavano due ore di viaggio molto lunghe.
Il telefono squillò.
“Alex, mi senti?” mi domandó Gregor.
“Sì Greg, ma la conversazione potrebbe interrompersi da un momento all’altro a causa delle gallerie” risposi.
Gregor Walker é il mio migliore amico, nonché mio cugino.
Nascemmo uno un mese dopo l’altro e nacque da subito un bene immenso.
“Come sta procedendo il viaggio? Qualcuno verrà a prenderti in stazione?” mi chiese.
“Certo Greg, in una città a me nuova, nella quale non conosco nessuno sicuramente qualche buon’ anima verrà a prendermi” gli risposi in tono ironico.
La telefonata si interruppe a causa delle numerose gallerie, così trascorsi il resto del viaggio a leggere.
Arrivai in stazione e aspettai venti minuti prima di riuscire a trovare un taxi libero.
“Destinazione prego” mi domandó il taxista.
“University College of London, grazie” risposi fiera.
Appena l’auto partì sgranai gli occhi e mi appiccicai al finestrino.
Vivere a Londra era uno dei miei più grandi desideri sin da piccola, ho sempre voluto provare l’ebrezza di vivere in una metropoli, con gente, negozi e vita.
Amavo la mia città, ma Rotherham ospitava a malapena 100.000 abitanti, le case erano praticamente tutte uguali, la vita era monotona.
Passammo davanti a Trafalgar Square e guardai stupita l’immensa bellezza della National Gallery, che sarei andata sicuramente a visitare.
Appena il taxista prese i miei bagagli rimasi sbigottita davanti all’infinita grandezza del College.
Goffamente trascinai le due gigantesche e pensanti valige su per la rampa di scale che portava all’ingresso.
Sfinita aprii la porta e mi diressi verso la segreteria.
“Nome e Cognome prego” mi chiese una delle segretarie.
“Alexis Jones” risposi senza fiato.
“È il primo anno che frequenta questo College signorina Jones?”
“Sì” risposi eccitata.
“La farò accompagnare nel dormitorio da una delle mie colleghe”
Mentre la signorina si alzò per andare a chiamare colei che mi avrebbe accompagnata io ripresi fiato.
Arrivammo davanti alla stanza, lei mi consegnó la chiave e con passo veloce sparì nel lungo corridoio.
Subito dopo che misi la chiave nella toppa il telefono squillò, di nuovo.
“Tesoro sei arrivata?” Il tono preoccupato e squillante di mia madre mi fece spaventare.
“Mamma, ti ho detto che ti avrei chiamata appena arrivata” sbuffai.
“E non l’hai fatto!” ribattè.
“Forse perché non sono ancora arrivata” dissi alzando gli occhi al cielo.
Appena finii la frase sentii qualcuno toccarmi la spalla.
“Scusami, dovrei aprire la porta” mi disse una ragazza.
Costei era alta e slanciata, aveva dei capelli dorati e due grandissimi occhi azzurri.
Rimasi a fissarla per qualche secondo e poi mi spostai riattaccando senza volerlo il telefono.
“Tu devi essere la mia nuova compagna di stanza” disse saltellando come una cretina.
In quel momento guardandola mentre batteva le mani e saltava mi chiesi perché dovessi incontrare sempre persone frivole e stupide.
“Piacere, sono Alex” dissi porgendole la mano.
Lei si sporse verso di me e mi abbracciò ma notando la mia rigidezza decise di allontanarsi.
“Io sono Violet, Violet Harrys, il piacere è mio.” disse sorridendo.
Prese una delle mie valige e spalancò la porta.
La camera era carina, la finestra dava sul cortile del College, i due letti erano separati da un’enorme scrivania, e un grande armadio a muro si intravedeva dietro tutti i vestiti appesi da Violet.
Si sedette sul letto e mi osservó per qualche secondo.
“Ti trucchi sempre così poco?” mi chiese.
Rimasi stranita dalla sua domanda.
“Che ragazza di domanda è?” chiesi.
“E oltre a non truccarti tanto, sei sempre così acida?” replicó.
Notai un certo fastidio nel suo tono di voce, così decisi di moderarmi.
“Hai ragione, perdonami, il viaggio mi ha sfiancata.”
“Non preoccuparti” sorrise.
“Prima di disfare le valige vorrei fare un giro del College se non ti dispiace.” la informai.
Presi il mio zaino e la salutai.
Girai per circa mezz’ora e poi decisi di uscire in cortile.
Mi sedetti su una panchina ammirando il giardino, tirai fuori il quaderno degli schizzi e con un pezzo di carboncino cominciai a disegnare l’infinito albero dinnanzi a me.
Appena finii di disegnare il tronco una goccia bagnó la pagina, guardai il cielo e notai che era dipinto da diverse tonalità di grigio.
Misi il quaderno fra le braccia e mi incamminai verso l’entrata quando una spallata mi fece cadere a terra.
Il quaderno si bagnó e io mi ferì il palmo di una mano.
Alzai gli occhi e vidi questa figura misteriosa fissarmi.
Aveva una felpa nera, con un cappuccio che gli lasciava intravedere a malapena il viso, ma in tutto quel nero spiccavano gli occhi glaciali e tenebrosi del ragazzo.
“Stai bene?” mi chiese.
“Secondo te? Guardi mai dove metti i piedi?”  risposi sarcasticamente.
“Se riesci ad essere sarcastica significa che stai bene, ci si vede”
Non mi aiutó nemmeno ad alzarmi e  si diresse verso l’ingresso.
Un’oca come compagna di stanza, ragazzi maleducati che ti fanno cadere come se niente fosse, il primo giorno da universitaria non era cominciata proprio nel migliore dei modi.
Ritornai in camera zoppicando e stringendomi la mano per evitare che uscisse sangue.
Appena rientrai Violet spalancó gli occhi e si precipitò verso di me.
“Sanguini, ma cosa ti è capitato?” mi chiese preoccupata.
“Un deficiente mi ha fatto cadere, e per di più non si è nemmeno scusato.” dissi sedendomi sul letto.
Violet andò in bagno, prese delle garze, il disinfettante e delle bende.
Mi medicó e scese a prendermi un the caldo, così io ne approfittai per chiamare Gregor.
“Greg, non puoi immaginare cosa è appena successo”
“Spara” rispose eccitato.
“Nulla di bello, un cretino mi ha tirato una spallata e mi ha fatta cadere. 
Perché voi maschi siete così maledettamente menefreghisti?”
“Non mi piace quando generalizzi, e lo sai” rispose.
“Hai ragione, scusa, ma ti giuro che il mio corpo è stato pervaso da un senso di odio quando ho notato che mi stava fissando invece di aiutarmi a rialzarmi.” dissi scocciata.
Sentii dei ridolini provenire da dietro la porta, così mi alzai e l’aprii di scatto.
Violet cadde a terra e un ragazzo cadde sopra di lei.
Emise un gemito e io sgranai gli occhi.
“Violet, sono mortificata, pensavo che qualcuno stesse origliando.”
Il ragazzo si alzó velocemente e porse la mano a Violet, che si sistemò la gonna e i capelli.
“Alexis, questo è Marcus, il mio ragazzo” disse sorridendo e prendendogli la mano.
“Marcus Hall, piacere”
“Due presentazioni nello stesso giorno non posso reggerle” dissi.
“Come scusa?” mi chiese Marcus storcendo il naso.
“L’ho detto ad alta voce? Ehm” deglutii “volevo dire...mi chiamo Alexis, il piacere è mio”
Il ragazzo scoppió in una sonora risata, seguita da quella di Violet.
Guardai Violet e le domandai perché stesse ridendo, lei mi rispose dicendo che la risata di Marcus la faceva ridere.
Alzai le spalle e mi sedetti sul letto.
“Sei nuova, giusto?” mi chiese Marcus.
Violet gli tirò una gomitata.
“Non metterla a disagio, povera”
“È tutto okey Violet” risposi “mi ha fatto una domanda normalissima.
Sì, sono del primo anno, sono nuova”
“Cosa frequenti Alexis?” mi chiese.
“Vi prego, chiamatemi Alex, il mio nome mi mette a disagio”
Il telefono di Marcus squillò, lui guardò lo schermo, diede un bacio a Violet e si alzò dal letto.
“Ci sarà una festa sta sera Vi, da Matt, ditemi che ci sarete” le chiese.
“Ci saremo sicuramente” rispose lei.
“Ci saremo? Perché parli al plurale? È il mio primo giorno, non andrò a nessuna festa.” dissi corrucciando la fronte.
“Ci verrai proprio perché è il primo giorno” risposte Marcus.
Fece l’occhiolino a Violet e uscì dalla stanza.


 
  
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