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Autore: Enchalott    27/01/2018    8 recensioni
Ikki volò come l’immortale fenice fino alla Tredicesima Casa, sull’acropoli, sotto la meridiana dalle dodici fiamme, ora spente da Nike invitta.
Saori, nuova incarnazione di Atena, come evocata da un misterioso rito di passaggio, era lì ad attenderlo. Imponente nella sua fragilità di fanciulla...
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Phoenix Ikki, Saori Kido
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il sorriso di una dea
 
In terra di Grecia, il sole stava calando: gli ultimi raggi dardeggiavano sul mare tranquillo, trasformandolo in oro scuro. Una leggera brezza increspava quasi per gioco la superficie mobile dell’acqua, i bagliori del tramonto parevano polvere di stelle sparsa sulla distesa azzurra.
Il giovane, steso sulla spiaggia solitaria, si era lasciato cullare dal moto delle onde cremisi e si era sdraiato sulla sabbia tiepida, assetato di silenzio, contemplando ad occhi socchiusi il cielo infuocato.
Improvvisamente, scorse una luce dorata più intensa di quella che la natura offriva in quel momento. Apparve dal nulla, come se l’Egeo cobalto l’avesse generata in quell’istante. Si fece più vicina, si ingrandì sfavillando e lo abbracciò interamente. Solo a quel punto, egli riuscì a vedere che quella luce misteriosa ammantava una figura umana.
Finalmente, l’alone dorato si fece più tenue, rivelando la figura di una fanciulla: era alta e snella, i lunghi capelli ricadevano sulle spalle candide. Indossava un lungo peplo bianco, stretto in vita da un cinto prezioso. Sul suo petto scintillava una corazza di serpenti intrecciati e sul nobile capo portava un elmo guerriero, con tanta grazia da farlo sembrare un diadema.
Gli occhi glauchi della ragazza si fissarono sul volto stupefatto del giovane: pareva potessero scrutare le profondità della sua anima. Infine, il suo sorriso perfetto si dischiuse: “Phoenix”
Egli trasalì: la voce melodiosa pareva provenire da un’era remota, ma allo stesso tempo, si udiva chiara e vicina.
“Conosci il mio nome?” le domandò dopo un attimo di incertezza.
“È così, cavaliere dell’Araba Fenice. Io conosco tutto. Conosco le domande e le risposte. So delle battaglie che hai affrontato e che sei stato il nemico più pericoloso per te stesso. Conosco il tuo dolore, nero come il cielo senza stelle, e l’amore che hai il coraggio di portare in te”:
Ikki la fissò a lungo, l’anima nuda e indifesa: “Chi sei? Mi pare di conoscerti eppure non ti ho mai vista…”
“È così. Ascoltami, cavaliere, io sono qui per affidarti un compito che nessuno, oltre a te, potrebbe assolvere. Tu, che sei sopravvissuto all’Isola della Sovrana Morte. Tu, che hai combattuto alle Dodici Case. Ricordi? Molti hanno perso la vita, uomini giusti diventati demoni, oscuri traditori al servizio di un solo uomo, lui stesso vittima e carnefice”.
“Come dimenticare…” sussurrò lui con amarezza.
“Sto parlando di Gemini, l’essere dalle due anime, colui che solo con la propria morte ha purificato la propria metà oscura”.
“Lo ricordo”.
La luce che avvolgeva la donna si fece più intensa: “Tua sarà l’armatura del Terzo Segno”:
Phoenix rimase impietrito, completamente disorientato da quelle poche parole: “Io… non ne sono degno…”. Chinò la testa con umiltà.
“Nessuno lo è più di te” sorrise lei “Gemini è l’unione di luce e oscurità, quanto è nel cuore umano. Tu, un tempo, sei appartenuto alle forze oscure, ma il nitore della tua anima è stato più intenso e ha spazzato via le tenebre. Il tuo cuore è limpido. Sei la prova del fatto che il male può essere vinto. Tu possiedi il dono del settimo senso. Ora, sarà tuo compito mantenere l’equilibrio eterno di Gemini: è una prova che hai già superato. Nessuno più di te è degno di portare questa armatura”.
L’alone sfavillante iniziò nuovamente a velare la misteriosa fanciulla.
“Aspetta! Dimmi almeno il tuo nome!”
Il volto di lei divenne splendente tra i riccioli scuri e quel sorriso imperturbabile scolpì il cuore del ragazzo: “Io sono Pallade Atena” rispose dall’eco del tempo. Poi, prese dal petto un ramoscello d’olivo, sacro alla dea stessa fin dai tempi della contesa con Poseidone, e soggiunse: “Difendi la pace e la giustizia in nome mio”.
Svanì.
Ikki balzò a sedere di soprassalto, spalancando gli occhi del colore del mare in tempesta. Era stata una visione? Un sogno? Un presagio? Si alzò con fierezza: esisteva solo una persona in grado di rispondere.
Corse con le ali ai piedi sulle antiche scale di pietra del Santuario di Atene, erose dai secoli e dagli uomini che, inutilmente, avevano tentato di prevalere nel male.
Volò come l’immortale fenice fino alla Tredicesima Casa, sull’acropoli, sotto la meridiana dalle dodici fiamme, ora spente da Nike invitta.
Saori, nuova incarnazione di Atena, come evocata da un misterioso rito di passaggio, era lì ad attenderlo. Imponente nella sua fragilità di fanciulla.
“Milady…” abbassò un ginocchio in segno di rispetto, ma non riuscì a proferire altro.
Lei gli sorrise e lui la riconobbe in quella luce. La sua mano delicata, gli porgeva un rametto d’olivo.
“Difendi la pace e la giustizia in nome mio”.
 
 
   
 
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