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Autore: KiarettaScrittrice92    27/01/2018    1 recensioni
Juliette e Arno sono i due portatori dei Miraculous della Coccinella e del Gatto Nero. Lei è una nobildonna di buone origini, lui il capitano dei moschettieri del re.
Durante la loro battaglia contro Comt Ténèbre e l'imminente rivoluzione francese, scopriranno il loro folle e passionale amore.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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La camminata
 
21 Giugno 1791

Arno controllò il suo orologio da taschino. Erano arrivati alla Barrière de la Villette con quasi un’ora e mezza di ritardo. 
Prese un lungo respiro e invitò tutti i viaggiatori a scendere dalla carrozza.
«Il cambio di cavalli e carrozza è a mezz’ora da qui, a Bondy.» avvisò l’altro ufficiale.
«Purtroppo dovremmo camminare. – proseguì Arno – Io e monsieur de Fersen possiamo far salire solo una persona sui nostri cavalli.»
«Allora fate salire mia moglie e mia figlia!» ordinò il sovrano.
I due fecero un leggero inchino, dopodiché aiutarono le due dame reali ad issarsi sugli animali. La regina a cavallo dello stallone di Axel de Fersen, mentre la giovane principessa su François.
Camminarono per più di mezz’ora, almeno quaranta minuti e, a parte qualche lamentela o sbuffo di chi era già stanco di quella fuga, quel tragitto passò quasi in assoluto silenzio. Il giovane capitano, dal canto suo, non aveva nessuna voglia di parlare.
Continuava a volgere lo sguardo al cielo cupo e quasi completamente nero di quella notte, mentre teneva e tirava le redini del suo cavallo, pensando alla sua amata. Tra quattro o cinque ore si sarebbe svegliata, si sarebbe svegliata e non l’avrebbe trovato di fianco a lei, rendendosi conto di essere rimasta da sola.
All’ennesima lamentela di qualcuno si riscosse. Non doveva pensarci: tempo tre giorni, ormai due, e sarebbe ritornato da lei.
Arrivarono a Bondy stanchi e sfatti: persino le due donne, che erano state a cavallo per tutto il tragitto sembravano essere parecchio provate. Arrivati nella piazza principale della cittadella, notarono finalmente la carrozza, con due cavalli scuri pronti a trainarla.
Appoggiato al mezzo, un uomo, probabilmente il proprietario, attendeva tranquillamente che il gruppo lo raggiungesse. Come tutti gli altri era stato pagato profumatamente in modo che non parlasse, nonostante questo però i due ufficiali andarono da soli a colloquiare con lui: esattamente come avevano prestabilito. Lasciarono perciò la famiglia reale e i loro nobili accompagnatori in un angolo buio della via che sboccava sulla piazza, dopo aver, ovviamente, aiutato la regina e sua figlia a scendere da cavallo.
Quando furono davanti all’uomo questi li squadrò per qualche secondo, dopodiché parlò.
«Questa è una delle berline reali. – disse battendo la mano contro la parte in legno della carrozza; i cavalli, però sono miei e li rivoglio.» disse con tono duro, quasi fosse un ammonimento.
«Li riporterò io nel tragitto di ritorno.» lo rassicurò Arno.
«Bene, allora io vado.»
Solamente quando il proprietario dei cavalli fu abbastanza lontano i due ufficiali fecero segno al resto del gruppo di avvicinarsi.
«Ah, finalmente seduti!» sospirò madame de Croÿ, accomodandosi nella carrozza.
Non appena tutti furono nuovamente comodi e seduti, Axel si avvicinò alla carrozza, affacciandosi al suo interno.
«Il mio lavoro qui è finito. Tornerò a Parigi, nel tentativo di coprire la fuga.» disse e il sovrano rispose con un cenno di testa, per poi aggiungere delle parole di congedo.
«Può andare, monsieur de Fersen, ha già fatto tanto accompagnandoci fin qui. Il capitano Pierre ci scorterà fino a Varennes.» dopo quelle parole, l'uomo fece un inchino e si allontanò nuovamente, accostandosi ad Arno.
«Più avanti a Claye-Souilly dovreste incrociare la carrozza con due domestiche della famiglia reale, accompagnate da un’altro ufficiale.» disse issandosi sul suo cavallo e afferrando le redini, mentre il giovane capitano faceva lo stesso.
«Spero solo che entro due giorni sia tutto finito.» commentò.
L’altro fece una risata roca, come se avesse appena sentito una battuta improvvisata.
«Capitano, questa rivoluzione non finirà mai: anche tornando a Parigi, troverete sempre il caos più totale. Anzi con la scoperta della fuga del re, le cose si complicheranno.»
«Lo so bene... – rispose Arno con un sospiro, passandosi una mano tra i capelli, ormai quasi tutti sfatti dal viaggio – Il mio commento era solo dovuto al voler tornare a Parigi da mia moglie.»
«Una donna eh? – fece Axel – Beh allora le auguro di rientrare presto alla capitale, capitano. Au revoir.»
Non appena ricambiò il saluto, questi spronò il cavallo e si allontanò, riprendendo la strada che portava a Parigi.
«Bene, possiamo andare!» ordinò il capitano al cocchiere. A quell’ordine, l’uomo fece schioccare le redini sui due cavalli della carrozza e ripresero il viaggio.
Tutto proseguì tranquillo e, nonostante il forte ritardo, non vi furono altre complicazioni.
Verso le quattro di notte arrivarono nei pressi di Claye-Souilly e, com’era stato detto da Axel, furono affiancanti da una carrozza che trasportava due cameriere e un soldato.
Le due donne scesero dalla loro vettura salendo su quella del sovrano, salutando la famiglia reale con un inchino, ma senza fiatare. L’ufficiale, invece, rimanendo a cavallo si accostò ad Arno e con un cenno del capo gli diede il via per ripartire.

  
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