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Autore: Chiaroscura69    27/01/2018    1 recensioni
Un incontro, uno sguardo magnetico, movimenti sinuosi e tanto veleno. Può un incontro sconvolgere un'esistenza? O è destinato a rimanere un ricordo?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Si ballava.
Mi è sempre piaciuto ballare, è uno di quei pochi momenti nella vita in cui mi sento realmente libera di essere me stessa. Assecondo il mio corpo, sento la musica che mi percuote l'anima e la lascio trafiggermi senza opporre resistenza. Un po' come quando ci si innamora, credo.
Quel venerdì non era stato un gran giorno fino a quel momento, era stato un susseguirsi di routine preimpostate, alla lunga fiaccano e pesano sugli occhi stanchi.
Però io avevo bisogno di non pensare; pensare mi uccide. Soprattutto dopo aver superato una terrificante delusione. Ogni dannata volta che chiudevo gli occhi avevo un solo volto in mente, ogni volta che mi guardavo intorno non facevo altro che riconoscere gli stessi modi di fare che aveva lui in ogni persona. Il che in effetti era anche un controsenso, dato che ho sempre pensato che persone come lui non esistessero. Ho sempre pensato che certe persone sono in edizione limitata, le incontrerai una sola volta nella vita e non le scorderai mai più. Comunque pensarci continuamente non mi stava facendo bene e avevo bisogno di uscire dalla mia testa anche solo per un'ora. Così ho convinto Davide, il mio migliore amico gay, e la nostra coinquilina ad andare a ballare.
Cosa può succedere di male? mi sono chiesta.
Tanto, peggio di così!
Davide ha cercato di ammonirmi bonariamente, facendomi promettere di non far colpo su nessuno. Non potevo dargli torto, tutto era nato così quella volta che avevo incontrato quello che credevo essere l'amore della mia vita. Ho sempre pensato che la musica aggiunga un certo fascino a chi sappia farsi possedere completamente da lei; ecco perchè ho sempre fatto colpo sui ragazzi quando andavo a ballare. La sento fluire dentro di me, riempirmi le vene, sgorgarmi dagli occhi, rendermi letale. Alla fine gli ho promesso che avrei fatto la brava, ma entrambi sapevamo che stavo mentendo e non tanto perchè avessi una gran voglia di farmi qualcuno, ma perchè ne sentivo il bisogno psicofisico. Non so se sia una cosa comune in realtà ma io ho un personale metodo per superare le delusioni d'amore. Io pianto trecento chiodi sopra il primo e dopo tanto tempo, quello si stacca naturalmente, senza farmi troppo male. Il problema vero è che essere brutalmente rifiutati porta ad una perdita d'autostima, e io mi sentivo veramente a terra. Non riuscivo più a guardarmi allo specchio. Avevo bisogno di sentirmi di nuovo desiderabile, e quale miglior modo di incontrare qualcuno di nuovo con leggerezza e senza drammi?
Davide avrebbe capito, io lo sapevo.
Comunque, a dire il vero la serata è iniziata in modo piuttosto lento, la gente era davvero poca e la musica non era delle migliori. Abbiamo bevuto parecchio, lo ammetto, ma a mia discolpa c'è da dire che reggo davvero bene l'alcol, infatti ero poco più che brilla. Finalmente l'atmosfera ha iniziato a scaldarsi e la pista si è riempita. Una coppia ha iniziato a ballare in modo così sensuale che io e il mio migliore amico ci siamo sentiti sfidati. Così abbiamo iniziato a ballare anche noi. Essere amici di un ragazzo gay ha enormi vantaggi, può ballare con te in modo così spinto da essere quasi indecente e allo stesso tempo può allontanare potenziali, indesiderati, corteggiatori.
Io e Davide condividiamo lo stesso tipo di rapporto con la musica. Lo vedo, anche lui si trasforma; la musica lo percuote come una grancassa, lo trascina fra le sue onde di alta marea e lui non si oppone, ma anzi asseconda la sua energica furia. Quando balliamo siamo quasi in simbiosi.
''Un ragazzo ti ha già puntata''mi diceva all'orecchio mentre ondeggiavamo i fianchi l';una sull'altro.
Ho ridacchiato e mi sono girata a guardare di chi si trattasse ma nella mischia non sono riuscita a distinguere nessuno.
Tra una sigaretta e l'altra si sono fatte rapidamente le tre ma nessuno di noi tre aveva fatto ancora colpo su qualcuno. Io avevo già il terrore che sarebbe stata un'altra serata a vuoto passata ad analizzare le differenze fra tutto quell'ammasso di gente e lui.
Ho aperto Instagram e ho deciso di pubblicare una storia, ma sì, fanculo, spero che tu la veda e che rosichi. Non lo farà tornare in ginocchio da te, ha sussurrato una vocina dentro di me. Non importa, almeno sa che la mia vita non finisce con lui, mi sono risposta.
Così ho inquadrato la gente e Davide che cantava le parole di una canzone molto sensuale. Ad un certo punto, non so neanche esattamente perchè, mi  sono resa conto che qualcosa stava cambiando. L'atmosfera stava diventando più amichevole e piacevole. Mi sono girata verso i miei amici per chiedere se anche loro avevano avvertito il cambiamento ma una ragazza mi ha presa per un braccio e sono entrata in lungo trenino di sconosciuti che si strusciavano l'uno sull'altro e cantavano parole indistinguibili. Ed è allora che l'ho visto.
Due fanali azzurri nell'oscurità.
Per un attimo sono rimasta paralizzata e non ho sentito più la musica, non ho sentito più nulla. Non mi ha sorriso e io non gli ho sorriso, ci siamo guardati e basta. Poi l'ho perso.
Davide mi ha ripreso dalla mischia e mi ha stretta a lui. Io ero ancora scombussolata.
Inevitabilmente ho fatto il confronto con lui. Entrambi hanno gli occhi azzurri, ma quelli di lui sono di un celeste opaco, ti seducono lentamente e con dolcezza; sono subdoli. Quelli che avevo appen visto invece erano terrorizzanti, loro non chiedevano di sedurti, ti entravano dentro e scavavano in profondità. Ti immobilizzavano; non potevi pensare. E così facevo, non pensavo più.
Mi aveva fottuto il cervello.
Davide mi ha abbracciato e mi ha girata di spalle, mettendomi le mani intorno al collo. Era piacevole stare così, era una posa abbastanza intima che mi potevo permettere solo con lui. Mentre pensavo a questo un raggio laser azzurro mi ha perforato di nuovo gli occhi.
Rieccolo.
La mia timidezza non mi ha mai concesso di sostenere lo sguardo di qualcuno per molto tempo, ma era diverso. In primo luogo avevo bevuto, poi era impossibile distogliere lo sguardo da quegli occhi. Dopo qualche istante ho iniziato a sentire una mano frugarmi dentro lo stomaco e un brivido segnarmi la spina dorsale. Sentivo Davide che mi chiamava ma io ero persa nello sguardo letale del serpente. Sentivo quasi il suo veleno lambirmi la pelle e bruciarmi ma la cosa non faceva che elettrizzarmi ancora di più. Davide ha allentato la presa e ci siamo spostati, non sono riuscita più a vederlo.
Ma io non potevo più fare a meno del suo veleno, era diventato già una droga per me. Mi sono sporta a cercarlo con lo sguardo, con gli occhi disperati. E l'ho trovato ancora una volta a fissarmi, stavolta però con una nuova consapevolezza.
Ha capito, mi sono detta.
Ha capito che lo stavo cercando, ha capito che sono in trappola.
L'ho visto allontanarsi e mi sono girata verso Davide. Devo spiegarglielo, mi sono detta.
Ma non ho fatto in tempo ad aprire la bocca perchè una mano ha afferrato la mia e mi ha allontanata da lui. Non ho avuto bisogno di guardarlo per capire chi fosse, sapevo che era il mio serpente.
Si ballava.
Ballavamo insieme ed era come se la musica si propagasse dai nostri occhi, il dolce e verde romantico dei miei occhi veniva travolto dalla sua marea di rovente ghiaccio.
Volevamo baciarci. Lo desideravamo fino allo spasimo, ma ci divertiva torturarci. Così; ci sfioravamo le labbra senza soffermarci, quando uno dei due cedeva e tentava di lasciarle toccare più del dovuto, l'altro si ritraeva.
Com'era letale il mio serpente.
Alla fine è successo, non so chi dei due abbia ceduto prima, forse all'unisono, ma non aveva importanza. Non esistevano più un ragazzo ed una ragazza, eravamo fusi. Io ero le scaglie della sua pelle squamosa, lui era i miei occhi ipnotizzanti e io ero il suo veleno.

Dopo due ore e mezza siamo andati via e non l'ho più visto.
So che si chiamava Francesco e che studiava economia.
So che ci sono poche possibilità che io lo riveda.
So che non lo dimenticherò mai.
   
 
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