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Autore: MeliaMalia    27/01/2018    5 recensioni
“Dimmi dove ti trovi” la incitò nuovamente.
Rey lo fissò con tutto il disprezzo di cui era capace. Assunse un’espressione determinata e tornò a sollevare il braccio, richiamando un oggetto davanti a sé. Forse la spada laser?
Il suo corpo venne travolto, sollevato e gettato a terra da qualcosa che lui non vide. La sentì urlare per il dolore, un suono che scese fin nei crepacci più profondi del suo animo oscuro e lì si depositò sotto forma di un incubo nuovo di zecca.
Il collegamento s’interruppe e lui rimase a fissare il pavimento di freddo metallo, teso come una corda di violino. Sudava freddo.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kylo Ren, Principessa Leia Organa, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DICIOTTESIMO.

“Era tuo amico?”
“Nei termini in cui si possa avere amici quando si passa al lato oscuro.” Fu la risposta che lui le diede, la quale significava tutto e niente.
La stava ancora tenendo stretta a sé. Rey provava disagio al pensiero di essere al centro d’un campo di cadaveri, e non riteneva quel luogo il posto ideale per qualche coccola rassicurante, ma Ben le sembrava così colpito dall’omicidio che era appena stato spinto a compiere che non ebbe il cuore di porre alcuna obiezione.
Vennero interrotti da un rumore a loro noto. L’arrivo di una navetta. La giovane fu in grado di percepire la potenza dei suoi occupanti prima ancora di vederla, così come il principe di Alderaan: coloro che stavano giungendo su quel mezzo erano dei mostri spaventosi, ancora più potenti di Fermor.
Ben la lasciò andare e alzò il capo in direzione del vettore nero in rapida discesa. Con un moto di orrore, la ragazza vide sul suo volto un’espressione che mai aveva osservato prima: resa incondizionata. Negli occhi dell’uomo vi era la chiara consapevolezza di essere destinato alla sconfitta.
“Sono in arrivo tutto i cavalieri di Ren” bisbigliò egli, posandole le mani sulle spalle. “Non ne usciremo vivi.”
La ragazza sovrappose le proprie dita a quelle di lui. “C’è sempre speranza.”
L’uomo sorrise e scosse il capo, evidentemente non molto concorde con la sua filosofia. “In questo momento, no.”
“Il pianeta può aiutarci.”
Ma il tempo delle parole finì lì: la navetta atterrò davanti a loro. Il portello si aprì e i cavalieri di Ren ne discesero. Erano due donne, un uomo e un ragazzino. Rey li scandagliò con la Forza, cercando di comprenderli meglio.
Con sua somma sorpresa, il bambino risultò quello più forte dell’insieme. A lui seguiva la guerriera dai capelli d’argento, l’uomo e infine l’altra donna. Nessuno di loro poteva sperare di sconfiggere Kylo in un duello individuale, ma l’essere in gruppo era la loro forza.
Elthyenne aggrottò le sottili sopracciglia, lanciando un’occhiata ai corpi dei soldati ma, soprattutto, a quello di Fermor.
“Ben” disse infine, soffermando il proprio sguardo felino sull’uomo accanto a Rey. “Non siamo qui in cerca di guai. E non vogliamo fare del male al tuo animaletto”
“Hai un animaletto?” domandò Rey. L’animaletto in questione.
“Di cosa stai parlando?” chiese invece Kylo Ren, minaccioso e possente come mai le era parso prima di allora. Era come se il pensiero di difendere lei lo avesse reso ancora più grande e potente. Sembrava una fiera pronta a lottare con le unghie e con i denti, sino al suo ultimo alito di vita.
“Ecco la ragazza” disse Syz, con un sorriso allegro. Fece un cenno di saluto alla giovane jedi, la quale esitò diversi attimi, prima di rispondere con una certa perplessità. “Credevo fosse più bella. Perché ti sei dannato tanto per una fanciulla del genere?”
“Beh” intervenne Raza, pratica. “Lui non è certo un uomo affascinante.”
“No, non lo è per niente” fece eco Elthyenne.
“Credo che abbia il suo carisma, è un tipo” intervenne Stermo, sprecando una delle poche volte nella propria vita in cui apriva bocca per un commento sull’aspetto fisico del principe di Alderaan.
Quest’ultimo era mortalmente all’erta. Rey vedeva il suo sguardo saettare su ognuno dei cavalieri ed ebbe quasi la sensazione di poter percepire i pensieri di lui. Stava calcolando le loro probabilità nello scontro che sarebbe esploso di lì a poco. A giudicare dall’espressione che gli corrucciava il viso, non erano molte.
“Abbiamo diritto a delle spiegazioni.” Elthyenne sorrise spavalda, sistemandosi una ciocca di capelli argentei con una mossa rapida e fluida. “Per esempio: cosa ci fai imboscato su questo pianeta in dolce compagnia dell’ultima allieva di Luke Skywalker?”
Non avevano speranze. Non contro tutti loro insieme. Presi separatamente potevano essere sconfitti, ma non così. Dovevano guadagnare tempo e Ben lo sapeva bene.
“Le cose sono diverse da come sembra” disse infine il principe di Alderaan, dopo aver attentamente meditato le parole da pronunciare.
“Non dirlo” avvisò Rey.
“Lei è mia prigionie…” proclamò Kylo Ren, beccandosi il più doloroso calcio allo stinco della sua vita. Boccheggiò dalla sofferenza e la guardò di sbieco.
Fu Syz a intervenire, muovendo un passo verso di loro e alzando le mani, in segno di pace. “Non vogliamo combattere.”
Kylo Ren non parve fidarsi di quelle parole. Rimase all’erta e pronto a scattare, un passo davanti a Rey. Il ragazzino sospirò.
“So che hai affrontato dubbi e paure, in queste ultime ore” mormorò ancora Syz, pacato. “E noi anche. Abbiamo tenuto conciliabolo a lungo, abbiamo discusso. E infine abbiamo deciso. Siamo stati trascinati in una guerra della quale non c’importa nulla. Vogliamo andarcene. Lasciarcela alle spalle. Speravamo” esitò, e guardò Elthyenne. Lei annuì. “Speravamo che Fermor capisse l’assurdità della cosa. E si fermasse. Ma è sempre stato così…”
Cercò la parola, ma non gli venne. Sorrise con tristezza e Kylo si ritrovò a fare la stessa cosa.
“Ben, noi siamo in partenza.” Lo informò Elthyenne, diretta com’era sempre stata.
“In partenza per dove?”
“Raza conosce un pianetino disabitato, all’angolo opposto della galassia. Un posto dove lato oscuro e lato chiaro della forza perdono ogni significato. Un luogo dove essere ciò che siamo e basta.”
Kylo Ren era il ritratto della sorpresa. Finalmente, dimenticò di rimanere sulla difensiva e si dedicò ad osservare i suoi compagni. Non li vedeva da parecchio tempo, ma erano diversi. La tensione tra Raza ed Elthyenne era ancora vivida, come un’energia elettrica che aleggiava nell’aria. Ma entrambe sembravano meno combattive, meno feroci. E così Stermo: silenzioso e metodico, il cavaliere di Ren gli parve adesso solo lo spettro di se stesso. Anche se quello che lo colpì maggiormente fu il sorriso sul volto di Syz: doveva essere giunto alla decisione che gli aveva comunicato dopo molti soliloqui carichi di ansie e sofferenza. Si sentì di capirlo. E lui non aveva dovuto affrontare un simile inferno con accanto il frutto proibito di un peccato che non poteva concedersi.
“Vi ho lasciati soli qualche mese” commentò, basito. “Cosa vi è successo? Non sembrate più voi.”
Syz allungò il collo, osservando ancora una volta Rey al suo fianco. “Senti chi parla.” Lo prese in giro, bonario.
La giovane jedi aveva seguito quello scambio di battute dapprima con apprensione, poi con un filo di speranza. “Stanno dicendo sul serio?” volle sapere, rivolta all’uomo al proprio fianco. “O è tutto uno scherzo prima di cominciare a farci a pezzi?”
“Non siamo soliti scherzare su argomenti di questo tipo.” Replicò lui. “Il vostro piano è… quanto più vicino all’idea di prossimo futuro che mi ero fatto io.” Ammise, rivolto a Elthyenne. “Ma le cose non possono andare come sperate voi. Non se volete coinvolgermi nelle vostre idee. Kylo Ren non può limitarsi a sparire.”
Elthyenne annuì a quelle parole. “Deve essere ucciso.” Completò il concetto al posto suo. “O Yazuuz continuerà a cercarti, senza darti tregua. Senza dare pace a nessuno di noi.”
Ben Solo chinò il capo, comprendendo dove stessero andando a parare. Poi, piegò le labbra in un sorriso. “Rey” sussurrò. “Ti piacerebbe avermi come tuo prigioniero?”
Lei lo guardò confusamente, non comprendendo cosa gli fosse balzato in mente. Ma i suoi compagni d’arme, abituati al suo modo di pensare, reagirono con prontezza, quasi fossero in comunicazione telepatica con lui.
“Useremo la navetta di Fermor.” Decise Elthyenne. “Carichiamo il suo cadavere e quello dei soldati. Dobbiamo far pensare che Rey sia sfuggita a una battaglia.”
“Allora dovremo farle male.” Argomentò Syz.
“Altrimenti non sarebbe credibile.” Annuì la donna dai capelli argentei. “Le rompiamo il naso?”
“Tanto per incominciare, sì.”
“Ben, non riesco a seguire nessuno di questi discorsi” Argomentò Rey, ben poco serena. “eppure sono certa che non mi piacciano.”
Il principe di Alderaan abbassò il volto, osservandola con intensità. Le prese le mani e azzardò una smorfia. “Dicevi di essere disposta a partire. Era vero?”
“Sì. Ma…”
“Anche se io non riuscissi a venire con te?”
“Ben” disse soltanto lei, la voce arrochita.
“Rey” Lui le passò una carezza sul volto, sfiorandole la pelle con un tocco impalpabile. “Credo sia giunto il momento di consegnarmi alla Resistenza.”
“Ben, ti uccideranno.”
“Sì, lo faranno. Indubbiamente.” L’uomo piegò il capo di lato, donandole uno di quei suoi rari e meravigliosi sorrisi. “Ma c’è sempre speranza, giusto?”
“Posso essere io a farle male?” volle sapere Raza, pratica. “Sono brava e originale in quanto a ferite.”

Il Generale Organa venne contattata di prima mattina, dopo una notte trascorsa insonne. Ormai dormiva poco. Forse a causa dell’età ormai avanzata o forse, più semplicemente, per i rimorsi che le rodevano l’anima a ogni ora del giorno e della notte. Un medico della Resistenza, una volta, le aveva prescritto delle gocce che l’avrebbero aiutata a dimenticare i dolori e rilassarsi, almeno per il riposo notturno.
Lei non le aveva mai prese. Un po’ perché non gradiva l’idea d’intontirsi con sostanze che avrebbero potuto minare, seppur di poco, la sua capacità decisionale. E un po’ perché riteneva di non meritare la pace.
“Generale” le fu riferito. “Una chiamata per lei. Privata.”
“Allora lasciami sola” sorrise la donna. Si trovava nel luogo dove stazionava più frequentemente dopo il centro di comando: la sua cabina affacciata sul placido scorrere del fiume. Non appena rimase sola, alzò lo sguardo sull’unico schermo della stanza, assumendo un’espressione sorpresa quando vide Rey.
“Generale” salutò la ragazza, nervosamente. Aveva un occhio nero e il labbro spezzato. Un taglio le attraversava il sopracciglio destro. “Ho bisogno di parlare.”
Leia intravide qualcuno, alle sue spalle. Un bel ragazzo dalle spalle larghe e dal naso importante. I capelli neri e il corpo ricoperto da una divisa scura. Il cuore le andò a mille.
“Ti ascolto.” Sussurrò, con la speranza nel cuore.


Non riesco a rispondere alle recensioni, anche se sono poche. Il prossimo sarà l'epilogo.
   
 
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