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Autore: VenerediRimmel    28/01/2018    0 recensioni
E una volta in cui è successo di proposito.
[Peter Parker & Wade Wilson - Peter Parker & Tony Stark - post!Spiderman: Homecoming & post!Deadpool]
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Questa storia è una traduzione di "Five Times Peter Parker and Wade Wilson Crossed Paths By Accident" che potete trovare su ao3
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deadpool, Peter Parker, Un po' tutti
Note: Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VI
 
Wade scosse la testa disgustato mentre lasciava scorrere sul suo telefono un altro articolo sul suicidio di Alice. Fottuti avvoltoi. I titoli principali "SPIDER-MAN LASCIA CADERE UNA GIOVANE DONNA DA UN EDIFICIO" e "IL MORTALE FALLIMENTO DEL VIGILANTE MASCHERATO DI NEW YORK" erano stati pubblicati su internet durante la notte. Fu ulteriormente infuriato nel vedere la sua vicina invadente citata in uno degli articoli.
Una testimone degli orribili eventi della scorsa sera dice la sua sulla situazione. "Secondo me, quella giovane donna sarebbe ancora viva se Spiderman non avesse interferito con il soccorso della polizia", ha spiegato Mabel Spencer.
Wade ripose il suo cellulare, sussultando al pensiero di quanto arduo potesse essere per il ragazzino affrontare quello stupido teatrino mediatico. Spontaneamente, vide Peter con gli occhi della mente, smascherato e devastato, mentre vomitava in un bidone della spazzatura in un vicolo abbandonato…
Scossa la testa nel mero tentativo di distogliere la mente da quella immagine, si vestì e uscì dall’appartamento per dirigersi al Sister Margaret’s.
***
"Citerò in giudizio ogni fottuto giornale di questa città per diffamazione", borbottò minacciosamente Tony, facendo il caffè mentre, come Wade, scorreva le pessime notizie sul suo telefono.
Tony interruppe la sua diatriba borbottata alla vista di Peter che emergeva assonnato dalla camera degli ospiti, stropicciandosi gli occhi.
"Hey," disse Tony con tono impostato e troppo allegro da fargli venire voglia di prendersi a calci. "Vuoi un caffè?" e senza aspettare una risposta, gli versò una generosa dose di caffè. Aggiunse poi una incredibile quantità di zucchero (senza crema, per lo meno), nel modo in cui sapeva piacesse al ragazzo.
Peter si accigliò per il comportamento leggermente maniacale di Tony, ma non disse nulla e accettò il caffè con gratitudine.
“Grazie, Signor Stark”.
Tony permise a Peter qualche sorso di caffè prima di aggiungere "Happy è già giù per riportarti da May, ma prima che tu vada c'è qualcosa di cui dobbiamo parlare."
Peter alzò lo sguardo su Tony senza nascondere l'espressione sconfitta di qualcuno che si aspettava il peggio.
Tony sospirò, posando la sua tazza di caffè. Sii diretto. Non girarci intorno. Era più facile a dirsi che a farsi. Tony non se la sentiva di aggiungere altro dolore sulla figura esile di Peter, ma non poteva permettergli di lasciare la base impreparato. "La stampa è stata ostile nei tuoi riguardi".
Tony guardò come Peter impallidiva prima che la sua espressione diventasse scrupolosamente indecifrabile. "Io… sapevo che sarebbe successo" disse Peter tranquillamente. "C'erano molti testimoni”,
"Non ti chiederò di non leggere gli articoli" disse Tony. "So quanto sia impossibile non farlo. Dopo quello che è successo a Sokovia... e in Nigeria... tutti noi siamo stati trascinati nel fango dalla stampa".
Peter annuì. Tony continuò. "Non ti dirò che non fa schifo perché fa schifo, ma lo supererai. La stampa andrà oltre. Lo fanno sempre. "
Peter deglutì a fatica, evitando gli occhi di Tony. "Grazie per avermi permesso di restare."
Tony gli diede una pacca sulla spalla. Desiderava poter pensare a qualcos'altro da dire, qualcosa di profondo e di sostegno che avrebbe fatto sentire meglio Peter, ma invece si accontentò: "Non c’è nulla da ringraziare, ragazzo".
 Finirono il loro caffè in silenzio, poi Peter tornò a casa con Happy.
***
"Hmm?" mugugnò Peter, rendendosi improvvisamente conto che Ned lo stava guardando aspettandosi una risposta.
"Ho solo chiesto se stavi bene."
"Sì, sì. Sto bene."
"Non stai bene."
Peter fece una smorfia. "Hai letto i giornali."
"Sì," disse Ned, aggrottando le sopracciglia. "Se vuoi parlarne..."
"Grazie, Ned," disse Peter, atono, in quella che sperava fosse un'evidente indicazione che non volesse parlarne.
Ned annuì, tornando al set di Lego che i due stavano costruendo nella camera di Peter.
Il tentativo di comportarsi normalmente con Ned e May aveva reso Peter esausto. Aveva ancora problemi a dormire, e quando dormiva aveva gli incubi.
La notte precedente, aveva rivisitato la scena del suicidio di Alice nei suoi sogni. Aveva allungato la mano per afferrare quella della ragazza soltanto per vederla scivolare dalla sua presa e schiantarsi al suolo sotto di loro. Gridando e cadendo a terra accanto a lei, l’aveva vista da più vicino soltanto per rendersi conto che non fosse affatto Alice, ma Zia May. Si era svegliato terrorizzato, inzuppato di sudore e tremando violentemente. Incapace di calmarsi da solo, si era insinuato nella stanza di May, aprendo la porta e ascoltando con attenzione fino a quando non aveva sentito il suono costante del suo respiro.
"Non credo che abbiano alcuna prova, legalmente," disse Ned pensieroso.
"Huh?" Chiese Peter.
Ned inarcò le sopracciglia. "Sai, il discorso sul registrare tutti i vigilanti."
Peter fece una smorfia al ricordo. Aveva letto quell'articolo così spesso che poteva praticamente recitarlo.
Le azioni di Spiderman hanno indotto alcuni a richiedere una rivalutazione dello stato attuale degli Accordi di Sokovia. Attualmente, gli accordi sono legalmente rivolti a tutti gli Avengers, una squadra specializzata ora sotto la supervisione delle Nazioni Unite. Tuttavia, con le segnalazioni dei vigilanti non registrati che agiscono in modo indipendente in tutto il paese c’è da chiedersi se tutti gli individui con capacità alterate debbano essere registrati per la sicurezza del persone.
Peter aveva visto altri articoli emergere che menzionavano Daredevil e Jessica Jones. Si mise le mani nei capelli al pensiero di creare problemi ad altre persone come lui. Ned aveva l'aria di essersi pentito di aver affrontato l'argomento, e in un tentativo disperato allungò l'ultimo Lego del set a Peter per permettere a lui di completarlo.
Quando Ned andò via, Peter si preparò per la pattuglia. Nei primi giorni dopo ciò che era successo ad Alice, si era rifiutato di uscire, credendo che farlo avesse solo peggiorato le cose. Ma poi sentire parlare dei crimini che avevano avuto luogo mentre lui era rimasto a casa, aveva fatto incrementare il suo senso di colpa e così, alla fine, aveva deciso di tornare – metaforicamente – a cavallo.
"Hai rilevato qualcosa, Karen?"
"Affermativo, Peter. C'è un appartamento che va a fuoco a diversi isolati da qui. Posso indirizzarti."
Peter seguì le direttive di Karen sull’incendio, giungendo con la vista a un piccolo condominio inghiottito dalle fiamme e chiaramente sopraffatto dai vigili del fuoco che lottavano per spegnere il fuoco.
"Mio figlio è ancora dentro!" urlava una donna mentre veniva trascinata fuori dall'edificio da due vigili del fuoco.
"Signora, l'edificio sta per crollare", disse con fermezza uno dei vigili del fuoco. "La stanza di suo figlio è bloccata da alcuni detriti. Stiamo facendo tutto il possibile per creare un percorso. "
Quando Peter lo sentì, fece un respiro profondo e chiese a Karen di guidarlo. Si assuefò al calore insopportabile e respirò fumo, usando la sua forza per rimuovere abbastanza macerie da infilarsi nella camera da letto del ragazzo. Peter trovò il bambino di sei anni miracolosamente illeso nel luogo in cui si era rifugiato, sotto il suo letto, e lo prese tra le braccia, tenendolo stretto. "Va tutto bene," disse.
"Va tutto bene, ti ho preso ora." Il ragazzo gli si aggrappò addosso, nascondendo il suo viso nella spalla di Peter, terrorizzato.
I pompieri si affrettarono a fare in modo che Peter uscisse fuori dall'edificio che diventava sempre più instabile, usando le loro asce per creare un buco più ampio tra le macerie. Mentre tutti fuggivano dall'edificio, un pompiere batté sulla schiena di Peter in segno di gratitudine mentre un altro prendeva il ragazzo dalle sue braccia facendogli indossare una maschera di ossigeno. La madre del ragazzo scattò verso di loro e abbracciò Peter così violentemente che pensò che avrebbe potuto spezzargli le costole. Peter la tenne in piedi mentre piangeva per lo sfinimento e il sollievo.
Si sentì bene con se stesso per la prima volta dopo Alice, mentre vedeva la madre e il figlio riunirsi.
Leggermente stordito per lo sforzo e il fumo, Peter uscì di scena tossendo, quando fu distratto da un rapido movimento alla sua sinistra. Voltandosi bruscamente, vide e riconobbe l'uomo che una volta era conosciuto come il diavolo di Hell’s Kitchen.
"D-Daredevil?" domandò Peter incredulo.
Daredevil si avvicinò a Peter, alzando le mani per mostrare che non era armato. "Spiderman. Ho bisogno che tu venga con me. È importante."
Peter si guardò attorno nervosamente. “Um-io...”
"Adesso, ragazzo."
Peter sospirò. Perché tutti pensavano che fosse un bambino? Era per la sua voce? Provò a farla sembrare più profonda... Avventatamente, seguì il richiamo di Daredevil camminando in un imbarazzante silenzio per quello che a Peter sembrò quasi un chilometro.
"Dobbiamo parlare" disse infine Daredevil una volta arrivati ​​in un magazzino fatiscente e chiaramente abbandonato.
Peter dondolò nervosamente da un piede all'altro. "Io-"
"Che succede?" Disse una voce familiare da dentro il magazzino. "Pensavo che ci incontrassimo da soli."
"Non l'ho mai detto", disse Daredevil con evidente esasperazione. "Questo riguarda anche lui."
Peter rimase interdetto quando Wade venne fuori dal magazzino, sembrando altrettanto scioccato nel vedere Peter come Peter lo era nel vedere lui. Si voltarono tutti verso una donna magrolina con capelli neri, stivali da combattimento e jeans strappati che si stava unendo a loro, incrociando le braccia con un'espressione leggermente annoiata.
"Hey, Spiderman", disse infine Wade. "È molto tempo che non ci si vede."
Peter provò un senso di gratitudine per il fatto che Wade non avesse usato il suo nome. Lui annuì. "Deadpool", disse.
"Voi due vi conoscete?" Chiese Daredevil.
"Non proprio," disse Wade impacciato. "Ma ci siamo incontrati."
La donna si schiarì la voce. "Se abbiamo finito con i convenevoli, puoi dirmi perché sono stata invitata?" Fece una pausa per un istante. "Scusatemi, ho dimenticato la mia maschera a casa" aggiunse sogghignando.
Daredevil annuì come se stesse raccogliendo i pensieri. "Penso che tutti abbiate letto i giornali di recente," disse tranquillamente.
Peter arrossì, indietreggiando involontariamente.
"Intendi la merda riguardante il registrare ogni vigilante?" Chiese Wade. "Per favore dimmi che non è per questo che ci siamo riuniti. Non sono nemmeno un vigilante. Sono un mercenario. "
Jessica lo guardò divertita. "Deadpool, giusto? Ho sentito che sei un cecchino piuttosto sveglio".
Wade si limitò ad annuire. "E tu devi essere Jessica Jones. Bel lavoro con Kilgrave. Sono un fan di chiunque riesca a spezzare colli a mani nude. "
Peter trasalì a quell'immagine, guardando sorpreso verso Jessica. Quella era Jessica Jones?
Daredevil aveva l’aria di chi stesse pensando che quell’incontro non stesse andando come aveva previsto. "Guarda, non mi importa se ti consideri un vigilante o meno, avrà comunque un impatto su ogni persona con poteri sovrumani e riconosciuta nel paese, molto presto. So da fonte certa che l'espansione degli accordi potrebbe arrivare prima di quanto pensiamo. Il segretario di stato sta forzando un po’ la mano per ottenere ciò che vuole. "
Gli occhi di Jessica si socchiusero. "Io non firmerò nulla", disse in tono teso.
"Hai attirato molta attenzione su di te dopo quello che è successo con Kilgrave", disse Daredevil seriamente. "Non riuscirai a tornare nell'ombra, se decideranno di fare pressione".
Jessica si oscurò.
Wade sbuffò. "Senti, io non opero legalmente in ogni caso. Io uccido gente per soldi. Non me ne frega un cazzo se decideranno di ampliare gli accordi".
Daredevil lo considerò per un momento. "Da quello che so, hai ucciso soprattutto criminali e assassini sfuggiti alla giustizia. Piuttosto selettivo sui tuoi lavori per essere un mercenario, no?"
Wade incrociò le braccia. "Pura coincidenza" disse, alzando gli occhi al cielo. "Accetto lavori che pagano bene. Qual è il punto?"
"Il punto è che per ora per i federali è molto più difficile di quanto valga la pena portarti dentro. Certo, quello che stai facendo è illegale… tutti noi agiamo illegalmente. Ma il modo in cui scegli i tuoi lavori, ti rende più di aiuto per loro che un ostacolo. Tutto questo scomparirà nel momento in cui gli accordi verranno espansi. Stanno facendo pressione sull’opinione pubblica per costringere a registrare tutti coloro che possiedono dei poteri".
"Beh, che peccato," disse Jessica. "Non possono buttarci tutti dentro."
"Potrebbero" disse in un sussurro Daredevil. "Hanno Tony Stark, Vision e War Machine. Hanno delle incredibili armi in fase di sviluppo che dovrebbero essere prodotte appositamente per rinchiudere quelli come noi. Hanno una prigione di massima sicurezza che chiamano la Zattera."
"Come fai a sapere tutto questo?" chiese sospettoso Wade.
"Te l'ho detto... ho una fonte."
"Stronzate," disse Jessica. "Dicci come lo sai o me ne tiro fuori"
"Mi dispiace," sbottò Peter, incapace di sopportare ancora tutto quello.
I tre smisero di parlare, girandosi verso di lui con aria confusa.
"Uhm" balbettò Peter, diventando rosso sotto la sua maschera. Tentò coscientemente di abbassare la sua voce di poche ottave. "Lo so- che sono io- il motivo per cui stanno facendo pressione sull’ampliamento degli accordi. Dopo che... sì... ho lasciato morire quella donna. "
I tre rimasero in silenzio.
"Te l'ho detto, ragazzo," disse Daredevil. "Cercano di far pressione su tutto questo da molto tempo. Quello che è successo con te è solo ciò che stanno usando ora per ottenere consensi dalle persone".
Jessica annuì. "Ho visto le cose che puoi fare", disse, la sua voce insolitamente compassionevole. "Mi sembra che questi bastardi ingrati possano prendere una pagina dal tuo libro e iniziare effettivamente ad aiutare la gente di questa città invece di scrivere cazzate su qualcuno che sta solo cercando di fare la differenza".
"Ad ogni modo," aggiunse Wade. "Quello che è successo a quella ragazza non è stata colpa tua. Sarebbe saltata giù con o senza di te. "
"Esatto," disse una quinta voce da fuori al magazzino.
"Ma che cazzo?!" esclamò Jessica sorpresa. "A quante persone hai detto che eravamo qui?" Chiese rivolta a Daredevil, che annuiva impercettibilmente alla quinta voce. "Capitano" lo salutò.
Capitan America raggiunse il gruppo. "Scusatemi se vi ho colti di sorpresa," disse, sempre cortese.
Jessica gli lanciò un'occhiataccia, incrociando le braccia. "Che cosa ci fa lui qui?"
"Volevi sapere la mia fonte," disse Daredevil.
"La tua fonte è Capitan America?!" gridò Peter.
"Spiderman", disse il Capitano, facendo un cenno a Peter. Peter si sentì distintamente imbarazzato per il ricordo del loro ultimo incontro, ma Steve non ne fece menzione. Invece si rivolse al gruppo in generale. "Gli accordi vengono estesi a tutti gli individui potenziati", disse stancamente. "Non è una questione di se, ma quando avverrà. Abbiamo bisogno di unire le forze se vogliamo opporci".
Il gruppo lo fissò in un silenzio attonito.
   
 
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