Ciao a tutti.
Lo so che ho altre storie in
corso, ma ho deciso di pubblicare questa cosa che mi è venuta in mente.
Questa storia l’ho scritta
soprattutto perché mi fa sorridere, e perché rigorosamente ispirata da una
storia vera (la mia).
Il proverbio che ho messo all’inizio
mi è piaciuto particolarmente, perché mi ricorda un po’ il rapporto di odio e
amore che c’è tra Usagi e Mamoru.
Spero che il racconto sia di
vostro gradimento.
Buona lettura
*Tremila yen sono poco più di venti euro
VOGLIO FARTI INGELOSIRE di Maryusa
Amore vede nettamente,
l’odio vede ancora più forte,
ma vede la gelosia acuta che è amore e l’odio al tempo
stesso
Proverbio arabo
Usagi se ne stava spaparanzata nel suo
letto a fissare il soffitto con aria sognante, pregustando tutte le cose
divertenti che avrebbe fatto quel giorno. I suoi genitori erano fuori città per
il loro anniversario, quindi poteva fare tutto ciò che desiderava. Innanzitutto,
doveva riposare come minimo per altre due ore; erano le otto di domenica
mattina, e per lei la parola domenica
significava soprattutto stare a letto fino a tardi. Alle dieci si sarebbe
alzata con calma e avrebbe sgranocchiato qualcosa, qualcosa di dolce, dei
biscotti, o ancora meglio, una bella fetta di crostata ai mirtilli; già aveva
l’acquolina in bocca. Poi, naturalmente, avrebbe pensato alla sua igiene
personale: doccia, capelli, denti; indossato qualcosa di comodo, e letto quello
shojo manga che aveva acquistato il giorno prima. Un’altra pausa per uno
spuntino, e poi videogiochi. Aveva deciso che quel giorno niente e nessuno le
avrebbe impedito di stabilire un nuovo record al gioco di Sailor. Una
pizza per la cena, e infine si sarebbe messa sul divano a guardare la TV fino a
tardi. Si prospettava davanti una rilassante giornata. Usagi sorrideva
compiaciuta del suo programmino, mentre si girava su un fianco e si avvolgeva
tra lenzuola rosa.
“Ehi
sorellina … sveglia! Non vorrai stare a poltrire tutto il giorno?” Dal tono
della voce, Usagi capì subito che Shingo non la raccontava giusta. Di solito
lui era solito chiamarla con altri appellativi: stupida, deficiente, a volte
anche stupida deficiente insieme. Sorellina
lo usava solo quando aveva bisogno del suo aiuto. Di qualsiasi cosa si
trattasse, poteva aspettare un paio d’ore. “Ti ho portato la colazione a letto.
Guarda, c’è la crostata di mirtilli, la tua preferita; ci sono anche dei biscotti
e il latte con il cacao.” Addirittura le aveva portato la colazione, la
questione era più seria del previsto. La colazione a letto le sembrava una
variante piacevole al suo programma, chissà perché non ci aveva pensato lei.
Certo, doveva sacrificare il suo riposo, ma in compenso avrebbe avuto più tempo
da dedicare ai suoi hobbies.
“Vieni
fratellino … accomodati” Usagi si
mise seduta appoggiandosi allo schienale del letto. Tutta sorridente osservava
Shingo che le sistemava il vassoio con la colazione. Per prima cosa agguantò i
biscotti e li mangiò, anzi li divorò, intingendoli nel latte. Poi toccò alla
crostata, se l’era lasciata per ultima. La portò al naso per percepirne la
fragranza, poi l’assaporò lentamente, in modo da rendere il più lungo possibile
quel momento estremamente piacevole. Ancora qualche sorso di latte, e infine si
ripulì dai rimasugli di cibo col tovagliolo.
“Davvero
ottimo! Ma, ahimè, qualsiasi cosa tu debba chiedermi, non te la caverai solo
portandomi la colazione” Usagi mise subito in chiaro le cose, se doveva
concedergli un favore, sarebbe stata lei a porre le condizioni.
“Ma
lo sai che sei la sorella migliore del mondo? Stamattina poi, hai una luce
particolare, ti trovo dimagrita … stai facendo qualche dieta?” Shingo era davvero
sfacciato; doveva essere un’enorme sforzo per lui fare dei complimenti alla
sorella.
“Piantala
peste! Dimmi piuttosto qual è il problema” Usagi non si faceva di certo comprare con qualche misero complimento,
però apprezzava l’impegno del fratello; quello della sua linea fisica era un
argomento che le stava particolarmente a cuore, e l’averlo tirato in ballo
stava a significare che Shingo stava per chiederle un grosso, anzi un
gigantesco favore.
Il
ragazzo si grattò la testa, cercando le parole giuste da adottare “Beh … si
tratta di una mia amica, Cindy.” Shingo divenne subito rosso, ed era evidente
il suo stato d’imbarazzo. “Devi fingere di essere la mia ragazza … voglio farla
ingelosire.”
Usagi
guardava il fratello sbalordita. Quella era la terza volta che le proponeva una
richiesta simile, c’era stata dapprima Carmen, poi Lory, e adesso era il turno
di Cindy. Perché fare ingelosire le ragazze? Non poteva corteggiarle come tutte
le persone normali? Com’era cambiato suo fratello. Era diventato una specie di don
Giovanni. Sì, sembrava notevolmente più grande rispetto alla sua età, e poi
era cresciuto soprattutto in altezza; ormai l’aveva superata, di almeno dieci
centimetri, o forse anche qualcosa di più. Com’era possibile, era accaduto
tutto nel giro di un paio d’anni; Usagi era arrivata al punto di pensare che la
notte, suo fratello, dormisse con i piedi in un vaso pieno di terra, e poi si
annaffiasse. Un’ipotesi molto fantasy, ma non riusciva proprio ad accettare che
adesso era lei la più bassa di casa. Una cosa positiva era che, lei e Shingo,
non litigavano più come un tempo, lui adesso aveva i suoi interessi, come Usagi
aveva i suoi. Avevano imparato a convivere pacificamente, per quanto fosse
possibile.
“Grazie
per la colazione, ma la mia risposta è no!” Usagi si riavvolse tra le lenzuola
“Chiudi la porta quando esci”.
“Dai
ti prego Usagi, ti giuro che questa è l’ultima volta … e poi dopo ti offro una XXL!” Shingo era determinato e non se ne
sarebbe mai andato senza una risposta positiva.
La
XXL era il premio che Shingo
riservava a Usagi per i suoi servigi. Si
trattava di una grossa coppa di gelato, con doppio strato di vaniglia e doppio
strato di cioccolato; ricoperta di granella di nocciole e sciroppo di
cioccolato, con una ciliegina sulla sommità. Da sempre la XXL era uno dei sogni
proibiti di Usagi.
“Questa
volta non te la caverai con una XXL, ne voglio almeno due!” Usagi aveva
iniziato a porre le sue condizioni.
“Ok,
avrai le tue coppe di gelato” Shingo credeva di aver risolto, ma non era per
niente così.
“Sai
fratellino, avevo in mente grandi cose per questa giornata, non ti lascerò
rovinare i miei progetti … e poi il ragazzo dei miei sogni potrebbe vedermi in
tua compagnia e pensare che io sia già impegnata, sarebbe una vera tragedia! Quindi,
se desideri davvero che io ti dia una mano, oltre alle due XXL voglio anche
tremila yen.”
“Tre
.. tremila yen! Tu sei una strozzina!”
“Beh,
hai fatto la tua scelta, mi dispiace ma non posso proprio aiutarti. E adesso va
via, voglio dormire.”
Shingo
tirò fuori il portafogli dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni. Scrutò
silenziosamente il suo contenuto. “Tieni … sono tremila yen! Adesso preparati,
ti aspetto di sotto.” Il ragazzo uscì dalla camera di Usagi sbattendo la porta
e borbottando.
Shingo
doveva tenerci molto a quella Cindy. Aveva portato la colazione a letto per la
sorella, le aveva addirittura dato tremila yen, per non parlare delle due XXL.
Questa giornata, per Usagi, si stava rivelando ancora più interessante di come
l’aveva organizzata.
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“Sono pronta!” Disse Usagi scendendo velocemente per le scale
“su su andiamo, e facciamo in fretta, forse riesco ancora a salvare i miei
piani.” La ragazza guardò Shingo con fare sospettoso “Sbaglio, o ieri eri più basso?”
“Fortunatamente
ho ereditato il gene dell’altezza. Tu invece hai ereditato … beh, sono sicuro
che qualche gene lo hai ereditato anche tu”
“Ha
ha … ricorda che non sei nelle condizioni di permetterti certe battute,
altrimenti addio accordo”.
Per
Shingo era meglio non esagerare, già ci aveva rimesso tremila yen “Signorina mi
concede l’onore di uscire con lei?”
Usagi
ci pensò su un attimo “mm … certo!” Afferrò sorridente il braccio del
fratellino e insieme si avviarono verso il parco di Tokyo.
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Mamoru
amava la domenica per un semplice motivo: il jogging. Non solo si teneva in
forma, ma, attraverso la corsa, riusciva a scaricare tutte le tensioni che
aveva accumulato durante la settimana. Solitamente andava a correre al parco;
lo considerava un posto calmo e rilassante, e poi, spesso sentiva la necessità
di trovarsi a contatto con la natura. Quella mattina, il parco era
particolarmente tranquillo; c’era poca gente, come piaceva a lui. Correre al
parco aveva i suoi pro ma anche i suoi contro; due erano le cose che non
sopportava quando praticava jogging: i bambini e le coppiette d’innamorati. I
primi erano dei veri pericoli pubblici, se li ritrovava spesso davanti durante
i suoi percorsi, spuntavano fuori all’improvviso senza alcun preavviso; la
corsa assumeva così vari aspetti di altri sport, tipo lo slalom, e a volte
addirittura il salto agli ostacoli. Le
coppiette invece, quelle erano l’altro problema. Mamoru non aveva nulla contro
chi si amava, ma gli scambi di effusioni amorose in pubblico lo infastidivano
parecchio, spesso provocandogli la nausea. Non capiva tutta questa negatività
nei confronti dei fidanzati, molto probabilmente, aveva semplicemente bisogno,
anche lui, di una ragazza, qualcuno che gli facesse scoprire finalmente la
gioia di amare e di essere amati; qualcuno da coccolare, qualcuno da baciare;
qualcuno come … Usagi. Usagi rappresentava il suo grande punto interrogativo.
Indiscutibilmente provava per lei una forte attrazione fisica; e poi, era una
ragazza divertente e solare, sapeva come farsi voler bene da tutti. Aveva
capito di provare qualcosa quando Usagi prese l’influenza; non la vide per due
settimane di seguito, un periodo lungo, dannatamente lungo. Sentiva il bisogno
di parlarle, anche solo vederla di sfuggita, stava quasi impazzendo. Purtroppo,
aveva impostato il loro rapporto sull’odio reciproco, in pratica
giocavano a farsi la guerra, ed era esclusivamente colpa di Mamoru; infatti,
per quello che poteva ricordare, era stato proprio lui il primo a iniziare quel
conflitto. Parlarne con Usagi era fuori discussione, e poi, nell’ultimo
periodo, la ragazza era diventata assai più indisponente. Le offese erano raddoppiate, triplicate
addirittura; lo mandava a quel paese almeno dieci volte al giorno. Ecco perché
non poteva confidarle il suo amore, sicuramente non sarebbe stato corrisposto,
e non poteva rischiare di compromettere quello che c’era tra loro. Quelle
battaglie erano tutto ciò che poteva avere da lei, e non ci avrebbe rinunciato
per nulla al mondo. Le avrebbe fatto la guerra per tutta la vita e ne sarebbe
stato felice. Quello era il suo modo di amarla.
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Usagi e suo fratello
avevano perlustrato in lungo e in largo il parco in cerca di Cindy, ma della
giovane ragazza neanche l’ombra.
Usagi era ormai stanca di
passeggiare “Ehi rompiscatole! Mi sa che ti è andata male, la tua amichetta ti
ha dato buca.”
“Innanzitutto non mi ha
dato buca, non avevamo un appuntamento”.
“È questo il punto,
perché non le hai chiesto di uscire? Perché farla ingelosire?”
“Se una ragazza è gelosa,
vuol dire che prova qualcosa … guardandola negli occhi potrò capire se e quanto
ci tiene a me. Comunque le mie tattiche di corteggiamento non sono affar tuo,
quindi stanne fuori!”
“Ok! Ma anche se la tua
Cindy non si fa vedere, io voglio lo stesso le mie coppe di gelato”
Mentre sorrideva alla sua
ingorda sorella, Shingo notò un gruppo di suoi compagni di liceo, tra quelli vi
era anche un’amica intima di Cindy, forse poteva ricavare informazioni utili.
“Ho visto alcuni dei miei
compagni, vado a chiedere se sanno dov’è Cindy … tu resta qui e non muoverti”.
Usagi si stava annoiando
a morte. Fortunatamente era certa che presto avrebbe messo le sue fauci su una
buona coppa di gelato, altrimenti, si sarebbe già data alla fuga. Mentre era
intenta a torturare un povero cespuglio, si rese conto che quel ragazzo che
faceva stretching a pochi metri da lei, altri non era che Mamoru, il suo
Mamoru. Dire che era innamorata di Mamoru sminuiva i suoi sentimenti. Lei lo
adorava, e poco importava se lui la trattava come lo straccio per la polvere.
Certo, anche lei spesso ci andava giù pesante con i complimenti, ma ormai, quella era la prassi. Aveva capito di amarlo
da pochi mesi: una sera lei lo prese in giro, e lui non disse niente; né
un’offesa, né una battuta cinica, niente di niente. Forse non era semplicemente
in vena di scherzi, fatto sta che Usagi ci rimase male, si sentì quasi morire
dentro. Ci mise poco a capire che si era presa una cotta. Da quel momento
imparò a nutrirsi e a gioire di quei momenti unici con Mamoru. Aveva anche ideato un codice segreto, ogni
insulto che rivolgeva al ragazzo significava qualcos’altro; ad esempio quando
gli diceva imbecille, in realtà
voleva dire bello, cretino stava per sexy, ti odio per ti amo, e infine vai a quel paese significava voglio
essere tua. Lei, lo mandava spesso a quel paese, eccome se ce lo mandava.
Con questo stratagemma divenne molto più semplice, per Usagi, insultare la
persona che amava, anzi insultare Mamoru divenne estremamente piacevole.
Naturalmente, confidare a Mamoru i suoi sentimenti era fuori discussione; se
lui l’avesse rifiutata, cosa molto probabile, sarebbe cambiato tutto, e lo
avrebbe perso per sempre. Litigando, poteva almeno stargli vicino.
“Niente da fare … una sua
amica mi ha detto che Cindy è rimasta a casa. Per oggi non ho più bisogno di
te, ma domani mattina ti farai vedere con me all’ingresso della scuola, sarà
quella la mia occasione per farla ingelosire. Ok? … Usagi? Mi stai ascoltando?”
“Sì si, certo” Usagi in
realtà era ancora distratta da Mamoru, mentre nella testa le balenava una
grandiosa idea. “Shingo ascolta, la tua tattica vale anche con i ragazzi?”
“Naturalmente”
“Bene, ho un lavoretto
per te … fingerai di essere il mio ragazzo”
“Posso farlo, ma rivoglio
indietro i miei tremila yen!”
“Al massimo posso
rinunciare ad una coppa di gelato, oppure domani mattina andrai a scuola solo
soletto!”
“Ricattatrice … ”
Non ci volle molto per
Usagi convincere suo fratello, lei era la sorella maggiore, e anche la più
astuta. Il suo obiettivo era quello di provocare Mamoru, doveva capire se c’era
un barlume di speranza con lui.
Mamoru riprese la corsa
andando in direzione dei due fratelli, che camminavano abbracciati, proprio
come una coppia di innamorati. Il giovane corridore riconobbe subito Usagi per
via della sua pettinatura. Usagi però non era sola, era con un ragazzo, e dal
modo in cui camminavano, capì che la loro non era una semplice amicizia. Usagi
aveva un ragazzo? Come era possibile, e come mai non ne sapeva niente? In quel
momento sentì come una pugnalata al cuore. Era ovvio, lo sapeva che prima o poi
sarebbe successo, che qualcuno gliela portasse via. E adesso cosa fare? Si
avvicinava sempre più e non aveva alcuna voglia di parlarle, e poi, cosa le
avrebbe mai detto? Decise infine di far finta di non vederla. Purtroppo per
lui, Usagi aveva in mente un piano ben delineato.
“Mamoru!” Esclamò Usagi. Mamoru le era passato accanto
senza nemmeno notarla, che insolente.
“Oh testolina buffa … sei
proprio tu!” Mamoru finse sorpresa. In quel momento voleva sparire.
“Mi sei passato affianco,
non mi hai visto?”
“Beh … quando corro
guardo dritto di fronte a me e non in basso!” Questa se l’era meritata, come
aveva potuto uscire insieme ad un altro?
“Bella questa … sei
davvero forte!” Shingo si era prepotentemente intromesso nei loro discorsi.
“Ah che maleducata …
Mamoru, ti presento Shingo” Sfacciata. Ma in fondo era quello il suo obiettivo,
far ingelosire Mamoru.
“Mi presento, io sono
Mamoru”
“Io sono Shingo, il
ragazzo di Usagi” Strinse ancora più forte Usagi a sé, come a dire che era di
sua proprietà. Ci sapeva decisamente fare.
Un’altra pugnalata al
cuore, ma doveva dimostrarsi superiore “Oh, mi dispiace, hai tutta la mia
comprensione.” Diede una pacca sulle spalle a Shingo. Come osavano le mani
insolenti di quel moccioso cingere la sua donna. Voleva massacrarlo. Purtroppo,
stava facendo la conoscenza di quel dannato sentimento che era la gelosia.
“Aspetta …” a Shingo
sembrò illuminarsi una lampadina nel cervello “non sarai mica quel Mamoru,
quello che da sempre prende in giro Usagi? Conoscerti per me è un grande
onore!” Shingo provava una profonda ammirazione per quel ragazzo che sapeva
bene come trattare quella rompiscatole di sua sorella; finalmente poteva
conoscerlo. Usagi non lo sopportava, chissà perché ora voleva farlo ingelosire.
Valle a capire le donne.
Questa poi … qualsiasi
altro ragazzo avrebbe preso Mamoru a pugni. “A quanto pare, la mia fama mi
precede!” Era comunque inutile per Shingo fare il simpatico, tanto lo avrebbe
strangolato lo stesso.
“No Shingo! È assolutamente vietato socializzare con il nemico!”
Usagi indicava Mamoru con l’indice. Suo fratello e Mamoru sembravano
intendersela alla grande, e lei si sentiva praticamente esclusa.
“Non fare l’offesa testolina buffa!” Shingo si era
abusivamente appropriato di quel nomignolo. “Dai andiamo cosi ti compro quella
coppa di gelato. Mamoru, è stato un piacere conoscerti … a presto.” Shingo e
Usagi si allontanarono. La ragazza lanciò un’ultima occhiata a Mamoru, ma il
ragazzo aveva già ripreso la corsa.
Quando
furono abbastanza lontani e la sagoma di Mamoru non era più visibile, Usagi si
staccò dal fratello e gli si parò davanti.
“E
allora?” Era ansiosa, doveva assolutamente sapere.
“Allora
cosa?”
“Mamoru
… è geloso?”
“Ah
…” Shingo fece un sospiro rassegnato, appoggiò entrambe le sue mani sulle
spalle della sorella “mi dispiace ma, quello non prova niente … non gli interessi”
Usagi
sgranò gli occhi, quella notizia le arrivò come una scarica elettrica da un
milione di volt “Niente di niente?”
“Niente.
Sono un esperto in queste cose e te lo posso assicurare … fattene una ragione!”
“Niente
…” disse impercettibilmente; un alone di tristezza avvolse Usagi. Delusione.
“Andiamo
a casa?” chiese educatamente Shingo notando il cambiamento di umore di Usagi.
“Casa?
E il mio gelato? Mi devi due XXL”
“Se
vogliamo essere precisi, te ne devo una sola”
Usagi
non disse niente, ma lanciò un’occhiata poco rassicurante. Aveva appena subito
una delusione amorosa, meglio fare il bravo fratellino e offrirle due coppe di
gelato, tanto, di solito riusciva a malapena a finirne una, figuriamoci due.
Tre!
Questo era il numero di XXL che Usagi aveva letteralmente divorato. In realtà
si sarebbe fermata dopo la prima, ma era arrabbiata e vulnerabile, e mangiare
gelato le sembrava un buon modo per affogare i dispiaceri. Le coppe sarebbero
state addirittura quattro, se non le fosse venuto un terribile mal di pancia.
Shingo l’accompagnò a casa, stava male e non era nelle condizioni giuste per
andare a spasso. Si contorceva nel letto in preda a forti crampi. Quel giorno
non avrebbe più letto il manga o giocato a Sailor;
la giornata poteva considerarsi conclusa, e non perché stava male, ma perché
Mamoru non provava niente per lei. Non aveva voglia di fare niente, solo di
starsene da sola con il suo dolore. Pianse; per la prima volta pianse per un
ragazzo. Eppure, le era parso che Mamoru avesse un certo interesse per lei, non
sapeva spiegarselo, ma aveva percepito qualcosa nel suo sguardo, che, nel bene
o nel male, tenesse a lei più di quanto volesse far credere. Ma non era affatto
così, suo fratello glielo aveva confermato, e chi meglio di un ragazzo poteva
capire un altro ragazzo?
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Testolina buffa? Come aveva osato quel piccolo mostro
chiamarla così. Quel nomignolo lo aveva ideato Mamoru … era suo. Nessun altro
poteva chiamarla così; nessuno. “Maledizione!” Mamoru non lo aveva solo
pensato, aveva urlato. I passanti lo guardavano diffidenti, come fosse un
pazzo. Odiava quel parco, doveva andare via di lì, subito. Corse come un
forsennato, aveva di sicuro stabilito un nuovo record, peccato che non ci fosse
nessuno a cronometrarlo. Affannato arrivò a casa e si tuffò sul divano, era a
pezzi, un bagno di sudore, non riusciva a muovere un solo muscolo. Rabbia.
Frustrazione. Delusione. Era quella la gelosia? Faceva male, molto male.
“Maledizione!” urlò ancora. Doveva trovare un modo per placare la collera che
aveva dentro. Decise di fare una doccia fredda, poi sarebbe passato al Crown,
magari parlare con un buon amico gli avrebbe tirato su il morale.
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Con
i capelli ancora umidi, Mamoru scese di casa; sembrava più calmo, stava
decisamente meglio. Arrivato davanti alle porte del Crown lesse un cartello: chiuso.
Come aveva fatto a non pensarci, era domenica, il giorno di chiusura.
Perfetto. Fortunatamente, Motoki abitava proprio sopra il locale, non avrebbe
di certo rifiutato la visita di un amico. Infatti, come
Mamoru aveva intuito, Motoki fu abbastanza lieto della visita inaspettata.
Entrambi erano seduti nel salotto di Motoki, stranamente silenziosi. Mamoru non
sapeva come iniziare il discorso. Motoki, invece, osservava l’amico martellare
nervosamente il tallone destro sul pavimento, ovviamente c’era qualcosa che lo
preoccupava; quasi aveva paura di chiederglielo.
“Mamoru … ti preparo del caffè?” in un modo o nell’altro doveva
porre fine a quel silenzio snervante.
“Usagi ha il ragazzo!” ecco, l’aveva detto. Conciso più che mai.
“Oh, allora è questo il problema …” Motoki pensò che non era più
necessario preparare il caffè. Si sedette accanto a Mamoru “dimmi allora, come
sarebbe che Usagi ha il ragazzo? Ne sei proprio sicuro?” A Motoki sembrava
strano che Usagi avesse una relazione con qualcuno; lui la vedeva praticamente
ogni giorno e se aveva una storia lo avrebbe sicuramente intuito.
“Li ho visti … camminavano abbracciati. E poi si è presentato
come il suo ragazzo. Si chiama Shingo.”
Shingo? L’unico Shingo che Motoki conosceva era … “Per caso era
un ragazzo castano, più basso di te, ma decisamente più alto di Usagi … un tipo
simpatico?”
“Sì … proprio lui! Lo conosci?”
“Ok Mamoru, arrivo subito … vado a preparare quel caffè” Motoki
si diresse verso la cucina. Non riusciva più a trattenere le risate. Mamoru era
geloso del fratello di Usagi. Perché mai Usagi glielo avesse presentato come il
suo ragazzo restava comunque un mistero. Forse voleva solo prenderlo in giro,
come al suo solito. Motoki sapeva perfettamente i sentimenti di Mamoru,
conosceva il suo amore segreto per Usagi. E adesso cosa fare, continuare con
quella farsa, o dire a Mamoru la verità? Non ci pensò molto, la via della
menzogna era quella che più gli piaceva. Vedere l’amico in preda alla gelosia
era abbastanza divertente; e poi era arrivato il momento che Mamoru si
svegliasse una volta per tutte.
“E così la nostra Usagi si è fatta il ragazzo …” Motoki rientrò
in salotto con due belle tazze di caffè fumante “non vorrei dirti te l’avevo
detto, ma, te l’avevo detto! Se tu ti
fossi fatto avanti con lei prima, non ci troveremmo in questa spiacevole
situazione.” Quanto adorava girare il coltello nella piaga.
“Motoki, sto andando fuori di testa” ed era vero. Mamoru non era
mai stato così teso e irrequieto.
“Forse fai ancora in tempo a parlarle”
“Parlarle? Per dirle cosa?”
“Beh … forse che la ami?” Ovvio no? “Arrivati a questo punto,
non hai più niente da perdere, la perderesti
comunque … è la tua unica possibilità”
“Sembra così facile … non so se posso farcela” Paura di fallire;
questo era il presentimento di Mamoru.
“Se non tenti, ti resterà soltanto un rimpianto … quello di non
averci nemmeno provato!” Motoki non riconosceva più il suo amico. Solitamente
Mamoru era una persona che non si arrendeva mai, e adesso gli sembrava di aver
di fronte solo un codardo. “So che i suoi genitori sono fuori città, potresti
passare da casa sua.”
“Hai ragione,” sì, Motoki aveva perfettamente ragione. “però,
domani raccoglierai i miei cocci” Mamoru sorrideva. Finalmente stava aprendo
gli occhi.
“Vai da lei … e parlale, dille cosa provi.”
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Mamoru
aveva preso la sua decisione, doveva andare da Usagi, aveva aspettato anche fin
troppo tempo. Improvvisamente qualcosa catturò la sua attenzione, non proprio
qualcosa, ma una voce, una parola, un nome … Shingo. Ancora lui? Si voltò di scatto, ed eccolo, il
suo rivale a pochi metri da lui. Chiacchierava spassosamente con un paio di
amici. Mamoru non era il tipo che ascoltava le conversazioni altrui, ma aveva
l’irrefrenabile bisogno di sapere con che razza di persona usciva Usagi. Si
avvicinò al gruppo di ragazzi; era abbastanza vicino per ascoltare la
conversazione, e poi il via vai di gente camuffava il suo appostamento, così da
non poter essere notato.
“Allora
Shingo … con Cindy come è andata? Hai messo in pratica la tua strategia?”
“È
crollata ai tuoi piedi confessandoti il suo amore?”
Dal
tono di voce canzonatorio, si capiva che quei ragazzi si prendevano gioco di
Shingo. Di quale strategia stavano parlando, e soprattutto chi era questa
Cindy, e perché doveva confessare il suo amore a Shingo? La questione puzzava
di marcio.
“È
andata male, anzi malissimo! Cindy non c’era ed io ho dovuto passare tutta la
mattinata con quella odiosa di Usagi. Per colpa sua ho speso metà dei miei
risparmi. Ho deciso che non la userò più per i miei scopi … o almeno, domani la
userò per l’ultima volta, e poi addio!”
Usare?
Mamoru non capiva se lo sconvolgeva di più sapere che Usagi avesse un ragazzo o
se quel piccolo pervertito la usasse per chissà quali luridi piani. L’ira stava
riaffiorando nuovamente in lui. Nulla gli impediva di prenderlo a pugni, era
quello che più desiderava, ma non poteva andare in giro a picchiare la gente.
Si allontanò, non voleva ascoltare più una sola parola. Doveva trovare una
soluzione razionale. Doveva parlare con Usagi.
Da
circa trenta minuti, Mamoru passeggiava nervosamente sotto casa di Usagi. Lui
era lì per dirle che l’amava, che l’aveva sempre amata, ma, lei aveva anche
tutto il diritto di sapere con che razza di ragazzo si stesse frequentando. Quello
Shingo era un perfetto idiota, e voleva solo sfruttarla, non era certamente il
ragazzo adatto a lei, non la meritava, non l’amava. Forse era meglio se le
avesse parlato solo di Shingo e taciuto i suoi sentimenti; sicuramente la loro
storia sarebbe finita presto e lui poteva così farsi avanti con lei. Vigliacco.
Stava per commettere ancora lo stesso errore, stava ancora evitando di dirle
ciò che provava. Che situazione complicata.
Mentre
restava col dito fermo sul campanello aspettando il momento propizio per
pigiare, Mamoru osservava l’unica finestra illuminata, molto probabilmente si
trattava della camera di Usagi. Chissà come avrebbe reagito Usagi dopo aver
saputo che il suo ragazzo voleva solo usarla. Forse si sarebbe messa a
piangere. Se amava quel ragazzo era inevitabile che versasse lacrime. Mamoru
non aveva per niente pensato a quella eventualità. Usagi, non avrebbe più
dormito quella notte, e sarebbe rimasta a letto a struggersi per quello Shingo.
Il solo pensarla in quella enorme casa, da sola, a tormentarsi, lo faceva star
male. L’ultima cosa che Mamoru desiderava era vederla soffrire. Era stato
troppo impulsivo, aveva pensato solo a se stesso e non a lei. No, quella sera
Usagi avrebbe dormito serena nel suo letto, coccolata dai suoi peluche e avrebbe
fatto sogni tranquilli. Se le doveva dire qualcosa, non lo avrebbe di certo
fatto quella sera. L’indomani mattina però le avrebbe assolutamente parlato, e
chissà, forse le notte gli avrebbe suggerito un modo dolce e indolore per darle
la notizia.
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“Sono un mostro!” Si
disse Usagi guardandosi nello specchio del bagno. Aveva gli occhi arrossati con
un paio di occhiaie abbinate. Aveva dormito, si e no, un paio d’ore; e poi
aveva pianto. Colpa di Mamoru, ovviamente. L’aver appreso di essergli
completamente indifferente l’aveva davvero afflitta.
“Usagi … vuoi passare
tutta la giornata in bagno? Muoviti o faremo tardi!” Shingo bussava impaziente
alla porta del bagno. Quella sarebbe stata la giornata decisiva per conquistare
Cindy.
“Ecco sono fuori … non
capisco tutta questa fretta, siamo in perfetto orario” finalmente Usagi si era
degnata di farsi vedere.
Shingo la fissava
sconcertato “Oh mamma … hai fatto, per caso, a pugni col cuscino?”
“Ho passato una nottataccia
… colpa del gelato” bugiarda.
“È solo colpa del
gelato o centra quel … Mamoru?” Shingo era più piccolo di età, ma non era di
certo uno sprovveduto, ne sapeva già qualcosa di pene d’amore.
“Mamoru? Puà, che m’importa di lui! È solo un pallone gonfiato” che
ipocrita.
La conversazione dei
due venne improvvisamente interrotta dal suono del campanello di casa.
“Vado io …” disse
Shingo “tu ritorna in bagno e sistemarti quelle occhiaie, non mi va di farmi
vedere in giro con un cadavere, che figura ci farei!”
Shingo scese di corsa
per le scale per andare ad aprire la porta. Chissà chi era; di solito a
quell’ora del mattino non ricevevano visite.
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Mamoru era all’ingresso
dell’abitazione di Usagi. Ormai aveva suonato il campanello, non poteva più
scappare. Doveva dirle di Shingo, prima che potesse ancora approfittare di lei.
Sudava. Sentì dei passi; era lei, era vicina. Poi sentì il rumore della
serratura della porta, che lentamente si aprì.
“Mamoru … sei tu” non
era Usagi, ma … Shingo.
Shingo? Che diavolo ci
faceva lì? Un terribile pensiero affollò nella testa di Mamoru: e se Usagi e
Shingo avessero … Non osava nemmeno pensarci. Mamoru aveva perso
momentaneamente la parola.
“Oh, sarai venuto per
Usagi … aspetta, vado a chiamarla” aggiunse Shingo allegramente “e non fare
caso alle sue occhiaie, ma ha passato la nottata in bianco”
Mamoru sgranò gli
occhi. La notte in bianco? No. I suoi presentimenti si erano improvvisamente
tramutati in realtà. Cosa aveva fatto quel porco alla sua Usagi? No, non era
vero; non stava accedendo realmente. Adesso capiva a cosa si riferiva quando
aveva detto che l’avrebbe usata per l’ultima volta. E lui, ormai era
arrivato troppo tardi; se solo la sera prima avesse avuto più coraggio, sarebbe
riuscito ad evitare tutto ciò. Adesso sì che Usagi avrebbe sofferto, ed era
tutta colpa sua. Mamoru formò un pugno con la sua mano destra; le nocche erano
tutte bianche, tanto era salda e stretta la presa. Senza neanche pensarci un
attimo, quel pugno era già nello stomaco di Shingo. Il giovane lanciò un urlo e
si rannicchiò a terra dolorante, mentre Mamoru andava via maledicendosi.
“SHINGO!” Usagi aveva sentito il fratello urlare e si stava
precipitando da lui. Shingo era a terra, tossiva. “Stai bene? Ma, cosa è
successo?” preoccupata, Usagi cercò di rimettere in piedi il fratello.
Shingo si rialzò a fatica, non parlava, era ancora tramortito
dal colpo. Fece un paio di grossi respiri. “Usagi …” disse massaggiandosi la
parte colpita “ti ricordi che ieri dissi che Mamoru non era geloso?”
“Si … e allora?” Usagi era confusa, cosa c’entrava Mamoru?
“Beh … mi sbagliavo su di lui” ammise Shingo, con l’espressione
di chi commette un errore per la prima volta “Mamoru è geloso … mi correggo lui
è il re dei ragazzi gelosi!”
“Stai delirando? Devo portarti da un medico”
“Calma è tutto a posto …” Shingo era stranamente sorridente “è
stato il tuo Mamoru a ridurmi in questo stato. Mi ha preso a pugni. A quanto
pare, la mia tattica non fallisce mai!”
“Perché ha dovuto fare una cosa simile?” Usagi era scioccata.
Mamoru che picchia suo fratello.
“Perché è geloso, ovvio. E quando mi ha visto sulla porta il suo
cervello deve essere andato in tilt.”
“Così, lui è … geloso!” Usagi sorrideva. Com’era possibile, quindi
Mamoru provava qualcosa per lei.
“Esattamente, e purtroppo … io ne pago le conseguenze”
“Oh no!” in quel momento Usagi realizzò meglio la situazione “Lui
non sa che sei mio fratello, ma crede che tu sia il mio ragazzo, e … ti ha
visto a casa mia! Chissà quale idea si sarà fatto” arrossì all’istante “Devo
parlagli … subito!”
“EHI, non puoi andare via così … abbiamo un accordo!” urlava
Shingo vedendo sua sorella sparire alla ricerca di Mamoru.
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Usagi correva con un
sorriso da ebete stampato sul volto. Mamoru era geloso e lei non poteva essere
più felice. Come un miraggio nel deserto lo vide all'improvviso in lontananza.
“MAMORU” urlò Usagi.
Mamoru si fermò all’istante, mentre lei lo raggiunse correndo. “Finalmente … io
devo … devo …” Usagi appoggiò le mani alle ginocchia, respirava a fatica;
quella corsetta l’aveva sfiancata. “Devo dirti, una co
… una cosa”
“Forse è meglio se ci
sediamo … sembri a pezzi” a pochi metri da loro, una comoda panchina li attendeva.
Usagi la prese letteralmente d’assalto.
“Allora cosa volevi
dirmi di così importante da corrermi dietro?”
“Beh …” Usagi non aveva
più l’affanno, sedersi le aveva fatto bene; ma in compenso adesso le sue gote
si erano tinte di un tenue rossore. “Hai preso a pugni Shingo!”
Mamoru spalancò gli
occhi “Ho dovuto!” disse afferrando le spalle di Usagi e fissandola
intensamente negli occhi “Usagi, mi dispiace che tu venga a saperlo così, ma
quel ragazzo è un farabutto … lui non ci tiene a te, vuole soltanto usarti”
Mamoru fece una piccola pausa “Quando l’ho visto sull’uscio di casa tua ho
pensato che ormai fosse troppo tardi e che lui avesse … insomma, hai capito …”
“Avesse fatto cosa?” il
leggero rossore del viso di Usagi divenne un rosso accecante “Oh no! Tu hai
creduto che io e lui … che schifo! Come hai potuto solo pensarla una cosa del
genere?”
“Fammi pensare …” disse
Mamoru incrociando le braccia ed assumendo un’aria di rimprovero “uno: è il tuo
ragazzo; due: era a casa tua, e Motoki mi ha detto che i tuoi genitori non ci
sono; tre: mi ha detto che hai passato la notte in bianco. Ho fatto solo uno
più uno.”
In effetti, Mamoru non
aveva tutti i torti; il suo ragionamento filava lisco. Ma Usagi doveva chiarire
una volta per tutte quella situazione equivoca. “Ascolta Mamoru, innanzitutto,
ho passato la notte in bianco a causa delle tre coppe di gelato che ho mangiato
ieri;” in realtà era quasi esclusivamente colpa di Mamoru se non aveva chiuso
occhi, ma decise di sorvolare quel passaggio “poi … Shingo non è affatto il mio
ragazzo. Infine, lui era a casa mia per un semplice motivo; perché lui è …”
Usagi si bloccò per un istante, fissava Mamoru negli occhi e non poté non
notare l’espressione sollevata del ragazzo nel momento in cui gli aveva detto
che Shingo non era il suo ragazzo. “Aspetta un attimo, tu sei davvero …
geloso!”
Adesso era Mamoru ad
arrossire “Io? Geloso? Andiamo, mi conosci bene, io non potrei mai essere
geloso” Usagi lo guardava divertita. Lui fece un sospiro rassegnato “Si vede
così tanto?”
“No, solo un pochino”
“Usagi io devo parlarti
…” quello era il momento giusto. Mamoru e Usagi erano soli, e lui poteva finalmente
confessarle il suo amore.
“Dimmi tutto”
Tante erano le cose che
voleva dirle, ma il suo cervello sembrava essersi concesso una piccola pausa.
Mamoru ebbe come un attimo di smarrimento. Il suo cuore iniziò a battere più
velocemente mentre iniziava a sudare. Nessuna parola uscì dalla sua bocca,
nonostante tutto riuscì a fare l’unica cosa sensata che gli venne in mente.
Afferrò il viso di Usagi tra le mani, e la baciò. Con quel breve ma intenso
bacio le aveva detto praticamente tutto; che l’amava e che avrebbe fatto
qualsiasi cosa per lei, compreso picchiare gli altri ragazzi, se fosse stato
necessario ovviamente.
“Dovrei aspettarmi uno
schiaffo?” furono le prime parole che disse Mamoru una volta separatosi da
Usagi.
“Perché mai … era una
vita che aspettavo questo momento” era vero. Usagi aveva capito di amare Mamoru
solo da pochi mesi, ma quel momento lo attendeva da sempre.
Il bacio che si diedero
subito dopo, fu più profondo, più consapevole. Desiderato come non mai. Si staccarono
a fatica, erano felici, finalmente entrambi avevano avuto il coraggio di
affrontare i propri sentimenti.
“Allora,” disse Mamoru
con aria birichina “mi vuoi dire che ci faceva quel tipo a casa tua?”
Usagi scoppiò a ridere
“Oh … è una storia divertente. Lui era a casa mia perché in realtà lui è …”
“USAGI!” Shingo aveva
interrotto il fatidico momento della verità “finalmente ti ho trovata, hai
ancora un piccolo compito da svolgere per me … ricorda che ti ho dato tremila
yen!” Shingo afferrò la sorella per un braccio allontanandola da Mamoru, il
quale osservava la scena senza capirci niente.
“Mamoru” continuò
Shingo, che ormai aveva praticamente sequestrato Usagi “per la storia del
pugno, sappi che anche io al tuo posto avrei fatto lo stesso, quindi non preoccuparti,
è già acqua passata. Mi raccomando però, tratta bene Usagi … sarà un’odiosa
rompiscatole, ma resta pur sempre mia sorella maggiore!”
Sua sorella maggiore?
Usagi era sua sorella? Beh, adesso tutto aveva un senso. Ecco spiegato perché
Shingo era a casa di Usagi, ovvio, era anche casa sua. Mamoru era rimasto più
che sorpreso. Sconcertato.
Usagi riuscì
temporaneamente a sfuggire alle grinfie di Shingo e si avvicinò a Mamoru; tirò
fuori un foglietto e glielo porse “Credo sia meglio che tu legga questo”
Mamoru prese il foglio.
“Perché?” tutto era chiaro, tranne una cosa; non riusciva ancora a spiegarsi la
farsa del finto ragazzo. Usagi alzò innocentemente le spalle, mentre suo
fratello gliela portava via.
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Mamoru rimase solo. Non
riusciva ancora a credere a tutto quello che era appena successo. Non poteva di
certo lamentarsi, finalmente non doveva più nascondere il suo amore ad Usagi.
Però, era avvenuto tutto in maniera talmente veloce che aveva ancora un po’ di
confusione in testa; c’era un solo modo per rilassarsi e chiarirsi le idee: una
bella tazza di caffè fumante. Andò al Crown dove lo attendeva il suo fidato
amico Motoki.
Motoki fissava Mamoru
divertito, non la raccontava giusta “Allora Mamoru … com’è andata col
fratellino?”
“Tu sapevi tutto!”
disse Mamoru sbigottito “Sapevi fin dall’inizio che Shingo era il fratello di
Usagi e non mi hai detto niente!”
“Strano io ricordo di
avertelo detto, o forse mi sarà sfuggito” Motoki era davvero molto ironico
“comunque mi ringrazierai dopo … ti porto un caffè?”
“Si, ti prego … uno
bello forte!”
Mentre Mamoru aspettava
il suo caffè, aprì finalmente il famoso bigliettino che gli aveva dato Usagi.
In cima al foglio c’era scritto: lista di insulti per Mamoru. Molto
rassicurante. Erano segnati, rigorosamente in ordine alfabetico, tutti gli
sgradevoli appellativi con la quale Usagi era solita rivolgersi a Mamoru.
Dapprima Mamoru rimase un po’ spaesato, si aspettava una specie di lettera
d’amore, e non un elenco di offese. Poi, leggendo più attentamente, notò che
accanto ad ogni parola, c’era una freccetta che portava ad un'altra parola, ma
non un insulto, bensì un complimento. Non ci volle molto per comprendere che
quello era lo stratagemma utilizzato da Usagi per fargli dei veri complimenti.
Lei gli voleva già bene e lui non lo aveva capito; e come poteva se continuava
a tartassarlo di offese. Mamoru continuò a scrutare quell’elenco alla ricerca
di una particolare parola, anzi un’insieme di quattro parole, che Usagi gli
ripeteva continuamente: vai a quel paese. Quando in fondo alla pagina
trovò quella frase e il suo nuovo significato, rimase piacevolmente sorpreso.
“Ecco il tuo caffè”
Motoki appoggiò la tazza sul bancone, mentre fissava Mamoru con aria curiosa
“Sei allegro, cosa stai leggendo di tanto divertente?”
“Oh, niente … c’è solo
scritto che sono un’imbecille e che dovrei andare a quel paese!” Mamoru
continuava a ridere spassosamente. Motoki non aveva mai visto l’amico
comportarsi in quel modo. Un bel cambiamento.
“Motoki ascolta …
secondo te, perché Usagi ha voluto farmi credere che Shingo era il suo
ragazzo?” quello, per Mamoru, era l’unico punto non chiaro; Usagi doveva
sicuramente averlo fatto per una qualche ragione per lui incomprensibile.
“Lo ha fatto per farti
ingelosire, possibile che non te ne sei reso conto?”
Certo, come aveva fatto
a non pensarci; voleva solo farlo ingelosire. Mamoru riprese a leggere la lista
di insulti, e questa volta rideva di gusto. Quante volte si era sentito dire imbecille,
stupido, scimmione … adesso quelle parole assumevano un significato
diverso, come la sua vita, la sua nuova vita con Usagi.
Fine.