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Autore: jk_krissica    28/01/2018    1 recensioni
Seokjin ci aveva trascinati tutti nella sua follia.
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Kim Taehyung/ V, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Salve... non ho decisamente alcun tipo di frase per cominciare in modo adeguato questa storia, una singola parola che dia la giusta impressione allo spettatore dietro lo schermo; forse sarà disinteressato, forse annoiato, o forse, come spesso mi capita di pensare quando guardo un video sui social media, una brutta copia di qualche insulso tirapiedi che non vede l'ora di vantarsi dei suoi imponenti viaggi. Starò dicendo stupidaggini, starò prolungando questa conversazione senza guadagnare nulla di buono. Temporeggio, ecco cosa faccio. Il mio obbiettivo è arrivare al succo di questo video. Video che mi sta facendo andare in palla il cervello e che, se non lo spengo subito, potrebbe farmi venire l'asma. Dovete sapere che l'asma non è una passeggiata da camminarci sopra con la bici, quando sei annoiato magari, quando hai voglia di inumidirti il viso con l'aria che ai miei occhi è gracile, delicata, pura; una purezza che si fa circondare da nebbia di gas, catrame, petrolio, e tutte quelle porcherie che, sempre, l'essere umano è deciso a lasciar andare. Lo sto facendo di nuovo, lo so, butto giù parole che non servono a nulla in questa scadente conversazione solitaria. Le persone potrebbero prendermi per pazza, una che spreca il suo tempo a parlare, parlare e parlare. Parlare di cosa? Di qualcosa, qualcosa che ho sempre voluto raccontare come fiaba al mattino invece della solita buonanotte nostalgica e cullante. Oggi è un giorno importante, uno di quelli in cui ti senti bene e vorresti buttare giù tutto quello che ti passa per la testa. Senza troppi ripensamenti. Forse è difficile da raccontare, ma c'è questa frenesia che mi fa sentire finalmente libera e decisa a parlare. E sì, lo sto facendo ancora. Sto perdendo solamente tempo, tempo sprecato, buttato tra questi minuti per voi insignificanti.

Sento continuamente piccoli passi percorrere il perimetro marmoreo del corridoio. Li sento durante le notti insonne, quelle finte, quelle che giocano con il mio cervello e non mi fanno dormire. Quelle che mi fanno svegliare la notte e mi fanno credere di essere osservata durante la notte da creature inesistente, cattive. Vogliono prendermi viva e no, non sono pazza. Io lo so che vogliono rapirmi e portarmi via. E ho paura, tanta paura. Ho paura della notte e dei mostri che si porta con sé. Non la finirò mai di ripeterlo, ma sto parlando di nuovo a vanvera. Mi perdo troppo nei vari pensieri. Credo spesso che quei passi provengano da loro, che corrano all'interno della casa per divertimento, che lo fanno solo per prendersi gioco di me. È colpa mia, solo colpa mia. È sempre colpa mia. Sono passati anni da quando è accaduto, anni in cui le melodie avevano iniziato a spezzarsi tra i tanti fiumi di lacrime. Le sentivo scorrere sulla mia pelle come se fossero stati realmente mie, quelle lacrime così delicate. Piccole gocce di infelicità che si insinuavano fin sotto la pelle e che laceravano tutto il corpo del portatore. Finché non è accaduto. 
In molti pensavano che ce l'avrebbero fatta. Ma così non era stato. Avevano perso tutto. Ma più importante avevano perso la loro anima. Si erano lasciati andare nella tristezza, da quel veleno minaccioso penetrato senza alcuno scrupolo all'interno della loro testa. E loro soffrivano, perivano come se fosse stata solo e solamente colpa loro. Si auto-distruggevano e si facevano del male. Seokjin era stato il primo.

Aveva segnato sul suo viso lividi indelebili, cucendosi sulla pelle cicatrici di insicurezza. Vedevo sulla sua pelle pentimento e angoscia, un farabutto che aveva ferite e si era ucciso con le sue stesse mani sudice. Non aveva altra scelta, se non quella di abbandonarci tutti e di lasciarsi alle spalle odio e peccato. Ma non era stato l'unico; io l'avevo seguito per puro gioco, per prendere le sue paure e racchiuderle insieme a quel carillon che gli piaceva tanto ascoltare durante la notte insieme a Yoongi. Il suo per sempre compagno di stanza. I miei occhi erano stati appannati dalla sua sofferenza. E quel sorriso crudele mi aveva schiaffeggiato in pieno volto per l'eternità. Ancora me lo ricordo e sinceramente non ci sto più così tanto male come prima. È un ricordo nitido, un incubo che pian piano svanisce dalla testa ma che se ci penso con ardore ritorna a salutarmi come un vecchio e buon amico. Ma diciamocelo: a chi piace rivedere i propri amici? Quelli che si nominano eterno ma che lasciano solo polvere sul proprio percorso. A me non sono mai piaciuti i miei vecchi amici, e, purtroppo, avrei dovuto far rifiutare il mio corpo a compiere quel passo per avvicinarmi ad Hoseok. Scontrare la sua schiena e chiedere scusa. Osservare quelle labbra a cuore e stuzzicare piacevole quel delizioso neo che si coccolava sul lato del labbro superiore. Mi pento di tutto e quei sensi di colpa sembrano non volere far la fine dei miei ricordi. Buttati da qualche parte nell'inconscio, a scavare la propria tomba senza mai più ritorno. L'avevo considerato uno dei giorni migliori della mia vita, ma avevo sbattuto troppo la testa per rendermi davvero conto di quello che sarebbe accaduto nei mesi a venire. Mesi in cui i sorrisi erano spesso dipinti su quei volti scarni dei miei nuovi amici. Artisti, se così potevo ancora considerarli. Non c'era bisogno di conoscerli, li avevo semplicemente salutati con la mano e poi me ne ero andata via, imbarazzata e con il cuore che mi calciava crudele i polmoni. E sì, i miei polmoni dolevano tanto e facevano piuttosto male. Questo me lo ricordo benissimo.

Seokjin era una persona davvero speciale. Giocava a carte la notte e beveva soju come una spugna colorata, il rosa lo rispecchiava benissimo. Labbra pallide ma contornate da un dolce burro-cacao alle rose, guance che avampavano allo sguardo indifferente ma scrutatore di Yoongi e due occhi che al sorgere del sole mostravano tenerezza e solitudine. Me lo aveva sussurrato nell'orecchio una volta soli nel loro bagno, il suo e quello di Yoongi, me lo aveva bisbigliato considerandolo un pettegolezzo che brulicava come le vene della sua mano e dispettoso: “Yoongi quella notte mi aveva lasciato un bacio sulla guancia, sussurrandomi dolci carezze di cioccolato. Ero impasto sotto le sue mani. Ero cioccolato sciolto sotto le sue attenzioni. Ma non dirlo a nessuno, o Jungkook si arrabbierà.” Non ero mai riuscita a capire le sue parole, mi viene ancora da ridere se ci penso. Lui parlava di un eterno bivio tra chimica di affetto e segreti mai narrati. Io ero il suo unico giocattolo da raccontare, una scatola di fotografie bruciate e dimenticate. E Seokjin continuava a parlarmi di Yoongi, di quella lunga notte passata tra desideri e qualcosa che non vi so raccontare. Hoseok è stato il secondo a cadere. Ma l'unico ad essersi rialzato nello stesso giorno in cui aveva capito che c'era qualcosa che non andava in Namjoon. Aveva sorriso, portandogli una fiore sui capelli e chiamandolo caffè al limone e tante altre cose che solo loro potevano realmente capire. Mi sentivo un fantasma a quei tempi, un ignoto. Ma loro mi parlavano, e quello mi faceva solo credere di essere ancora viva. Hoseok era tutto. Hoseok era niente. Hoseok era i residui di quel caffè mai finito, lasciato lì e poi lavato via da semplice acqua dolce. Ad Hoseok gli si era spezzato il cuore. Aveva sofferto giorni e giorni per quel aspro rifiuto che si rifiutava di uscire dalla propria stanza. Sentiva qualcosa nel petto, ma quel petto aveva smesso di funzionare ormai da giorni. Ancora lo sento quel respiro d'affanno dentro la cucina, dentro uno dei tanti scaffali posizionati a terra. E Namjoon e Hoseok erano accoccolati lì. Stretti tra le braccia dell'altro, a soffrire per la tragica mancanza. Perdere e distruggere, li avevano resi delle bambole di porcellana. Il primo impatto li aveva rotti in varie parti del corpo, il secondo non è da raccontare, mentre il terzo li aveva completamente distrutti. Briciole d'ossigeno, e il loro balbettare tra schiocchi di lingua li rendeva indescrivibilmente fragili. Io ero lì, ad osservare. Vedevo ma non dicevo niente. Vedevo e non dicevo niente. Ho visto tutto, senza dire niente. Li avevo lasciati uccidersi da soli.


Namjoon era stato un abile giocatore, un farabutto senza scrupoli che aveva deciso di svagarsi con la prima cotta solo per disidratare le sue abitudini via dalla pelle. Farle uscire e asciugarle con un semplice fazzoletto di carta. Come la casa che si erano costruiti: di carta. Pura fantasia dimenticata. E io temporeggio, ma non vi racconto ancora nulla.

Namjoon era un ragazzo talentuoso. Sapeva adeguarsi facilmente all'ambiente e sfruttare potenziali a suo piacimento. Ma il karma aveva voluto trascinarlo con sé, ingoiarlo vivo senza lasciar traccia. Namjoon era per sempre sparito, e nessuno si era mai chiesto il perché. Perché nessuno lo cerca? E la risposta era fin troppo semplice. L'avevano trovato legato a letto, legato dalle coperte e con lo stomaco aperto. Pezzi di vetro gli avevano diviso le budella. E nessuno si era mai chiesto il perché. Namjoon era morto, ma perché Hoseok non aveva versato neanche una singola lacrima? Tutti sapevano, ma nessuno aveva intenzione di dire niente. Io vedevo, e non ho mai detto nulla. È divertente, vero? I mostri, erano incominciati, dopotutto, a nascere da lì. Bramavo sapere e quella conoscenza mi si era ritorta contro. Divertente, vero?


Jungkook sputava spesso dentro il cestino dell'immondizia. Vomitava la bile e piangeva in silenzio, mentre ripensava a quel momento. Ma questo ve lo racconterò dopo, quando avrete finito di mangiare e soprattutto di pensare. Perché pensare non è mai come ci si aspetta di vivere. E io l'avevo imparato a mie spese.

Le sue lenzuola erano sempre fredde sul suo corpo. Gli veniva la pelle d'oca e di certo poteva fare concorrenza alla carta abrasiva. Quella sì che gli faceva male sulle braccia, e molto spesso mi chiedeva di passargliela sulle labbra fino a lasciar spazio al sangue. Che il suo percorso sia stato infinito o delimitato, solo Jungkook sapeva quando dover dire basta. Non diceva a nessuno dei suoi tagli verticali, non parlava con nessuno se non con se stesso. Jungkook parlava molto, ma non diceva niente di sensato. Era una pedina del suo stesso effetto, e si era lentamente fatto trascinare da Jimin dentro l'oblio. Jimin ne sapeva di certo qualcosa, ero lo hyung di Jungkook dopotutto. Lui conosceva tutto di Jungkook, e la notte, come Seokjin, scherzavano birbanti sotto le coperte. Ma Jimin era cattivo, sentiva le sue labbra di sangue contro le proprie e assaporava solo quelle. Jimin era un fantoccio, e Jungkook era il suo giocattolo umano. Avevano una relazione strana... anzi, non avevano alcuna relazione, la loro era solo... qualcosa. Jimin, sinceramente, faceva piuttosto schifo, e Seokjin lo rimproverava sempre. Mai una volta si era permesso di contraddirlo, Jimin a Seokjin, perché sapeva di poter fare la stessa fine di Namjoon, come quella notte. Sì, non era stato Hoseok ad uccidere Namjoon, ma potete solo sapere che è stata una sua richiesta. Seokjin era ancora un pettegolo, quindi non mi meravigliavo più di tanto. Vivevo dentro quella casa con loro ormai da anni, e purtroppo ho perso da un po' la cognizione del tempo. Non so nemmeno quanti anni ho per tutti i dati raccolti sulla loro vita. E sinceramente non mi interessa più...

Taehyung, invece, non era mai uscito dalla sua stanza. Aveva ben capito di doversi fare gli affari suoi per riuscire a scappare da quella prigione che Yoongi, in fondo in fondo, considerava casa. E mentre Jimin spezzava Jungkook, suo folle compagno di giochi, Taehyung si era avvicinato ad un apatico Hoseok. Ciglia lunghe, naso fine, e quelle labbra che, avendole già nominate, non perderò tempo a parlare di quanto erano state soffici a contatto con lei mie. Taehyung, infatti, ci aveva visto quella tiepida notte di qualche mese caldo. Il fresco che pungeva come ghiaccio sulla pelle e il caldo che faceva da contrasto al gelo dell'inverno. Forse inizierò a perdermi, e molto probabilmente non vi si sarà creata la giusta idea nella testa. Ma chi può comprenderla, oltre a me, che l'ho sperimentata sulla mia pelle come bollenti macchie d'olio? Nessuno, solo io, io e solamente io.

Yoongi aveva ricevuto un regalo da parte di Jungkook, e a quel tempo la notte si era tramutata in un improvviso giorno. La confezione di dolci racchiudeva solo terrore, occhi scavati che lo osservavano dal basso. Jungkook, per dirla in tempi brevi, si era stufato. Aveva parlato con Seokjin dei suoi problemi e Seokjin era venuto a parlare divertito con me. Da quel giorno porta sempre un sorriso di merda sulle labbra. Lo vedevo svegliarsi al mattino con gli angoli delle labbra rivolte verso l'alto e la notte osservare Yoongi durante il suo sonno, perché non ha nulla da fare, le sue mani sono già sporche di sangue e dormire per far sparire quelle terribili occhiaie dal suo viso non sembra dargli molto piacere. 
Non me lo state chiedendo, vero? Non mi state chiedendo come Jungkook si sia fatto prendere dall'euforia e abbia ucciso Jimin mentre si nutrivano l'un dell'altro sotto le trapunte? Non è vero? Era un fanciullino docile a quel tempo, le sue guance erano piene di grasso, rosse e bisbetiche sotto i tocchi di Jimin. Era il suo hyung preferito dopotutto, ma stupido com'era Jimin, si era lasciato raccogliere gli occhi dai suoi fori delicati, con quelle bellissime iridi dal colore scuro e uno sguardo, nonostante accattivante, gentile e piccolo. Jungkook era un ragazzino, dopotutto. Farsi influenzare da Seokjin non era stata un'idea proprio saggia.

Taehyung era ancora alla ricerca di qualcosa, qualcosa che solamente lui conosceva, e di sicuro non l'avrebbe mai trovato in Hoseok. Hoseok era morto su quel tavolo, sempre durante una delle tante notti, ma nessuno se n'era accorto fin quando non aveva deciso di smettere di mangiare. Perché lo avesse fatto? Continuava a domandarsi Taehyung, nemmeno il corpo di Hoseok lo sapeva. Si era semplicemente lasciato trasportare. E il suo viaggio non sarebbe mai tornato indietro. La decisione di Seokjin era legge per tutti: “Lasciate che il suo corpo si decomponga su quella sedia, e badate a non toccarlo. Potrebbe trascinarvi con lui nella follia”.

Il mal di testa era il cancro che non avevo mai avuto, nell'ultimo mese in cui dormivo ancora nel mio letto. Persisteva a farsi sentire nonostante tutte le medicine che avevo preso, ma era sempre lì. Sempre presente nella mia vita. Ora mi è passato, non del tutto ma mi è passato. Sento i suoi piccoli frammenti espandersi nuovamente nella testa. Ma il racconto dev'essere finito.

Un giorno, un giorno qualunque, avevo deciso di prendere della frutta dal congelatore del frigo, sì Seokjin non stava bene di testa e sciogliere tutto il cibo congelato era sempre noioso -e comunque capivo perché Hoseok si fosse ucciso, nonostante il suo corpo sia ancora lì, sento il suo odore qui sotto-, solo per scaldarlo nel bollitore insieme ad un piccolo asciugamano che, una volta nell'acqua, era diventato fradicio. Volevo creare una candela alla frutta per Yoongi, volevo che almeno lui non si drogasse di follia, ma Seokjin mi aveva scoperta e aveva deciso di infilare la mia testa nel frullatore, azionandolo e strappandomi qualche ciocca di cappelli.


Ancora continuava a parlarmi dei suoi pettegolezzi, nonostante la pugnalata che gli avevo conficcato nella schiena. Era così deluso da me, io che non gli avevo mai fatto nulla se non ascoltarlo... io non ero delusa da me stessa, perché ero riuscita lo stesso a preparare la candela per Yoongi. Vorreste sapere che fine ha fatto Yoongi? Penso sia anche semplice da capire. Seokjin aveva notato un piccolo avvicinamento tra Namjoon e Yoongi- ah no,
 

mi sono sbagliata... se voi mi vedeste adesso notereste che sto ridendo molto...
 

Jungkook si era avvicinato molto a Yoongi, e Yoongi faceva le fusa ad ogni sua carezza sulle braccia. Seokjin era ribollito dentro, rosso alle punta delle orecchie e denti aguzzi tra le labbra. Nessuno si era spaventato più di tanto e nessuno aveva detto mai nulla. Tutto era tornato alla normalità. Tutto silenzioso e nessun rumore che percorreva la casa. Ma Seokjin non era mai stato un tipo silenzioso. Avevo seguito le sue impronte sul pavimento, sporco di terra e tracce di fango. La sua stanza era segnata da un colore cremisi, abbastanza riconoscibile dopo tutto il sangue che avevo visto in quel asso di tempo. Ma no, Jungkook non era morto, Seokjin gli aveva lasciato solo un bigliettino intinto di sangue per avvertirlo, e non l'aveva ucciso perché per Seokjin, Jungkook, era un bravo alunno. Ma, il sangue non proveniva da nient'altro che l'orecchio di Jungkook. E se vi state chiedendo chi è il pianista più apprezzato da Jungkook, lo potete capire da soli. Non è così difficile come sembra. Yoongi non aveva mangiato il giorno dopo, la carne, e chi sa da dove proveniva, non era stata toccata, da nessuno se non Seokjin e il suo continuo sorriso di uno che la sa lunga stampato sul viso. Degli altri non gli importava, ma, come potreste ben capire, ci rimase male per Yoongi. Sperava apprezzasse almeno lui i suoi piatti abbondanti di possessione, ma così non era. E, Jungkook, quella stessa notte, venne gettato dal secondo piano della loro casa, ma non morì, rimase solo paralizzato a vita. Passarono alcune settimane, se non mesi, quella puzza di morto in casa iniziava a dare un pesante voltastomaco perfino agli occhi, e sembrava che solo io sentissi l'irrefrenabile voglia di vomitare. Avevo alzato la cornetta del telefono per chiamare la polizia e far spazzare via tutto l'orridume che avevo visto una volta per tutte. Ma il mio karma aveva voluto raggirare la mia fortuna: il filo del telefono era stato tagliato da quello che sembrava pressoché un tagliaunghie. Alle mie spalle una presenza, che il suo odore emanava terrore. Forse per paura che Seokjin mi scoprisse. Mi aveva trascinata nella sua stanza, sbattendomi contro la porta di quella camera mai vista e mi aveva chiesto milioni di volte scusa. Taehyung era rimasto per molto tempo nel dimenticatoio, confinato e nascosto nella sua stanza spaventato da Seokjin. Una volta legato i miei polsi, ed avermi visto piangere lacrime e lacrime di acqua salata, aveva raccolto una pinza e una forbice, e mi aveva tagliato metà lingua. Il sangue aveva riempito molto il mio stomaco, quella notte, e i miei singhiozzi disturbati non avevano mai cessato di esistere.

Seokjin aveva domandato più volte a Jungkook cosa mi fosse successo, ma Jungkook non sentiva bene e di certo non avrebbe potuto vedere qualcosa viste le condizioni in cui si trovava. La sua opzione era stata chiedere a Yoongi, ma Yoongi aveva da tempo una terribile influenza intestinale, e l'inverno non aiutava a migliorare le sue condizione. Aveva deciso di lasciarlo stare, e non disturbarlo. Chiedere al corpo di Hoseok non era possibile, Taehyung era stato dimenticato da lui, e, infine, mi aveva costretta a scrivere la mia cara sciagura su un pezzo di carta. Non avevo nessuna forza per dirglielo, con che coraggio poi. Taehyung l'aveva fatto per farmi stare zitta e non morire per mano di Seokjin, ma Seokjin era furbo e
spietato, la casa era sempre pulita dalle sue bravi mani e, in poco tempo, aveva capito tutto.



Nessuno degli altri aveva capito dove fossi finita, che cosa ne fosse stato del mio corpo. A Yoongi mancavano le candele di frutta. Jungkook mancava essere accarezzato di notte e a Taehyung mancava scorrazzare come una volta per casa.
 

Dove sono io adesso?
 

Mi trovo nel seminterrato della casa, Jimin e Namjoon mi stanno facendo compagnia durante i giorni, mentre la notte mi disturbano con il loro odore. Ma ho vomitato così tanto che ci sono abituata. Con una tastiera in mano, che può produrre una voce vocale, vi sto raccontando questa storia. Il video è completamente nero, così che voi non possiate mai vedere il mio viso rigato dalle stesse cicatrici indelebili di Seokjin, quelle che marcano il suo viso più in profondità. La tecnologia è divertente, dopotutto. E adesso è ancora notte. È sempre notte qua sotto e non si vede niente. Sento solo il freddo respiro di Namjoon accarezzarmi il collo e la testa di Jimin poggiarsi sulle mie gambe. 
Chissà se vi è piaciuta la storia, se avrà preso di soprassalto il vostro interesse. Seokjin, lo sento, ha appena aperto la porta e gli occhi mi fanno terribilmente male. Tiene tra le sue mani un vassoio di carne, sento il suo odore. Puzza tutto da morire. Mi sarà di nuovo difficile mangiare, ma lo farò solo per uscire da qui. Mi cerca ma non mi trova, a momenti accenderà la luce per scovarmi. Chissà se è ancora bravo a nascondino.

È stato divertente potervi raccontare questa storia e, mi raccomando, non raccontatela a nessuno.


Nota: E... niente. È scritta in modo strano~
  
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