Storie originali > Favola
Ricorda la storia  |      
Autore: Domenico De Ferraro    28/01/2018    0 recensioni
La Giornata Della Memoria
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
LA MEMORIA DELLA LUNA
 
di DINO FERRARO
 
 
 
La storia siamo noi ,siamo noi questo tozzo di pane,  questa strada che ci porta lontano oltre ogni muro, oltre ogni sogno. Siamo noi che viviamo ed amiamo che cerchiamo d’essere migliori , siamo noi che ridiamo e speriamo che un domani possa essere diverso da oggi. Un giorno qualunque  quando la notte   s’era dissolta con le prime luci dell’alba ,sorgendo  glorioso ad illuminare la vita puella che brama l’amore ed ingorda , assale se stessa , mite  sulle mille triste vicende della quotidiana esistenza , un uomo dall’aspetto  assai gentile  dal passato quasi sconosciuto  ,andava  per  la sua strada,  attraverso i pensieri  di mille e mille genti   di ogni razza , di ogni religione  al suo risveglio, improvvisamente s’accorse di aver perso  la  memoria ,non si ricordava  più chi fosse,  da dove veniva  ,quale era il suo nome . Incredulo  in quello stato confusionale  si mise a cercare la sua memoria ,la sua triste storia d’uomo qualunque ,uguale a Vincenzo ed Andrea  ma   ovunque andasse, vagando romito , incapace d’intendere chiedeva esausto  a chiunque  incontrasse,   persone o cose  chi  egli fosse  . Il quel suo stato di confusione , appicciato, appiccicato con dio ed altri idoli  l’uomo provò perfino, stanco di vagabondare , per molti continenti  senza  trovar risposta  alcuna di  chiedere alla luna  che  luminosa  , stava là nel cielo fosco  ignuda s’affacciava in quel misterioso universo,  beata nel cielo a sera  trapunto   di stelle, pallida e pura  splendida  nel buio  sopra la terra ,la luna l’ammirava muta e suadente  .  
Sai dirmi  vegliarda   luna , tu regina della notte chi sono io?
La luna  sbattendo delicatamente i cigli degli occhi  con voce  soave e dolce, colta  di sorpresa in quel momento   non sapendo effettivamente , cosa rispondere  a quella domanda gli  disse: 
Vorrei aiutarti ma vedi  son  tanto vecchia, così tanto da non  ricordare neppure io  chi sono , ne tanto meno rammento , confesso del mio  passato.
Il tempo ahimè ha ingannato anche me , mi ha lasciata sola per lungo tempo  è  passato cosi velocemente   che nell’oscurità  in cui sono immersa non ho potuto vedere   cosa ti è accaduto   per poterti oggi aiutarti .
Troppe cose  oscure non mi hanno permesso  di vedere cosa veramente , accadesse  sulla terra  impedendo  che la mia fioca  luce illuminasse quelle disgrazie  che  colpiscono  ogni essere vivente  nell’ore funeste. 
Poveretto che sono.
Non disperare.
Ed io piango per nulla?
Per nulla ? Sei Vivo tanto basta.
Vorrei essere un astro anch’io.
Sai che barba.
Sei propria bella.
Grazie.
Mi rifiuto di credere.
Non ridere allora.
Non sono cosi cretino.
Non seguire l’ira.
Mi bevo un caffè.
Forse è Meglio.
Ti ringrazio  comunque  proverò con qualcun altro   disse l’uomo  amareggiato e prosegui  per la sua strada recandosi  lesto da una stella assai luminosa .
E tu Stellina  che brilli lassù  nel cielo  sapresti  dirmi quale è il mio nome,   chi sono io ?
Bella domanda rispose la stellina , vorrei tanto aiutarti  ma credo di non essere in grado di farlo .
Perché mai?
Perché, perché, quanti perché.
Scusa.
Ecco non volevo.
Va bene non grattarti il capo.
Non sono io che mi gratto.
Allora chi dici d’essere.
Non lo so . Ti prego aiutami.
Beh con i baffi staresti meglio.
Io con i baffi mi prendi in giro.
No , sarebbe una prova di coraggio.
Ma io non ho paura, ma fuggo davanti al fuoco.
Prendi l’acqua dal pozzo.
Non ho sete.
Di conoscenza vive la nostra esistenza.
Ma sono figlio di nessuno.
Credi di essere l’unico a non capire.
Credo non vedo, non provo dolore.
Sei proprio un bel tipo.
Forse sono quello che sono.
Ecco hai trovato un indizio.
Veramente grato  bella stellina.
Vedi di non smarrire  la strada intrapresa.
Va bene stella ti saluto , non voglio farti perdere   altro  tempo prezioso. Così il  povero uomo  assai goffo di presenza  s’incamminò di nuovo per la sua strada , facendo  ritornò su i suoi passi  ,  andò a  bussare  ogni porta  che incontrasse , ogni  pubblico ufficio , palazzo civile , ogni luogo  di culto   che gli fosse  utile per ritrovare quella  sua  memoria perduta. Ma purtroppo la sua ricerca fu assai vana e in quella frenetica ricerca passarono giorni , mesi ,  anni . Con il passare  del tempo , guardarsi allo specchio  divenne sempre più faticoso , continuare  a  non sapere  chi sei , per il misero uomo  diventò   un gran problema. Quasi  un castigo  ,una colpa  non sapere chi fosse stato in  quella sua  antecedente esistenza,  trascorsa , chi sà in che modo.
Essendo solo , senza parenti , decise dopo tante peregrinazioni  
di far  ritorno  a casa  sua  l’unico luogo che egli conosceva e  di starsene finalmente  in pace ,  con se stesso   nella sua casa comodamente seduto  nella bella poltrona appartenuta  un tempo a suo nonno  ed aspettare  che  qualcosa tutto ad un tratto  avvenisse.  Aspettò un giorno, due , un mese   ed un anno  e forse più , attese  tanto che l’uomo  divenne tanto vecchio ,decrepito e debole. Il mondo s’era dimenticato di lui e lui del mondo  che gli aveva dato una vita difficile e ignara ,anonima a tal punto da perdere il ricordo di chi fosse , una vita  fatta di piaceri e piccole sciagure ,dignitosa  intrisa di  soddisfazioni che lui con coraggio  aveva affrontato ,una vita che gli aveva dato un nome che non ricordava   un amore ameno , immagini vaghe  d’un tempo trascorso nel bene e nel male . 
La memoria è un bene prezioso  storia di un individuo  che è parte d’un popolo  e noi siamo   prodotto di quel  passato , di quella   storia a volte  meravigliosa, malvagia , ingannevole  che  ci guida attraverso  una multietnica   realtà  , verso  un singolare destino.
Nel passato soltanto ,nelle opere compiute con senso  ,l’umanità acquista nozione e consapevolezza  di se stessa ,di quel che è  dei suoi valori   dei suoi errori ,la  fiducia nei suoi ideali e l’avversione,
 verso l’orrore delle cose negative e demoniache  che la insidiano che  spesso continuamente  si persegue  ignari lungo il corso  naturale  delle sue cose . Non bisogna mai dimenticare  il  proprio passato ciò che fummo , saremo , soli ma  attraverso l’amore   potremmo ritornare così  a credere  in noi stessi e nel rispetto  verso il prossimo , nel confronto con qualsiasi colore della pelle che veste il nostro essere saremo liberi del nostro peccato. Il vecchio così s’addormentò ,  con quelle riflessioni   provò a sognare ciò che un giorno  era stato ed  in quel dormiveglia  rivide per un istante  la sua  misera vita,  lo  scorrere di ella , attimo dopo  attimo  , nel ridere , soffrire , amare , sognare, credere ,rivide  quelle  intime emozioni  che lo resero felice  nel viaggio intrapreso. Incominciò così  a correre  ad abbracciare quelle  persone care,  scomparse per sempre  ,ma intanto che correva  prese ad avvicinarsi sempre  più  alla tetra  signora  della morte  .  Ed un  vecchio  come lui gli andò incontro  affondando i piedi nella neve   insieme  ad altri  suoi compagni di sventura,  spinto da una mano crudele  verso neri  forni infernali  ove danzavano le fiamme del purgatorio,  dalle terribili fauci dai denti aguzzi e gli occhi umidi di pianto  che continuavano a bruciare ossa e carne  ed emanare un forte lezzo, senza tempo che diveniva nera cenere , fumo intenso , nube oscura sul capo di chi attendeva il suo turno.
Si sentì chiamare  nel dormiveglia  : 
Compagno vienimi ad aiutare, questa pietra è troppo pesante .
Non c’è la faccio ad alzarla.
Vengo aspetta.
Presto ,corri son quasi allo stremo.
Vengo con ali di angelo.
Vieni con lacrime chiare.
Non lasciarmi solo compagno.
Vengo non arrenderti .
Lasso son perduto.
Muoio nei miei sogni.
Funesto destino.
Finestra che s’apre.
Angelo vieni.
Chiamatemi santo.
Son solo con la mia pietra.
Avanti compagno.
Non cadere di nuovo.
Ma là , su una oscura  scala  come una maledizione   un soldato   si  avvicinò   e lo colpì   con un bastone , ripetutamente con violenza imprecando contro il cielo.
Il povero  vecchio crollò  a terra distrutto e l’aguzzino gli disse :
Vedrai signor nessuno di massi ne porterai non  uno , ma due.
Ed il vecchio sofferente , rispose    con un filo di voce :
Ne porterò due ed anche tre , signore  non ho paura , son forte
e dopo sé  non sei codardo t’ imbatterai con me fino alla morte.
Ma quando giunse il suo turno trascinandosi  in lacrime
verso il varco il vecchio chiese  alla morte .
Signora la prego mi dica  chi sono io?
La signora in quel momento , angusto , sorrise ed in poco tempo
 si tramutò in un angelo di luce  e così gli rispose :
Povero caro , non piangere più ,  figlio mio e l’abbracciò 
baciandolo  sulla  sua rugosa fronte.
Il  vecchio ritornò  così ad essere di nuovo  un bambino , un pargolo roseo nell’innocenza riconquistata gli  ritornò  alla mente il suo  passato,  la sua esistenza  trascorsa,  riemerse in lui  come l’onda dal mare e  con  quei  ricordi  egli chiusi  gli occhi  dolcemente  addormentandosi   per sempre  tra le braccia d’un  angelo  immenso  che lo condusse  in cielo cantando  il cantico dei cantici.
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: Domenico De Ferraro