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Autore: PathosforaBeast    31/01/2018    3 recensioni
"Prevedere è semplice, è quello che ho sempre fatto. Avrei potuto salvarli. Avrei dovuto capire i segni per primo."
Un giovane Mycroft Holmes vive l'inizio della fine. E quel cerchio man man che si chiude assume la forma di un fiore.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eurus Holmes, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Flowers.
 
 






Il sole batte piano sui panni stesi al sole, il vento li muove impercettibilmente seguendo una musica strana. Se non avessi la mente così occupata, potrei persino riuscire a scriverla.
Abbasso il finestrino.
Mi piace sentire quel venticello sferzarmi il viso, passare tra le mie dita, scivolare sui miei polsi.
È  solo un attimo, giuro. Un singolo momento di libertà che posso permettermi in tutto questo.
Pensarci mi aiuta ad evadere dal silenzio che pesa sulla gola. Non ci è concesso parlare di questo eppure ogni volta che Sherlock non è con noi, si corre a ritroso. Perché c’è troppo poco tempo, lui ancora non ricorda nulla. E  vedere mia madre piangere perché tutto questo è assurdo, come poteva essere umanamente prevedibile, uccide.
Ma io ci sarei potuto riuscire. Prevedere è semplice, è quello che ho sempre fatto. Avrei potuto salvarli. Avrei dovuto capire i segni per primo.
Ho in me il genio ma riesco a sfruttarlo solo in teoria. Ogni volta che la vita cerca di darmi una prova la fallisco miseramente.
E queste ore in macchina sono pura tortura.
Devo macchiarmi del silenzio di morti, lacrime e disperazione perché non sono riuscito a prevedere nulla.
Ho fallito anche quest’altra volta.
Ho mandato al patibolo qualcuno perché sono un codardo.
Il vento mi abbandona i polsi e capisco che siamo arrivati. E piano, scendo e cerco di non calpestare l’erba con le mie scarpe nere lucide e mi avvicino.
Il nodo alla gola ritorna più prepotente di prima, faccio fatica a muovermi. Ho paura.
Ma questo è il prezzo che devo scontare per la mia pena.
Loro camminano davanti a me stringendosi la mano e faccio finta di non ricordare alla macchia di rossetto sul sedile di papà. No, non è il momento.
Abbasso la testa e continuo a trascinarmi tra gli angeli piangenti.
Conto i passi che distano da lei e un brivido mi sale lungo la schiena.
La sua tomba è sempre lì. Colorata, ricca di giochi e fiori. Come si addice ad una bambina.

 
Eurus Holmes
Sit tibi terra levis

 
Cauti, mi lasciano lo spazio per salutarla e poggiare l’ennesimo mazzo di fiori: dovrebbero sembrare un giardino per un piccolo angelo ma sono costretti a morire su del marmo senza riparo o qualcuno che li protegga. Mi allontano cercando di fare meno rumore possibile.
Nostra madre si getta a terra e si lascia andare in un pianto disperato. Non riesce a contenere quello che sta provando.
Gli occhi iniziano a pizzicare ma ricaccio tutto indietro e penso a Sherlock, all’aiuto che devo offrirgli, alla persona migliore che devo diventare. Più forte, pronto ad essere le spalle, la mente e il cuore ogni volta che lui non ce la farà.
Ogni volta che non ricorderà.
 
E un giorno, forse prima di quanto mi aspetti, guarirà.
 
 
 
 
 


 
Ti senti pronto ma non sai ancora quanto sei ignorante del mondo in cui stai vivendo.
Se la morte non stesse poggiando le sue lunga dita scheletriche sulle mie spalle, avrei la forza di sorridere. Ma esce solo una smorfia storta, di quelle che faccio quando vorrei dirti qualcosa di vero ma non ci riesco.
“Addio fratello mio.” Un pensiero corre veloce. “Niente fiori, una mia richiesta”
Non puoi ripercorrere i miei stessi passi.
E sento un battito cedere. La tua mano si fa più salda sulla pistola.







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