La prima
cosa che Sehun nota, aprendo gli occhi, è il magnifico
esemplare di sesso
maschile cui è avvinghiato e che dorme pacifico, disteso su
un fianco, faccia a
faccia con lui. Successivamente, Sehun realizza di avere
un’erezione in corso
che minaccia di bucargli le mutande. Solo alla fine riconosce il letto
e le
pareti familiari della stanza. Se non altro si trova in casa sua; ma in
compagnia di un perfetto sconosciuto uscito dritto dritto da una
rivista di
porno gay. Sehun si chiede come ci siano arrivati, come sia riuscito a
convincere un tale schianto a seguirlo fino al suo appartamento. Quanto
hanno
bevuto, esattamente?
Sprazzi di
ricordi, simili a flash luminosi, della notte precedente si fanno
strada nella
sua mente resa ovattata dall’alcol. Era ad una festa nel
locale di Yixing, sì,
dove girava parecchia marijuana. C’erano anche gli amici di
sempre,
presentatisi a coppie: Joonmyun e Kyungsoo, Chanyeol e Yifan, Jongdae e
Zitao,
Baekhyun e Minseok. Sentendosi soffocare da tutto quell’amore
da cui si sentiva
escluso, Sehun li aveva lasciati a pomiciare e ballare per dirigersi
verso il
bar e dimenticare la propria condizione di single triste grazie
all’ausilio di
qualche Tequila come si deve.
Raggiunta la
meta, per poco non era stato colto da infarto anzitempo. Un ragazzo
bellissimo
se ne stava riverso sul bancone, vestito solo di un paio di jeans a
sigaretta
che rendevano pienamente giustizia alle sue lunghe gambe ben modellate.
La
parte superiore del corpo (spalle larghe e bicipiti di squisite
proporzioni
inclusi) era -a prestare fede alle parole inebriate degli altri
avventori- a
disposizione di chiunque volesse concedersi un body shot. Sehun non ci
aveva
visto più. Ordinati due Tequila e una manciata di sale,
aveva approcciato
l’Adone. Con sua sorpresa, però, non aveva dovuto
attendere il proprio turno.
Sembrava infatti che, nonostante i numerosi sguardi interessati e
concupiscenti, l’avvenenza di Mr. Universo tenesse lontane le
persone anziché attirarle
come mosche sul miele.
Prima che la
serata fosse terminata, Sehun era arrivato a capire perché
gli altri ne fossero
in qualche modo intimiditi. Bere quegli shot servendosi della conca,
piccola e
adorabile, dell’ombelico di quello splendido giovane era
stato come gustare
l’ambrosia, servita in una coppa d’oro massiccio,
alla tavola degli dèi.
Un’esperienza mistica, quasi, e indubbiamente erotica. Aveva
assaggiato il sale
su quella pelle dorata, leccandone via i residui dagli addominali che
non avrebbero
sfigurato in un confronto con i nudi maschili delle statue antiche. Gli
era
parso di sentire l’altro ragazzo gemere, ma forse era stato
lui stesso. L’alcol
aveva presto fatto effetto; Sehun non avrebbe saputo dire quanto tempo
fosse
rimasto lì, a bere e intossicarsi di desiderio, sfiorando
quel corpo con la
lingua e le mani, e musica dubstep remixata come sottofondo.
Sehun
rischia nuovamente una precoce dipartita quando, sforzando i neuroni,
riconosce
nel tipo accoccolato al suo fianco lo stesso figone sul cui ombelico ha
formulato pensieri poco casti e ancor meno puri. E tuttavia lo stringe
ancora
di più a sé, incurante delle condizioni (pietose)
in cui versa il proprio
uccello. Gli viene spontaneo. Non vuole separarsi da lui. Con il cuore
in gola lo
osserva ritornare dal mondo dei sogni, battere le palpebre per
abituarsi alla
luce del giorno.
“Oh”
nei
suoi occhi di velluto cangiante si accende un sorriso. “Sei
sveglio. Ieri sera
mi hai dato questo indirizzo. Avevi le chiavi, quindi presumo che si
tratti
effettivamente di casa tua”. Non dà modo a Sehun
di replicare: “Io me ne sarei
andato via subito, sai, dopo essermi assicurato che dormissi. Tu
però mi hai
trascinato sul letto con te e mi hai abbracciato a mo’ di
koala” arrossisce un
poco. “Sei un ubriaco molto testardo. E forte, anche. Vai in
palestra?”
“Tre
volte a
settimana” biascica. “Posso sapere il nome del mio
salvatore?”
“Hai
ragione, scusa” sorride. “Kim Jongin. Piacere di
conoscerti, da sobrio
intendo”.
“Oh
Sehun.
Il piacere è mio, credimi. Come mai sei stato proprio tu a
riportarmi sano e
salvo a casa? Ero venuto con degli amici”.
“Ne ho
avvistato qualcuno, in effetti. Ma erano persino più
strafatti di te e non me
la sono sentita di abbandonarti al tuo destino. Senza contare che in
pratica siamo
stati cacciati dal locale con ignominia”.
“Sul
serio?
Perché?” Sehun davvero non lo ricorda.
“Atti
osceni
in esercizio privato, a detta del barista” Jongin si solleva
un lembo del
maglione e rivela un glorioso ventre tonico e cosparso di succhiotti
color
prugna. “Ti sei, uhm, lasciato prendere la mano con i body
shot” confessa
imbarazzato.
“Oh
Gesù,
che figura” mugugna, affranto. “Perdonami, non ero
in me. Avresti potuto
fermarmi, che ne so, rifilarmi una ginocchiata sulle palle. Non me la
sarei
presa”.
“Diciamo
che
nemmeno io ero del tutto lucido” sussurra.
A Sehun
sorge un dubbio atroce. “Aspetta, non è che- santa
miseria, non ti ho
molestato… spero?” balbetta. “So di
essere appiccicoso e smanaccione quando mi
sbronzo, ma-”
“Fidati:
in
tal caso ti avrei preso a botte, sobrio o meno” lo interrompe
Jongin. “Mi hai
stritolato un sacco, e in taxi ti sei aggrappato a me. Eri tenero. Non
hai
allungato le mani, te lo assicuro”.
“E
allora
perché ti ho costretto a passare la notte qui?
Perché non ti ho lasciato
andare?” incalza, senza tuttavia mollare la presa. Jongin
è un cuscino troppo
comodo.
“Mi
avrai
scambiato per il tuo peluche” ridacchia lui.
Sehun
aggrotta la fronte e lancia un veloce sguardo alle parti basse, in zona
subombelicale. “Temo di no. Un pupazzo non mi farebbe questo
effetto” e
accompagna l’affermazione infilando una gamba tra quelle
dell’altro.
La mossa
ottiene l’effetto desiderato: a Jongin sfugge un gemito
sorpreso, voluttuoso.
Una seconda occhiata conferma a Sehun di non essere il solo ad avercelo
duro
come un pezzo di legno.
“Ti
sei
strusciato un po’, prima di addormentarti” ammette
Jongin, la voce carica di
una nota sensuale che ben si sposa alla sua bocca soffice (e un pelo,
ma giusto
un filo, pornografica).
“Ti
è
piaciuto?” mormora Sehun.
Jongin
sbuffa. “Secondo te perché non me la sono data a
gambe per difendere la mia
virtù?”
“Immagino
che lo scopriremo presto” si sporge a parlargli
nell’orecchio, come fanno i
seduttori incalliti nei film. “Jongin,
posso…?”
“Siamo
eccitati come due babbuini in calore, genio. Se non ci pensi tu, giuro
che-”
Il resto
della frase viene inghiottito dalle labbra di Sehun. Durante quello che
è il
loro primo bacio, entrambi vengono attraversati da
un’epifania che è anche una
consapevolezza assoluta: non sarà l’ultimo. Il
calore, la gioia tranquilla dei
cuori che battono forte all’unisono, la timidezza, dita che
si intrufolano tra
i capelli e sotto la maglia, ad accarezzare lentamente porzioni di
pelle
insieme fresca e rovente. Si baciano per esplorarsi, ma è
come se si
conoscessero da tempo. Niente dell’uno risulta estraneo o
sgradito all’altro.
Le loro mani non incontrano ostacoli, gli spigoli sono smussati.
Sehun fa stendere Jongin sulla schiena, avviluppandosi a lui come edera
selvatica. Prova a spingere, impacciato dai vestiti. Jongin divarica le
gambe,
gli va incontro, solleva il bacino. I movimenti diventano fluidi, il
ritmo
serrato e inframmezzato da ansimi via via più frenetici. Non
dicono nulla. Preferiscono
fissarsi negli occhi, sorpresi, e lasciare che a instaurare un dialogo
muto
siano le loro mani, i sospiri, le invocazioni trattenute, le loro
labbra che si
cercano, i denti che aggrediscono giocosamente, le lingue che
assaporano.
L’orgasmo arriva prima per Jongin, che lo accoglie con il
capo rovesciato
all’indietro sul cuscino, la gola offerta come un dono, la
schiena inarcata.
Sehun trova sollievo nelle ultime spinte, meno languide e
più disperate. Vinti
dalle fatiche dell’amore, i loro corpi sembrano fondersi,
simili al bronzo, a
creare un’opera d’arte senza eguali.
“Cazzo”.
“Sottoscrivo”.
“E non
abbiamo neppure scopato” bisbiglia Sehun, colmo di stupore
reverenziale. È dunque
questo che si prova ad incontrare l’anima gemella?
“Ti
avverto,
non lo do mai al primo appuntamento” annuncia Jongin,
riprendendo fiato.
Si guardano,
una frazione di secondo eterno e luminoso. Scoppiano a ridere. Poi
Jongin si
sfila di dosso il maglione in un unico, elegantissimo gesto. Sehun, dal
canto
suo, non si è mai abbassato la cerniera dei pantaloni tanto
in fretta.
È
più forte
di me, non so scrivere p0rn (e quindi evito di farlo). L’importante è
prenderne atto.
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