L’automobile sfrecciava in mezzo alla campagna. Le ombre degli alberi erano arrivate ormai al loro limite, mentre, da dietro le colline, un ultimo residuo di luce crepuscolare dava addio al paesaggio, mentre in cielo comparivano i primi bagliori di stelle. Il vento, che aveva imperversato per tutta la giornata, si era calmato, lasciando il posto al silenzio.
La macchina, una Mercedes grigia metallizzata, proseguiva incurante, riempiendo il silenzio.
La radio era spenta.
L’uomo alla guida, sui cinquant’anni, alternava occhiate alla strada e alle carte sparse sul sedile del passeggero. Sì, l’aveva uccisa.