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Autore: JEH1929    04/02/2018    0 recensioni
"Perché, per quanto si cerchi di fuggire dal passato, di lasciarselo alle spalle, quello è sempre lì dietro l’angolo, pronto a richiamarti indietro alla minima deviazione.
Non posso sfuggire all’attrazione fatale di Neptune."
Fanfiction ambientata 5 anni dopo la fine della terza stagione, senza tenere conto del film e dei libri.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan Echolls, Un po' tutti, Veronica Mars
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Seduta sul divano di casa mia, con il mio ex fidanzato scomparso da sei anni e sua figlia addormentata e accoccolata sulle mie ginocchia, non mi sento esattamente a mio agio. Soprattutto considerando che Duncan continua a rivolgermi sorrisi gentili, mentre mio padre sbuffa e strepita, contrariato dal mio coinvolgimento in quello che è, evidentemente, il famoso caso nascosto perfino a Weevil. Inoltre la ragazzina, Lilly, assomiglia in maniera quasi inquietante alla omonima zia, tutta smorfiette, bronci e bizze varie, e questo non mi aiuta certo a superare lo shock di averla vista. Tranne quando sorride. Quando sorride emerge la dolcezza, la gentilezza e la timidezza di sua madre, Meg Manning, causandomi un doloroso groppo allo stomaco.
Quando finalmente riesco a recuperare il controllo e a farmi coraggio, attenta a non alzare troppo la voce per non svegliare la bambina, prendo la parola.
- Perché non me l’hai detto? – chiedo, non so esattamente a chi mi sto rivolgendo, ma, senza alcun dubbio, mi sento ferita, tradita. Da Duncan? O da mio padre?
- Mi dispiace…
- Non…
Sia Duncan che mio padre iniziano a parlare contemporaneamente, poi si interrompono e si guardano per qualche secondo. Mio padre fa un cenno con la testa, incoraggiando Duncan a parlare.
- Abbiamo pensato che fosse meglio per te non sapere nulla. Visto che eri a San Diego…
Non lo lascio finire.
- Ma adesso sono qui. – mi rendo conto di aver alzato leggermente troppo la voce, quando Lilly si agita sulle mie gambe, per fortuna senza svegliarsi.
- Non era il caso di coinvolgerti in qualcosa di così pericoloso, visto che lavoravi per Frank… - interviene mio padre.
- Il mio lavoro non c’entra niente. – protesto.
- Lo sappiamo, Veronica, ma conoscere l’ubicazione di un ricercato per rapimento e omicidio, nasconderlo e aiutarlo non è esattamente una cosa da poco. – risponde Duncan, calmo.
Lo studio per qualche secondo. Nel corso degli anni non è cambiato molto. Nonostante la barba che si è fatto crescere lo faccia sembrare leggermente più vecchio, gli occhi azzurri sono sempre gli stessi, la stessa mascella forte, il sorriso dolce. Mi sento strana: vedere qualcuno che si è cercato di dimenticare per non soffrire e di ricordare allo stesso tempo, perché dimenticare non era un’opzione possibile, mi rende leggermente instabile, come se non avessi il controllo della situazione, ed effettivamente mi rendo conto di non averlo affatto.
Cerco di ricompormi, prima di scoppiare in lacrime come una ragazzina. Veronica Mars l’imperturbabile, mi chiamavano, ma sono davvero così imperturbabile?
Alla fine riesco a fare un sorriso e Duncan sembra rilassarsi notevolmente.
- Raccontami, cosa hai fatto in tutto questo tempo? – chiedo alla fine.
Mio padre decide di lasciarci soli e, presa in braccio Lilly, la trasporta nella mia camera da letto, per poi chiudersi nella sua.
Duncan allora inizia a raccontarmi la sua vita negli ultimi sei anni. La fuga incessante, la vita in Australia, l’impossibilità di usare i propri veri nomi, la mancanza di casa, di Neptune, di me (arrossisco leggermente quando lo dice), perfino di Jake e Celeste, nonostante tutto. E di Logan, il suo migliore amico, che non aveva neanche avuto la possibilità di salutare. Infine mi dice di come sono stati duri gli ultimi due anni.
- Vivere nell’anonimato è spossante. Non poter mai avere un posto stabile dove vivere, veri amici di cui fidarsi, dei compagni di gioco per Lilly. Alla fine non ce l’ho fatta più, sia per me che per la bambina. È cresciuta nei racconti dei miei ricordi di Neptune. Hai visto come ti adora?
Sorrido, ricordando l’accoglienza esuberante riservatami dalla bambina.
- Alla fine ho contattato Clarence, unico legame che abbia vagamente mantenuto in questi anni per sapere qualcosa di casa, di quello che succedeva qui. Clarence mi teneva aggiornato su quello che accadeva ai miei genitori, a te, a Logan…
Quindi aveva saputo che ero tornata insieme a lui qualche mese dopo la sua partenza e anche che non eravamo durati poi molto.
Duncan fa una pausa, come per cercare di riordinare i pensieri. Stringe leggermente il bracciolo del divano con la mano destra, che ha le nocche un po’ sbiancate. Allora neanche lui è totalmente rilassato. Nonostante tutto, la nostra lunga conversazione mi ha fatto stare meglio, come se avessi davvero ritrovato un vecchio amico.
- Perdonami Veronica, per non averti detto niente del mio ritorno. Ma tuo padre e Clarence hanno pensato che, per il momento, fosse meglio che non sapessi nulla.
Fa di nuovo una pausa.
- No, in realtà avevo paura della tua reazione…
Alzo lo sguardo verso di lui e leggo un leggero tormento nei suoi occhi azzurri.
- Non sapevo se saresti stata contenta di vedermi, almeno quanto io sono stato contento di rivedere te. O se ti ero mancato almeno la metà di quanto tu sei mancata a me. – non mi guarda in faccia, ma adesso sta stringendo il bracciolo del divano ancora più forte.
- Duncan… - mi protendo nella sua direzione e appoggio la mano sulla sua, sorridendo.
In quel momento mio padre rientra nella stanza ed io mi scosto velocemente, ma lui nota la mia posizione e si fa indietro, scusandosi.
- No, Keith, aspetta. Mi sembra il caso di informare Veronica di quello che stiamo facendo. – lo trattiene Duncan, mentre la sua espressione torna ad essere del tutto controllata.
È sempre stata una persona molto controllata, eccetto nei momenti dei suoi attacchi peggiori, ma adesso, dopo anni passati a fingere di essere un’altra persona o addirittura di non essere nessuno, mi sembra che i suoi pensieri siano ancora più impenetrabili di prima.
Mio padre mi aggiorna velocemente sull’intero caso. Per quanto riguarda i Manning e l’accusa di rapimento della piccola Lilly, stanno cercando di rintracciare delle prove sul maltrattamento della sorella più piccola di Meg, Grace, che io e Duncan avevamo trovato chiusa nel ripostiglio sei anni fa. Hanno provato a rintracciare Lizzie Manning, che, per ora, si è rifiutata di parlare con loro.
- Potresti provare a parlarle tu? – mi propone Duncan.
Scuoto la testa.
- Lizzie non ha mai avuto grande simpatia per me.
Ricordo la ragazza bionda, totalmente diversa da Meg. Durante il periodo del test di purezza, l’avevo accusata di essere stata lei a rovinare la reputazione immacolata della sorella maggiore, ma aveva semplicemente dimostrato di volere molto bene a Meg, nonostante le differenze. Poi, mi ricordo quando mi aveva trovato nella stanza di Duncan, dopo essere andata a portargli il computer di Meg, ricoverata all’ospedale in coma, perché i suoi genitori non frugassero fra la sua roba personale. Mi aveva guardata come se fossi stata un grosso e orribile insetto da calpestare. No, non era proprio il caso che cercassi di parlarle io.
Per quanto riguarda, invece, l’accusa di omicidio di Lilly, di cui Duncan è ancora formalmente accusato, la situazione è più complicata. Le false prove, messe dagli avvocati di Aaron Echolls per depistare detective e giuria, complicano notevolmente la situazione, visto che, tra l’altro, il DNA di Duncan era chiaramente riconoscibile sulla scena del delitto. Tutto stava a dimostrare che le prove erano appunto state manomesse e questo non era affatto facile.
Alla fine, mio padre rimane in silenzio, in attesa che Duncan o io diciamo qualcosa, ma entrambi sembriamo senza parole. Alla fine Duncan si alza.
- Adesso è il momento che vada. – dice.
- Dove state? – chiedo.
- Al Camelot, unico posto dove passare inosservati.
Annuisco.
- Ah… Veronica…
Lo guardo, in attesa.
- Non dire niente a Logan del mio ritorno.
 
 
Il mattino seguente, ancora scossa per le rivelazioni di Duncan e per la sua richiesta di non dire niente a Logan, non me la sento proprio di affrontare una giornata di indagini. Decido che ho bisogno di parlare con Wallace, sia per chiarire una volta per tutte cosa gli sia successo, sia per tentare di calmarmi. Sicuramente non posso parlargli del ritorno di Duncan, ma la sua semplice presenza sarà sufficiente a tranquillizzarmi. E poi mi manca una bella chiacchierata con il mio migliore amico.
Mentre mi vesto, decido di chiamare Logan, per avvertirlo che oggi è meglio non vederci. Ricordando la mia ridicola uscita di scena di ieri sera, mi sento leggermente arrossire, ma decido di fare finta di nulla, è la soluzione migliore.
Logan risponde al secondo squillo.
- Ciao Logan, sono Veronica.
- Ciao. Stai bene? Ti sento strana…
Sussulto, chiedendomi come faccia ad aver capito che c’è qualcosa di diverso rispetto a ieri.
- Sì, certo, sto benissimo. – mento.
- Come abbiamo intenzione di agire adesso?
La domanda mi riporta con i piedi per terra e penso che non ho neanche avuto il tempo di riflettere su cosa fare adesso. In realtà non ne ho la minima idea.
- Forse dovremmo parlare con Ann Carley. – butto lì.
- Sì, penso che sia la cosa giusta da fare.
- Magari ci andiamo domani, oggi pensavo di trascorrere un po’ di tempo con Wallace…
- C’è un problema. – mi interrompe.
- Quale?
Penso che possa essere il fatto che Ann Carley lo detesta talmente tanto da non poterlo vedere e sicuramente non credo di andarle molto a genio neanche io. Non che il sentimento non sia ricambiato. Scuoto la testa, cercando di scacciare questo pensiero inopportuno.
- Ann abita a New York.
- Oh.
Problema molto più pratico.
- Possiamo prendere un aereo. – propone Logan.
- Ti ricordo il braccialetto alla tua caviglia. Non puoi muoverti da Neptune.
Logan impreca.
- Vedrò di andarci io. – rispondo, un’illuminazione improvvisa: se Ann Carley sta a New York, quale migliore occasione per incontrare anche la causa dei problemi di Wallace?
- Non so quanto possa essere una buona idea per te incontrare Ann da sola. È una tipa molto tosta.
Beh, anche io lo sono, penso, piccata. O forse è soltanto il fatto che vuoi rivederla, eh Logan? Altro pensiero inopportuno, che accantono velocemente, insieme al fastidio per le sue parole.
- Me la caverò. – e mi esce un tono più freddo del necessario.
- Ti prenoto un volo e avverto qualche mio conoscente di New York per farti arrivare ad Ann.
- Posso benissimo pensarci io. – di nuovo non riesco a controllare il tono.
Logan ridacchia, all’altro capo del telefono.
- Veronica, sono assolutamente certo che te la caveresti benissimo anche da sola. – dice, accondiscendente, o forse mi sta solo prendendo in giro. – Ma perché complicarti la vita quando posso rendertela semplice?
Sbuffo.
- E va bene allora, prenota un volo per domattina.
Sta ancora ridacchiando, quando riattacco il telefono. Stupidamente mi ritrovo a sorridere come un’ebete a mia volta. Scuoto la testa, scacciando il sorriso. Saluto mio padre ed esco, diretta a casa di Wallace.
 
 
Wallace è seduto sul divano vicino a me, mentre io sono accoccolata al suo fianco.
- Ricordi quando tua madre non mi sopportava e ti consigliava di starmi alla larga? – chiedo.
Un lampo divertito gli attraversa gli occhi.
- E poi ti trovò in reggiseno davanti a me quando per scherzo dicevi che quello avrebbe diminuito il mio punteggio nel test di purezza. – conclude lui.
Insieme, scoppiamo a ridere, al ricordo. Quando finalmente riesco a calmare le risate, decido di arrivare dritta al punto.
- Domani ho intenzione di andare a New York.
Lo vedo sussultare lievemente. Ma riacquista velocemente il controllo di sé.
- Mmh? E che ci vai a fare? – chiede, con aria fintamente indifferente.
- Logan dice che ci sta una sua specie di ex.
Wallace scoppia a ridere.
- Che c’è? – gli chiedo.
- Hai storto il naso mentre lo dicevi.
- Non è vero! – protesto.
- Invece è vero.
Gli lancio un’occhiataccia.
- E quindi vuoi andare a cavarle gli occhi perché è stata a letto con Logan? Sai, Veronica, penso che il compito che ti sei prefissata sia un po’ complicato…
- Eh?
- Perché dovrai cavare gli occhi alla metà delle ragazze d’America. – risponde, scoppiando di nuovo a ridere.
- Sai, ti odio quando fai così. – ma in realtà sto ridendo anche io.
È bello vedere il vecchio Wallace.
- No, Logan dice che Ann Carley potrebbe conoscere il codice del suo garage e quindi aveva modo di accedere all’auto la notte dell’omicidio.
- La ex di Logan è Ann Carley? – chiede, spalancando gli occhi.
- Non mi piace il tono con cui lo stai dicendo.
- Beh, tanto di cappello per Logan Echolls, se è riuscito a portarsi a letto Ann Carley. E stupido a non essere riuscito a tenersela.
Arriccio di nuovo il naso, involontariamente, e continuo, ignorando l’ultima affermazione di Wallace.
- Logan mi ha raccontato di averle parlato di me.
- Sì?
- E che quindi lei potrebbe sapere che il codice del suo garage è la data in cui ci siamo incontrati.
- Sì? – Wallace sembra molto ironico.
Aggrotto le sopracciglia.
- Che c’è?
Wallace scuote la testa, una traccia di sorriso ancora sulle labbra.
- Che idioti. – borbotta.
Decido di non approfondire l’argomento.
- C’è anche un altro motivo per cui vado a New York.
Wallace si fa improvvisamente serio.
- Penso che tu abbia incontrato Jackie l’ultima volta che sei stato lì con la squadra di basket.
Sentendomi pronunciare il nome di Jackie, sussulta di nuovo.
- Senti, Veronica, non…
- Lo so cosa vuoi dirmi, - lo interrompo, - “Veronica, non impicciarti” e potrei anche darti ragione, ma sono la tua migliore amica, dannazione, e sono anche un fottuto detective privato, quindi se tu non parli con me, io vado alla fonte del problema.
Durante tutta la mia tirata, Wallace continua a guardare un punto imprecisato sul pavimento. Alla fine alza lo sguardo ed è di nuovo lo sguardo triste degli ultimi giorni.
- Ho incontrato Jackie a New York. – ammette alla fine.
Poi fa una pausa, come per cercare le parole.
- È nei guai. Le ho proposto di aiutarla, ma lei mi ha respinto bruscamente, dicendo che non sono affari miei e che non vuole più dipendere da nessun altro. Io ho insistito, ma lei non ha voluto darmi ascolto.
Si interrompe di nuovo e mi guarda dritto negli occhi.
- Aiutala, Veronica, so che tu puoi farlo.


Ciao a tutti! Mi scuso di nuovo per l'enorme ritardo, ma la sessione invernale mi sta uccidendo. Ormai penso che tornerò a pubblicare regolarmente a marzo e che fino ad allora pubblicherò solo nei momenti in cui riuscirò a scrivere qualcosa, come è successo oggi.
Spero che il capitolo vi piaccia. A presto!
Ringrazio come al solito L Ignis_46
   
 
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