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Autore: giamma21    04/02/2018    1 recensioni
"Forse fu per l’occasione, o perché entrambi inconsapevolmente si erano avvicinati “quel poco in più”, che le coccole si trasformarono in baci, sfuggenti ma travolgenti, ingenui ma consapevoli, e in carezze tanto caute quanto pericolose. Logan aveva sempre rinnegato l’attrazione per il migliore amico, come mai si era lasciato andare? Aveva bisogno di amare, tanto quanto ne aveva Toby. Nessuno si aspettava che due anni dopo, due migliori amici sarebbero stati degli estranei."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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A Logan piaceva San Valentino, contrariamente a quanto diceva Toby era una giornata magica e misteriosa. L’idea che due persone festeggiassero l’amore reciproco che le univa, o che qualcuno semplicemente lo professasse all’altro, era dolce. L’ultimo anno della loro amicizia, quell’anno, i due ragazzi scelsero di passare San Valentino insieme. D’altronde erano amici e non ci sarebbe stato nulla di strano nel farsi compagnia. Quel giorno, Logan si fece portare a casa di Toby alle otto di sera. La giornata a scuola era stata emotivamente stressante. Se da un lato le coppie troppo sdolcinate avevano sempre turbato Logan, che non capiva perché fosse necessario usare così tanta lingua per un bacio, dall’altro lo incuriosivano. E il 14 febbraio era un manuale da cui imparare molto sugli innamorati. Le ragazze aspettavano i rispettivi cavalieri ai loro armadietti, leggermente appoggiate con la spalla (ma non troppo, perché secondo Vanessa non bisognava dare l’impressione di essere annoiate), fingendo di non aspettarsi nulla da quel giorno (sperando che il ragazzo invece lo facesse) e stupidamente in tiro. Quando la disinvoltura iniziale svaniva cominciavano i baci, bacini, gli abbracci, le tastate, tanto che la scuola diventava momentaneamente un bordello “vietato ai minori”.
-Guardone- punzecchiava di tanto in tanto Toby. La curiosità trasportava il ragazzo in altre dimensioni. Per qualche minuto i suoi occhi guardavano oltre i corpi, oltre San Valentino. Vedeva la bellezza dell’amore, vero o finto che fosse.
-Fanculo- rispondeva prontamente Logan, con un tono tra il sarcasmo e il disinteresse. Lui non sa, per lui è solo sesso. I due avevano parlato più volte delle relazioni, ma avevano idee contrastanti. Toby preferiva le cose veloci, anonime, spensierate.
-Anche l’amore può renderti spensierato- commentava l’altro, lasciando trasparire una nota di speranza. Voleva forse che l’amico cambiasse idea? Era stato ammaliato a tal punto da quei bacetti?
-Che ne sai tu? Non hai mai avuto una relazione, e di questi passi non me avrai una entro tempi brevi. “Devi uscire dall’armadio”-.
Logan si indisponeva a quel punto.
-A quale scopo? I tuoi non sono diventati dei genitori arcobaleno dopo che hai fatto coming out. Anzi, mi sembra che siano sempre più turbati quando ci vedono insieme-.
Quando si parlava dei suoi genitori, Toby non commentava molto. Non lo mostrava, ma Logan lo coglieva dalle sue espressioni: stava soffrendo, sia per come avevano reagito i suoi alla scoperta del suo orientamento sessuale, che per come lo avevano messo da parte.
Quella sera del 14 febbraio, tuttavia, non si parlò molto di coppie e amore. Logan e Toby restarono in camera a fare binge-watching. Si cambiava film o serie ogni quarto d’ora, ma non sembrava essere una cosa fastidiosa. Logan adorava stare sdraiato accanto a Toby, che ogni tanto lo coccolava, accarezzandogli la testa dolcemente.
Quei momenti purtroppo erano brevi, veloci e spensierati.
Forse fu per l’occasione, o perché entrambi inconsapevolmente si erano avvicinati “quel poco in più”, che le coccole si trasformarono in baci, sfuggenti ma travolgenti, ingenui ma consapevoli, e in carezze tanto caute quanto pericolose. Logan aveva sempre rinnegato l’attrazione per il migliore amico, come mai si era lasciato andare? Aveva bisogno di amare, tanto quanto ne aveva Toby. Se fosse stato uno sbaglio? Avrebbero affrontato le conseguenze. Nessuno si aspettava che due anni dopo, due migliori amici sarebbero stati degli estranei.
 
La tavola era imbandita con diversi tipi di pietanze. Da un lato spiccava un pollo arrosto dall'aspetto invitante, dall'altro una trionfante insalata contornata da pomodorini, salse e fette di pane. Mentre Vanessa, Trevor e la madre di Logan prendevano posto, tutti e tre rigorosamente in silenzio, Toby e l'amico ritrovato si erano spostati nella camera di quest'ultimo.
Logan era ancora in pigiama, e per non “sfigurare” di fronte a quel bizzarro e insolito pubblico si stava mettendo addosso una camicia rossa stile scozzese e un paio di jeans strappati. Nel frattempo, Toby passeggiava per la stanza squadrandone ogni dettaglio. I capelli lisciati di un tempo erano cresciuti, come se tagliarli non fosse più una possibilità. Strano, pensò Logan, quei capelli lo facevano dannare per ore.
-Sembra passata davvero una vita, cavolo- sospirò Toby, posando gli occhi sul comodino dove un tempo erano esposte le immagini del trio Vanessa, Logan e Toby.
-Succede questo quando sparisci senza lasciare tracce, no?- chiese Logan, sottolineando uno spruzzo d’ironia. Toby sussurrò una risata nervosa, che lasciava intravedere molto più rispetto ad una semplice sparizione.
-Spero che tu sappia che non è così, noi eravamo più di questo. È stato scelto dai miei genitori, e io non ero incluso nel loro comitato-.
-Quello che vorrei sapere è il perché. Ve ne siete andati quando avevamo più bisogno l'uno dell'altro, quando io avevo bisogno di una certezza. Dovevo sapere che non ero stato abbandonato dall'unica persona per la quale sarei anche morto!- sbottò Logan, stringendo i denti, trattenendo le lacrime negli occhi lucidi, tenendo bassa la voce per evitare di farsi sentire dal piano inferiore. Questo è il mio dolore, non il loro. Non sanno niente, non possono sapere. La loro vita va avanti, la mia è ferma a quella notte.
Toby si asciugò una lacrima dal viso e propose di raggiungere gli altri. I suoi occhi caldi come il sole al tramonto ora erano attentamente nascosti dietro le ombre del dolore che animavano il suo volto.
Mentre raggiungevano la sala da pranzo, la tensione tra i presenti cominciò a farsi tangibile.
La cena prese il via, con i piatti che passavano da una mano all'altra e gli occhi di tutti strettamente rivolti al cibo.
-Allora Toby, quando sei arrivato in città? Ci sono anche i tuoi?- chiese Vanessa, inarcando le labbra in un sorriso visibilmente forzato. Era comprensibile, dato che il padre di Toby aveva scelto il trasloco come soluzione per curare la sua immagine, già sufficientemente macchiata dagli atteggiamenti del figlio gay. Pensava sul serio che il ragazzo avesse delle colpe, che la sua sessualità lo avesse destinato ad una vita indegna e sbagliata. Quante stronzate.
-Sono arrivato ieri sera in realtà, da solo. I miei non hanno ben accolto l'idea di tornare qua, sai...- spiegò Toby, -Da quando ci siamo trasferiti, mi hanno sempre tenuto segregato in casa, non ci parliamo neanche tanto-.
Trevor intervenne, schiarendosi la gola, -E come mai tutto d'un tratto questa scelta di fare marcia indietro?-.
Toby lo studiò attentamente mentre elaborava la sua risposta. Si chiedeva cosa ci facesse lì Trevor, che era sempre stato un miraggio per chiunque nella scuola.
-Da quanto state insieme voi due, invece?- chiese poi a Vanessa, ignorando di proposito la domanda.
Lei lanciò uno sguardo a Trevor e entrambi sorrisero nervosamente, bevendo un sorso d'acqua.
Logan era curioso di sapere la storia di come Trevor e Vanessa fossero finiti a cena da lui tanto quanto Toby. Se non altro lo rassicurava sapere che il suo nuovo interesse amoroso non era morto per via di un tornado.
-Non stiamo insieme, io sono già impegnata. Trevor è un amico, mio e di Logan- spiegò Vanessa, sottolineando "e di Logan" con un sorriso compiaciuto in volto. Anche Trevor sorrise, tenendo lo sguardo basso, per non far notare la sua reazione. La ragazza si era agghindata per la cena e aveva arricciato i capelli bruni, che cadevano lungo le spalle accompagnati da un dolce profumo di pesca.
Trevor indossava una camicia bianca, decorata da piccoli cerchi blu, che definiva il suo petto muscoloso e le braccia possenti. Vanessa pensò che se non fosse stata fidanzata, ci avrebbe fatto un pensierino.
Logan finì di mangiare prima di tutti, colpevole un’improvvisa mancanza di appetito.
-Dunque le cose non sono cambiate molto qui. Logan single, Vanessa fidanzata, la città imprevedibile come al solito- commentò Toby sospirando.
Sembrava che durante la cena la tensione iniziale fosse sfumata, ma c'erano ancora troppi segreti e cose non dette. In particolare, Trevor avvertiva qualcosa che lo turbava, forse per la situazione nuova in cui si trovava o perché del ritorno di Toby mancavano pezzi d'informazione importanti.
Continuarono tutti con le chiacchiere e le battute dai messaggi velati, ma pareva che nessuno si lamentasse.
Dopo cena, mentre la madre sparecchiava con l'aiuto di Vanessa, Logan e gli altri due si spostarono in soggiorno. Lui sulla poltrona rossa, di fronte al divano dove sedevano loro.
-Da quanto siete amici?- chiese Toby ammiccando l'ennesimo sorriso a Logan.
Lui sbuffò e disse: -Da un po', perché ti importa?-.
-Sento che state nascondendo qualcosa-.
-Anche tu non sembri sincero al cento per cento- intervenne Trevor, guardandolo male.
Chi era Toby per apparire dopo un anno di silenzio e farsi gli affari degli altri con questa insistenza? L’amicizia, quello che c’era stato con Logan era terminato.
Toby ridacchiò, -Qualcuno è un pochetto suscettibile-.
A Logan non stava piacendo per niente il comportamento del ragazzo, tentava di ridicolizzare Trevor, Vanessa, persino lui stesso. Non aveva il diritto di farlo, ma per qualche motivo lo stava facendo.
-Che cazzo ti prende Toby? Ti comporti da stronzo- sbottò finalmente Logan, -Te ne torni qui dopo tutto questo tempo, senza neanche mai aver provato a contattarmi su Facebook o per telefono, e fai così!-.
Toby tornò serio e trattenne diverse espressioni contrastanti: stupore, tristezza, odio, dolore.
-Tu invece perché non l'hai fatto? Perché non hai provato a cercarmi?- replicò poi.
-Non sapevo come trovarti. Sei sparito quando io ero in coma-.
-Non sono sparito! Non sai cos’ho passato anche io. Non sai quello che mi hanno fatto i miei genitori- tuonò Toby, -Pensi che ad oggi io non ti abbia pensato ogni giorno? Quella notte non ho perso solo un amico. Eri molto di più per me. Io…-.
Logan era sconvolto e confuso.
Trevor lo afferrò per il braccio, cercando di calmarlo. Lui lo respinse.
Toby si alzò prontamente.
-Lascialo- ringhiò a Trevor, allontanandolo con uno strattone.
Lui reagì colpendolo in faccia, trascinandolo a terra con una forte e impetuosa presa.
-Non devi più aspettarti nulla da lui- lo avvisò una volta tenuto fermo.
Toby gli serrò lo sguardo addosso.
-Prova a fermarmi- rispose, tremolante.
Laura e Vanessa accorsero subito.
La ragazza allontanò Trevor con la forza, mentre di Logan si prese cura la madre.
-È abbastanza per stasera- ordinò Laura, indicando agli ospiti l’uscita.
Trevor torno in sé, e guardò Logan mortificato. Lo aveva spaventato, non l’avrebbe più voluto. Cominciava a sentire pressione sulle guance: era ora di andare.
-Grazie per la cena signora, scusi per…- disse, incerto su come continuare le scuse. Non finì la frase. Vanessa lo accompagnò fuori, poi tornò a prendere Toby, seduto a terra, con le lacrime agli occhi per ciò che era successo.
-Vieni anche tu- incalzò lei, dandogli la mano.
Ben presto la casa tornò uno spazio sicuro. Laura riprese il controllo della situazione, e per quella sera le pratiche del lavoro avrebbero potuto aspettare.
Quella sera, lei, danneggiava sempre tutto.
   
 
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