Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=_eK3hAUggPg.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
DBZ.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al Flu&Fluff a cura
di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 584.
★
Prompt: 1. A è un burrito di coperte per via
dell’influenza. B
avrà la pazienza di assisterlo?
Cap.1
L’influenza di Trunks
Trunks
tirò su con il naso, sentiva gli occhi
bruciargli e un dolore fortissimo al setto nasale, le tempie gli
pulsavano.
Chiuse gli occhi e si avvolse nelle coperte, ne aveva diversi strati
che gli
stringevano il corpo e lasciò ricadere pesantemente la testa
sul cuscino, i
capelli color glicine risaltavano su di esso.
“Sto
malissimo” biascicò, con voce arrocchita.
“Sembri
un burrito
di coperte” disse Goten, mettendogli in bocca il
termometro.
Trunks
sbuffò e fece ondeggiare il termometro in
bocca, mentre Goten si metteva seduto accanto a lui. Gli
passò la mano sulla
testa, accarezzandogliela, infilando le dita tra le morbide ciocche di
capelli.
Trunks
sentiva una certa sonnolenza, non riusciva a
riaprire gli occhi.
Goten
controllò ripetutamente l’orologio e
allungò le
gambe, fino a sbattere contro il letto e gettò indietro la
testa, i capelli
neri risaltavano sulla sua pelle scura. Si piegò nuovamente
con la schiena in
avanti e gli tolse il termometro dalla bocca, corrugò la
fronte vedendo le
labbra rosse di Trunks sporte e il rivolo di saliva che era rimasto
aderito al
termometro. Lo pulì con un fazzolettino, lo
avvicinò al viso e impallidì,
dicendo: “Trentotto. Non ti eri preso un febbrone
così alto da quando eravamo
piccoli”.
Trunks
tentò di socchiudere gli occhi, erano liquidi.
“Come
vedi non faccio come te, lamentandomi di star
per morire” borbottò, la sua voce era sempre
più cavernosa.
Goten
incrociò le braccia al petto.
“Penso
che mi toccherà occuparmi di te”
rifletté.
“Da
quando hai tutta questa pazienza?” farfugliò
Trunks.
Goten
posò il termometro sul comodino e si alzò in
piedi, grattandosi la testa.
<
Ora cosa si fa? > si chiese.
“Io
ho un sacco di pazienza” si lamentò.
“Come
quando dopo soli due giorni ti sei dimenticato
di annaffiare le piante o come quando volevi crescere una lucertola e
ti sei
annoiato dopo solo un’ora e l’hai rifilata a tuo
fratello?” domandò Trunks.
Tossì un paio di volte e il muco gli scivolò dal
viso.
Le
iridi nere di Goten si illuminarono, il giovane
trasse un pacchetto di fazzolettini e lo utilizzò per
soffiargli il naso.
“Ero
solo un bambino allora” borbottò.
Trunks
gemette, mentre un po’ di sangue gli sporcava
la narice.
Goten
rabbrividì e appallottolò il fazzoletto,
gettandolo in una busta dove ce n’erano altri.
“Ti
conviene prepararmi la pezzuola…”. Trunks non
riuscì a finire la frase per l’accesso che lo
scosse, Goten si sedette al suo
fianco e lo abbracciò.
“Bagnata?
Subito, amore” disse.
Trunks
cercò d’inarcare un sopracciglio.
“Io
ti amo, sarà l’amore a darmi la forza di occuparmi
di te” promise Goten. Annuì, irrigidì
le spalle larghe e alzò il mento,
guardando fisso fuori dalla finestra. La luce biancastra del sole
filtrava
nell’appartamento, illuminando il soggiorno dove stava il
letto e la cucina,
oltre una porta a vetri socchiusa.
“Perfetto,
farò la fine dei nostri pesci rossi” lo
punzecchiò Trunks. Ghignò e Goten lo
lasciò andare, rialzandosi in piedi.
“Vedrai,
uomo di poca fede” disse, dirigendosi verso
la cucina.
Trunks
sorrise.
<
Tutto sommato non è tanto male pensare che per
una volta sarà lui a occuparsi di me >
pensò, addormentandosi.
Goten
accese il gas e mise la pentola sul fuoco,
riempiendola d’acqua.
<
Voglio davvero occuparmi di lui, però ha ragione,
da solo non ce la posso fare > pensò. Prese una sedia
e vi si accomodò,
guardando l’acqua in attesa che bollisse; estrasse il
telefono dalla tasca e
digitò il numero, avvicinandosi l’apparecchio al
viso.
“Pronto,
Marron, mi serve aiuto” disse.