Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: vale ronron    05/02/2018    0 recensioni
Questa storia conterrà una serie di episodi che mostreranno i pensieri e la vita di Katniss e Peeta una volta tornati al distretto 12 dopo la guerra, nella storia compariranno anche altri personaggi della saga. Allego delle frasi estratte dal primo capitolo:
“mi offro volontaria” urlai
“non si accettano volontari signorina Everdeen” mi disse Snow ridendo soddisfatto
“nooooo, non potete farlo, io mi offro volontaria, vi prego prendete me, vi supplico!!”
“continui signorina Trinket” disse Snow non prestandomi la minima attenzione.
Buona lettura!!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Delly, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 4

 
POV KATNISS
 
Varcati i cancelli del villaggio pensai subito di aver commesso un errore ad uscire…
…ero ancora in tempo, avrei potuto dire a Peeta che non stavo molto bene, mi sarei potuta scusare con lui e chiedergli se potevamo rimandare…
…decisi di fare un bel respiro e di dirgli tutto ma fui anticipata dalle sue parole:

“rilassati Katniss, non succederà niente!!” mi rispose neanche avesse letto i miei pensieri “è solo una passeggiata” aggiunse “anch’io ero agitato la prima volta che sono uscito dal villaggio dei vincitori”

“Davvero?” risposi curiosa

“be, l’ultima volta che avevo fatto una passeggiata, il 12 era ancora tutto integro, non mi sentivo di vederlo allo stato attuale, anche perché avevo paura di avere una ricaduta” mi confessò imbarazzato

“però alla fine sei uscito lo stesso” gli feci notare

“mi ci sono voluti 5 giorni” mi rispose rivolgendomi un sorriso

 “appena sono arrivato al 12 mi sono sistemato e sono uscito, ma mi sono limitato a camminare lungo i margini del bosco, ti ho preso le primule e sono tornato al villaggio” mi spiegò guardandomi con la coda dell’occhio

“il secondo giorno mi svegliai presto e preparai il pane, avrei voluto portarlo giù in città per distribuirlo alle famiglie del distretto, ma ero troppo agitato per farlo, cosi telefonai a Tom e gli chiesi se poteva venire a prenderlo a casa mia”

“il terzo giorno feci l’incontro a Tom al vecchio Giacimento”

“il quarto giorno porsi il pane a Tom al prato”

“il quinto giorno portai il pane giù in piazza e lo distribuì io stesso”

“sei stato coraggioso” gli dissi ammirata

…doveva essere fiero di quello che era riuscito a fare, in soli 5 giorni aveva trovato il coraggio di uscire, io era la prima volta dopo la guerra che mettevo veramente il naso fuori casa, escludendo i boschi ovviamente.

“non sono d’accordo” mi disse, fermandosi, “vedi quelle tre strade davanti a noi??” mi chiese, annui disorientata

“be se fossi davvero coraggioso prenderei la strada dritta, invece ogni giorno per andare in città prendo quella di sinistra o al massimo quella a destra, ma non prendo mai quella al centro” disse sovrappensiero e svoltando a sinistra.

Io restai ferma per un attimo, cercando di capire che cosa stesse cercando di dirmi, alla fine capì…la strada diritta passava davanti alle macerie del suo panificio, mentre quella di destra andava al prato e quella di sinistra costeggiava il vecchio Giacimento, per poi arrivare nella piazza principale della città.

 Sospirai riprendendo a camminare, non aveva ancora trovato la forza di andare a vedere la sua vecchia casa e le macerie della sua panetteria…lì dentro c’era morta la sua famiglia…

“non te ne devi fare una colpa, col tempo troverai la forza di prendere la strada dritta” risposi sicura delle mie parole

 “tu almeno sei tornato”...aggiunsi quasi impercettibilmente, infatti non ero neanche sicura che mi avesse sentita, tuttavia lui non mi chiese niente però sentì di avere il suo sguardo addosso, continuai a camminare guardando dritto di fronte a me.

Già, lui era tornato…e stava cercando di affrontare le sue paure e i fantasmi del passato, mia madre invece non lo aveva fatto, anzi aveva abbandonato l’unica figlia che gli era rimasta pur di non affrontare i mostri del passato.

“stai bene?” mi chiese inaspettatamente

“si...non preoccuparti” gli risposi con la voce inclinata, il pensiero di mia madre mi faceva mancare il respiro, e a quanto pare nonostante io stessi facendo di tutto per nasconderlo, Peeta l’aveva capito lo stesso.

“dove stiamo andando di preciso?” aggiunsi con fatica, per interrompere il silenzio di tensione che si era creato

“da Tom e da Delly, tutti i giorni dopo pranzo ci incontriamo sempre al magazzino” mi spiegò rattristito.

Mi guardai intorno, la stradina del Giacimento traspirava desolazione da tutti i pori, c’era cenere da per tutto, ogni tanto spuntava un cespuglio o un manto d’erba qui o là, cercai di non pensare alle case che c’erano prima lungo i margini di quella strada.

Presi un lungo e profondo respiro, la strada stava per finire, tra poco avrei incontrato la gente del distretto…iniziai a respirare più velocemente, stavo per entrare in iperventilazione, ed era inutile nasconderlo, se ne sarebbe accorto persino Ranuncolo.

Stavo per entrare nel panico quando mi senti sfiorare la mano sinistra, istintivamente abbassai lo sguardo per guardarla…Peeta mi stava offrendo la sua mano, gliela presi con emergenza e gliela strinsi convulsivamente…ne avevo un estremo bisogno…

…rimasi a guardare le nostre mani intrecciate e nel frattempo cercai di regolarizzare il mio respiro, non mi ero nemmeno accorta che nel frattempo ci eravamo fermati, presi un bel respiro e alzai lo sguardo verso Peeta, anche lui stava guardando le nostre mani intrecciate, chissà che cosa stava pensando, avrei tanto voluto saperlo….

…Era il nostro primo vero contatto da quando era tornato…

 Presi un altro respiro e gli sussurrai un grazie, lui alzò lo sguardo e lo incatenò al mio, non mi disse niente ma mi regalo un timido sorriso, che per me valeva più di mille parole.

“Te la senti di continuare?” mi chiese gentilmente

Mi guardai attorno, la stradina del giacimento era finita, pochissimi metri e ci saremmo trovati in una delle vie che portavano alla piazza centrale, sospirai, che cosa volevo fare?!...

Se avessi scelto di tornare a casa avrei dovuto fare da sola la strada a ritroso, per andare dove poi?!...

 ...sarei tornata a casa e mi sarei seduta davanti al camino a fissare le fiamme…sola…se continuavo invece avrei avuto Peeta accanto a me.

Lo guardai, stava aspettando paziente, in viso sfoggiava un’espressione preoccupata però sembrava anche leggermente rassegnato, cercai di capirne il motivo, ma alla fine lasciai stare, non potevo tenerlo in sospeso per sempre, aspettava una mia risposta, cosi presi coraggio e risposi:

“se mi prometti che non mi lasci sola, si” distinto accompagnai la mia richiesta stringendo un po’ di più la stretta delle nostre mani, ma essendo una grande codarda feci di tutto pur di non incontrare il suo sguardo, ma non riuscì a trattene la curiosità così con la coda dell’occhio cercai di leggere la sua espressione…

…Era sorpreso, la rassegnazione e la preoccupazione di prima erano totalmente scomparse, anzi sul suo viso era spuntato un bel sorriso, non era quello genuino e spontaneo del mio ragazzo del pane ma ci si avvicinava molto.

“be, allora andiamo!!” mi disse Peeta con tono allegro strattonandomi in modo giocoso verso la direzione da prendere.

Percorremmo gli ultimi metri ed eccoci qui, sembrava di aver passato una linea immaginaria…

… la strada che avevamo appena intrapreso era molto larga, il pavimento era fatto con delle pietre levigate e piatte, disposti in maniera ordinata ed elegante, ai margini della strada dei piccoli arbusti erano stati piantati a pochi centimetri di distanza tra loro, mi avvicinai ad una delle piantine per vedere se la conoscessi

“è lavanda?” chiesi incuriosa

“esatto, è selvatica, fiorirà in agosto” mi rispose divertito Peeta

“sarà uno spettacolo” dissi immaginandomi la strada con ai margini due strisce viola, inoltre la lavanda emana un profumo incredibile, mio padre raramente riusciva a trovarla, è più facile trovarla in zone montuose

“ma dove l’avete trovata?” domandai sempre più curiosa

“ce la siamo fatta spedire dal distretto 13, hanno una miriade di piante in superficie” mi spiegò

Era vero, quando usci dai sotterranei del distretto 13 per andare a cacciare con Gale, il paesaggio che trovammo in superficie era stupendo, non c’era nessun segno dell’uomo, in quel posto comandava la natura, persino gli animali non temevano l’uomo, non erano abituati ad esso, quello era il loro habitat, e la natura lì aveva libera espressione.

“Tutte le strade sono state ricostruite così?” chiesi

“purtroppo no…la Paylor fa fatica a rifornire tutti i distretti, le richieste sono molte, ma vengono accettate solo quelle indispensabili, la precedenza viene data ai distretti più disagiati, le cose più importanti arrivano ma al momento la Paylor principalmente ci manda solo i materiali per costruire le case, le nuove botteghe e l’industria farmaceutica”

“ma la gente cosa mangia?” chiesi agitata

“ogni tre giorni arriva un vagone con i rifornimenti alimentari, e da lì che prendo la farina per fare il pane per le famiglie del distretto”
lo guardai ammirata, ma ero preoccupata, 74 edizioni di hunger games e una guerra e ancora il distretto 12 doveva arrancare per sopravvivere

“non ti devi preoccupare” mi disse leggendomi dentro, come solo lui sapeva fare, “ce la stiamo cavando bene, il cibo basta per tutti, inoltre abbiamo formato una squadra di costruzione e ragionando tutti insieme abbiamo avuto un’idea su come rimediarci i materiali, che servono per ricostruire il 12, senza pesare troppo su Capitol, infatti nei fogli di richiesta scriviamo materiali facilmente reperibili con il minimo costo e a volte suggeriamo dove trovarli” mi spiegò

“per esempio le pietre usate per questa strada sono state prese dal fiume del distretto 13” aggiunse indicandomi il pavimento sotto ai nostri piedi

“come sapete dove trovare il materiale?” chiesi incuriosita

“be, si sono trasferiti qui anche alcuni ragazzi provenienti da altri distretti, si sono offerti volontari per la squadra di ricostruzione, e quando possono danno dei suggerimenti” mi rispose

“be sarebbe bello abbellire tutte le strade cosi” dissi riprendendo a camminare

“sono contento che ti piaccia!!” mi rispose con tono allegro

Percorrendo la strada passammo davanti alle nuove case. Peeta mi spiego che erano delle villette a schiera, ville tutte attaccate fra di loro ma ognuna di esse era dotata di due piani e aveva un proprio tetto abbellito con delle tegole rosse, ogni villetta aveva un balcone al primo piano, una veranda e un giardinetto e i viali delle singole case si immettevano nella strada delle lavande.

Ero così incantata a guardare la trasformazione del 12 che non mi ero resa conto che eravamo quasi arrivati nella piazza dove c’era il vecchio palazzo di giustizia.

 Quando me ne resi conto mi ritornò in mente il sogno di stanotte…
…la piazza allestita per gli hunger games, il palco davanti al palazzo di giustizia, il tavolo con la boccia con i nomi dei tributi, Peeta svenuto, e gli occhi spaventati e terrorizzati di Prim…

“Katniss…Katniss…”

All’improvviso nella mia testa vidi solo esplosioni e cenere…due corpi con capelli biondi e occhi chiari prendevano fuoco senza che io potessi fare niente…

“Prim…” sussurrai in trans

“Katniss…” mi sentii tirare

Avrei voluto vedere chi fosse, avrei voluto risponde a quelle voce familiare che mi chiamava con tono apprensivo e preoccupato, ma non ci riuscivo, il vuoto mi aveva catturata, non riuscivo a muovermi, respiravo a fatica e velocemente, intorno a me era tutto buio, ero circondata dal nulla, ma nella mia testa c’erano due nomi che non mi sarei mai potuta dimenticare… Prim... e
“Peeta”…sussurrai prima di cedere al vuoto
 
 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: vale ronron