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Autore: Khamatari    07/02/2018    1 recensioni
Hannah Baker si è appena tolta la vita, e ha smesso di vivere, ufficialmente morta sulla terra, ha però l'occasione di scoprire la cosa che più ci spaventa e ci incuriosisce come genere umano...cosa ci aspetta quando la vita sulla terra finisce? dove andremo dopo la morte? ma non solo Hannah scoprirà che la morte non è la fine se non per il suo dolore, che nulla è perduto e che c'è sempre speranza, ma anche che ogni azione ha delle conseguenze in questa vita o nell'altra, ma soprattutto che niente è mai come ti aspetti....avrei voluto scrivere una versione alternativa di 13 reason why dove tutto va bene, dove hannah incontrava un nuovo amico inaspettato che la salvava al momento giusto quando più ne aveva bisogno, e la conduceva finalmente tra le braccia di clay... qualcuno che non fosse un aspirante fidanzato ma un amico...poi ho però pensato che sarebbe stato infantile e troppo ego-riferito... e che avrebbe rovinato la bellissima serietà di quest'opera che mi ha così appassionato proprio per la sua tristezza...perciò ho deciso di rispettare il finale dell'opera, Hannah muore...ma hannah muore e va nell'aldilà scoprendo le conseguenze...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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lentamente Hannah Baker aprì gli occhi; rimase per alcuni lunghi minuti intontita, chiedendosi non tanto dove fosse, ma come fosse possibile che lei potesse aprire gli occhi, non capiva perché ma sentiva che c'era qualcosa di sbagliato...era viva, sentiva di essere viva, eppure...percepiva che qualcosa non andava, lo sentiva dentro. era una strana sensazione che non riusciva a focalizzare, ne tanto meno a spiegare, una sensazione di disagio, nausea, e tristezza che gli suggeriva quasi come se ci...fosse un errore...non poteva essere viva...non doveva essere viva...non se lo meritava.... Era come se avesse fatto qualcosa la sera prima, qualcosa di orribile...se solo fosse riuscita a focalizzare a ricordare, a capire cosa aveva fatto, e cos'era quel freddo che sentiva, quella paura, quel dolore, quella tristezza...ma non riusciva, non riusciva a ricordare cosa era accaduto il giorno prima anzi per la precisione, non era nemmeno minimamente in grado di pensare o immaginare il suo passato, il tempo prima che aprisse gli occhi, la sua giovinezza, la sua vita, i suoi amici, la sua famiglia...era come se non avesse un passato, anzi non riusciva quasi a pensare...era tutto annebbiato, la sua vista i suoi sensi, i suoi ricordi, i suoi pensieri...la sensazione o meglio la "non sensazione" era esattamente paragonabile al risvegliarsi dopo una notte a base di alcol e droghe leggere..o quella che proviamo durante un sogno...un eterno presente congelato in un istante che pareva non scorrere mai...così era Hannah, incapace di comprendere perfino la sua stessa esistenza. Poi...l' eterno istante finalmente passò, la lancetta segnò il secondo, e nacque il tempo. E tutto cambiò in un lampo: un dolore atroce, una fitta di agonia, partì dai suoi polsi e fulminea, come un auto da corsa in autostrada, scorrendo lungo le braccia raggiunse il suo cervello; e insieme al dolore, Arrivò tutto: pensieri, ricordi e chiarezza...istintivamente guardò i suoi polsi cercando di comprendere il perché della sua sofferenza, e...quando vide i lunghi e profondi tagli che tracciavano delle linee longitudinali dai polsi lungo gli avambracci... tutto fu chiaro, limpido e ovvio...era morta. qualche minuto prima, era entrata in bagno, aveva riempito la vasca di acqua calda, si era immersa e si era recisa le vene. Come poteva essere possibile che fosse viva? ma soprattutto dove si trovava? dopo di che quella che era una semplice informazione, balenò nel suo cervello come una riflessione, in tutta la sua dolorosa e angosciante certezza, la sua vita era finita...era morta. si era tolta la vita...si era suicidata.

tutto era finito...tutto. niente futuro, nessuna seconda chance, non avrebbe più potuto vivere la sua vita; non avrebbe mai visto come sarebbe andata a finire, come sarebbe stata da grande, che lavoro avrebbe fatto, in quale casa avrebbe vissuto, avrebbe scritto dei libri? letto poesie? che film avrebbe potuto vedere? che musica avrebbe potuto ascoltare? quanti viaggi avrebbe potuto fare, quanti paesi conoscere, quanta gente incontrare, sotto quali stelle avrebbe potuto addormentarsi, se solo fosse stata abbastanza forte da scegliere la vita? si sarebbe sposata? avrebbe avuto dei bei bambini? avrebbe incontrato l'amore? non lo sapeva; di sicuro ora non poteva più farlo, perché aveva scelto di morire...niente più amici per lei, niente Tony, niente Kat, o Jess o Alex... niente famiglia, aveva abbandonato per sempre sua padre e sua madre, ma soprattutto aveva detto addio per sempre all'amore, a Clay...chissà cosa stava facendo Clay in questo momento...Dio come lo amava...se solo avesse potuto dirglielo... almeno una volta...
aveva buttato al vento la sua vita, anzi, la aveva gettata nel cesso e tirato lo sciacquone; se ne rendeva conto ora...la sua vita era stata un inferno, dolorosa e terrificante come non molte altre, era stata troppo per lei, o forse lei troppo debole...ma ora, quando ormai era troppo tardi...ora riusciva ha sentirla... la consapevolezza; la resilienza; l'idea che avrebbe potuto farcela se avesse voluto...resistere, chiedere aiuto, per davvero...amare...La gioia e la speranza sarebbero state più grandi del dolore, poteva riuscirci, a trovare il suo angolo di paradiso, la sua strada...le ombre sarebbero passate via lasciando il posto ad una vita serena e felice...dopo tutto...non era sola...avrebbe avuto Clay.

-che stupida Hannah, solo tu potevi fare un idiozia simile come ucciderti...che avevi nella testa?-

dolore, paura, tristezza...

Era così triste, dolorosa e patetica la situazione, che non aveva la minima intenzione di continuare, aveva quasi la mezza idea di rimanere lì immobile a piangere e ha lamentersi della sua situazione per l'eternità che la attendeva...se solo la curiosità di capire dove si trovasse non cominciò ad attanagliare la sua mente...improvvisamente i suoi sensi si acuirono sempre di più finché non riuscì a mettere a fuoco, o forse, finché non apparve qualcosa davanti ai suoi occhi...quello che prima era un enorme spazio bianco...ora cominciava a colorarsi a riempirsi di forme, ad assumere l'aspetto di qualcosa di riconoscibile, reale, concreto...un bar, un caffé per la precisione; con tavoli, sedie, il bancone del barista, i muri i pavimenti...le vetrate; era un bar anonimo, irriconoscibile...quasi ipotetico, come se fosse semplicemente il concetto di bar...un'idea di bar...eppure, più lo guardava e più gli sembrava di riconoscerlo...e più...l'aspetto del bar si trasformava, diventando meno confuso e più reale, organico, preciso e... famigliare; le pareti viola..un pezzo in mattoni, dietro al bancone del barista e li dove si trovavano i bagni; l'aspetto un po' rustico ma di classe...il legno scuro degli scaffali dietro al bancone, delle porte, dei tavoli rotondi, i quadri...soprattutto quello di un uomo ferito...o un calamaro...o un uomo calamaro....
no!...non riusciva a crederci! non poteva essere!! era il Monet, il suo caffè. il suo "ufficio"...

perché diavolo si trovava nel Monet?

-ciao Hannah, benvenuta...vuoi bere qualcosa?-

improvvisamente, come se fino a pochi istanti prima, fosse stato chinato a prendere qualcosa, comparve da sotto il bancone un giovane uomo di all'incirca 30 anni, con i capelli castano scuro, tagliati molto corti sopra la testa e rasati a zero ai lati e dietro, come un taglio di capelli militare. sul viso, portava un paio di baffi ben curati e una barba portata solo sul mento, e tenuta corta benché folta e ben definita. l'uomo era molto attraente ma il suo aspetto, più che fascino ispirava fiducia e affabilità, gli occhi color marrone avevano una luce, rassicurante, empatica; il suo fisico asciutto e allenato era ben nascosto da un outfit a metà tra il trasandato e l'abbigliamento di un duro stereotipato; una felpa con cappuccio aperta sul davanti rivelava una maglietta di un gruppo metal, portava dei Jeans apparentemente vecchi ma robusti, un paio di scarpe da ginnastica e una giacca di pelle nera che arrivava alle ginocchia completava il look...
grandioso, ecco uno che viene dallo stesso club di Tony...
pensò Hannah sarcastica
-il club gli amici della giacca di pelle?-
rispose l'uomo quasi avesse letto i suoi pensieri -cosa? come hai fatto a....chi sei tu? dove siamo? sono all'inferno vero? lo so sono finita all'inferno, Dio esiste e ora è furioso con me perché mi sono ammazzata, lo sapevo che dovevo dare retta a mia nonna e farmi battezzare...quanto è grave?- disse Hannah in un frenetico sproloquio a metà tra la sorpresa e il nervosismo -ehi calma! una domanda alla volta! innanzi tutto le presentazioni il mio nome è Gavriel- rispose l'uomo con calma e dolcezza -Gavri...el?- -Gavriel...in ebraico, significa il guerriero di Dio, o l'eroe di dio, o viene tradotto anche come la Forza di Dio... -uh bel nome...- rispose Hannah interdetta
   
 
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