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Autore: weareonmars    08/02/2018    1 recensioni
Quando un'idea è bloccata nella mente e non c'è modo che affiori, lasciamo che siano i nostri sogni ad aiutarci.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Jung Hoseok/ J-Hope
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Blue Morpho

 
Prese la sua agenda dalla borsa che portava sempre con sé quando andava al lavoro e la posò sulla scrivania, prima di prendere posto sulla sedia. Si tolse il cappellino, liberando i lisci e morbidi capelli che aveva appena tinto di rosso e lasciò andare un respiro. Quella notte non aveva nemmeno provato a chiudere occhio solamente per portare a termine quel testo – cosa che non era riuscito a fare perché di idee non ne aveva. Dannazione, che gli stava capitando? Solitamente, in un lasso di tempo come una notte intera riusciva a portare a termine anche due testi e, probabilmente, farsi venire in mente qualcosa anche per un terzo, ma quella notte aveva faticato molto per niente. Forse aveva solo bisogno di dormire un po’ di più, oppure aveva bisogno di cambiare aria per una mezza giornata, andando a fare una passeggiata al parco oppure andare a mangiare fuori piuttosto che farsi recapitare il pranzo allo studio. Ma come fare per ritrovare l’ispirazione? Aprì il blocco note e rimase a guardare ciò che vi aveva scarabocchiato sopra con una tale intensità che, magari, provando a quel modo, qualcosa si sarebbe magicamente scritto sulla bianca pagina. Se fosse stato così semplice, si sarebbe risparmiato molte ore di sonno.
Scosse la testa, massaggiandosi la fronte con una mano. Era ufficiale: non aveva la benché minima idea di che cosa scrivere; e se non aveva un testo, non avrebbe avuto nemmeno un titolo. Sentiva solamente una forte necessità di cominciare a sbattere ripetutamente la fronte contro il legno della scrivania finché non gli fosse venuta in mente un’idea. Se non fosse stato che in seguito avrebbe dovuto spiegare il perché della presenza di quel bernoccolo solitario, complicando così la vita ai truccatori, probabilmente non sarebbe rimasto a pensarci due volte.
Si strofinò il viso con entrambe le mani, stropicciandosi gli occhi e allora decise. Si alzò di scatto dalla sedia, prendendo con sé il taccuino e afferrò la borsa al volo prima di uscire dal proprio studio. Camminò poi velocemente lungo il corridoio, cercando in ogni modo possibile di non attirare troppo l’attenzione su di sé – soprattutto quella dei suoi compagni di band. Decise che non c’era tempo da perdere e scese al pianterreno attraverso le scale. L’ascensore lo avrebbe solo che rallentato, in più c’era il rischio che qualcuno intralciasse il suo cammino. In quel caso, avrebbe potuto utilizzare la “mossa del piccione” di Jin-hyung per farsi strada? Cercò di non ridere troppo alla visione del suo hyung mentre metteva in pratica la sua mossa e si coprì la bocca prima di scoppiare in una delle sue rumorose risate che avrebbero potuto far scattare l’allarme. Ci mancava solo che qualcuno lo vedesse e lo rispedisse immediatamente nello stesso luogo che aveva appena lasciato alla velocità della luce.
Lasciò l’edificio con un gran sorriso dipinto in volto e cominciò a vagare per il quartiere. Chi lo osservava da fuori poteva ben dire che quel ragazzo stesse cercando qualcosa, ma un qualcosa di indefinito, di astratto e che solo la sua mente – in quel momento – poteva provare a cogliere.
‘Che cosa stai cercando?’ si chiese tra sé. Morse più volte il labbro inferiore mentre procedeva dritto lungo il marciapiede senza avere una destinazione precisa in mente, finché della musica non gli fece alzare lo sguardo dalle sue scarpe. Dall’altra parte della strada, appena dentro il parco, c’era un piccolo chiosco con alcuni bambini davanti. Hoseok sorrise e decise di andare a prendere un caffè lì.
Scoprì che i piccoli frequentavano una scuola elementare non molto lontano e la maestra li aveva portati per visitare il parco. Si ritrovò ad arrossire appena quando alcuni di loro lo riconobbero come quello che “balla e canta in televisione”; non riuscì a trattenere un gran sorriso e decise di chiedere alla signora dietro il bancone di scattare loro una foto. Si fece dare l’indirizzo e le informazioni sulla classe dalla maestra e promise ai bambini che avrebbe mandato loro una copia della fotografia.
Subito dopo, quando la scolaresca si era già allontanata, Hoseok ordinò il suo caffè e rimase pazientemente ad aspettarlo. Una volta pronto, ringraziò nuovamente la signora per la sua gentilezza e, dopo aver pagato, si inoltrò tra i diversi percorsi del giardino.
Doveva essere quasi al centro dell’area quando decise di prendere posto su di una panchina all’ombra di un Prunus avium, un ciliegio in fiore. Sorrise nel ricordarsi ancora quella definizione, letta su una rivista di cui non ricordava il nome. Gli accesi colori dei fiori appena sbocciati lo fecero rimanere ad osservarli come se non avesse mai avuto il piacere di vederli prima. Si sentiva particolarmente bene in quel momento, quindi chiuse gli occhi e provò a rilassarsi, cercando di alleviare tutto lo stress che pesava sul suo corpo per riuscire a concentrarsi meglio solamente sul testo della canzone. Per molte persone poteva anche sembrare una cosa facile, scrivere una canzone. Ma quando non si ha uno straccio di idea? Prese un respiro profondo. Ci sarebbe riuscito, aveva semplicemente bisogno del giusto imput.
Probabilmente era sul punto di lasciarsi andare al mondo dei sogni quando lo scatto di una macchina fotografica lo fece spaventare più del dovuto, tanto da farlo sobbalzare sulla panchina. Si voltò di scatto verso la persona che gli aveva appena fatto sfiorare l’infarto e spalancò appena gli occhi accorgendosi della figura femminile accanto a sé. Era ancora impegnata a tenere un occhio sull’obiettivo e l’altro ancora chiuso per mantenere a fuoco quello che stava inquadrando per accorgersi che lui stava per accasciarsi al suolo con la mano sul cuore.
“Penso di aver appena perso qualche anno di vita, sei forse impazzita? Apparire in questo modo alle spalle delle persone”. Lui sembrava sconvolto, lei gli rispose con una piccola risatina.
“Non potevo fare altrimenti – mormorò lei, prendendo un block notes per scrivervi qualcosa velocemente, prima di rivolgere tutta la sua attenzione su di lui – sei una persona veramente molto fortunata, sai?”.
“E perché mai lo sarei?” chiese lui sollevando entrambe le sopracciglia, sinceramente incuriosito dalla sua improvvisa affermazione.
“Una Morpho menelaus si è posata accanto a te, è molto raro poterne vedere una da queste parti” rispose la ragazza tutto d’un fiato. Hoseok rimase ad osservarla tentando di elaborare le informazioni appena ricevute.
“Scusa, ma una Morpho, cosa sarebbe?” domandò.
“Una Morpho è un genere di farfalla – mormorò lei, ridacchiando appena – una Morpho menelaus è, in parole povere, una meravigliosa farfalla blu!”.
Dal canto suo Hoseok ci mise un po’ a capire quello di cui lei stesse parlando. “Ti piacciono le farfalle?” le chiese. Sorrise appena quando le vide gli occhi illuminarsi e subito si spostò da dietro la panchina per sedersi accanto a lui. Si mise sulle gambe lo zaino che portava con sé e lo aprì, cominciando a rovistare all’interno. Ne prese un raccoglitore di media grandezza con una farfalla dai colori sgargianti disegnata sulla copertina. Gli sembrò una cosa talmente tanto carina che dovette mordersi l’interno della guancia per non sorridere troppo.
Lei aprì il raccoglitore e subito gli occhi di Hoseok vennero rapiti dalla quantità di scritte che coprivano le pagine allegate e le foto che le accompagnavano. Pagina dopo pagina, i suoi occhi si spalancavano sempre di più. Era qualcosa di veramente incredibile. Non gli era mai successo di incontrare una persona così appassionata alle farfalle come quella ragazza. In alto svettava il titolo in stampatello minuscolo con gli stessi colori della farfalla immortalata nella fotografia accanto al testo che, probabilmente, ne riportava le diverse caratteristiche. Sembrava una vera e propria enciclopedia.
“L’hai fatto tutto da sola?” le chiese. Il suono della sua voce innocente e sorpresa la fece sorridere nuovamente. Si ritrovò ad essere veramente molto interessato; gli sembrava di aver trovato un piccolo e preziosissimo tesoro.
“Assolutamente sì – mormorò, annuendo – sono anni che ci lavoro. La farfalla che ho appena fotografato – continuò sfogliando velocemente le pagine fino ad arrivare a quella che le interessava – è proprio questa qui”. Sulla carta era già stato applicato un pezzetto di nastro biadesivo di cui lei tolse delicatamente la pellicola per poter posizionare la polaroid. La guardò sorridere e si sentì felice per lei, mentre una leggera brezza primaverile muoveva gentilmente i suoi capelli che le accarezzavano il volto.
“C’è una leggenda attorno a questa farfalla, sai? – mormorò mentre posava la foto sul nastro – un uomo, rimasto vedovo, dovette crescere le sue due figlie da solo. Queste bambine erano molto curiose, intelligenti e desiderose di imparare; ponevano quindi al padre quesiti sempre nuovi ai quali lui cercava sempre di rispondere.
Diventate più grandi, un giorno l’uomo decise di mandarle entrambe in villeggiatura da un saggio, su di una collina, il quale avrebbe potuto rispondere a tutte le loro domande. Quest’ultimo dimostrò di saper dare una risposta senza alcuna esitazione. Le due ragazze decisero di voler ingannare il vecchio saggio. La maggiore prese quindi una farfalla blu e disse: “Domanderò al saggio di dirmi se la farfalla che ho in mano è viva o morta. Se mi dirà che è viva, stringerò forte la mano e la ucciderò. Se risponderà che è morta, la lascerò libera. Qualunque sia la sua risposta sarà dunque sempre errata.”
Si presentarono davanti al saggio e gli posero la domanda. Lui le guardò e sorridendo disse loro, senza alcuna esitazione: “Dipende da te, la farfalla è nelle tue mani”.
La farfalla blu rappresenta quindi la nostra vita e che essa è nelle nostre mani, per dire che siamo solo noi i responsabili delle nostre vite. Non è meravigliosa?”.
Hoseok era rimasto ad ascoltarla in un silenzio che sembrava quasi magico. La natura attorno a loro sembrava essersi quietata solamente per sentirla raccontare quella storia. Annuì alla sua domanda e si morse il labbro inferiore, sorridendo appena.
“Ti ringrazio davvero molto” mormorò lui.
Lei arrossì appena. “Non so per quale motivo tu mi stia ringraziando, ma sono davvero molto contenta di aver potuto condividere con qualcuno questo momento. Però per me è ora di andare”. Chiuse il raccoglitore, rimettendolo all’interno dello zaino e si alzò in piedi, mettendolo sulle spalle e guardò Hoseok, porgendogli una mano. Lui sollevò lo sguardo verso il suo e poi prese la sua mano nella propria.
“E’ ora che io vada e che tu ti svegli – mormorò lei, ridacchiando davanti al volto confuso di Hoseok – mi raccomando, continua a scrivere la canzone, sarà un capolavoro”.
 
La suoneria del suo cellulare sembrava volergli perforare il cranio da quanto il volume fosse alto in quel momento. Aprì gli occhi, portando una mano sul viso per massaggiarli lentamente e si sollevò dalla scrivania guardandosi attorno. Era nel suo studio, il telefono stava ancora suonando e l’agenda era ancora aperta sulla pagina vuota.
“Pronto?” mormorò con voce assonnata, dopo aver accettato la chiamata.
“Finalmente, Hobi! – disse Namjoon dall’altra parte del telefono – volevo ricordarti che sto aspettando il tuo pezzo per la canzone. Secondo te, che titolo potremmo metterle?”.
Hoseok, che ancora doveva totalmente tornare alla realtà, rimase per un momento a pensare e sorrise. “Butterfly, sarebbe perfetto” sussurrò.
Sentì un fruscio di carte e poi una penna muoversi velocemente sulla pagina bianca che probabilmente il ragazzo aveva appena preso. “Sembra calzare a pennello, meraviglioso – disse Nam felice – ti chiamo dopo!”. Il ragazzo chiuse la telefonata e Hoseok rimase a guardare la sua agenda sorridendo.
Prese in mano la penna che era rotolata accanto alla tastiera del computer e fisso per un momento il pagina, prima di cominciare a scrivere.


 
It’s like a wind that gently strokes me
It’s like a dust that gently drifts along
You’re there but for some reason, I can’t reach you, stop
You, who’s like a dream is a butterfly high to me.
   
 
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