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Autore: janecaulfield    08/02/2018    0 recensioni
★ Iniziativa: Questa storia partecipa al “Flu&Fluff” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 1954
★ Prompt/Traccia: 3. A insiste che non ha la febbre e sta bene. B è pronto a prenderlo al volo quando sverrà.
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lance si era alzato di buon umore quella mattina. Fuori il sole splendeva, nonostante fosse pieno inverno, e un raggio di sole l’aveva colpito in pieno appena si era svegliato. Allungò una mano verso il comodino per afferrare il cellulare e sorrise rileggendo alcuni messaggi.
Eh sì, quella sarebbe stata proprio una bella giornata, ma il sole non c’entrava molto, per quel che valeva, anche se ci fosse stata una pioggia torrenziale, Lance sarebbe stato comunque al settimo cielo perché finalmente, dopo due settimane passate a scambiarsi messaggi, quel giorno sarebbe uscito con Keith Kogane. Era stato un corteggiamento lungo, per i suoi standard, e l’inizio non era stato neanche dei migliori a dire la verità, ma nel corso di quelle due settimane, approfondendo la conoscenza di quel ragazzo così sfuggente e affascinante, doveva ammettere di essersi preso una bella cotta.
All’improvviso notò qualcosa di strano. Deglutì e avvertì un pizzicore alla gola che ben presto si trasformò in un dolore fastidiosissimo. Imprecò. Poi si alzò dal letto e si diresse in cucina, dove lo accolse il profumo dei pancakes preparati da Hunk, il quale, appena si accorse della presenza di Lance, alzò lo sguardo e gli rivolse un sorriso.
-Hey, buongiorno dormiglione-
Lance aprì la bocca ma dovette schiarirsi un po’ la voce per riuscire ad emettere un suono limpido.
-Buongiorno- disse.
-Cos’è quella faccia? Oggi non è il gran giorno?- domandò Hunk.
Ovviamente, quando tre giorni fa Lance aveva preso coraggio e aveva chiesto a Keith di uscire e quest’ultimo aveva acconsentito, tutti gli inquilini dell’appartamento avevano assistito allo spettacolo di Lance che correva per il corridoio con le braccia alzate, esultando peggio di un tifoso che ha appena visto la sua squadra preferita vincere il campionato. Dopodiché aveva assillato per giorni il suo migliore amico Hunk con tutti i suoi piani e i suoi dubbi per questo fatidico appuntamento.
Ora Lance stava guardando Hunk con uno sguardo in cui il panico si faceva mano a mano sempre più visibile.
-Sì, è solo che…Oh, ma che diamine! E’ tutta colpa di quelle piccole pesti, va sempre a finire che mi attaccano qualche malattia! Almeno stavolta non si tratta di varicella o morbillo…o almeno spero.-
Davanti all’espressione perplessa di Hunk, Lance si affrettò a spiegare.
-Stamattina appena mi sono alzato mi sono accorto di avere un fortissimo mal di gola. Ieri ho passato tutto il pomeriggio con i miei nipoti perché mia sorella aveva un impegno e non poteva lasciarli soli. Diamine, proprio oggi! Non è giusto!- si lamentò, mettendosi seduto e prendendosi il viso tra le mani.
-Ma dai, non è una tragedia! Prendi un’aspirina e tornerà tutto a posto, mi sembra che tu stia esagerando un po…come sempre.- cercò di confortarlo Hunk.
Lance ci rifletté un po’ su e decise di non farsi prendere dal panico. Ma sì, forse un aspirina avrebbe  risolto tutto. Ah, i miracoli della medicina!
 
“Stupide, inutili aspirine” pensò Lance osservando l’aspirina disciogliersi nell’acqua. Era la terza che prendeva e si sentiva tutt’altro che meglio. Il mal di gola era quasi passato ma al suo posto erano arrivati altri sintomi. Bevve tutto d’un sorso il contenuto del bicchiere. Non fece in tempo a posare il bicchiere sul tavolo che fu scosso da un violento starnuto.
Scosse la testa.
No, non avrebbe permesso ad uno stupido raffreddore di rovinare il suo tanto agognato appuntamento. Si diresse in camera sua e si preparò per bene, optando per un outfit diverso, purtroppo, da quello che aveva scelto la sera prima, che forse un po’ troppo leggero viste le condizioni in cui verteva in quel momento. Si coprì bene, avvolgendosi nella sciarpa e ficcandosi un berretto in testa.
Essendo pomeriggio inoltrato, il sole stava tramontando e l’aria si era fatta molto fredda. Lance camminava un po’ a rilento perché, ad un tratto, aveva iniziato a sentirsi debole, e gli sembrava che le sue gambe fossero molli. Inoltre si sentiva un po’ frastornato.
“Sarà la stanchezza di ieri,” pensò”, quei ragazzini mi mettono sempre ko. Sì, sarà sicuramente per la stanchezza. Dopo che avrò mangiato qualcosa mi sentirò meglio.”
Aveva dato appuntamento a Keith in un locale che gli aveva consigliato Shiro, quindi doveva essere un posto abbastanza carino e romantico.
Dopo qualche metro giunse a destinazione e notò che Keith lo stava aspettando proprio davanti all’entrata., dall’altro lato della strada. Quando lo vide alzò un braccio e lo salutò calorosamente, lui ricambiò alzando timidamente una mano. Lance rimase un attimo senza fiato perché si era quasi dimenticato quanto fosse bello dal vivo, rimase incantato come la prima volta che l’aveva visto. Si avvicinò mano a mano e gli sorrise.
-Hey, come stai?- chiese Lance.
-Bene, grazie. Tu invece?- chiese l’altro scrutandolo attentamente –Hai un’aria un po’ strana, sai?-
Lance rise. –Dici? Non sono splendidamente attraente come sempre?- chiese.
Keith arrossì e rise timidamente. –No, è che…sembri molto rosso in viso-
-Oh, forse sono un po’ accaldato perché venuto a piedi, non preoccuparti- lo tranquillizzò Lance.
Keith decise di fidarsi, ma non sembrava del tutto convinto.
-Entriamo?- chiese Lance.
Keith annuì. –Dopo di te- disse
-Hey, non sono mica una ragazza, non devi fare il cavaliere- protestò Lance.
-Oh, piantala!- disse Keith, e lo spinse attraverso l’entrata.
 
L’appuntamento stava procedendo bene, avevano chiacchierato tranquillamente sorseggiando un drink anche se ogni tanto venivano interrotti dagli starnuti di Lance e Keith era stato così carino da prestargli un pacchetto di fazzoletti di carta con leoni rossi disegnati dappertutto.
Effettivamente si sentiva un po’ strano, stordito…era come se tutto intorno a lui fosse ovattato. “Forse è la vicinanza con Keith a farmi quest’effetto”, pensò. Però continuava a sentire quella debolezza e gli facevano male tutti i muscoli. Il che non andava proprio a suo favore, visti i piani che aveva per concludere la serata. Ma non si lasciò abbattere neanche stavolta, anzi, si preparò mentalmente il piano per continuare con il suo corteggiamento. Rimasero ancora un po’ a chiacchierare poi decisero di andare da qualche altra parte.
Uscirono e furono travolti da un’ondata di gelo. La differenza con il calduccio dell’interno del locale si sentiva tantissimo.
-Sei venuto a piedi, quindi abiti qui vicino?- domandò Keith.
-Vuoi sapere dove abito? Vacci piano stalker- scherzò Lance.
-No grazie, ho decisamente cose migliori da fare piuttosto che stalkerare te- ribatté Keith.
-Così mi offendi- disse Lance portandosi drammaticamente una mano al petto.
Keith rise e Lance sentì sciogliersi come del cioccolato a bagnomaria.
-Volevo solo accompagnarti a casa, tutto qui- disse Keith.
-Cavoli, ma allora sei proprio un cavaliere. Effettivamente sono un po’ stanco e non mi va di farmi tutta la strada a piedi da solo. Ma scusa, tu come sei venuto qui?-
-Con la mia moto- e con il mento indicò una motocicletta parcheggiata poco più in là.
-Quanto invidio la tua moto- mormorò Lance.
-Cosa?- domandò Keith guardandolo con un’espressione confusa. Agli occhi di Lance era sempre più bello.
Nonostante l’aria fosse fredda e tagliente, Lance continuava ad avere caldo, sudava addirittura e gli tremavano le gambe. Si avvicinò sempre di più a Keith fino a che i loro visi non furono a pochi millimetri. I contorni di tutto ciò che lo circondava erano come sfumati, riusciva solo a focalizzarsi sui bellissimi occhi blu violaceo di Keith. Sentiva che era giunto il momento giusto, non riusciva più a trattenersi. Doveva baciarlo. Con una mano gli prese il viso e si avvicinò ancora di più. Keith sussultò e Lance pensò che forse non si aspettava una mossa così audace da parte sua, invece il ragazzo esclamò: -Lance, ma sei bollente!-
-Grazie, Keith, anche tu sei proprio un bel…-
-No! Intendo letteralmente! Tu scotti!-
-E’ perché sto bruciando di passione- disse Lance, oramai totalmente preso dalla sua impresa da dimenticarsi tutti i malanni che lo affliggevano.
Keith lo allontanò un po’ e gli toccò la fronte.
-Lance, ma tu hai la febbre! Infatti stai chiaramente delirando-
-Ma quale febbre!- esclamò Lance, -Io sto benissimo, sano come un pesce!- ma appena ebbe finito di pronunciare queste parole, le forze lo abbandonarono definitivamente, tutto si offuscò fino a scomparire e lui svenne addosso a Keith.
 
Per fortuna Keith aveva i riflessi pronti e riuscì ad afferrare Lance al volo, altrimenti anziché baciare lui, quel ragazzo avrebbe baciato l’asfalto. “Che idiota”, pensò Keith, “perché non ha disdetto l’appuntamento se stava così male? Adesso cosa faccio?”. Per un attimo fu assalito dal panico, poi cercò di calmarsi, sfilò il cellurare dalla tasca di Lance e chiamò il primo contatto che compariva tra le chiamate più frequenti.
-Pronto?- domandò una voce allegra ed amichevole.
-Salve, sono Keith, un amico di Lance. Si è sentito male e non so dove abita, lei per caso può aiutarmi?-
-Oh povero me!- esclamò il ragazzo al telefono. Dopodiché, con tono agitato, spiegò a Keith la strada da percorrere per raggiungere il loro appartamento. Fortunatamente, quello che aveva chiamato era il numero del suo coinquilino.
Cercando di fare la massima attenzione, Keith sistemò Lance davanti a lui sulla sella e mise in moto. Per fortuna l’appartamento era vicino, aveva la paura costante che Lance scivolasse dalla moto in corsa. Doveva ammettere che quella vicinanza fisica con Lance non gli dispiaceva affatto, aveva un buonissimo profumo ed emanava un piacevole calore. Ebbe la voglia improvvisa di lasciargli un lungo bacio sul collo ma cerco di scacciare quel pensiero dalla testa. Nel giro di dieci minuti arrivò a destinazione. Hunk, si chiamava così il coinquilino di Lance, lo stava aspettando davanti al portone. Appena Keith fu vicino, Hunk gli allungò una mano e si presentò.
-Hunk Garret, piacere-
Keith accettò la mano e la strinse con vigore.
-Keith Kogane, piacere mio-
-Oh, so bene chi sei, tranquillo.-
Keith rimase un po’ perplesso.
-Intendi perché abbiamo parlato prima al telefono?- chiese.
Hunk sorrise. –Anche.-
Keith continuava ad essere confuso. Prese di nuovo in braccio Lance per farlo scendere dalla moto e, sempre tenendolo in braccio, entrò nel palazzo.
-Mi dispiace, l’ascensore è rotto- disse Hunk dispiaciuto. –Dammi, lo porto io- e si sporse per togliere Lance dalle braccia di Keith.
-Non c’è problema, sono allenato, posso farcela- e così dicendo strinse ancora di più Lance al petto. Hunk sorrise tra sé.
-Sai, Lance mi ha parlato tanto di te. Ci teneva proprio a quest’appuntamento, tanto che si è imbottito di medicine per non darti buca. Ma forse non è stata una buona idea-
Keith sgranò un po’ gli occhi. Lance aveva fatto tutto quello per lui? Arrossì lievemente e abbassò di nuovo lo sguardo sul ragazzo il quale mormorò qualcosa e posò una mano sul suo petto.
Per fortuna abitavano al secondo piano, quindi arrivarono a destinazione in poco tempo. Entrarono nell’appartamento e Keith, dopo aver seguito Hunk che gli aveva fatto strada e una volta avuto accesso alla camera di Lance, adagiò quest’ultimo sul letto, che aveva delle coperte azzurre con disegnati dei pesci.
Il ragazzo aprì lentamente gli occhi non appena la sua testa toccò il cuscino e rivolse lo sguardo a Keith, poi sorridendo mormorò:  -E ffettivamente volevo concludere la serata con me e te a letto, ma l’avevo immaginato in maniera un po’ diversa-
Keith rise sommessamente.-Be’ almeno abbiamo legato. Ti ho stretto tra le mie braccia-
-Ah davvero? Non me lo ricordo.- disse Lance arrossendo.
Keith fece una smorfia dispiaciuta.-Comunque sia, rimedieremo al prossimo appuntamento-
-Prossimo appuntamento?- domandò Lance speranzoso.
-Ora è meglio se ti riposi, ninja. E spero vivamente che tu non mi abbia attaccato nessun malanno, altrimenti la prossima volta ti lascio svenuto sul ciglio della strada.- così dicendo, Keith si alzò e uscì dalla stanza. Salutò e ringraziò Hunk e si diresse nuovamente verso il portone. Appena mise piede fuori dalla porta, fu scosso da un violento starnuto.
-Oh no!- pensò.
 
Salve a tutti!
Volevo partecipare a quest'iniziativa deliziosa e leggendo i prompt mi sono venuti in mente subito i Klance e niente, questa fan fiction l'ho scritta quasi di getto perchè amo tantissimo questi due disagiati ed era da un po' che volevo scrivere qualcosa su di loro. C'è qualche picco trash e forse i personaggi non sono proprio IC, non l'ho neanche riletta tante volte quindi potrebbero esserci degli errori, ma spero che possa piacervi lo stesso 
In ogni caso gradirei molto se lasciaste una recensione, anche negativa :3 un bacione a tutti!

  PS: perdonatemi per il titolo trash ma non mi veniva in mente nient'altro!
  
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