Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Kein_Pyke    09/02/2018    0 recensioni
SEQUEL del VOLUME I: Sulle Isole di Ferro convergono figure provenienti da mondi differenti, i cui destini, però, sono destinati ad incrociarsi. Kein Pyke è una giovane marinaia, figlia di una prostituta e di un ignoto pirata di nobili natali, che fa ritorno a casa dopo una scorreria. Shin Estren, ex mantello bianco della guardia reale, dopo essere stato estromesso dalla sua carica, cerca l’avventura nel regno dei pirati, dei reietti, dei rinnegati. Yohan Farwynd, un tempo appartenuto alla ciurma del re, ha finalmente ripreso la via verso casa.
Nel mentre, il regno di Euron Greyjoy è messo in pericolo da una rivolta dei capitani della Flotta di Ferro che si uniscono agli Annegati del dio Abissale per conquistare il trono del mare. Gli esiti sembrano scontati, ma ci sono forze che tramano nell’ombra: una spia con mille occhi, una regina decaduta decisa a riprendersi ciò che è suo, eserciti che si radunano ad est…
Una guerra scongiurata, una guerra a venire. Un nuovo nome gridato al cielo.
È giunto il momento del riscatto.
Autori: Francesca Colombo e Giovanni Seminara
A tutti i fan del trono di spade buona lettura! Sono graditi commenti e suggerimenti.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cersei Lannister, Daario Naharis, Jaime Lannister, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
KEIN
 
Il solarium della regina era situato nella Torre del Mare, una costruzione slanciata e tondeggiante ubicata sull'isola più lontana dal promontorio. La stanza era umida e piena di spifferi, riscaldata soltanto da un braciere. La regina vi si era recata per prima, scortata da lady Harlaw, per raccogliere i pensieri mentre consumava una frugale colazione. In breve, venne raggiunta da lord Kaplan, che accettò di condividere con lei un corno di birra e del pesce salato. Poi fu la volta dei lord Buonfratello e Ironmaker, che arrivarono insieme e pure non disdegnarono l’offerta. Il Capitano Farwynd, invece, si sedette in silenzio, senza partecipare né alle chiacchiere né alla convivialità degli altri. Per ultima, li raggiunse Cersei Lannister, scortata da Shin Estren.
 
«Benvenuta maestà, la tua presenza tra noi è un onore» la salutò Kein, alzandosi, imitata dai suoi lord e lei rispose inclinando graziosamente il capo prima di prendere posto tra loro. Con un cenno della mano accettò del vino da un servitore, portato apposta per lei dal momento che gli altri avevano preferito birra chiara e leggera, ma non toccò il cibo.
 
Quando fu chiaro che il momento dei convenevoli era giunto al termine, le guardie lasciarono la stanza con un inchino: sarebbero rimaste ad attendere all’esterno. Kein avrebbe preferito averli al suo fianco, perfino seduti al tavolo. Senza la presenza rassicurante di Enya, senza il calore emanato dal corpo di Shin, si sentiva sola, vulnerabile, molto più spaurita che in qualsiasi battaglia nella quale si fosse ritrovata a combattere. Con la spada in pugno, circondata dalla sua ciurma, si sentiva nel suo elemento. In quella stanza, invece, era una bambina travestita da principessa, un guitto dipinto.
 
“Sono una donna di ferro” si ripeté, per farsi coraggio. Poi prese la parola.
 
«Molto bene, miei lord, vostra grazia. Per prima cosa voglio ringraziarvi per la fiducia che mi avete concesso, e che ricambio. Come sapete le mie origini sono umili e la mia educazione lacunosa. Perciò sentitevi pure liberi di esprimere ogni vostro parere e dubbio, sarà mia cura ascoltare e vagliare ogni vostro consiglio. Ma non crediate di avere a che fare con una stupida, un’ingenua o una donna facilmente manipolabile: non sono alcuna di queste tre cose» li guardò negli occhi, ciascuno di loro, saggiandone le reazioni. Buonfratello sorrise imbarazzato, Ironmaker le restituì uno sguardo limpido, da pari a pari, Kaplan annuì, Farwynd restò imperscrutabile. Gli occhi di Cersei Lannister erano come ghiaccio. Nessuno parlò. «Fatta questa premessa, possiamo cominciare. Lord Gran, vorrei iniziare con la tua nomina. Come saprete è una carica nuova, tipica delle Terre Verdi, che ho deciso di introdurre poiché il mio obiettivo è un graduale allontanamento dall’Antica Via. Come ho detto, inizialmente il tesoro sarà costituito con parte del patrimonio ereditato da mio padre. Mio signore, ti coordinerai con lord Ironmaker per quanto riguarda le esigenze della flotta, i vettovagliamenti e l’equipaggiamento delle milizie. Dobbiamo prepararci al conflitto al meglio possibile. Inoltre, desidero che venga istituito un fondo per le vedove e gli orfani di sale. Ho visto troppa povertà, troppa miseria negli anni trascorsi di stanza sulle galee della Flotta di Ferro. Quei ragazzini saranno soldati, un domani, dobbiamo garantire la loro sopravvivenza. A tale scopo, verrà istituita una tassa del dieci percento su tutti i bottini, percentuale che verrà ridotta successivamente quando avremo proventi derivati dai balzelli e dalle imposte che ricaveremo dai nuovi territori conquistati. Ti è tutto sufficientemente chiaro?»
 
Buonfratello e Ironmaker si guardarono tra loro imbarazzati e indecisi su chi dovesse prendere la parola. Poi fu il mastro navale a parlare, con un timbro chiaro e profondo. «Vostra maestà, non credo che le isole abbiano sufficienti risorse. Ne serviranno altre, risorse che, anche volendo, non possono essere acquistate con il conio.»
 
A quel punto anche lord Gran si sentì in diritto di contraddire la sovrana «Un uomo di ferro non accetterà mai di pagare tasse, ciò che conquista con il ferro è suo di diritto» affermò.
 
“Non avevo dubbi” pensò Kein, ma non si lasciò scoraggiare.
 
«Conosco la geografia delle nostre isole e so che dopo la guerra intrapresa da mio padre il disboscamento non è stato ancora superato. Non voglio ridurre ulteriormente le nostre già scarse risorse, anzi, sarà meglio che prendiate in considerazione un piano di ripopolamento boschivo, ma le navi vanno rese il più resistenti possibili ed equipaggiate, e in fretta. Se non possiamo razziare e depredare la terraferma, assalteremo mercantili, maledizione! Cercate una linea di commercio con l’est, presto avremo chi garantirà per noi. Ci stiamo riducendo all’osso, non ve ne rendete conto?» domandò, cercando di non perdere la calma. «Per quanto riguarda la tassazione, sono irremovibile. Se ognuno pensa per sé, saremo sempre nemici tra noi. Dobbiamo invece essere uniti, utilizzate i sacerdoti, fate leva sul dio Abissale, quello che volete. È soltanto una soluzione temporanea finché non riavremo indietro i territori che storicamente ci appartengono. A quel punto, sfrutteremo quelli.»
 
Sapeva che non sarebbe stato facile far digerire le sue idee ai lord, ma che alternativa aveva? Erano troppo ciechi per rendersi conto che l’Antica Via era ormai impraticabile e troppo orgogliosi per ammettere di essere un popolo finito, a meno di non abbassarsi a fare ciò che per centinaia di anni avevano rigettato come umiliante e inferiore: seminare.
 
“Dovrei cambiare il motto della casata. Noi ci estinguiamo, o qualche stronzata simile” pensò.
 
«Siete in grado di tracciare le rotte dei mercantili? Lord Kaplan, avete notizie di quali navi e con che merci attraccheranno sulle coste dell’ovest e delle terre dei fiumi?» domandò.
 
«Certamente Vostra Maestà. I miei informatori posseggono già le risposte ai vostri quesiti. Un mio ulteriore incontro con questi vostri servitori e potrò farvi avere dettagliatamente tutto ciò che chiedete. Vi porterò io stesso un rapporto a riguardo» rispose il maestro dei sussurri.
 
«Molto bene, appena lo avrete pronto lo esamineremo con lord Ironmaker e il capitano Farwynd e organizzeremo gli assalti. Occorre una manovra coordinata, di più navi. Non possiamo continuare a disperdere le forze, è un metodo obsoleto e ci indebolisce. Capitano, questo sarà compito tuo: riunire la flotta, far sì che ogni nave sia parte di un unico, grande organismo che lavora in armonia». Sapeva di stargli chiedendo molto, i capitani erano re delle loro navi e questo significava che, per la maggior parte del tempo, erano nemici tra loro. Ma questo era anche il problema principale delle Isole di Ferro, la mancanza di un governo centrale forte, cosa che, invece, rendeva i Sette Regni una potenza tanto difficile da scardinare. Pur mantenendo la propria identità territoriale, era necessario imitare il nemico in tutte quelle strategie che lo rendevano temibile.
 
«Ora, se non avete altre questioni da sottoporre all’attenzione del concilio» concluse «direi di passare alla trattazione di quello che è forse il punto cruciale di questa seduta. Come ho detto durante l’acclamazione di re, c’è un accordo tra la corona del mare e Cersei della casa Lannister». Guardò la leonessa che annuì quasi impercettibilmente. «la quale, a sua volta, ha degli alleati oltre il Mare Stretto. Vostra Maestà, se ti compiace esporre la situazione agli altri membri del concilio, sicuramente sarai più esaustiva di quanto non possa esserlo io.»
 
Cersei vuotò la coppa con un unico, lungo sorso prima di iniziare a parlare. Quella sua tendenza a Kein non piaceva per niente. Sapeva bene quanto l’alcol annebbiasse il cervello, abbassasse la reattività in situazioni di pericolo, riducesse la capacità di valutare l’ambiente circostante. Inizialmente, aveva pensato che la regina decaduta bevesse per sopportare di essere sposata con Euron Greyjoy, ma ormai era evidente che quella cattiva abitudine l’accompagnava da ben prima dell’infausto matrimonio.
 
«Come alcuni di voi sanno» esordì, lo sguardo rivolto a Kaplan «Dopo la mia presunta dipartita da questo mondo ho passato svariati anni in esilio nel Continente Orientale. Più precisamente, ho trovato rifugio a Volantis, presso la più antica e nobile delle famiglie della fazione delle Tigri, i Maegyr. A quei tempi, il Triarca era Malaquo, e fu lui ad accogliermi. Era un uomo anziano, moderato, il cui carattere si era ammorbidito negli anni, permettendogli di instaurare buoni rapporti di collaborazione con la fazione degli Elefanti. Recentemente, dopo la sua morte, le elezioni sono state vinte da suo nipote, Jaeron Maegyr. È un uomo nel fiore degli anni, molto forte e determinato. In lui, il sangue dell’antica Valyria scorre ancora incontaminato e questo lo porta a perseguire una politica fortemente espansionistica. Se ciò che mi aveva promesso prima della mia partenza per Westeros si è avverato, probabilmente al momento sarà diventato monarca di Volantis.»
 
«Ho raccolto alcune voci, in proposito» si intromise Kaplan «E sua maestà non si sbaglia. Volantis non è più un triarcato, ma una monarchia.»
 
«È cosa certa?» domandò Kein e il maestro dei sussurri annuì. «Immagino sia una buona notizia.»
 
«Lo è.» confermò Cersei «Questo significa che non si dovrà più preoccupare degli scrupoli dei commercianti. Si tratta di una casta alla quale importa solo delle ricchezze, ma non tengono in alcun conto il prestigio e non hanno altra preoccupazione che aumentare le loro riserve d’oro e preziosi. Jaeron, per contro, è un uomo estremamente volitivo e sa come ottenere ciò che desidera.»
 
«Cosa vi spinge a credere che accetterà davvero di essere un nostro alleato?» domandò Kein. Era una domanda rischiosa, si stava esponendo poiché all’acclamazione aveva dato il sodalizio per certo, ma doveva avere la certezza che la leonessa di Lannister non stesse bluffando. «In fondo, la sua politica espansionistica si potrebbe limitare alle città libere di Essos.»
 
«Ad un altro uomo, basterebbero» concesse Cersei. «Ma non a Jaeron. Sin dal primo momento in cui ho fatto il mio ingresso nel palazzo di suo nonno è stato chiaro che era rimasto affascinato da questa parte di mondo… e da ciò che poteva offrire». Nella pausa che seguì, Kein non ebbe difficoltà ad intuire ciò che sottintendeva la sua interlocutrice. «Ci darà gli uomini che chiediamo, che io chiederò, non devi dubitarne.»
 
«Molto bene, allora vi invito a scrivergli quanto prima e a fare richiesta di almeno ventimila soldati.»
 
«In realtà» interloquì Cersei «sarebbe più opportuno che io mi recassi personalmente a Volantis per perorare la nostra causa».
 
“Dunque è questo che vuole. Allontanarsi dalle Isole per fare il suo comodo.” Pensò Kein, contrariata. L’istinto le suggeriva di impedire alla donna di partire, ma non voleva inimicarsela. Decise di prendere tempo.
 
«È comunque necessario che gli scriviate, in modo che sia avvertito delle nostre necessità e che abbia il tempo di approntare le risorse occorrenti» insistette e a Cersei non restò che annuire.
 
«Bene, è tutto. Lord Kaplan, ricorda quel rapporto, è urgente. Lord Gran, prepara un editto reale sulla questione della tassazione. Mi raccomando, che sia inappellabile, non voglio sedare altre ribellioni. Lord Ironmaker, predisponi un elenco dei materiali necessari per rimettere a nuovo la flotta, vediamo che cosa ci possiamo procurare in patria e cosa dovremo recuperare con altri mezzi» ordinò. I membri del concilio si alzarono e si congedarono con un inchino e lord Kaplan si offrì di scortare Cersei Lannister nelle sue stanze.
 
“Devo tenerli d’occhio” pensò Kein “non mi piacciono gli sguardi d’intesa che si scambiano”.
 
«Capitano, non tu. Ho bisogno di scambiare altre due parole» lo richiamò quando anche Farwynd accennò a lasciare il solarium «e, per favore, fa’ entrare Shin ed Enya.»
 
Era ora di parlare chiaramente con le uniche persone di cui si fidava.
 
§§§
 
Attese che Kaplan e Cersei, Buonfratello e Ironmaker si fossero incamminati giù per la scala che li avrebbe condotti ai piedi della Torre del Mare fino al camminamento sospeso per lasciarsi cadere di nuovo sulla sedia. Si sentiva stanca, come se fossero passate delle ore dall’inizio della riunione. Con la mano fece cenno anche agli altri di prendere posto e loro obbedirono, in silenzio. Shin poggiò i gomiti sul tavolo e, per un attimo, Kein pensò che le avrebbe preso la mano. Ma poi lui strinse il pugno, e il momento passò. Farwynd attese, impassibile come sempre. Enya, dal canto suo, cercò lo sguardo della regina e annuì, invitandola a parlare.
 
«Capitano, ti ho chiesto di rimanere perché ho necessità di discutere alcuni argomenti in privato. In quanto a voi» spostò lo sguardo sulle sue guardie «siete le uniche persone in tutte le isole a cui affiderei la mia vita. Enya, tu conosci questa gente, sai come trattarla. E tu, Shin, hai servito Cersei Lannister. Ho bisogno di sapere se mi posso fidare di lei.»
 
«Ero poco più di un bambino quando sono entrato nella guardia reale. Avevo appena compiuto quindici anni e devo ammettere che ciò che più ammiravo in Cersei Lannister era la spregiudicatezza. Non si è mai fatta scrupoli a falciare i propri nemici e questo l’ha portata molto in alto.»
 
«Anche molto in basso» sottolineò Enya.
 
«Non posso negarlo» assentì Shin «ciò non toglie che sia un’alleata preziosa in questa battaglia.»
 
«A quanto mi risulta, la leonessa di Lannister in passato non è stata con gli amici più leale che con i nemici. O le mie conoscenze sono sbagliate?» domandò Kein.
 
«Era diverso» replicò Shin «da quella guerra Cersei non avrebbe tratto alcun vantaggio. Da questa, invece…»
 
«Capitano, qual è la tua opinione?» fece, rivolta a Farwynd. Quell’uomo parlava poco, ma, ne era certa, nulla sfuggiva ai suoi occhi in tempesta.
 
«Non possiamo fidarci di una donna simile, né qui, né tanto meno lontano dalle isole.» replicò lui, scuotendo impercettibilmente la testa. Dal suo tono, era chiaro che aveva ragionato sulla questione e che la conclusione alla quale era giunto era insindacabile. «Dobbiamo allontanarla da noi, ma, allo stesso tempo, avere la certezza di ottenere ciò che avete pattuito.»
 
«In tutta onestà, credo che sia meglio tenerla il più lontano possibile da Kaplan» confermò Kein. «So che è stato lui a mettermi sul trono» proseguì, prevenendo eventuali osservazioni sull’argomento «ma serviva mio padre, e lo ha ucciso. Ha scelto me perché pensava che fossi facilmente manipolabile e, purtroppo, non sono sicura di essere abbastanza scaltra per batterlo sul suo stesso terreno. Per questo ho bisogno di voi. Ora, Cersei non vede l’ora di ricongiungersi con il monarca di Volantis. Mi pare evidente che ne abbia conquistato i favori esibendo ben più che il suo nome e il suo denaro, perciò può darsi che giovi alla nostra causa concederle di perorarla personalmente e con tutti i mezzi a sua disposizione. D’altro canto, lasciarla andare da sola sarebbe follia pura. Dobbiamo essere sicuri che sia obbligata a mantenere le sue promesse. Obbligata» ripeté.
 
«Assecondiamola» propose Enya «scortiamola fino ad luogo da noi prestabilito e poi consegniamola solo una volta che avremmo la certezza di avere i mercenari»
 
«Orange Shore potrebbe essere il luogo adatto» intervenne Yohan «C’è un’isola a ovest di Volantis. Lì potremmo assicurarci la presenza dei mercenari e infine consegnare Cersei stessa a Maegyr. Posso mettermi subito all’opera per tracciare una rotta sicura.»
 
«Potrebbe essere una soluzione, ma c’è bisogno di qualcuno che l’accompagni» approvò Kein. In realtà, sapeva benissimo chi sarebbe stata la persona più adatta per qual compito, ma non voleva privarsene. Quando Kaplan le aveva offerto la corona, lei, come una sciocca, aveva pensato che ciò avrebbe significato pace e sicurezza per la sua famiglia e, per lei, il coronamento della sua storia d’amore. Ma si era dovuta ricredere in fretta e, ora, non aveva intenzione di cedere altro terreno su questo piano. «Capitano, chi potremmo mandare con lei? Ci vuole una compagnia fidata, uomini la cui lealtà alla corona sia indiscutibile.»
 
Farwynd rifletté a lungo, evitando lo sguardo di Enya. A Kein la cosa non passò inosservata e non si stupì di sentirlo parlare in questo modo: «Balaq Rematore Nero può essere un capitano valido e di certo devoto all'Antica Via. Con lui non rischiamo tradimenti». La lady di Giardino Grigio strinse le labbra, ma non disse nulla. Tutti sapevano che l’ex schiavo ed Enya erano amanti ed era altrettanto palese che qualcosa ci fosse anche tra lei e il lord comandante. Kein si chiese se quello non fosse solo un tentativo di Farwynd di togliersi l’avversario dai piedi, ma giudicò che sarebbe stato altrettanto efficace e ben più definitivo farlo fuori. Non essendo un Uomo di Ferro, non ci sarebbero stati pregiudizi o dogmi religiosi a fermare la sua ascia. Quindi era probabile che il gigante nero fosse davvero un leale servitore.
 
«Sta bene, ma non è sufficiente. Non possiamo lasciare tutto nelle mani di un solo uomo» disse.
 
«Ti proporrò qualche altro nome, un piccolo gruppo. Tuttavia, una volta sbarcati i mercenari sulle nostre coste senza destare sospetti, dobbiamo inviare loro qualcuno in grado di guidarli attraverso il continente, incontro a noi che ci muoveremo dalla parte opposta» disse, spostando il suo sguardo su Shin.
 
Questa volta fu la regina a stringere le labbra. «Una manovra a tenaglia. È una buona idea, difficilmente si aspetteranno di essere attaccati contemporaneamente di fronte e alle spalle. Faremo come tu dici. Ora, come pensi di procedere per il viaggio? Attraversare il continente è troppo rischioso e comunque non accorcerebbe poi di molto i tempi di navigazione.»
 
«Si potrebbe ipotizzare di fare rotta verso sud, superare il mare del Tramonto, costeggiare Dorne e poi proseguire dritti verso Volantis» propose Enya indicando con il dito il percorso su una delle mappe sparse sul tavolo.
 
«Eviterei le vostre navi lunghe» s’intromise Shin. «Ci vuole un mercantile, un’imbarcazione che passi inosservata, magari battente bandiera orientale».
 
«Ottime idee, entrambe» approvò Kein. Con quelle persone si sentiva a proprio agio, le idee fluivano, c’era una connessione tra loro e lei sentiva di avere una possibilità di riuscita se li avesse avuti a fianco. «Dorne…» disse pensierosa, quasi tra sé e sé.
 
«A che pensi?» domandò Shin.
 
Dorne era sempre stata una spina nel fianco per i Sette Regni, quasi come le Isole di Ferro. Il motto di casa Martell di Lancia del Sole, “Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati”, derivava dal fatto che di tutti i regni, quello più a sud era stato l’unico acquisito dai Targaryen non con la forza, ma tramite un’alleanza matrimoniale, e la diceva lunga sul carattere sanguigno dei dorniani che, da sempre, avevano bramato l’indipendenza, tanto quanto gli Ironborn stessi.
 
Durante gli scontri precedenti la Lunga Notte vi era stata una guerra interna tra l’ultima discendente della casata, Arianne Martell, che avrebbe voluto vedere la secondogenita di Cersei Lannister sul trono di spade, e le figlie bastarde di Oberyn, fratello del principe Doran e zio di Arianne, che invece bramavano vendetta contro la corona. Le Serpi delle Sabbie, dopo aver assassinato la principessa Myrcella, avevano finito per allearsi con i cugini di Kein, Yara e Theon Greyjoy, ma erano state sconfitte e sterminate da Euron e Cersei. Dopo la terribile battaglia che aveva posto fine alla Lunga Notte, Arianne, che da tempo aveva fatto perdere le sue tracce dopo l’uccisione del padre e dei fratelli, era tornata a reclamare il suo posto e aveva ottenuto dal reggente Tyrion Lannister il perdono per la ribellione delle sue congiunte. Tuttavia, Kein non pensava che la situazione a sud fosse completamente tranquilla e che le spinte indipendentiste delle frange più estreme fossero del tutto sedate.
 
«Arianne Martell» rispose dopo una lunga riflessione «Cosa sappiamo di lei? A parte il fatto che ha tramato per far ascendere al trono Myrcella Baratheon, la figlia di Cersei?»
 
«Non molto» fu Shin a rispondere «Le sue tracce si sono perse durante la Lunga Notte. Di certo, è noto che a Dorne la linea di successione non fa differenza tra maschi e femmine e questo ha portato al tentativo di colpo di stato cui hai accennato. Immagino che Arianne potrebbe essere ben disposta verso una figura femminile forte e progressista» concluse con un mezzo sorriso. Lo sguardo di lui pareva trapassarla e Kein abbassò gli occhi sulle carte sparpagliate davanti a sé e la cascata di capelli neri nascose il rossore che le aveva imporporato le guance.
 
«Abbiamo qualcuno all’altezza di trattare con la principessa di Dorne?» chiese a Yohan rialzando lo sguardo, dopo essersi ricomposta.
 
Farwynd rifletté a lungo prima di rispondere. A Kein non sfuggì che il capitano evitasse di guardare la lady di Giardino Grigio e comprese che la donna era l’unica secondo lui adatta per quel compito delicato. Decise de venirgli in aiuto.
 
«Non voglio privarmi di lady Enya, per il momento, anche se comprendo che lei avrebbe sicuramente un ascendente su Arianne Martell, data la descrizione che ne ha fatto Shin» disse. «Qualcun altro?»
 
A quel punto, Lady Harlaw intervenne. «A mio parere, nella ciurma dell'Abisso ci sono due sorelle all'altezza di questa missione. Arwyn Netley è la più grande e penso che non si tirerà indietro quando le proporremo di andare a Dorne. Posso istruirla in modo che tocchi le giuste corde durante l’udienza con la principessa».
 
«Sì, una delle due sorelle, o entrambe possono andar bene» confermò Yohan «Mi assicurerò che non siano agli ordini di Kaplan, ma fedeli solo a voi, mia regina». Il suo sguardo cangiante sembrava limpido, come il giorno in cui aveva accettato di essere il suo campione.
 
«Se mi è concesso» aggiunse ser Estren «Sarebbe opportuno munire la ragazza di un documento ufficiale che la indichi come ambasciatrice della regina delle Isole di Ferro, nonché di Cersei Lannister. Sono sicuro che la leonessa non ha dimenticato quanto Arianne si sia prodigata, seppur con miseri risultati, per l’incoronazione di Myrcella. Era molto legata a quella ragazzina, ricordo bene il suo volto quando venne a sapere che era morta… e rammento la sua vendetta. Sono certo che sarà lieta di apporre il suo sigillo assieme al tuo su una proposta di alleanza. Inoltre, ricordo che Tyrion era costretto ad inviare spesso delegazioni che mantenessero la pace, sempre più spesso negli ultimi tempi. Le probabilità che i dorniani accettino di unirsi alla rivolta è decisamente alta».
 
«Molto bene» annuì Kein. Si passò le dita tra i lunghi capelli corvini, spingendoli indietro sulla fronte leggermente imperlata di sudore. Non conosceva personalmente nessuno dei prescelti e non le restava altro da fare che porre completa fiducia nei suoi consiglieri. «Amici miei, la corona del mare è di legno leggero, ma, credetemi, pesa come piombo sulla mia fronte. La posta in gioco è altissima e io ho bisogno di fidarmi ciecamente di voi tutti perché il mio giudizio può essere fallace. Non lo ammetterò mai davanti al concilio e men che meno in udienza, ma non si impara ad essere regine da un giorno all’altro e senza di voi sono perduta. So che chiedo a tutti dei grandi sacrifici, ma non c’è un’alternativa: è l’ultima chance per il nostro popolo, sono sicura che ve ne rendete conto.» si sfogò volgendo intorno uno sguardo carico di stanchezza.
 
«Ti sei comportata bene oggi, maestà» la rassicurò Yohan e Kein fu felice di quelle parole. Sapeva che non era uomo da sprecarne molte e, di conseguenza, le accettò con gratitudine.
 
«E sai che puoi contare su di noi» aggiunse Enya, sporgendosi verso di lei. Le prese una mano e la strinse delicatamente tra le sue. «Ora, con il tuo permesso, andrò a parlare con Balaq e con le sorelle Netley».
 
Kein annuì. Sapeva che quella conversazione non sarebbe stata per niente facile per lady Harlaw.
 
Farwynd seguì Enya fuori dal solarium, in silenzio, e Kein rimase sola con Shin, che andò a mettere il chiavistello alla porta.
 
«Che intenzioni hai?» gli domandò soffocando una risata. Quell’uomo riusciva a ridurla ad una sciocca ragazzina con un solo sguardo e se da un lato la cosa la divertiva, dall’altro la spaventava. Spesso, troppo spesso, giocavano con il fuoco e il fatto che Kaplan conoscesse perfettamente la loro situazione era un pensiero assillante per lei.
 
«Voglio toglierti la corona» sussurrò il cavaliere, attirandola a sé «E non solo quella…»
 
Le mappe, i cartigli e le statuine a forma di lupo, leone, piovra e drago si sparpagliarono sul pavimento.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Kein_Pyke