Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: sissir7    09/02/2018    1 recensioni
Questa storia è ambientata in un AU dove Jimin è tutt'altro che umano e Tae è un ragazzo che ama la vita e che non ha paura di andare incontro al suo destino, anche se significa rinunciare a tutto quello che ha. Dolore, spensieratezza, paura, amore, bellezza sono i cardini della loro storia che rovescerà ogni certezza e porterà alla consapevolezza che amor vincit omnia, anche attraverso la morte.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Sapevo che saresti andato bene all’esame. Sono felice per te.” gli disse Mike, quello con cui aveva legato di più sin dall’inizio.
Stavano vedendo un film nel piccolo salotto che condividevano con gli altri tre ragazzi dell’altro appartamento ma quel pomeriggio non c’era nessuno e potevano avere la tv e il divano tutti per loro.
“Sono felice di aver preso il voto più alto. Mi sembra ancora impossibile.”
“Sono sicuro che supererai tutti gli esami con ottimi voti. Si vede che sei un ragazzo…”
“Un ragazzo?”
“Non lo so. Ma sei uno con la testa sulle spalle che però ha occhi da sognatore e che ha una sensibilità diversa.”
“Oh…penso sia la cosa più carina che qualcuno mi abbia mai detto. Grazie Mike!”
"Figurati.”
E fecero cin cin con le birre che stavano bevendo.


Ancora non aveva rivisto Jimin e dopo ave fatto l’esame non vide più neanche il professor Lonsert.
Pensava spesso a Jimin.
Lo incuriosiva tantissimo e avrebbe voluto sapere tutto di lui.
Sentiva che era una di quelle persone che incontri una sola volta nella vita.
Poi quelle cose che aveva provato non riusciva a dimenticarle e addirittura pensò che si trovava a Londra  solo perché era destinato ad incontrare quel ragazzo così incredibile.
Con questi pensieri, vagava per gli enormi scaffali della biblioteca in cerca di un manuale.
Si incamminò verso il settore che gli interessava e appena alzò lo sguardo lo vide.
Stava su una scala poggiata agli scaffali che maneggiava dei libri.
Jimin aveva riconosciuto il suo odore da quando aveva varcato la soglia della biblioteca.
Lo stava solo aspettando.
“Hey” gli disse sorridendogli.
“Buongiorno Jimin.”
Scese le scale con una naturalezza impressionate, avendo in mano tre libri che posò sul tavolo in legno dietro di lui.
Gli si avvicinò e chiese:
“Posso?” porgendogli la mano aperta.
Tae gli diede il foglio con sopra scritti i manuali che gli servivano.
Jimin lesse concentarto.
Indossava un maglione grigio scuro di lana, a collo alto e jeans scuri.
Il suo stile era molto simile a quello di Tae ma ancora più minimalista e Tae lo adorava visto che gli stava d’incanto.
“Te li prendo subito.”
E gli ridiede la lista.
“Lavori qui?”
“Oh, sì. Diciamo che è il mio lavoro ufficiale oltre essere assistente del professor Loster. Sono il secondo responsabile della biblioteca e uno dei miei compiti è fare l’inventario dei libri, riordinarli, scegliere dei volumi e cose così.”
“Sembra molto interessante.”
“Lo è se ami i libri.”
Intanto camminavano.
Si fermarono poche corsie dopo e Jimin prese i libri per Tae che lo ringraziò.
“Sono libri in latino.”
“Eh, lo so. Sarà un lavoraccio cercare le cose che mi servono ma ho la volontà per farlo.”
“Lo so. Ma voglio darti una mano, se me lo concedi. L’esame è vicino ed un piccolo aiuto può farti solo bene.”
Era nella sua natura saper persuadere e convincere ma stavolta lo fece con buone intenzioni e con sincero interesse.
“Conosci anche il latino quindi…”
“Sono laureato in Lettere antiche e poi ho dei master riguardanti la cultura e la letteratura inglese.”
“Ma…come…”
“Volontà. Lo hai detto tu. Dai, sediamoci e incominciamo a lavorare.”


Si sedettero e passarono lì tutto il pomeriggio, fino alla chiusura della biblioteca di cui Jimin era il responsabile.
“Fra un quarto d’ora dobbiamo andare ma abbiamo fatto parecchio.”
Gli sorrise dolcemente e dopo aver passato tutte quelle ore con lui, Jimin gli sembrò più umano e meno irraggiungibile.
In fondo, era un ragazzo come lui che sapeva scherzare e che oltre a quella bellezza esterna aveva una bellezza interiore che esprimeva con la sua immensa cultura e allo stesso tempo con umiltà.
Uscirono e una volta chiusa a chiave la biblioteca si incamminarono fuori al College. 
“Grazie per il tuo aiuto, non so come potermi sdebitare.”
“Oh, figurati. Serve anche a me per rinfrescarmi la memoria su cose che ho fatto tanto tempo fa.”
“Beh, almeno…”
Tae non sapeva da dove nasceva quel coraggio spudorato ma sentiva una tale sintonia tra loro che voleva solo passare più tempo possibile con Jimin e quindi gli disse: “….almeno lascia che ti offra  una cena, un sabato. Se vuoi.”
Jimin guardò il volto bellissimo di Tae, quegli occhi grandi e dolci e quelle labbra perfette curvate in un piccolo sorriso e sentì in gola un nodo,
un nervosismo che mai aveva sentito, sintomo di una felicità di cui pensava di non essere degno.
Che regalo meraviglioso che gli stava facendo la vita dopo così tante sofferenze.
Annuì visivamente emozionato.
Tae sospirò, un po' preoccupato per una risposta negativa ma al sì di Jimin sorrise felice come una Pasqua e dopo essersi scambiati i numeri di cellulare si lasciarono con la buonanotte.


Tae si strinse nel piumino blu che indossava e mise il cappello di lana che Kookie gli aveva regalato prima di partire.
Camminò per tutto il tempo con un sorriso a trecento denti stampato in faccia ancora incredulo che uno come Jimin potesse interessarsi a lui.
Non si sottovalutava, sapeva che aveva una bella personalità ed era un bel ragazzo ma Jimin era ad un altro livello che lui non raggiungeva.
Però, aveva capito che quel ragazzo era diverso, che aveva una sensibilità simile alla sua riguardo alla cultura e a quello che suscita.
Quando stava con lui, sentiva di poter essere sè stesso come quando stava con Jungkook e anche di più.
Una cosa impossibile, pensava.
Ma era appena successo.
Quel sabato sera sarebbe uscito con Jimin a cena e non vedeva l’ora. 
   
 
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