you keep smiling when you look at me
just like me
6.
Quando il giorno dopo ti alzasti alle dodici, per di più con un mal di testa che ti avrebbe frantumato il cranio, la pancia ormai un tumulto e le gambe debolissime, ti venne voglia di dormire ancora ma più di qualunque altra cosa il pensiero di Taehyung ti spinse a trascinarti fuori dal letto. L'Aoi, dieci minuti a piedi distante, sembrò lontanissimo quella mattina. Dovesti percorrere la strada, il parco che ti separava dal bar quasi a fatica, ricordando che il giorno prima l'avevi attraversato anche in condizioni peggiori, con tacchi alti ai piedi e l'alcool che scorreva come sangue nel tuo corpo; finalmente raggiungesti il traguardo e constatasti tristemente che l'Aoi era ancora verde. Osservasti l'esterno sperando che avessero rimosso qualche particolare stravagante, eppure era tutto lì, come settimane prima, tutto orribilmente Aoi. Yoongi ti notò quando alzò lo sguardo, ma non parve sorpreso nel vederti. «Hey, è da tanto che non passi!» disse solo, sorridendoti appena e distraendoti, mentre chiudeva la cassa e il cliente con cui aveva conversato fino a quel momento usciva dal locale. «Taehyung dovrebbe essere con suo padre in cucina, avevano roba di cui parlare, vado a chiamartelo» capisti dalla sua affermazione che aveva già parlato col ragazzo riguardo la sera prima e per questo sapeva che saresti passata. «Buongiorno principessa, ti posso portare qualcosa?» il sorriso del cameriere sconosciuto era enorme, pensasti di non meritare un sorriso talmente felice senza alcun motivo. Mentre osservavi il ragazzo fare avanti e indietro per il locale, come se avesse molto da fare e non potesse stare fermo, vedesti Taehyung uscire affannato dalla cucina; aveva cambiato i vestiti, adesso indossava una camicia colorata che sembrava essere fatta per il suo torso. Sicuramente non lo fece di proposito, ma avvicinandosi a te si sistemò i capelli con una mano e tutti i tuoi ormoni tornarono nella fase adolescenziale, facendoti dimenticare il modo in cui due secondi prima avevi osservato un altro dei camerieri. «Buongiorno» ti salutò, sedendosi davanti a te e dando per scontato di essere invitato. Non che tu volessi cacciarlo. «Ti sei ripresa?» chiese subito, quasi come se fosse davvero preoccupato al riguardo. Sostenesti il suo sguardo interessato per un paio di secondi. «Direi di no, ma non avevo voglia di rimanere a casa» rispondesti sinceramente, facendo caso al tuo stomaco che si lamentava rumorosamente, e alla testa che ancora ti sembrava girasse a scatti. «Scusa se non ti ho aspettato questa mattina, sarei voluto venire qui con te ma volevo cambiarmi e, soprattutto, pensavo che avresti dormito fino a tardi e non aveva senso aspettarti» si scusò, facendoti sorridere. Eri felice di non aver dubitato di lui nemmeno per un secondo. «Non devi scusarti, hai fatto bene» lo rassicurasti, mentre il cameriere dai bei movimenti vi interrompeva per darti ciò che avevi ordinato - per qualche motivo ciò non era il suo fondoschiena, perché in un mondo in cui avresti potuto dire tutto quello che ti passasse per la testa, avresti decisamente ordinato quello. «Taehyung, ti porto qualcosa?» chiese all'amico. «No, grazie, non ho intenzione di pagare mio padre» gli sorrise ironicamente, facendolo ridere. Sicuramente fu una battuta, ma parecchio infelice nel suo genere. «Va bene, allora goditi la signorina, vi lascio» fece una smorfia e si allontanò, ricominciando a camminare verso il bancone. Il ragazzo che ti sedeva di fronte fissò il cameriere fino a quando non fu lontano. «Hai già conosciuto Hoseok o solo Jin e Yoongi?» «No, lui non lo conosco» gli rispondesti, cominciando a mangiare. Il tuo stomaco brontolava come se non ci fosse un domani, il cibo che avevi davanti era un miracolo. «Quel ragazzo è il capo-cucina, ma ogni tanto fa il cameriere per compensare al lavoro che manca. Non abbiamo soldi per pagare altri camerieri, allora fanno tutto loro che sono quasi di famiglia» spiegò. «Siete in buoni rapporti?» volendo confermare la tua idea, non esitasti a chiedergli i dettagli. «Sì, spesso usciamo insieme, anzi credo siano tipo i miei unici amici. Non fraintendere, conosco tante persone e mi piace fare amicizia, ma con loro è particolare» ti rispose, facendoti annuire. «Più che altro... i miei colleghi sono tutti più grandi, per questo non ho amici là. Mi sento con certi amici dell’università, ma non è la stessa cosa, loro li vedo ogni giorno.» «Lavori?» si stava trasformando in una normale chiacchierata tra due conoscenti. «Oh, sì, lavoro in un ufficio da relativamente poco» rispose, sorridendoti appena. Aveva capito che la vostra chiacchierata era parecchio bizzarra, considerato che avevate appena passato una notte nella stessa casa ma non avevate queste informazioni base l'uno dell'altro. Poi ti rendesti conto che lui effettivamente sapeva qualcosa di te, ma tu niente di lui. «Lavori, tuo padre gestisce un bar, hai una bella personalità, hai una ragazza, mi spieghi cos'è che non hai?» non riuscisti a frenare la curiosità. «Non ho una ragazza» rispose, sorridendo, di certo amaramente e facendoti capire che doveva essere successo qualcosa tra i due. «Oh, deve- deve essere stata stupida» balbettasti, non sapendo che altro dire. Perlomeno lo facesti ridere. «È successo perché doveva succedere, mi avrà pure lasciato per messaggio, ma, alla fine-» esitò un attimo, prendendo un bel respiro «-sapevo che era troppo per me.» «O troppo poco» lo correggesti, non potendo farne a meno. Alzò lo sguardo e ti sorrise di nuovo, divertito. «Punti di vista» sottolineò, senza mollare lo sguardo dal tuo, quasi sfidandoti. «Non tanto, tu la stai romanticizzando e io ti sto dicendo che è stata maleducata. Perché dovrebbe lasciarti per messaggio?» «Perché forse aveva un altro-» anche in quel caso esitò, e capisti che il discorso doveva piacergli poco. Frenasti il suo flusso triste di pensieri per raccontargli qualcosa che potesse aiutarlo, dal momento che eri brava a fare amicizia e rendere partecipi gli altri della tua vita, nonostante la tua enorme introversione e poca voglia di fare. C'erano persone che meritavano di sentirti parlare, non avresti saputo spiegarlo in altro modo. «D'accordo, io avevo un ex qualche anno fa che un giorno mi disse che gli piacevo io e gli piaceva anche la sua ex, e all'inizio tutto okay perché me lo scopavo io e non lei» rideste insieme, il che ti convinse che potevi continuare a parlare in quel modo, non gli risultò offensivo. «Un giorno decise di tradirmi, e io lo lasciai. Per un periodo ci sono stata malissimo, ma tutt'ora me ne chiedo il motivo. Non era sin dall'inizio una persona alla mia altezza e saremmo potuti stare insieme in eterno e io sarei stata in eterno insoddisfatta» spiegasti molto semplicemente, provando a consolarlo in quel modo. Il suo sguardo sembrò dirti che stava riflettendo sulle tue parole. «In pratica credi nell'anima gemella? Saresti stata in eterno insoddisfatta perché lui non era la tua?» chiese, dubbioso dal momento che aveva pensato fossi una persona scettica, ma dalle tue parole aveva appena dedotto il contrario. Ti studiava ogni cosa dicessi, ma ammettesti a te stessa che sembrava più stupido di quello che doveva essere veramente. «No, semplicemente se con una persona non può funzionare allora non mi va di illudermi, anche se è un bel colpo ogni volta» rispondesti dubbiosa, alzando le spalle e rialzando gli occhi verso i suoi, distogliendo l’attenzione dal tuo cibo. «Oh,» ti rivolse uno sguardo sorpreso «sei romantica.» Ti prendeva decisamente in giro, il suo sorriso non mentiva. Ti dava fastidio che le informazioni che aveva sul tuo conto lo stessero aiutando a conoscerti, che tu invece non avevi uno straccio di notizia sulla sua personalità e non avevi idea di come farlo parlare di sé. «Non proprio, mi voglio soltanto un po' bene» vedendo nei suoi occhi che voleva sentirti parlare ancora, cominciasti a gesticolare come se potesse aiutarti a farti capire meglio. «Se uno dei miei ex fosse la mia anima gemella non lo saprei mai, ormai l'ho lasciato in ogni caso e probabilmente per una buona ragione. Mica c'è qualcuno che ci dice che-» «Quindi sei dell'idea che l'amore sia temporaneo? Che quella persona che hai lasciato non abbia più possibilità?» chiese, interrompendoti, alzando un sopracciglio. Diosanto se era bello. «L'amore?» ridacchiasti, perché non riuscisti a farne a meno, credendo di aver davanti un sedicenne. E poi in che razza di discussione vi eravate cacciati? «Il sesso, sì, il sesso è temporaneo, poi stanca e stanca anche dover sopportare sempre la stessa persona per troppo tempo.» Ridacchiò al sentire frasi del genere. Il tuo cervello cominciò ad elaborare una prima ed immediata informazione: al ragazzo piaceva giocare. «Quindi tu sei stata con tutti i tuoi ex per il sesso, non perché eri innamorata» insisteva evidentemente contrariato, ma tu eri abbastanza convinta delle tue idee e non ti saresti arresa alla sua perplessità. «Certo, sono infatuazioni che passano appena diventa banale. Dico di innamorarmi ma è effettivamente perché mi farei qualcuno, appena trovo un altro improvvisamente non sono più innamorata di quello di prima, è un po’ triste.» Fu in quel momento che prese un bel respiro, preparandosi a dire la sua. Sapevi che qualunque cosa avrebbe detto sarebbe stata magnifica, in quanto la diceva con un'espressione talmente pura. Non ti guardava, aveva incrociato le braccia e sembrava abbastanza riflessivo nelle sue sopracciglia aggrottate e labbra schiuse, come se stesse per parlare ma non sapesse cosa dire, eppure parlò abbastanza chiaramente. «Io mi innamoro sempre facilmente invece, non perché voglio farmi una ragazza ma perché mi piace per delle circostanze. Il tuo discorso non potrei mai capirlo» borbottò, e il tuo cuore saltò un battito. Avresti potuto avere davanti un angelo o un grande attore, non riuscivi a capire come potesse parlare di cose così apparentemente imbarazzanti con una sconosciuta che non aveva ancora idea di come interpretare le sue parole. «Mi fa piacere che sia così, nel mondo c'è bisogno di persone come te» gli rispondesti, provando a catturare i suoi occhi scuri che rivolgeva al vuoto. «Sbagli anche qui» contestò ancora, sorridendo appena. T'incuriosiva da morire, il suo sguardo sembrava disinteressato o forse solo nostalgico, non riuscisti a capire come potesse provare tutte quelle emozioni ed esprimerle così evidentemente. «Se a te piace il sesso è perché è normale che sia così, ma se un giorno dovessi- non lo so, se un giorno dovessi stare con qualcuno seriamente innamorato di te, non ci credo che a tua volta non ti affezioneresti» capisti che in quel momento parlava della sua ex, il che ti fece percepire il velo di tristezza nella sua voce. Lasciasti sul piatto quello che avevi da mangiare solo per dargliela vinta, provando ad attirare la sua attenzione. «Forse hai ragione, mi innamorerei di qualcuno in grado di amarmi» borbottasti, inconsapevole. Forse non credevi nemmeno in quello che dicevi, ma guardarlo in quello stato ti convinse che stavi rispondendo al meglio. «Ma, se davvero parliamo di me, io non credo esista una persona del genere.» Fu così che catturasti veramente il suo sguardo. Tutta l'insicurezza che era trapelata sul suo viso liscio fino a quel momento non c'era mai stata, ti guardò immediatamente e senza nascondere che rimase sorpreso dalla tua risposta. Rimase in silenzio. «Ne abbiamo passate entrambi tante» sorrideva, provando a consolarti in quel modo e riuscendoci alla grande. Evidentemente sapeva che effetto ti faceva guardandoti in quel modo, come se dipendessi da ogni sua espressione. «Io bevo per consolarmi, non ho capito come fai tu» sviasti un po' il discorso, ridendoci su. Non ottenesti la risposta ironica che ti aspettavi di ottenere, avendo frantumato la tensione che vi aveva contornati durante una conversazione inaspettatamente intensa. «Io mi butto giù, non ho altra soluzione. Frequento uno psicologo» aveva nuovamente abbassato lo sguardo. La tua risatina aveva causato la sua insicurezza, il che non ti rese per niente felice. «Sono sicura che tu non abbia bisogno di uno psicologo, sei solare e bello da morire, non ci credo che non ci sia qualcuno in grado di tenerti testa» confessasti, a tono basso, sinceramente presa dalla sua situazione e sinceramente sorpresa dalla tua reazione. «Potrei dire la stessa cosa di te» rispose, anche se esitò parecchio. Aveva notato il modo in cui Yoongi fissava dalla vostra parte, non capendo cosa avesse reso i vostri occhi così sentimentali, ma decise di ignorarlo e attirare la tua attenzione, in un tentativo di soffocare la tensione che pensavi di aver creato. Non sapevi se fosse in grado di leggere i tuoi pensieri o fosse molto bravo a leggere tra le linee. «Non sono solare» borbottasti, ridacchiando, lasciando la sua mano istantaneamente quando ti sentisti un po’ lusingata. Mai immaginandoti che avrebbe decisamente peggiorato la situazione. «Bella sì.» «E penso tu sia abbastanza forte da farcela senza alcool» continuò, ormai determinato a finire quel discorso imbarazzante che avevate deciso di affrontare, nella maniera più propositiva. «Quindi da oggi passi la serata con me invece che con l'alcool, ti va?» propose, guardandoti curioso. Non riuscisti a capire che tipo di proposta fosse, ma provasti a non pensare male. «Cosa intendi?» «Facciamo quello che fanno gli amici insieme» nella tua mente la te pervertita svenne mentre pronunciava quelle parole. I suoi occhi sui tuoi rendevano la cosa ancora più imbarazzante, ma forse lui non se ne rendeva conto. Bravo a leggerti, ma pessimamente ingenuo. «Ti presento Hoseok, questa sera rimani con noi per la chiusura e facciamo un giro con lui.» La signora Choi gli aveva detto al 100% che non avevi amici e lui forse aveva trovato lì la soluzione adatta a te, chissà quanto ci aveva pensato sentendosi in pena per la situazione nella quale ti trovavi; quel ragazzo era troppo ingenuo e la signora Choi sembrava conoscerlo, lo stava usando bene. «Facciamo che ora torno a casa che dovrei darmi da fare per il lavoro, questa sera ci vediamo di nuovo qua» affermasti allora, sorridendo ampiamente. Dovevi adattarti al suo modo di pensare così come lui si era adattato a te tutto quel tempo, non eri in grado di dire di no ad una possibile amicizia. «Va bene, io avviso Hoseok e vado a casa che sto morendo dal sonno» come non detto, era tornato a sorridere. I suoi occhi sorridevano come lo facevano le sue labbra, aveva un arcobaleno in viso e ne percepivi ogni singolo colore dentro di te. Dopo un momento di trance, reagisti alla sua affermazione. «Almeno hai dormito questa notte?» «Sì, ho dormito benissimo. È da tanto che non dormo così» rispose subito, addolcendo il tono quasi come se stesse complimentando te perché era riuscito a dormire. «Anche se è durato poco, ho dormito bene.» Mentre la tua mente elaborava un modo per invitarlo a dormire da te altre cento volte visto che a casa tua era stato così bene, si alzò in piedi e non ti lasciò parlare. «Ci vediamo questa sera?» sottolineò la domanda; evidentemente sapeva che eri il tipo di persona che avrebbe rifiutato di uscire pur di stare a casa da sola a fare quello che voleva, ma rinnegasti te stessa nello stesso momento in cui lo vedesti insicuro. Oh, era sul serio un attore dannatamente bravo, le parole ti uscirono dalla bocca solo perché ti stava chiedendo con gli occhi di dirgli di sì. «Certo.» Riuscivi a pensare solo di aver bisogno di parlarne con la signora Choi, che probabilmente non vedeva l'ora che succedesse una cosa del genere. Prendesti il cellulare e le chiedesti di passare da casa tua un po' prima, perché avevi bisogno di parlarle di Taehyung. «Taehyung?» chiese quando la chiamasti, sicura di aver sentito male. «Sì, Taehyung» confermasti, e seguì da parte sua un lungo momento di silenzio. Quando realizzò, ti travolse col suo entusiasmo. «Sei tornata all'Aoi? No, va bene, ne parliamo dopo, vado a prepararmi» chiuse la chiamata senza lasciarti un attimo per salutarla. Ti sembrò una delle tue amiche, entusiasta che fosse successo qualcosa nella tua vita piatta. Arrivasti a casa solo per poterti rilassare due secondi, cominciare ad aprire i libri su cui avresti dovuto lavorare e richiuderli una mezz'oretta dopo perché la signora era già davanti la porta. Quando apristi entrò dentro casa come un fulmine, lasciando Juun sul passeggino che aveva portato con sé. Non rimanesti sorpresa vedendolo dormicchiare. «Puoi sederti in soggiorno, parliamo lì» la invitasti, avendo dimenticato completamente che quella stanza fosse ancora un po' in disordine dalla sera prima. «Scusami per il disordine, sono appena tornata a casa e non ho potuto-» «Qualcuno ha dormito qua?» «Ho incontrato Taehyung ieri sera» al sentire quelle parole, collegò un paio di cose e capì chi non sapeva chiudere i divano-letto. Chiuse gli occhi un attimo, gesticolando e facendoti capire di fermarti col racconto. «Aspetta, prima voglio farti una premessa» affermò. La sua espressione seria ti fece preoccupare. «Io non voglio sapere quello che è successo in questa stanza, siete giovani ed è normale che ci sia bisogno ogni tanto di fare certe cose-» «Non è successo niente del genere» dovesti alzare il tono della voce pur di fermare il suo flusso di pensieri. Si tranquillizzò immediatamente. «Ottimo, allora mi dispiace.» «Voglio dire-» borbottò subito quando vide la tua espressione incerta, spostando il suo ciuffo corto di lato e rivolgendoti un'espressione buffa «se io fossi venti anni più piccola, sarei molto triste al posto tuo. Taehyung è- è un bel ragazzo, non trovi?» Alla sua momentanea perversione, non reagisti immediatamente. Ridesti solo quando capisti che era estremamente seria, non riuscendo a credere alle tue orecchie. «Oh, già, dispiace anche a me allora.» Fu esilarante ridere con lei per un motivo del genere, come se aveste la stessa età e gli stessi interessi. Forse cominciasti a credere di non essere completamente sola, di averla un'amica in Corea in fin dei conti.
|