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Autore: Born_Villain    12/02/2018    1 recensioni
In questa storia, remake di una ff che pubblicai tempo fa sempre qui su efp, si apre il sipario sul personaggio di un Vegeta adolescente, alla soglia dei suoi diciotto anni ed al tramontare dei suoi diciassette, combattuto tra la scelta del proprio passato, o quella del proprio presente, e sul personaggio di un agili ventiquattrenne che invece, uscito dalla sua complicata relazione come Chichi e costretto a prendersi le proprie responsabilità come padre, si interrogherà sulla propria identità.
Entrambi cresceranno e matureranno, chi mentalmente, chi sentimentalmente, e capiranno molte cose.
Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.
-Fabrizio De Andrè
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bulma, Goku, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Via del campo c’è una graziosa,

Gli occhi grandi color di foglia,

Tutta notte sta sulla soglia,

Vende a tutti la stessa rosa.

 

Sulle alte cime delle montagne, la neve si stava già pian piano sciogliendo, dando spazio a quella che si prospettava essere una primavera meravigliosa e, mentre il sole già pungente sovrastava i grandi campi, la pace continuava a regnare incontrastata su quel bellissimo pianeta chiamato Terra, quel piccolo angolo di paradiso sul quale si era ritrovato, contro ogni sua più rosea aspettativa, a vivere.

E, mentre, nelle cuffiette regalatogli-senza motivo, oppure per semplice riguardo nei suoi confronti, o magari per chiedergli silenziosamente scusa per una qualche discussione alla quale, ormai, avrebbe dovuto essere abituata- da Bulma, echeggiava quella melodia meravigliosa, suonata e cantata da uno dei terrestri più pieni di talento e d’intelligenza che lui avesse mai avuto il piacere di-anche se indirettamente- conoscere, lui se ne stava lì, poggiato ad una roccia, ad osservare l’orizzonte, con il dolce vento primaverile che gli passava tra i lunghi ed ordinati capelli corvini, e che gli donava pace e tranquillità.

Sospirò.

 

Via del campo c’è una bambina,

Con le labbra color rugiada,

Gli occhi grigi come la strada,

Nascon fiori dove cammina.

 

Abbassò gli occhi, puntandoli sul ruscello che, poco lontano, scorreva indisturbato, portandosi dietro i ramoscelli secchi, caduti dai salici piangenti che, a causa della loro buffa conformazione, solleticavano la sua superficie, infastidendolo esattamente come il mondo infastidiva lui.

In un certo senso, si sentiva un po’ come i ruscelli a primavera che, dopo aver passato un freddo inverno in solitudine, si ritrovavano a dover accogliere animali assetati e salici risvegliati dal loro temporaneo sonno.

Era così strano, il ciclo della vita.

Un istante prima sei qualcuno, e l’istante dopo ti ritrovi a domandarti che senso abbia la tua esistenza, o semplicemente ti chiedi chi tu sia davvero, e se il peso che ti porti dietro la schiena ne valga veramente la candela.

Queste tre domande, Vegeta se le faceva spesso, ultimamente.

Aveva passato tutta la sua infanzia in un mondo totalmente diverso da quello in cui si trovava in quel momento, ed alle volte, sdraiato nel buio della sua stanza, a guardare un soffitto che, a causa dell’oscurità, non vedeva davvero, si ritrovava a chiedersi se davvero quell’esistenza così miserevole in cui viveva non gli pesasse... se, in quelli che sarebbero dovuti essere gli anni più spensierati e tranquilli della sua vita, lui non si fosse continuato a convincersi che sì, la sua storia era cominciata nel sangue e che sì, si sarebbe conclusa nello stesso modo.

Era davvero così?

Oppure la sua mente da adolescente problematico stava cominciando a cambiare d’improvviso le cose, sconvolgendole all’inverosimile?

 

Via del campo c’è una puttana,

Gli occhi grandi color di foglia,

Se di amarla ti vien la voglia,

Basta prenderla per la mano

 

e ti sembra di andar lontano,

Lei ti guarda con un sorriso,

Non credevi che il paradiso,

Fosse solo lì al primo piano.

 

Ricordava come se fosse successo ieri, e non l’anno prima, come prologo di strani ed imprevedibili eventi che lo avevano aiutato a maturare il suo pensiero, ad accrescere la sua coscienza e la sua conoscenza, il momento in cui aveva incontrato per la prima volta Kaharoth, il suo alter ego, la persona che più gli somigliava nell’universo, ma che al contempo rappresentava come un riflesso di uno specchio maledetto.

Aveva guardato in quei grandi occhi scuri così simili ad i suoi, e non era riuscito a provare semplice astio, ma aveva saputo guardare attraverso sé stesso, aveva saputo pensare, forse per la prima volta nella sua vita, veramente con la sua testa, e non con quella di un sanguinario killer programmato per distruggere ed uccidere, nato per sporcare le proprie regali mani del sangue altrui.

Quel giorno, la sua infantile mente, aveva iniziato a crescere, e le nuvole grigie che sovrastavano il ciel sereno del suo animo, avevano iniziato a disciogliersi, in una pioggia calda ma rumorosa... ed i suoi diciassette anni, avevano davvero cominciato a gravare sulla sua giovane schiena costellata di cicatrici.

Quel giorno, aveva capito che tutte le cicatrici che aveva sul corpo, non avrebbero mai raggiunto il numero di quelle che aveva nell’animo... aveva capito che avrebbe dovuto ribellarsi a quella miserevole esistenza, prima che fosse troppo tardi.

Troppo tardi... come lo era stato per Radish.

O per Nappa.

O per suo padre.

 

Via del campo ci va un illuso,

A pregarla di maritare,

A vederla salir le scale,

Fino a quando il balcone ha chiuso.

 

Per lui non era troppo tardi, non lo era mai stato.

Per tutto il tempo si era creduto sconfitto, senza speranze, di fronte ad un mostro più grande di lui, di fronte ad un mondo più grande di lui.

Si era sentito così piccolo ed indifeso, così impotente, così sottomesso, che quasi ci aveva fatto l’abitudine.

 

Pensava queste cose mentre si guardava attorno, studiando bene ogni creatura che, indisturbata e silenziosa, gli passava accanto. Dagli uccelli, agli scoiattoli, alle semplici ma bellissime farfalle dai colori variopinti che, coraggiose, risorgevano, aprendo gli occhi in quei primissimi giorni di primavera. 

E capiva che non c’era niente di meglio di ciò.

Nulla, neanche la guerra, neppure la distruzione, avrebbe superato un momento di simile pace, di simile bellezza... nulla lo avrebbe appagato di più.

No... neanche rivedere Kaharoth, probabilmente.

Nonostante lo volesse terribilmente fronteggiare di nuovo, al momento, voleva soltanto stare lì, solo con sé stesso, a chiedersi per quale motivo non si fosse ribellato prima alla furia di Freezer, per quale motivo avesse aspettato tanto.

Cominciava a pensare addirittura che il suo titolo di principe, probabilmente non era poi così pesante da portare... e cominciava a pensare davvero di essere un nobile, cominciava davvero a sentirsi onorato di appartenere ad una razza estinta.

Perché i saiyan erano stati forti.

Perché i saiyan erano stati grandi.

Sospirò di nuovo.

E chiuse gli occhi.

 

 

Ama e ridi se amor risponde,

Piangi forte se non ti sente,

 

Dai diamanti non nasce niente,

Dal letame nascono i fior.

 

****

 

Angolo autrice:

Dunque... buonasera.

Dato che era un po’ che non mi facevo sentire su questo sito, beh, ho pensato di proporre il remake di una ff che pubblicai sempre qui tempo fa, in cui si vede appunto questo giovanissimo Vegeta, appena uscito da una traumatica gita su Namecc ed appena resuscitato con l’aiuto delle sfere, lottare con il suo passato e convivere con il suo presente, aiutato ovviamente dal nostro benamato Son Goku.

Dimenticate Cell, dimenticate Trunks, dimenticate Goten ed anche la storiella d’amore tra Bulma e Vegeta... roba vecchia.

Questo capitolo è scritto sulle note di una delle mie canzoni preferite in assoluto, ovvero Via del campo, del grandissimo Fabrizio De Andrè, eroe morto troppo presto a mio parere, ed alcuni dei testi del quale si sposano perfettamente con il personaggio tormentato di Vegeta.

Altro da dire? Non credo.

Spero che piaccia, e che qualcuno mi caghi, come sempre lmao

Detto questo, vi saluto e ringrazio~

Alla prossima!

 

-Villain

 

   
 
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