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Autore: Dicorno_saddd    12/02/2018    0 recensioni
"Loro non sanno, loro non hanno visto ciò che hanno dovuto vedere i nostri sventurati occhi, non potranno mai saperlo"
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Chen, Chen, Lu Han, Lu Han, Xiumin, Xiumin
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Quella notte notte XiuMin non fece incubi, secondo il minore. Quando fu svegliato dalla tenue luce che filtrava dalle fessure delle persiane, si rese conto che - a differenza del solito - aveva dormito tutta la notte e non erano state le urla del maggiore a svegliarlo. Ormai aveva fatto l'abitudine ad accorgersi immediatamente se il biondo si agitava nel sonno in modo da potergli stare accanto per dissipare i suoi incubi, eppure se quella notte XiuMin non si era svegliato per JongDae significava solamente che forse qualcosa stava migliorando, che c'era stato un progresso, seppur minimo. E questo faceva sentire sollevato il castano, il quale conservava preziosamente le sue speranze che presto tutto quel periodo sarebbe passato insieme alla sua angoscia.
Quella notte, però, lui non poteva immaginare che in realtà MinSeok non avesse dormito affatto, pur di non rischiare di svegliare ancora una volta il minore e farlo preoccupare dei suoi drammi. Egli non voleva che disperdesse energie e buonumore accanto a lui, doveva essere una giornata importante quella, non poteva certo rovinargliela. In fondo, il povero JongDae non aveva fatto nulla di male per meritarsi tutto quello stress, e soprattutto per meritarsi tutti i continui sbalzi d'umore del biondo, quindi la soluzione migliore agli occhi del maggiore fu allontanare il sonno, che tra l'altro già scarseggiava nelle sue nottate, per evitare di incorrere ancora negli incubi. Non era il giorno adatto ai brutti sogni, quello, non poteva permettersi di sfiancare il suo compagno di stanza per un motivo tanto stupido. Quando i raggi deboli del sole cominciarono a pervadere la stanza dovevano essere le 6 di mattina, ma XiuMin non si mosse di un millimetro, attendendo che il tempo scorresse con gli occhi puntati contro il soffitto bianco che non faceva altro che ricordargli la stanza asettica dell'obitorio dove aveva visto per l'ultima volta il corpo di LuHan. Non era stata condotta nessuna autopsia perché il motivo del decesso era stato più che palese, quindi il ragazzo aveva chiesto di vederlo un'ultima volta prima che fosse trasferito nel sarcofago di legno che avrebbe sigillato e suggellato per sempre le sue spoglie. Bianco, come il soffitto, come quella stanza, come le lenzuola che coprivano il corpo senza vita del minore, come la sua carnagione scolorita. Bianco era il colore della morte. Il colore più spento di tutti, il più grezzo, il più rude, il più distruttivo. Il bianco copre qualsiasi cosa. Quella notte, il candore lugubre del soffitto aveva tenuto compagnia a lui e ai suoi pensieri. Tuttavia, nonostante non fosse stata affatto una nottata piacevole, lo consolava il fatto che stesse per terminare. Più insistente diventava la luminosità che si irradiava dalle finestre, più i suoi sensi entravano in allerta, sicuro che da un momento all'altro il castano si sarebbe svegliato. Non aveva mosso neppure un muscolo per tutto il tempo, per timore che il fruscio delle coperte avrebbe potuto svegliare l'altro, ma, non appena avvertì quel familiare strascichio di lenzuola dall'altro lato della stanza, non riuscì a trattenere un leggero sospiro. Non ce la faceva più a fingere. A fingere di dormire, a fingere di stare bene, a fingere che tutto stesse prendendo la giusta piega, ma doveva farlo. Chiuse gli occhi per quella che gli sembrò un infinità di minuti, le palpebre pesavano tanto che credeva che poi non sarebbe più riuscito a riaprirle. Tutto quello spasmodico affannarsi nel mantenersi calmo, secondo un ossimoro che egli stesso aveva difficoltà a comprendere, trovò fortunatamente la sua fine quando JongDae si avvicinò a lui per svegliarlo, nel suo solito modo dolce e premuroso. Si sentì accarezzare amorevolmente i capelli, il che lo rilassò ulteriormente all'istante, e la voce calda del minore non tardò a farsi sentire: «Minie... Svegliati, sono le nove...» Il maggiore simulò lentamente un risveglio e sorrise al castano ringraziandolo mutamente di essere sempre lo stesso. «Se fai in fretta abbiamo più tempo per fare colazione.» Aggiunse ancora l'altro, allontanandosi nuovamente e raggiungendo l'armadio per scegliere dei vestiti. MinSeok, d'altro canto, non aveva per niente voglia di mangiare e il solo pensiero del cibo gli distorceva la sensibilità dell'olfatto.
«Dobbiamo proprio?» Mormorò il maggiore sollevando la schiena dal materasso e reclinando la testa di lato, con un atteggiamento infantile. 
«Devi proprio, si.» Lo ammonì il castano, voltandosi verso di lui, con il tono apprensivo di una madre che sgrida il suo bambino. Il maggiore sbuffò sonoramente cercando di farsene una ragione e si alzò dal letto trascinandosi involontariamente dietro il groviglio di coperte. Come se non fosse abbastanza, inciampò distrattamente coi piedi tra le lenzuola, facendo ridere istintivamente il più piccolo, il quale tuttavia scattò immediatamente in avanti per afferrarlo al volo. Quella presa ferrea sulla sua vita trasmise al maggiore molto più di un semplice gesto per evitare che cadesse, piuttosto lo rassicurò a livello emotivo per la saldezza di quelle mani che per lui c'erano sempre, per sostenerlo. Sperava vivamente che prima o poi la sua mente l'avrebbe accettato davvero, denigrando tutto il resto, sebbene sapesse quanto difficile sarebbe stato.
«Non ridere, ho sonno.» Si lamentò il maggiore piagnucolando e liberandosi dalle mani del castano dirigendosi verso il guardaroba e spingendo scherzosamente via Chen senza preoccuparsi di essere delicato, dimenticandosi completamente di quanta forza possedesse nelle braccia. 
«Ma se hai dormito tutta la nottata oggi!» Ribatté il più piccolo ridacchiando, sicuramente contento della sua interpretazione dei fatti.
«Già...» MinSeok sospirò, concentrandosi sulla scelta dei vestiti. Poteva essere un giorno diverso quello, poteva essere un giorno migliore per una volta. Optò quindi per dei vestiti più appariscenti, che riprendevano uno stile di abiti che non indossava da tanto tempo, cose che non ricordava più nemmeno come gli stessero addosso. I pantaloni di pelle gli fasciarono le gambe scolpite - nonostante fosse dimagrito e i pantaloni non fossero più aderenti come una volta -, facendo risaltare la sua figura magra e muscolosa, sebbene non troppo pompata. La camicia, invece, gli regalò quel tocco di classicità elegante, che con i primi bottoni aperti sul petto, restituiva perfettamente l'immagine fiera e curata che aveva sempre inscenato, essendo la sua mascherata preferita. La giacca bianca, decorata di borchie e swarovskini fu il tocco finale, insieme all'ombra di trucco che accendeva il suo sguardo felino e al filo di lucido che gli colorava le labbra.
Quando uscì dal bagno, pronto per affrontare quella giornata, JongDae restò ad occhi aperti nell'ammirare il cambiamento che aveva sconvolto XiuMin in appena mezz'ora. 
«Chiudi la bocca o mangerai moscerini.» Commentò il maggiore con una risata roca avvicinandosi all'orecchio del castano e posandogli dolcemente due dita sotto il mento per poi far pressione verso l'alto in modo da sollevare la mascella del minore che altrimenti temeva avrebbe toccato il pavimento di quel passo. JongDae arrossì violentemente e si riscosse immediatamente cercando in ogni modo di distogliere lo sguardo dal ragazzo accanto a sé. 
«Okay o-okay, a-andiamo a fare colazione.» Farfugliò il più piccolo sospingendo il biondo verso la porta e cacciandolo praticamente dalla stanza. MinSeok gli prese la mano prefiggendosi di non dover perdere per nessun motivo il sorriso che si era piazzato in volto, quindi varcarono insieme la porta della cucina trovando già qualcun altro intento a fare colazione, tra cui SeHun e ChanYeol già pronti, mattinieri come al solito, mentre BaekHyun, il quale indossava ancora fieramente il suo pigiama rosa, sputò quasi il tè che stava bevendo quando il suo sguardo incrociò i due appena entrati nella stanza. Qualcosa suggerì al maggiore che quella giornata sarebbe stata meglio del previsto, magari meno difficile da affrontare, considerando che avrebbe dovuto dar retta a tantissime cose che sicuramente gli avrebbero fatto dimenticare provvisoriamente le sue sofferenze.
Dai loro alloggi allo stabilimento della casa discografica, dalla sala di preparazione al palcoscenico. Tutto aveva un profumo diverso, un sapore rinfrescante che portava il biondo a rivivere nella più assoluta scioltezza quei momenti che amava della sua carriera. Riprovare sulla pelle l'emozione di essere su quel palco, urlare e sfogare cantando ogni sua preoccupazione, ogni suo dramma, ogni sua ossessione... Il poter rendere felici fan che continuavano a sostenerli, nonostante tutto. Era quello che amava della possibilità di fare quel lavoro, era quell'arte che lo rendeva libero per un po' dalle sue catene.
La cosa più incisiva, però, fu sicuramente la presenza del minore al suo fianco che non lo abbandonava mai. Ad ogni passo, ad ogni nota, ad ogni strofa, lui era lì a regalargli lo sguardo di supporto più bello che potesse desiderare. Era necessario e sufficiente quel sorriso perenne accanto a lui che lo portava in paradiso ogni volta che si perdeva a guardarlo, nonostante dentro di sé bruciasse l'inferno.
   
 
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