Quando Policleto scoprì i Manga Yaoi
[raccolta di One-shots]
Così come un battito d'ali di farfalla può sconvolgere la vita di centinaia di persone dall'altro capo del mondo, allo stesso modo un manga può rovinare i pomeriggi di poveri martiri.
Lunedì, 4A Artistico, quarta ora.
I
radi capelli bianchi erano ancor più bianchi e radi, rinsecchiti
come foglie autunnali che al primo soffio di vento decidono di cadere
al suolo, staccandosi dal vecchio ramo d'appartenenza.
Gli
occhi sottili, nascosti dietro ad occhiali a fondo di bottiglia capaci di
ingigantirli oltre l'umano, saettavano da destra a sinistra
impossessati probabilmente da qualche furia.
Il
respiro rauco ed affannato preannunciava -oltre
ad un possibile malanno stagionale-
il malumore del professore, dovuto probabilmente a qualcosa.
Policleto,
in queste drastiche condizioni fisiche, si sedette in cattedra,
ponderando su quanto aveva visto e su quanto stava per annunciare:
l'ignoranza, dopotutto, andava debellata.
<< Per giovedì...>>
Silenzio assoluto. Tutti attenti. Qualche colpo di tosse dal fondo per dare atmosfera.
<< Per giovedì voglio venti tavole di anatomia. Studio delle ossa e dei muscoli. Chi non me le presenta prenderà un due sul registro.>>
Ancora qualche attimo di silenzio, prima di una vana ed inutile rivolta studentesca repressa con note disciplinari.
Ma come era nato tutto ciò?
Lunedì, 3B Scienze Umane, prima ora.
Persefone
aveva un grave problema nella sua difficile vita di adolescente: sua
madre, che la proteggeva in ogni situazione e da ogni essere vivente
per custodire la sua pura giovinezza dalle crudeltà del mondo.
Quando
le sue amiche alle medie avevano iniziato a truccarsi, Demetra le
aveva condannate come “Future
lavoratrici sull'autostrada” ed
aveva impedito alla preziosa figlia di frequentarle; quando, nel
periodo di San Valentino, tutti avevano trovato l'anima gemella,
l'unico martire che era riuscito a vincere la paura e le si era
avvicinato, si diceva che fosse stato spedito in Siberia ai lavori
forzati in qualche miniera.
Inoltre,
tutti i contatti erano prima controllati ed approvati da sua madre,
Demetra. Poteva far shopping solo con sua madre, Demetra, e comprare
solo i vestiti approvati da sua madre, Demetra. Aveva la possibilità
di uscire la sera con le amiche -precedentemente
approvate, sia ben chiaro-, solo se
poi rientrava ad un orario non oltre le undici e mezza di sera.
Ah, sì, orario ovviamente stabilito ed approvato da sua madre, Demetra.
In
una così drastica situazione, raggiunta la tappa del Liceo, un
ragazzo poteva agire in due e in due soli modi: o fare un salto
carpiato dall'ultimo piano di un palazzo, oppure diventare il peggior
criminale in circolazione.
Persefone
stava seguendo la seconda via, passo dopo passo, raggiungendo
piccole, grandi libertà in quel regime totalitario in cui era
costretta a sottostare; tuttavia, prima di arrivare al massimo atto
di ribellione e di presa di coscienza personale, la prima tappa di
questo lungo cammino fu l'accettare un piccolo, prezioso volumetto da
parte di Alcippe.
<<
Allora, hai finito di leggerlo?>> domandò con un gran sorriso
l'amica, nonché compagna di banco, mentre il professore di
Psicologia interrogava i prescelti di quella lezione.
<<
Sì! Ma quindi finisce così?>> gli occhi celesti di Persefone
brillarono di gioia, guardando la ragazza dispensatrice di verità.
<<
Guarda...>> Alcippe scrutò tutt'attorno cauta, prima di
continuare il discorso abbassando ulteriormente la voce, come se
stesse per proferire un importante segreto di Stato << Sono
solo voci, ma... la mangaka sta pensando di fare un seguito.>>
<<
Davvero? Spero che diano più spazio alla terza coppia... era così
carina.>>
<<
Quella del ragazzino e dell'insegnante? Sì, sì... ha detto che ci
sarà un capitolo solo dedicato a loro. Ma sono solo rumors.>>
Persefone
rise contenta con l'amica a quella magnifica notizia.
Il
Professor Eros, attratto da quella risatina decisamente meno vaga
rispetto alla più che vaga affermazione “la
Psicanalisi nasce all'incirca dopo l'Illuminismo, ma prima della
Seconda Guerra Mondiale. In quei decenni lì, insomma”,
si alzò per raggiungere il suono cristallino (e, al tuo temporaneo
allontanamento, gli interrogati, ovviamente,
ne approfittarono per aprire con foga i quaderni, libri, bigliettini
e coperchi di calcolatrici per ripassare).
Il
docente saltò quindi per il lungo gli zaini, per il largo i
cappotti, per l'obliquo la classica immondizia sparsa sul pavimento,
fino a raggiungere gli ultimi banchi
dove si trovavano i due soggetti incriminati.
<<
Allora, cosa sta succedendo?>> domandò con tono autoritario,
risultando comunque meno severo del dovuto: dopotutto, era un uomo di
buon cuore e, se non in casi eccezionali, non riusciva mai ad
incutere timore.
<<
Scusi, profe... stavamo solo ripassando.>> mormorò imbarazzata
Alcippe, chinando lo sguardo cremisi sul libro di testo.
<<
Mhm? Le mie materie sono così divertenti?>>
Persefone
nel frattempo provò ugualmente a nascondere le prove, ma fu un
attimo troppo lenta rispetto alla rapidità del professore, che le
strappò dalle mani il prezioso volumetto.
Un
vero e proprio tuffo al cuore per le due ragazze.
<< E cosa abbiamo qui?>> Eros aprì il manga, tuttavia, oltre a capitare in una pagina di dialogo tra uomini disegnati probabilmente da Picasso affetto da sbornia, non trovò nulla di sconvolgente. Sfogliò con noncuranza il resto del libretto, ma ormai la sua attenzione era tornata agli interrogati << Questo è sequestrato. Dovete prestare attenzione all'interrogazione e, soprattutto, non disturbare.>>
Il
manga fu chiuso nel cassetto della cattedra, in mezzo a giustifiche
ed altre autorizzazioni.
E
lì, purtroppo, rimase per il resto della giornata.
Il danno vero e proprio.
Lunedì, 3B Scienze Umane, terza ora.
Policleto
odiava profondamene ogni forma d'arte che sfuggiva al preciso
criterio di proporzionalità sancito da secoli e secoli: l'arte
moderna e contemporanea, per lui, avevano solamente trasformato la
figura umana in un ammasso di linee confuse, distorte ed orripilanti,
ricercando nel bizzarro e nel blateraggio sul significato il nuovo
senso di bellezza.
Ma
per Policleto, insegnante di Anatomia e Scienze Naturali, una simile
libertà era un vero e proprio insulto all'intelletto: la bellezza
non poteva e non doveva essere caotica, bensì doveva
seguire un canone, un ordine riconosciuto universalmente.
In
quella splendida giornata di pioggia, una simile persona positiva
si era ritrovata a far supplenza in una classe delle Scienze Umane,
liceo capace di partorire solo malati mentali convinti che la
Psicologia fosse, a tutti gli effetti, una scienza: era ovvio a
tutti, però, che la Psicologia non avesse nulla di scientifico o di
rigoroso, tanto da avere più teorie che esperti del settore.
In
quel pessimismo cosmico, tuttavia, il professore si fece
ugualmente forza: la lezione sarebbe durata solo cinquanta minuti,
grazie alla Ricreazione benedetta.
<< State seduti.>> esclamò una volta entrato nella stalla e preso posto alla cattedra.
Senza
neppure alzare il capo o chiedere se avessero qualcosa da fare in
quell'ora, iniziò a lavorare al computer, ignorando completamente le
esigenze altrui.
Per
la fama di essere un temibile docente che nel corso degli anni aveva
mietuto vittime su vittime, infatti, bastava solo la sua presenza per
instaurare un silenzio rigoroso. Nessuno quindi s'azzardò ad
alzarsi, eccetto il pio Enea, che dopo una decina di minuti si
presentò sulla soglia con brioche e cappuccino da asporto, freschi
di bar.
Il
professore lo fulminò.
Il
ragazzo sentì l'animo precipitare nel baratro del terrore: tra tutti
i supplenti che potevano sedersi alla cattedra, quello era
sicuramente il più intransigente.
<<
E tu?>> domandò monocorde Policleto, distogliendo l'attenzione
dal portatile.
<< Ecco... avevo una visita e sono arrivato adesso.>>
<<
Suppongo che tu abbia donato otto litri del tuo sangue, a giudicare
dalla quantità di zuccheri che ti porti appresso.>> e l'ossuto
dito dell'uomo indicò il krapfen alla crema galeotto <<
Signorino, nessuno le ha insegnato che si viene a scuola per
imparare? Mi lasci qui il tagliando d'entrata e si sieda.>>
Enea
lasciò il biglietto sulla cattedra e, veloce come una lepre, si
sedette al proprio posto in fondo all'aula; dopo un attimo di stallo,
i discepoli accanto e davanti a lui accettarono sottobanco
(letteralmente) la santa spartizione di croissant, in cambio
di monete sonanti.
Policleto,
nel frattempo, aveva aperto il cassetto per mettere via la
testimonianza d'entrata, tuttavia la sua attenzione fu catturata da
un libercolo insolito, dal nome sicuramente cinese: Junjou
Romantica.
Cosa diavolo significava?
Corrucciò la fronte davanti a quella copertina colorata e, per studiarne il contenuto, provò ad aprirlo con estrema cautela, quasi si trattasse di una bomba ad orologeria. Era a pagina dieci, ma ciò che vide fu peggio di un'intera mostra d'arte contemporanea.
Mani
giganti.
Corpi
deformi.
Visi
triangolari.
Posizioni
oltre il limite dell'umana concezione.
Il
suo cuore non resse un tal concentrato di sproporzione e di bruttura,
tanto da tingere l'intero viso di un brillante color rubino,
mentre la mano era in preda a violenti tremori incontrollati.
Tutto
ciò era assolutamente inconcepibile.
Infine, il battito d'ali per spiccare il volo.
Presidenza, dopo le lezioni.
I sensi di colpa si leggevano sul corpicino di Persefone: lo si poteva vedere dal suo modo di martoriarsi le mani o dal suo biondo capo chino, con lunga chioma quasi a coprirle il volto afflitto per ciò che aveva causato. Ma di tutto l'accaduto, quello che realmente la terrorizzava era la possibile reazione della madre.
Era già stata informata? Aveva visto la chiamata? Il suo telefono era forse scarico?
Lavorando
in ufficio, probabilmente aveva lasciato il cellulare in modalità
silenziosa e non aveva sentito: già altre volte, quando l'aveva
chiamata per un malessere, febbre o quant'altro, non aveva risposto;
ma era normale, insomma, era decisamente più importante lo stipendio per
riuscire a sopravvivere fino a fine mese, piuttosto che qualche
febbriciattola passeggera.
Tuttavia,
Persefone non poté non sospirare gravemente.
Davanti
a lei, in fila indiana, avevano inoltre sfilato i ragazzi
dell'artistico, che per colpa della sua disattenzione si erano
ritrovati con ben venti tavole da portare a termine entro giovedì:
non era esperta di film su grandi battaglie, però aveva visto
fotogrammi di reduci di guerra conciati in un modo più dignitoso.
<< Tra tutte le persone che potevano sedersi su quella poltroncina, tu sei sicuramente l'ultima, Piccola Testolina Bionda.>>
La voce di un professore la distolse dai suoi pensieri.
<< Non te l'ho mai detto che, se proprio devi fare una tinta, per me staresti benissimo nera?>>
Un suono conosciuto, familiare, addirittura confortante.
<< Salve, Prof. Alettrione.>> Persefone sorrise al suo eccentrico docente di Filosofia, che nel frattempo le si era seduto accanto.
Quel
giorno, come tutti avevano notato e fotografato, l'amato ex-modello
sfoggiava peccaminosi pantaloni aderenti in pelle ( “Nessun'altra
creatura può avere un fondoschiena così sodo! <3” “Afrodite...
no.” “Uffa, Eros sei noioso”), abbinati a scarpe dal valore
di un'automobile e ad una lunga maglia senza maniche di un candore
che lasciava quasi intravedere i magnifici pettorali; il tutto
ovviamente coronato da un'immancabile, morbida pelliccia bianca, tanto per rimanere sobri.
Come
una simile creatura angelica fosse precipitata nell'abisso
dell'insegnamento, ancora era un mistero, tuttavia tutti
apprezzavano il suo lato... beh, qualsiasi lato.
Non
era importante specificare quale.
<< Allora?>> chiese l'uomo, inclinando dubbioso il capo << Hai l'aria di una persona che ha bisogno di parlare. Ed io ho del tempo libero.>>
Era decisamente un comportamento atipico da parte di un insegnante, ma proprio nella sua sfera di creatura atipica risultava essere un grande aiuto per lo studente confuso ed incerto, bisognoso di qualche parola sincera.
<<
Beh... ecco... ho portato a scuola del materiale... non adatto,
ecco.>> mormorò la giovane, un sussurro quasi impercettibile e
biascicato.
<<
Un porno? Accidenti, non ti facevo così audac-...>>
tuttavia il suo tono quieto non fu lo stesso adottato dal docente,
decisamente più rumoroso.
<<
NO!>> la fanciulla aveva assunto le tinte più calde del
bordeaux, tanto da istigare la risata nel giovane uomo che le
scompigliò i capelli con un amorevole gesto materno << Ci sono solo
scene... un poco... ecco... oltre... tra due... ragazzi.>>
<<
Ah? Se proprio ti devi dare alla pornografia, ti consiglio dei film
francesi che sono sempre molto interessanti: alcuni non hanno
sottotitoli, ma credo che non abbia imp-...>>
<<
Profe, non è pornografia.>> ribadì la povera Persefone ormai
diventata di un rosso brillante, luminosa quanto un semaforo.
I sensi di colpa, insieme alla vergogna per ciò che aveva fatto, le stavano opprimendo l'animo in una morsa insopportabile.
<<
Hai mai vissuto la tua vita facendo qualcosa per te
stessa?>> alla domanda improvvisa, l'allieva fu alquanto
sorpresa, tanto che guardò l'insegnante confusa ed affranta.
<<
Beh...>>
<<
Rispondimi con sincerità, non ti metto un voto.>>
Persefone
deglutì a fatica, martoriandosi ancora le mani per l'ansia che le
stringeva le interiora: Alettrione non era certo un professore severo
o senza cuore, anzi, sembrava quasi aver interiorizzato e fatto propri gli studi universitari di Psicologia.
Forse,
effettivamente, una parola confortante poteva risollevarle il
morale ormai sprofondato in un oscuro abisso.
<< ...non voglio deludere mia madre.>> biascicò a fatica, come se la verità fosse troppo difficile da ammettere.
Quello sguardo e quelle parole comunicarono molto al docente, che, trovata l'origine di ogni male, si alzò e con fare teatrale spalancò le braccia.
<< Per non deludere qualcuno ti annulli, quindi?>> Alettrione, nella sua decisamente non spiccata altezza, si chinò un poco, tanto da essere suo pari << Sei nell'età più bella: esprimiti come più ti piace. Se vivi nel terrore e nell'ansia non riuscirai mai a capire chi sei veramente.>>
C'era
perplessità in Persefone.
Nella
totale follia di quel professore, infatti, aveva visto uno spiraglio
di luce, una possibilità di uscire da quel circolo vizioso di
angoscia e repressione: esprimere se stessa, dopotutto, non
significava per forza andare contro i voleri di sua madre... giusto?
Non
voleva dire compiere chissà quali atti di ribellione adolescenziale,
no di certo.
Giusto?
Fine Oneshot!
Policleto:
scultore greco, padre del canone
relativo alla proporzione dei corpi.
Alcippe:
figlia di Ares, appartenente ad un altro mito.
Mangaka:
autore di un manga.
Porno
francesi: davvero, non ho mai visto un porno (vabbeh, Game of
Thrones, I Borgia e qualsiasi altra serie tv fantasy/storica
esclusa), mi baso sul “sentito dire”. Confido nella fonte.
Junjou
Romantica: l'anime è composto da 30 puntate o più. E mannaggia
a loro, la coppia più decente è rinnegata a sole 3-4 puntate.
Angolo dell'autrice:
Eccoci
qui con un nuovo capitolo! Devo dire che questo ponte di Carnevale è
arrivato al momento giusto: mi serviva un attimo di respiro dopo un
periodo intenso di verifiche e di interrogazioni.
Certo,
ho ancora ansia per Letteratura Inglese (visto che, non lo nego e non
ne faccio un vanto, faccio veramente una fatica tremenda con
Inglese), ma almeno sono viva e ho recuperato addirittura le ore di
sonno perse a ripassare.
Comunque,
come è nata l'idea per questa storia?
Semplice:
dalla minaccia più che concreta di “Dobbiamo finire di vedere
la terza stagione di Junjou Romantica”.
Poi
Junjou Romantica si è collegato a quella parte generale del
Neoclassicismo che stavo studiando... e il mio sadismo interiore ha
fatto il resto.
Non
si parla esattamente di un mito, o perlomeno, a grandissime linee sì,
visto che ho voluto mettere le basi per il mito di Persefone: non è
facile per un ragazzo che ha subito un certo tipo di educazione
ribellarsi alla figura genitoriale e, per questo, ho deciso di
stendere i suoi piccoli, grandi cambiamenti nello scorrere dei futuri
capitoli (quando, ovviamente, compare).
E...
sì, Alettrione è la mia mascotte personale. La povera gente che è
costretta a sopportarmi nella vita quotidiana lo sa bene.
Detto
questo, come sempre ringrazio davvero chi ha dedicato un po' del suo
tempo a leggere/commentare/aggiungere questa storia: tornare a casa
dopo giornate pesanti e vedere una recensione o anche solo una
persona in più che ha iniziato a seguire questo delirio, beh... fa
sempre piacere.
Spero
di non deludervi!
Un
bacio da _Lakshmi_!