Milk & Honey - Billie Marten

La amavo, non potevo farne a meno.
Lei c’era sempre stata, non importava quanto era grande la cazzata che avevo fatto, mi aveva sempre tirato fuori  dai casini.
Litigavamo, sempre. Litigavamo per le cose più stupide. Litigavamo perché non le rispondevo mai ai messaggi, ma sapeva  che odio i telefoni. Litigavamo perche mi tenevo tutto dentro, ma sapeva che non riesco a parlare di me stesso. Litigavamo perché riuscivo sempre a mettermi nei casini, ma quello è un talento naturale.
<< Cambio, davvero. Cambio.>>
Lo dicevo sempre dopo le nostre litigate, eppure non l’ho mai fatto, e lei sapeva che non l’avrei mai fatto. Però restava lo stesso.
<>
Lo dicevo sempre quando mi urlava addosso che non la amavo. Poi se ne andava sbattendo la porta e ogni volta faceva cadere la nostra foto del liceo che avevo incastrato poco sopra la serratura. Io ogni volta la raccoglievo e la rimettevo al suo posto. Quasi mi piaceva. Significava che tornava.
<>
Questo non lo diceva quasi mai. Se lo diceva ero nei guai, l’avevo fatta grossa. Ma aveva ragione. Non davo spiegazioni, non le parlavo, a volte neanche la ascoltavo. Ma l’amavo. Bastava?
Però c’erano anche momenti felici.
<>
E quando le parlavo così si illuminava ancora di più. Era una stella. È una stella. Forse è addirittura il sole.
Spesso, dopo aver visto un film ci sdraiavamo a terra e ci scambiavamo le opinioni. Andavamo avanti per ore, e una volta finito di parlare del film, non ci fermavamo, qualunque cosa ci passava per la testa la dicevamo. Musica, vita, futuro, segreti, incertezze. Alcune volte non andava a finire bene. Alcune volte finivamo per litigare.
Ci siamo lasciati tante volte, e altrettante volte ci siamo ripresi. Sembravamo un violino e il suo archetto, belli anche separati, ma è quando sono insieme che si accende la magia. Ma le corde del violino possono anche essere pizzicate a mano, è più difficile certo, ma forse si può andare avanti anche senza archetto.
Lei era il violino e io ero l’archetto.
Lei ha deciso che può suonare la sua sinfonia senza archetto.
<>
È stata l’ultima cosa che ha detto, poi se n’è andata, ma non è tornata più.
La foto sulla porta non è più caduta. Io non l’ho più messa apposto. Ma è ancora lì, non la toglierò.
Ho aspettato. In silenzio. Forse avrei dovuto parlare, avrei dovuto chiamare.
Amarla in silenzio non bastava.
Avrei dovuto dire <>
Lei era il sole, io la luna. Lei splendeva e io splendevo di rimando. Ma la luna non può splendere senza il sole.
Io sono spento, ma lei continua a splendere.
<>
Voleva di più.
Potevo darle di più.
Vorrei darle di più.
Ma adesso non c’è più niente.
 
Ciao, sono Chiara e dopo veramente tanto tempo torno a scriver qui su EFP.  Ho voluto iniziare questa serie di OS basate su testi di canzoni perché veramente tante volte mi capita di immaginarmi svariate storie mentre ascolto una determinata canzone. Questa prima storia è basata sul testo di Milk & Honey di Billie Marten, purtroppo non è molto conosciuta, ma è giovanissima e veramente talentuosa sia nel scrivere testi che musiche, il suo genere è l’Indie, a volte tendente all’Indie Folk, se vi piace il genere ve la consiglio assolutamente! Grazie mille per aver letto il capitolo, se ne avete voglia lasciate una recensione, sarò felice di leggerla e rispondere. ❤