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Autore: Heartist    13/02/2018    5 recensioni
Era iniziato tutto con un bacio.
Un bacio inaspettato, uno di quelli che ti toglie completamente il fiato.
Uno di quelli che non ti aspetti.
Uno di quelli sbagliati.
E non era solo il bacio, ad essere sbagliato.
Noi eravamo sbagliati.
Ma l'abbiamo capito tardi.
[SebaCiel]
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Piccola premessa -
Consiglio di leggere questa fanfiction ascoltando la canzone "Wildest Dreams" di Taylor Swift, che mi ha dato l'ispirazione per questa storia.
Ci tengo inoltre a precisare che la fanfiction è raccontata dal punto di vista di Ciel.
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Era successo.
Gli avevo chiesto di allontanarsi da me e lui l'aveva fatto. Non aveva scelta.
Ha lasciato questa casa ormai da tanto, troppo tempo, e tutti qui non fanno che pensare a lui. 
Tranne me, ovviamente.
O almeno, credevo fosse così.
Mi tenevo sempre occupato, facevo in modo di non avere tempo libero, perché sapevo che prima o poi i miei pensieri sarebbero stati colmi di lui. Ma quella volta, quella dannata volta, non avevo potuto evitare che, solo per un istante, pensassi a lui. A quanto fosse alto, a quanto fosse maledettamente bello e a quanto la sua indole lo rendesse così perfetto. Era una di quelle persone a cui non puoi togliere gli occhi di dosso.
Era una di quelle persone il cui sorriso - nonostante il suo fosse falso - ti lascia senza parole.
Non avrei mai ammesso, né a me stesso né tanto meno a lui, quanto io ne fossi attratto. 
Quanto il suo modo di fare mi eccitasse dannatamente tanto.
E forse lui l'aveva capito. Per questo ha sempre cercato di mettermi in difficoltà, e le volte in cui eravamo soli il suo sguardo su di me era penetrante.
Nonostante ciò, ho sempre tenuto le mie barriere alte, sono stato lontano da lui, ho evitato ogni contatto - visivo o fisico che fosse - ma non è bastato.
Non ho retto, questo perché lui non ha mai evitato di provocarmi. 
E un giorno, l'ha fatto più del solito.
Quel giorno… il giorno del nostro primo bacio. 
Rammento poco o niente, ero troppo preso dalla foga del momento. Perché sì, non ci siamo fermati a semplici baci. 
Ogni carezza, ogni tocco mi mandava in estasi. 
Sembrava mangiarmi con gli occhi ad ogni gemito che emettevo e che non riuscivo a trattenere, nonostante ci provassi. Non avevo certo intenzione di dargliela vinta.
Ero sempre stato io a dettare le regole, ma con lui - in quegli istanti - non ero più in grado di farlo. Ero completamente succube del suo corpo. Sfiorarlo e amarlo era tutto ciò che contava. E mi andava bene che fosse lui a condurre il gioco, mi andava maledettamente bene.
Ma forse, per lui, quello non era nulla. 
Forse si stava solo gustando il fatto che per una volta, io fossi completamente sottomesso al suo volere. 
Ma che importava? Stavo bene, ho provato sensazioni che nemmeno credevo esistessero.
Le mie mani fra i suoi capelli, le sue labbra che sfioravano dolci e bramose il mio collo, il mio corpo completamente scosso da fremiti. I miei ansiti, così volgari e poco consoni alla mia persona erano come musica per le sue orecchie. Le sue braccia, strette attorno a me per sostenermi, le mie unghie che graffiavano la sua possente schiena e il mio capo, che ad ogni spinta si inclinava oscenamente. 
Il piacere che ne seguì, fu semplicemente impagabile. 
Non mi sono mai pentito di ciò che facemmo quella volta. Lo volevo dannatamente tanto, e - come sempre - l'ho ottenuto. 
E quella non fu l'ultima volta che successe. 
Era diventata una routine, ormai. 
E fu quello il problema.
La passione che c'era fra di noi, la chimica, si stava affievolendo. Per lui.
Non era abbastanza, o forse, non lo ero io.
Decidemmo di finirla, e non fu difficile tenendo conto del fatto che il nostro rapporto non sarebbe mai potuto sfociare nel romantico. 
Noi eravamo semplicemente padrone e maggiordomo, lui doveva prendere ordini da me e tra di noi ci doveva essere una certa distanza. Dopo le notti che passavamo insieme, infatti, tutto era come prima. Avevamo deciso di comportarci come se non fosse mai successo.
C'erano delle occhiate, c'erano dei baci veloci e dei momenti in cui ci guardavamo come se da un momento all'altro saremmo di nuovo stati fra le braccia dell'altro, ma nulla di più.
Eppure io lo desideravo, lo desideravo costantemente e sempre di più. Era diventato un bisogno, e io avrei voluto esserlo per lui.
Riuscimmo a resistere per molto tempo. Più di quanto credessi. Ma non bastò. A me, non bastò.
Gli ordinai di prendermi di nuovo, di amarmi di nuovo, per l'ultima volta. E lui lo fece, non aveva scelta.
Altri baci, altre carezze, altri sguardi colmi di desiderio. 
Le nostre lingue danzarono ancora insieme, si cercarono, si unirono. Le mie mani incrociate alle sue, bloccate ai lati del mio capo. Mi baciò ovunque, mi fece ansimare come mai avevo fatto prima. Mi fece sentire bene e dimenticare il fatto che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei provato quelle sensazioni. 
Non mi trattenni, urlai per il piacere il suo nome, fino a non avere più fiato. Poco mi importava se il resto della servitù mi avesse sentito e se qualcuno avesse pensato che fossi volgare. 
In fondo lo ero, per lui lo sarei stato sempre.
Avrei dato qualsiasi cosa per continuare con quel gioco malato che avevamo iniziato. Ma sapevo che sarebbe stato impossibile. 
Mi morsi il labbro fino a farlo sanguinare, lo baciai più e più volte, volevo imprimere le sue labbra sulle mie, così da non scordarle mai. 
Sfiorai ogni parte del suo corpo, lasciai dei segni su di lui, perché non doveva dimenticarmi.
Doveva ricordarsi di me, doveva ricordare ogni sensazione che avevamo provato insieme. 
Avrebbe dovuto sognare quei momenti, desiderarli ancora e dannarsi per non poterli più avere.
Le sue labbra erano gonfie e carnose, e avrei voluto che fossero sempre così. 
Avrei voluto che tutto rimanesse esattamente com'era in quel momento.
Passammo l'intera notte insieme - l'ultima - e mi concedetti anche delle parole dolci che non erano affatto da me. Ma volevo che lui sapesse, doveva sapere quanto per me contasse. Doveva sapere che per me non era più un gioco.
Volevo che mi ricordasse per quello che ero, volevo che i miei gemiti rimanessero impressi nella sua mente. 
Ci amammo, come mai avevamo fatto precedentemente, e prima di crollare in un sonno che sarebbe stato testimone del nostro addio, lo sentii sussurrare un 'niente dura per sempre'. E poi il buio.
Al mio risveglio, lui non c'era. 
Sorrisi, sentendo una pacata tristezza invadermi completamente. Mi sporsi verso la parte del letto che occupava fino a ieri, e affondai la testa nel suo cuscino, inebriandomi del suo odore, conscio del fatto che prima o poi anche quello se ne sarebbe andato. 
Si bagnò delle mie calde e amare lacrime, che non sarei riuscito a fermare in nessun modo. Cercai di ricordare quello che era successo la sera prima e ciò mi fece singhiozzare maggiormente.
Perché stavo così? Sapevo che sarebbe capitato, era inevitabile, e io ero preparato a quel momento. Eppure il vuoto che sentivo non poteva essere colmato. 
Mi coprii maggiormente con il lenzuolo, e constatai il fatto che ero ancora senza vestiti, per questo sentivo freddo. 
Ma lo sentivo soprattutto perché lui non era lì insieme a me. 
Non mi restava che sperare che egli non mi dimenticasse e che ricordasse tutto ciò che c'era stato.
Voltai il capo, guardando inespressivo fuori dalla finestra e, per un istante, credetti di averlo visto. Credetti che fosse ancora lì, che non mi avesse lasciato.
Sorrisi ancora, portandomi una mano sugli occhi. Dopo un lungo silenzio iniziai semplicemente a ridere.
Sarei diventato pazzo, probabilmente.
Ma una parte di me sapeva e sperava che non se ne sarebbe mai andato davvero. Lui era ancora lì, mi stava osservando. Ero sicuro che anche lui stava sorridendo. 
Avrei anche potuto ordinargli di tornare, di non lasciarmi.
Ma ero troppo orgoglioso per farlo. 
Avrei lasciato tutto esattamente così com'era, beandomi del suo ricordo.
Avrei continuato ad amarlo, a pensare che lui sarebbe sempre stato lì con me e che non mi avrebbe mai dimenticato. 
Volevo che non smettesse mai di pensare a me e che il mio ricordo lo tormentasse in ogni suo sogno. Volevo che questa fosse una condanna che spettava ad entrambi.

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- Spazio Autrice -
Ehilà popolo di Efp! Innanzitutto, ringrazio chi ha avuto il coraggio di arrivare fino a qui ^^ 
Questa è la prima fanfiction che scrivo su questo sito, quindi spero con tutto il cuore che vi possa piacere.
Ringrazio anche le persone che spenderanno un po' di tempo per recensire la storia (le critiche costruttive sono ben accette).
Per alcune persone Ciel potrebbe risultare OOC, ma nonostante ciò ho preferito non mettere l'avvertimento perchè io ho cercato di farlo il più inerente possibile al suo personaggio.
Detto ciò, alla prossima fanfiction! (si spera)
-Heartist
   
 
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