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Autore: adrienne riordan    14/02/2018    1 recensioni
AU Disney ispirata al film d'animazione Ralph Spaccatutto.
Scritta per l'evento Secret Lover del gruppo Facebook Voltron LD IT
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: McClain Lance, Takashi Shirogane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction partecipa al San Valentine's Secret Lover di Voltron LD IT (iniziativa dell’omonimo gruppo Facebook).
Dedicato alla mia Secret Lover che mi aveva chiesto, tra le varie opzioni, una Shance con AU disneyana. My lover, spero ti piaccia <3
 
WRECK IT KURO
 
Kuro affondò le dita della mano umana tra i bianchi capelli del giovane che giaceva sotto di lui e ne aspirò il profumo mentre posava un bacio sulla sua tempia.
Profumo di vaniglia e zucchero filato.
Odori che non avrebbe mai più associato all’innocenza o all’infanzia, non quando il suono dei gemiti di Lance si stava fissando nella sua mente, per rimanerci per sempre.
Le dita di Kuro scivolarono dalla testa alla sua tempia prima e allo zigomo poi, indugiando sui segni color carta da zucchero – il colore più appropriato, per il Principe del videogioco Sugar Rush.  Kuro non riusciva a trovare nulla di altrettanto erotico con cui paragonare il modo appassionato con il quale Lance Von Schweetz lo stava guardando: gli occhi erano lucidi, intenti a scavare dentro quelli dell’amante, la bocca  era socchiusa ad esalare sospiri, le guance arrossate come ciliegie mature. Le labbra, gonfie di baci già ricevuti, si avvicinarono nuovamente a quelle di Kuro in un muto reclamo.  Il moro non si tirò indietro ed entrambi si ritrovarono di lì a poco a corto d’aria. Le mani del principe accarezzavano il corpo di Kuro ovunque, con una smania contrapposta al languore nella sua espressione.
“Mio… eroe…” esalò Lance passando le dita sul petto del giovane sopra di lui, un dolce sorriso a ricordare il significato celato in quelle parole. Sapeva che per Kuro erano importanti: lui non era mai stato visto come un buono da nessuno.
Kuro non aveva mai pensato, nemmeno nei suoi sogni più folli, che un giorno sarebbe stato tanto felice: in fondo, tutto ciò che aveva desiderato era solo essere maggiormente considerato dai suoi colleghi di gioco.

Kuro era stato programmato per essere il cattivo del videogioco Coran Aggiustatutto. I codici installatigli dai suoi creatori narravano un backgraund ben preciso: clone del buon custode Shiro, Kuro era stato programmato per distruggere il condominio Galaxy con la forza del suo braccio bionico. Ogni mattina, il clone Kuro doveva provocare danni all’abitazione con i suoi colpi. Coran, protagonista del videogioco omonimo, aggiustava tutto grazie al martello magico donatogli dal capo villaggio Alfor. Ma più Kuro passava il tempo a fare il cattivo, meno si sentiva a suo agio: non voleva più fare quella vita e, dopo essere stato sfidato dal più ostile dei condomini, si era persuaso ad abbandonare tutto per ottenere una medaglia al valore.
Sembrava una cosa facile! Era entrato nel videogioco Altea Duty, aveva evitato schifosi galrafoidi viola, scansato una generalessa autoritaria dai lunghi capelli bianchi, arraffato la medaglia premio dell’ultimo livello e poi era fuggito a bordo di una navicella. Una serie di sfortunati incidenti tuttavia lo avevano trascinato nel videogioco Sugar Rush, costretto ad aiutare nientemeno che un fastidioso e petulante glitch, un errore di programmazione chiamato Lance McClain. Ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma quella piaga con i capelli color cioccolato e la pelle ancor più cioccolatosa (e lui odiava il cioccolato!), vestito con felpa azzurrognola e jeans sbiaditi, gli aveva sottratto la sudatissima medaglia e l’aveva usata per pagarsi l’iscrizione a una gara automobilistica. Quella gara dava ai primi 9 vincitori il diritto di gareggiare nelle partite della sala giochi, ma a Lance, in quanto glitch, non era permesso partecipare!
A Kuro non sarebbe importato di meno, se non fosse stato per la scena a cui aveva assistito successivamente, un vero e proprio atto di bullismo da parte degli altri piloti.
“Non sarai mai un pilota, sei un glitch e sarai un glitch per sempre!” aveva esclamato perentorio uno dei piloti con un lecca lecca in bocca, un certo Keith Kogane, mentre le sue compari sfasciavano il catorcio del cioccolatino.
Kuro aveva provato per la prima volta pena per il giovane, ma quest’ultimo  si era ripreso subito.
“Tu mi aiuti a vincere la gara e io ti restituisco la medaglia che comparirà assieme alla coppa del vincitore!”.
Era uno scambio equo, ma già allora Kuro aveva iniziato a collaborare per qualcos’altro oltre che per se stesso.
Aveva visto il sorriso del glitch davanti all’auto-biscotto nuova che Kuro aveva contribuito a rubare dal forno; aveva visto la luce brillare nei suoi occhi mentre faceva le prove in vista della gara.
“Io sento di essere un pilota! Lo sento nei miei codici!” aveva esclamato Lance entusiasta e Kuro si era sorpreso a rivolgere un sorriso sincero.
“Sei un vincente. Sei adorabile.  A tutti piacciono i vincenti adorabili”.
Ma era stato a un passo dal rovinare tutto. Aveva creduto alle parole della Regina Hira, colei che si era dichiarata sovrana di Sugar Rush.
“Se venisse scelto come pilota e durante il gioco iniziasse a manifestare il suo essere glitch, i giocatori potrebbero pensare a un malfunzionamento. Sai bene che i glitch esistono soltanto all’interno del loro videogioco. Se staccano la spina lui… morirà. ”
“TU MI HAI VENDUTO!”  gli aveva urlato contro Lance quando aveva cercato di convincerlo a non partecipare alla gara. “Posso vincere anche senza di te” aveva mormorato con voce tremula per un principio di pianto, ma Kuro non aveva alcuna intenzione di vederlo morire.
Anche a costo di farsi odiare.
Lance aveva gridato come se gli stessero facendo a pezzi il cuore mentre guardava Kuro distruggere l’automobile con il suo braccio meccanico. In realtà il moro si era sentito come fosse stato il suo cuore ad essere ridotto in frantumi. L’aveva lasciato in lacrime, aveva fatto ritorno al suo videogioco, solo per scoprire che, col suo abbandono, e con il successivo allontanamento di Coran per venire a cercarlo, aveva decretato lo spegnimento del videogioco, che sarebbe avvenuto l’indomani mattina. Sembrava tutto perduto, si sentiva così cattivo… e sconfitto.
 
“Ehi, musone…” lo richiamò alla realtà Lance. “Sembri sofferente. Va tutto bene?” il suo tono trapelava preoccupazione, le mani esitavano ad esplorare gli ampi pettorali di Kuro, quasi a temere di essere lui a fargli del male, per quanto il pensiero fosse sciocco.
“Non ti preoccupare” replicò l’uomo “un po’ troppi straordinari sul lavoro” e sorrise per rassicurarlo.
“Uhmm… potrebbero mettere un elastico di protezione quando ti fanno volare giù dal condominio” mormorò il giovane con un’espressione pensierosa al limite del ridicolo, vista la posizione in cui si trovava, nudo.
“Nessun problema” sbuffò il moro, prendendogli le mani e intrecciandole dietro al proprio collo. Riprese da dove si erano interrotti: lo baciò di nuovo mentre le sue mani scivolavano lungo i fianchi longilinei dell’amato, fino a raggiungere il membro dell’altro, semieretto. Lo sentì rabbrividire appena lo toccò.
No, non doveva più pensare alle lacrime di Lance, ormai appartenevano al passato.
 
Quando aveva gettato contro la schermata del box di Coran Aggiustatutto la medaglia che la Regina Hira gli aveva restituito, aveva visto il box del videogioco Sugar Rush… con il disegno di Lance che sorrideva con aria di sfida a bordo di un bolide! I campanelli d’allarme erano suonati nella sua testa, e fu così che con mezzi non proprio legali Kuro aveva ottenuto informazioni dal valletto della regina, una caramella alla menta: anche Lance era un personaggio del gioco ma i suoi codici erano stati manomessi dalla regina che aveva fatto in modo di mettere sottochiave le memorie degli abitanti di Sugar Rush. Se Lance avesse tagliato il traguardo della pista, il programma si sarebbe riavviato.
Lance aveva ancora una speranza, Kuro avrebbe fatto tutto quanto era in suo potere per mantenerla viva.
Coran era a Sugar Rush, nelle prigioni. Lo aveva liberato e pregato di aggiustare l’auto da corsa di Lance. Era la prima volta che protagonista e antagonista si trovavano a parlare col cuore in mano e a collaborare per salvare i personaggi di un altro videogioco.
Kuro aveva pensato che il grosso del lavoro fosse semplicemente riuscire a far gareggiare Lance e fargli raggiungere il traguardo, e invece… la regina Hira, che si era rivelata essere un impostore proveniente da un altro videogioco, aveva tentato di uccidere Lance durante la gara pur di non fargli tagliare la linea di arrivo, ma il ragazzo era ben determinato a vincere la sua battaglia, riuscendo finalmente a controllare i suoi momentanei teletrasporti che caratterizzavano la sua natura di glitch.
Il ragazzo era quasi riuscito a tagliare il traguardo, ma non avevamo fatto i conti con il galrafoide che, nascosto nella navicella con cui Kuro era finito a Sugar Rush, aveva precedentemente deposto migliaia di uova. Proprio in quel momento il mostruoso esercito di mostri volanti viola era uscito allo scoperto, devastando tutto. Gli abitanti erano stati fatti evacuare, tranne la falsa regina, divorata da un galrafoide…  e tranne Lance. In quanto glitch era prigioniero del suo videogioco. Sarebbe stato attaccato e ucciso dai galrafoidi. Kuro non poteva permetterlo. Sarebbe morto, piuttosto che perdere Lance. Aveva appreso dalla dispotica generalessa Allura, protagonista di Altea Duty, che solo un faro di luce avrebbe attirato i galrafoidi verso la loro morte.
Kuro sapeva dove procurarsi il fascio di luce. Aveva deciso di sacrificare se stesso distruggendo le stalattiti di mentos dentro al lago di coca-cola. Sarebbe precipitato nel geyser incandescente che si sarebbe generato dalla reazione chimica ma in questo modo avrebbe salvato Sugar Rush dopo averlo irresponsabilmente messo in pericolo… e avrebbe salvato Lance. Ma come per tutte le sue decisioni prese fino in quel momento, anche quella aveva dovuto subire delle piccole modifiche, stavolta per fortuna: Lance, ormai padrone del teletrasporto, aveva recuperato Kuro proprio mentre il fascio di luce incandescente faceva il suo lavoro attirando e distruggendo i galrafoidi.
Erano tutti salvi, ma era rimasta un’ultima cosa da fare: dopo aver aggiustato la linea del traguardo con l’aiuto di Coran, Kuro aveva spinto l’auto ormai danneggiata di Lance attraverso di essa. Era stato allora, col riavvio del gioco, che Lance aveva subito una sorprendente trasformazione. Circondato da fasci di luce, il giovane aveva cambiato aspetto: i capelli si erano tinti di bianco, segni azzurri simili a quelli di altri abitanti del gioco erano comparsi sugli zigomi e gli abiti avevano acquisito fattura più elegante, con tessuti raffinati color bianco e celeste. Una prima espressione di sorpresa, sua e degli altri abitanti testimoni della trasformazione, era stata presto sostituita dalla consapevolezza data dalla liberazione delle memorie degli abitanti (anche se l’espressione di Keith era più vicina allo shock che alla sorpresa genuina).
“Ora ricordo” aveva esclamato monocorde la caramella alla menta, avvicinandosi a Lance. “Vi presento il legittimo Sovrano di Sugar Rush, Lance Von Schweetz”.
“Dunque, sei un principe” aveva constatato Kuro appena passato il momento di sorpresa.
“Oh andiamo! I miei codici diranno pure che sono un principe ma questo”  aveva fatto ricomparire gli abiti modesti che aveva indossato fino a quel momento “Questo sono io!”. Lance, tornando serio, si era avvicinato a Kuro “Potresti restare con me. Potrei farti preparare un’ala del castello e nessuno ti tratterebbe più male. Saresti felice”.
Kuro gli aveva preso le mani “Io sono già felice. Ho l’amico più straordinario del mondo. E poi devo fare il mio lavoro, certo non sarà bello come fare il principe o il presidente ma è il mio lavoro”. Non gli erano sfuggiti Coran e Allura (chissà perché così stranamente vicini) che lo aspettavano sulla navicella della generalessa per tornare ciascuno nel proprio videogioco prima dell’apertura della sala giochi.
“Allora alla prossima avventura!”

Da quel giorno le cose andarono meglio per Kuro: anzitutto il videogioco, col ritorno di protagonista e antagonista, aveva ripreso a funzionare a meraviglia e il pericolo di essere scollegato era così stato definitivamente scongiurato. I rapporti con gli abitanti del condominio erano migliorati enormemente. Grazie alla mediazione di Coran e, a sorpresa, della sua matrice Shiro,  si era finalmente giunti alla conclusione che tutti i personaggi erano necessari gli uni agli altri.
Il momento della giornata che Kuro preferiva era quando veniva buttato giù dal condominio perché in quel momento gli abitanti lo sollevavano e lui poteva vedere Lance che correva con la sua auto da corsa. Quel ragazzo aveva un talento naturale e i giocatori erano pazzi di lui, come aveva previsto. In fondo a Kuro non serviva una medaglia per sentirsi buono perché se Lance lo amava, tanto cattivo non poteva essere, no?
In realtà, vi era anche un altro momento che preferiva, ma quello avveniva fuori dall’orario di lavoro, nella famosa ala del castello che avrebbe potuto essere la sua nuova dimora ma che invece era diventata la… stanza dei giochi.
“Kuro, sei di nuovo con la testa da un’altra parte” esclamò infastidito Lance e, in un batter d’occhio, glitchò via dalla sua posizione per ricomparire subito dietro a Kuro.
“Avanti mutandone, tira fuori il cannolo che voglio farti vedere quanto sono bravo a pilotare!” mormorò con voce affamata, levandogli le mutande e rovesciandolo sulla schiena.
… Beh, se un buono era capace di far morire di imbarazzo un cattivo, allora tanto buono non doveva essere, pensò rassegnato Kuro osservando il giovane principe afferrare la sua virilità eretta in modo spaventosamente simile a un joystick.
 

 

  
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