Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender
Ricorda la storia  |      
Autore: nihil_chan    14/02/2018    4 recensioni
Shiro e Matt si conoscono fin dalla più tenera età e finiscono per frequentare la stessa scuola di magia in Inghilterra.
Come si evolverà il loro rapporto? Come interagiranno? Che ruolo avrà Keith, il fratello adottivo di Shiro, in tutto ciò?
-Dalla storia:
« Sei cattivo Shiro... sei il peggiore. Prima ti allontani e poi fai questo? Ti sei bevuto il cervello? Sei davvero stupido... il più stupido degli stupidi. Shiro, ti odio, ti odio così tanto... mi hai salvato la vita ma non avresti dovuto... stupido, stupido, stupido Grifondoro dei miei stivali» sussurrò Matt iniziando a piangere contro l'orecchio di Shiro senza accorgersi che questi aveva aperto lentamente gli occhi.
« .... perdonami» -
[Shatt;Klance]
[Hogwarts!AU]
[Questa fanfiction partecipa al San Valentine's Secret Lover di Voltron LD IT]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Holt Matt, Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa fanfiction partecipa al San Valentine's Secret Lover di Voltron LD IT


Make A Move






Shiro era figlio di una maga e un babbano, era un mezzosangue. Fin dalla più tenera età aveva dimostrato propensione per la magia pur vivendo tra i babbani, in Inghilterra, dove la madre aveva frequentato la celebre scuola per maghi Hogwarts.


Lì i suoi genitori avevano stretto una forte amicizia con una coppia di magonò che aiutò sua madre ad integrasi; inoltre la suddetta coppia, al compimento dei due anni di Shiro, ebbe un figlio, Matt.


Come nacque quel bambino le visite delle due famiglie si intensificarono per far giocare insieme i bambini i quali interagivano bene, eccome se lo facevano.


Crebbero insieme giocando con le costruzioni, librandosi in aria sulle altalene, rincorrendo le cioccorane che gli mandavano i nonni, arrampicandosi sugli alberi dai quali Matt sussurrava all'orecchio di Shiro quale delle bambine che giocavano nel parco sarebbe potuta essere la sua futura moglie, fingendo di essere un giorno astronauti, un giorno esploratori, un giorno cavalieri.


Si era creata una piccola routine di gioco dall'asilo fino alle elementari, ruotine appena interrotta quando ai sette anni di Shiro ed ai sei di Matt nacque la sorellina di quest'ultimo, Katie, che venne poi "ribattezzata" Pidge, "pulcina di piccione", dai bambini qualche anno dopo poiché andava sempre a saltellare fra gli stormi di piccioni, speventandoli.


Un'altra variazione della loro "routine" avvenne quando venne a far parte della famiglia di Shiro un nuovo bambino, Keith, che era già grande, sette anni al confronto degli otto di Matt, dei tre di Pidge e i nove di Shiro. I suoi genitori, vecchi amici maghi della madre di Shiro, non c'erano più e lei si era presa la responsabilità di crescerlo.


All'inizio Keith non interagiva con loro;come il gruppo di bambini provava a parlargli lui iniziava letteralmente a ringhiare ed allontanarsi.
Dopo quasi un anno di insistenza, fra Pidge che gli tirava la maglietta per fargli spaventare con lei i piccioni, Matt che insisteva per farlo giocare ai pokemon con lui, e Shiro che semplicemente stava in silenzio vicino a lui e lo abbracciava, iniziò a sorridere ed a giocare con loro alla "caccia alle cioccorane".


L'anno in cui Shiro compì undici anni fu traumatico per tutti loro. Shiro sarebbe stato via e non lo avrebbero rivisto per chissà quanto tempo, Keith sarebbe andato sicuramente ad Hogwarts a sua volta, ma non si sapeva se anche Pidge e Matt sarebbero potuti andare, essendo figli di magonò c'era la possibilità che non avessero ereditato alcuno sprazzo di magia.


Accompagnarono tutti insieme Shiro per Diagon Alley e più volte dovettero fermarsi a scusarsi con maghi sconosciuti poiché Pidge, dalle braccia del padre, tirava giù tutti i cappelli dei passanti e rideva.
I ragazzini per un momento si dimenticarono della situazione infelice per loro e si misero a guardare meravigliati le vetrine, sgomitando per cercare di vedere tutto il possibile.


Tornarono con gli zainetti colmi dei libri che sevivano a Shiro e... un gattino nero fra le braccia di quest'ultimo. Alla fine i genitori di Shiro presero anche un gufo per tenersi in contatto con lui.
Entrambe le famiglie si reacarono al binario 9 e 3/4 per accompagnare Shiro. Matt pianse, incurante di apparire ridicolo col moccio che gli colava copioso dal naso, e abbracciò forte Shiro, Pidge lo guardava triste dalle braccia della madre e Keith teneva lo sguardo basso, frustrato.


Shiro partì e solo dopo che il treno scomparve dal loro campo visivo le due famiglie tornarono a casa avvolte da un alone di tristezza.
I mesi passavano e la mancanza di Shiro si sentiva pesante nelle dinamiche del gruppo. Era tutto diverso, meno bello. Meno magico.


Si tenevano in contatto, con i gufi, tuttavia era snervante. I gufi erano molto veloci ma comunque troppo lenti per le loro esigenze di comunicazione. Sarebbe stato molto meglio se Shiro avesse avuto un cellulare ma lì, ad Hogwarts, non funzionava.



Però, dopo qualche mese dalla partenza di Shiro, Matt iniziò a fare magie. Piccole, come far scomparire una caramella dalla cesta e farla ricomparire nella sua tasca. Niente di eclatante ma pur sempre magia. Questo significava che poteva andare ad Hogwarts, che avrebbe potuto studiare magia, che sarebbe stato di nuovo vicino a Shiro.



Quando si accorse per la prima volta che riusciva davvero a fare magie Matt quasi pianse di gioia, iniziando a correre per casa e sollevando Pidge in aria che rideva per quel gioco.



La corrispondenza con Shiro divenne molto più intensa, si scrivevano quasi una lettera al giorno, solo loro due. Shiro gli scriveva di quanto fosse bella Hogwarts, di quanto gli piacesse volare sulla scopa, di come Black, la gattina, gli graffiasse sempre il cuscino, di quanto fosse felice che l'anno seguente Matt l'avrebbe raggiunto.

Matt gli scriveva di quanto Pidge fosse diventata intelligente, di quanto Keith fosse talentuoso con la magia, nel fare scherzi perlopiù, di quanto sperasse di finire in Grifondoro come lui, così da poter stare nello stesso dormitorio.



L'estate arrivò in fretta e Shiro tornò da Hogwarts cresciuto. Più alto, un po' più grande. Anche Matt era un po' cresciuto ma sembrava ancora un bambinetto.

Passarono l'estate a giocare tutti insieme e ad ascoltare i racconti di Shiro su Hogwarts; il ragazzino
parlò loro del cappello parlante e di come quell'oggetto fosse indeciso se smistarlo in Grifondoro o Tassorosso, optando poi per la prima, dell'aria piacevole che si respirava lì, sebbene tutti fossero molto competitivi.

« In base a che cosha si finische in una casha?» chiese Pidge una sera, non pronunciando ancora bene tutte le parole, seduta sulle gambe di Matt, il quale era accomodato su un cuscino, accanto a Shiro, anche lui seduto e Keith steso davanti a loro.


Shiro alzò lo sguardo, pensando ad una risposta da dare alla bambina.


« Il carattere direi, ma non solo quello, l'indole di una persona diciamo così» rispose un po' incerto Shiro, muovendo le mani come ad enfatizzare le sue parole.


« E quindi qual è la tua indole secondo Hogwarts?» chiese Matt intento a fare una treccina a Pidge con tutta la serietà del mondo, guardando Shiro con la coda dell'occhio.


« Mh, il coraggio immagino, cioè si dice che i Grifondoro siano coraggiosi, i Serpeverde ambiziosi, i Corvonero intelligenti e i Tassorrosso gentili» rispose, spiegando in modo molto sbrigativo le casate, grattandosi la nuca sorridendo.


« Allora hanno sbagliato! Shiro tu sei gentile!» esclamò Keith alzandosi e portandosi una mano sul petto.

Matt rise per quella reazione di Keith e Shiro, dopo un momento di sorpresa per quella risposta, si mise a ridere a sua volta.


L'estate passò velocemente ed arrivò il momento di tornare a Diagon Alley e per comprare i libri di testo per il secondo anno di Shiro e tutto il necessario per il primo anno di Matt, con Shiro che gli sussurrava all'orecchio alcuni consigli sui professori, chi era antipatico, chi simpatico e chi più severo e chi più "morbido".


Anche quell'anno il saluto al binario fu pieno di lacrime, fra Coleen che riempiva Matt di mille raccomandazioni e chiedeva a Shiro di prendersi cura di suo figlio.
A quelle parole Shiro arrossì un po', annuendo, sentendosi quasi onorato per quella responsabilità. Matt sbuffò e tirò una gomitata a Shiro che rise, guardando la madre con le guance gonfie perché non aveva bisogno che Shiro si prendesse cura di lui.



Dentro al treno Matt stette tutto il tempo accanto a Shiro che, una volta seduto in una cabina piuttosto isolata, cercò di sistemarsi la cravatta rossa e dorata. Matt gli toccò la guancia con un dito, attirando l'attenzione di Shiro, che lo guardava interrogativo.

« Cosa c'è?» chiese alzando un sopracciglio.


« Non ti sai mettere la cravatta» disse premendo con un po' più di forza il dito nella guancia.


« Lo so, l'anno scorso ho portato la sciarpa pure di primavera per coprire la sua assenza» ammise ridacchiando.

Matt sospirò e con le proprie mani allontanò quelle di Shiro dalla cravattina e gli fece lui il nodo.

« Si fa così, impara» disse battendogli una mano sul petto.


« Sai che se finisci in Grifondoro rischi di farmi tu la cravatta tutti i giorni, vero?» scherzò Shiro sistemando la cravatta dentro il maglioncino.


« Mi ci abituerò» disse il castano sistemandosi gli occhiali sul naso.


« Perché so che finirò in grifondoro come te» disse con estrema sicurezza nella voce.


« Come lo sai?» chiese Shiro guardando Matt con la testa piegata.


Matt stava per rispondergli ma fu interrotto da un leggero bussare.


« Avanti!» disse Shiro.


« Credo sia la signora che vende i dolce-» Shiro venne interrotto da un'altra vocina.


« Ciao Shiro, posso sedermi qui?»


Matt spostò lo sguardo sulla figura della persona che aveva parlato e spalancò gli occhi e la bocca, arrossendo violentemente. Davanti a loro c'era una bellisima ragazzina con gli occhi azzurri e lunghissimi capelli bianchi, la cravatta gialla e nera.


« Certo Allura! Come hai passato le vacanza? Ah, lascia che ti presenti Matt, è un mio carissimo amico e questo è il suo primo anno!» disse Shiro sorridendole, indicandole prima il posto a sedere di fronte al loro e poi Matt che sembrava poter svenire da un momento all'altro, aveva gli occhi che sembravano quasi a forma di cuoricino dietro gli occhiali.


La ragazza si sedette e ridacchiò notando il rossore di Matt.


« Piacere» disse lei avvicinando una mano verso Matt il quale, ancora in uno stato di trance, strinse con aria trasognata la mano della bambina.


« P-piacere mio» balbettò prima di lanciare uno sguardo a Shiro che era il suo codice per dire all'altro bambino di chi si fosse innamorato il castano.


Shiro sospirò e scosse appena il capo, tornando a guardare Allura.


« Be', Shiro, diciamo che è andata bene quest'estate ma questo sarà l'ultimo anno che passerò ad Hogwarts» disse lei abbassando lo sguardo.


Le labbra di Shiro formarono una piccola "o" per la sorpresa mentre si faceva largo sul viso di Matt un'espressione di disperazione: come aveva potuto trovare l'amore e scoprire che l'avrebbe presto perso nello stesso giorno?


« Come mai?» chiese Shiro allungando una mano verso la ragazzina, accarezzandole una mano con la sua.


« È una decisione dei miei genitori... l'anno prossimo andrò a frequentare Beauxbatons... dicono sia più sicuro lì per me» mormorò lei, lasciandosi accarezzare la mano.


« Capisco... non hanno tutti i torti ma dovrebbero agire in base a come ti senti tu...» rispose Shiro senza smettere di accarezzarle la mano sotto lo sguardo confuso di Matt. Shiro gli lanciò uno sguardo come per dire  "ti spiego dopo".


Allura semplicemente sorrise e sospirò cambiando argomento, dicendo di avere una discreta voglia di cioccorane e che aveva voglia di giocare con le caramelle tutti i gusti +1. Lei già aveva con sè le cioccorane e le caramelle che offrì agli altri due ragazzini. Ci misero una buona mezz'ora a recuperarle, finivano sempre per cadere uno sopra l'altro o per tirarsi i capelli cercando di prendere le cioccorane.


Giocare con le caramelle tutti i gusti +1 fu piuttosto disgustoso per Matt, gli erano capitate caramelle dal sapore discutibile: legno, fazzoletto usato e plastica bruciata.

A Shiro era andata meglio: carta, lampone e gelsomino.
Allura si poteva dire la più fortunata dei tre: fragola, limone e salsiccia.

Nonostante i gusti improponibili capitati, fu divertente.


« L'anno prossimo lo dobbiamo far fare a Keith» sussurrò Matt all'orecchio di Shiro, ridacchiando.

Shiro rise, coprendosi la bocca con la mano, immaginandosi l'altro ragazzino mangiare una caramella al gusto "pesce avariato".




Il viaggio sembrò essere durato pochissimo, a Matt sembravano passati poco meno di dieci minuti quando scese dal treno prima di seguire un buffo signore dai capelli rossi con dei baffi particolari su delle barchette, vedendo così un grande castello illuminato: era bellissimo.
Era Hogwarts.

Una volta giunti alla scuola dovette separarsi da Shiro, dato che doveva stare con tutti gli studenti del primo anno che ancora dovevano essere smistati.
Il tempo in quel momento, al contrario di quello sul treno, sembrò infinitamente lento. Arrivarono finalmente alla H quando Matt stava per addormentarsi.


« Holt Matthew »


 Fece uno strano effetto  sentirsi chiamare con il proprio nome per intero, doveva essere stata una strana sensazione anche per Shiro sentirsi chiamare "Takashi Shirogane", con un brividino sulla schiena si avvicinò alla sedia su cui si sedette prima che il Cappello Parlante venisse poggiato sulla sua testa.
Non aveva alcun dubbio: sarebbe finito in gri-

« Corvonero!»
La voce del Cappello aveva decretato senz'appello, seguito da un'ovazione di un gruppo di persone sedute ad uno dei quattro tavoli con le cravatte blu e grige, fra le quali non c'era Shiro che, nonostante tutto, al tavolo dei Grifondoro applaudiva per lui.
Guardò un po' smarrito Shiro prima di avvicinarsi fra quelli che sarebbero stati i suoi compagni di casata, ricevendo pacche sulle spalle ed incoraggiamenti. Sembravano tutti così sorridenti.

Ma lui a sorridere non ci riusciva.

Passarono alcuni giorni, aveva sistemato le sue cose nella stanza che divideva con perfetti sconosciuti ed aveva scritto un paio di lettere ed iniziato qualche lezione, ma fino a quella mattina non era riuscito ad avere una vera conversazione con Shiro, essendo di due casate e due anni diversi era difficilissimo vedersi.


Gli aveva detto che era entrato nella squadra di Quidditch dei Grifondoro, come riserva, si allenava perlopiù.

Difatti quell'anno si allontanarono. Non riuscivano mai ad incontrarsi se non in rare occasioni, fra lo studio e per Shiro gli allenamenti il tempo sembrava essere diventato inesistente.

Matt aveva pensato di provare ad entrare nella squadra di Quidditch corvonero ma la sua incapacità con il volo e la sua giovanissima età gli precludevano quella possibilità. Non riusciva a vederlo nemmeno durante le partite che seguiva da spettatore, essendo Shiro una riserva.

Il termine di quell'anno scolastico fu un sollievo per Matt, e in fondo anche per Shiro, ma soprattutto per il primo che sperava in un riavvicinamento con Shiro.


Vagamente si ricordava di Allura, la ragazza che aveva incontrato sul treno e poi non aveva più rivisto, nemmeno ricordava il motivo per il quale doveva lasciare Hogwarts. Ma ricordava che aveva preso una cotta stratosferica per lei.




Si riavvicinarono davvero quell'estate, un po' grazie a Keith e Pidge, un po' perché gli aveva confessato di voler giocare a Quidditch, senza però dirgli il motivo, nonostante i suoi problemi con il volo, problemi che imparò a superare grazie a Shiro. Ovviamente non potevano volare, non avevano le scope, ma gli insegnava la tecnica.

Stavano di nuovo insieme, come da piccoli, a divertirsi.



L'estate purtroppo finì in fretta e venne anche il turno di Keith di andare a Diagon Alley per prendere tutto il necessario per la scuola.

Matt diceva che sarebbe probabilmente finito in Grifondoro per via del suo affetto per Shiro ma egoisticamente sperava che finisse in corvonero, aveva paura che Shiro si sarebbe riallontanato e non voleva essere "solo" come l'anno prima.
Quasi per un gioco del destino il ragazzo non finì né in grifondoro né in corvonero ma fu smistato in serpeverde.
I loro incontri ripresero ma contrariamente ai timori di Matt; Shiro non si allontanò da lui, anzi quelle "lezioni private di volo" ripresero e stavolta furono incentrate sulla pratica, su come stare al meglio sulla scopa, come muoversi con essa.
I frutti di tali incontri si facevano vedere perché se Shiro aveva impedito decine e decine di volte che Matt cadesse da centinaia di metri d'altezza, il castano era finalmente riuscito a trovare un suo equilibrio ed una sua tecnica, tanto da assicurarsi un posto in squadra per l'anno seguente.

Tutti quegli insegnamenti di volo furono ricambiati con l'insegnamento di "come indossare la cravatta".


Non smise di vedersi con Shiro, i loro incontri si facevano almeno tre volte alla settimana e talvolta veniva anche Keith a fare da supporto morale.

Andava tutto bene.


A circa metà anno però qualcosa si incrinò.


Shiro gli aveva chiesto di parlargli, con un'espressione seria in volto che preoccupò Matt.




« Senti... ormai io ho imparato a farmi il nodo alla cravatta e tu hai imparato a volare, no? Ecco, non credi che sia ora di smetterla di vederci?» gli disse Shiro, senza guardarlo in faccia.

Matt era rimasto sconvolto.

Shiro non voleva più essere suo amico, non voleva più passare del tempo con lui e Matt non aveva sospettato nulla.

« P-perché?» balbettò con gli occhi strabuzzati ed il labbro inferiore che tremava.

« Ho fatto qualcosa?» sussurrò timoroso di aver detto o fatto qualcosa di poco carino a Shiro.


« No! Non... non hai fatto nulla... credo sia solo meglio dividere le nostre strade per un po', sai, per crescere e poi... e poi mi hanno appena messo come cercatore titolare nella squadra! Titolare! E gli allenamenti mi prendono un sacco di tempo e poi, sai, c'è una ragazza che mi-»


« Ho capito» lo interruppe Matt sibilando, ferito dalle parole di Shiro.


« Stare con i bambini è imbarazzante per il grande Takashi Shirogane! Cercatore titolare! Sai che ti dico? Buona fortuna» disse adirato Matt, trattenendo gran parte della sua rabbia, il viso rosso, i denti che stridevano. Quindi "girò sui tacchi" e se ne andò, dando le spalle a Shiro che non ribatté, la testa bassa.



Keith era rimasto nascosto, li spiava a volte, aveva visto tutto e si avvicinò silenzioso come un gatto a Shiro.


« Non scriverò di questo alla mamma, ma penso che tu stia sbagliando» disse Keith con la voce che stava già iniziando a cambiare.

Shiro sobbalzò sentendolo improvvisamente.

« Tu... sei ancora piccolo Keith, vedi anche... anche Matt lo ha capito più o meno...» mormorò Shiro alznado lo sguardo su Keith che scosse il capo.


« Ha capito ciò che hai detto ma non mi è sembrato che condividesse il tuo pensiero. Anzi, mi è sembrato che si stesse trattenendo dallo sputarti in faccia. Ed avrebbe avuto ragione. E te lo dico io che ti difendo anche quando hai torto, stupido Grifoschifo» disse Keith dondolandosi sui talloni.


« Da dove vengono tutta questa saggezza e questo stupido razzismo tra casate?» chiese Shiro sospirando, cambiando argomento, con tono da padre che diceva al figlio di non dire parolacce.


Keith non insistette con quella storia ed accettò il cambio di argomento.


« Non lo sai che sono lo studente migliore del primo anno? C'è anche un tipo Tassorosso molto buffo che mi diverto troppo a stuzzicare rispondendo prima di lui alle domande... vedessi come se la prende! Mi fa troppo ridere. Comunque se sono il migliore del mio anno un po' saggio devo essere. Ed il razzismo viene dal fatto che sono un Serpeverde e devo mantenere  una certa reputazione. Se qualcuno mi vedesse parlare amichevolmente con un Grifondoro sarebbe la mia fine. Addio Shiro» rispose Keith prima ridacchiando sotto i baffi e poi salutandolo in modo quasi teatrale. Per quanto potesse essere teatrale con la sua postura da manico di scopa.



Shiro sospirò, provando ad abbozzare un sorriso e tornò al suo dormitorio.






Matt passò due giorni chiuso nel dormitorio a piangere. Disse di stare male. Non voleva vedere nessuno e voleva evitare il più possibile Shiro.  Gli faceva male essere allontanto così esplicitamente per motivi per lui assurdi! Voleva anche bruciare la scopa e non volare mai, mai più!

Anzi! Anzi no! Avrebbe giocato! Sarebbe entrato nella squadra l'anno dopo ed avrebbe distrutto Shiro a Quidditch, gli avrebbe fatto rimpiangere i suoi insegnamenti!


Così l'anno passò, passò con Matt che continuava ad intravedere Shiro nella sala comune che sembrava avere attorno a sé sempre qualcuno vicino a lui. Era semplicemente popolare.

Passò con Matt che accumulava silenziosamente rabbia, Shiro che faceva finta di non vedere, circondato continuamente da persone, e fornendo a tutti sorrisi falsi e imbarazzati e Keith che sembrava essere l'unico dei tre a godersi davvero Hogwarts, trovando un grande svago nell'infastidire il Tassorosso Lance che reagiva sempre in maniera spropositata.

Quando tornarono Pidge, a soli sei anni, aveva capito che c'era qualcosa di diverso al loro ritorno, il fratello sembrava triste, Shiro aveva qualcosa di strano e Keith sembrava più silenzioso del solito.

A nulla valsero i tentativi della bambina per far riavvicinare i due, anche i loro genitori se ne accorsero ma entrambi sminuivano quella situazione quando gli facevano delle domande.


L'anno dopo le famiglie andarono separatamente al binario e Matt salì subito, per evitare Shiro, per evitare di stare nella stessa cabina con lui.

Stava seduto per i fatti suoi a guardare fuori dalla finestra, quando qualcuno bussò alla porta della cabina: Keith.

Gli fece cenno di entrare anche se molto probabilmente c'era Shiro con lui. Stranamente non era così.


«  Perché non stai con Sh- Takashi?» chiese, gli sembrò innaturale pronunciare il nome del suo ex-amico.

Keith sbuffò ed alzò gli occhi al cielo.


«  Oh insomma, io sono Serpeverde» disse, indicandosi lo stemma sulla divisa per enfatizzare ciò, «  E lui invece è Grifondoro! Non posso mica stargli vicino! E poi c'erano troppe ragazze alla sua cabina. Davvero troppe» disse facendo un verso di disgusto.


«  Immagino sia normale quando si è il cercatore dei Grifondoro?» ipotizzò Matt alzando le spalle, facendo cenno a Keith di sedersi.

Keith si sedette sbuffando.

«  Cavolate! È perché è un giocatore ma perché è il più bello di tutte e quattro le squadre messe insieme! Mi aspettavo che tu inquanto Corvonero ci arrivassi da solo!» disse incrociando le braccia al petto.


«  Se lo dici tu» minimizzò Matt sorridendo prima di tendere un pacchettino a Keith.


«  Caramella?»


«  Volentier- ASPETTA! MICA È UNA CARAMELLA TUTTI I GUSTI +1?» chiese Keith ritraendo subito la mano inorridito.


«  Sì, perché?» chiese Matt sinceramente sorpreso da quella reazione.


«  Dopo l'espereinza del pesce avariato dell'anno scorso per me sono banditi questi strumenti di tortura. Tu piuttosto come fai a continuare a mangiarne nonostante ti sia capitato il sapore osso di pollo?» disse rabbrividendo al ricordo del pessimo sapore.


«  Mi piace il rischio!» scherzò Matt prendendo ben quattro caramelle e mettendosele tutte  e quattro in bocca rischiando di vomitare.

Keith lo guardò tirando fuori la lingua disgustato. Dopo quel breve momento iniziarono a chiacchierare del più e del meno, di quanto Keith fosse contento di aver vinto la coppa delle casate l'anno prima e piccoli traguardi personali.



All'improvviso furono interrotti da un'impetuosa zazzera di capelli castani che era entrata nella loro cabina senza alcun preavviso come una furia, col dito puntato su Keith ed il fiatone.


«  TU! KOGANE! QUES'ANNO NON OSARE RUBARTI I MIEI PUNTI O TI FACCIO NERO. CAPITO? TI FACCIO NERO. N E R O» sbraitò il ragazzino, sotto lo sguardo allibito di Matt.


«  Ma dov'è finita la proverbiale calma e gentilezza dei Tassorosso, mio caro Lance?» chiese Keith, avvicinando il busto e poggiando il mento sulle mani congiunte, con un sorrisetto.


«  Non provocarmi!» strepitò Lance.


«  Ma se sei tu ad essere venuto nella mia cabina per provocare me!» sbottò Keith con le sopracciglia agrottate.


Lance aprì la bocca e poi la richiuse, cercando il modo migliore di rispondergli.


«  Be' io so corteggiare le ragazze al contrario tuo!» disse incrociando orgoglioso le braccia al petto.


«  E allora? Vuoi un applauso?»chiese Kieth sospirando.


«  Sì» rispose sfacciatamente Lance provocando in Matt delle risate che non riusciva più a trattenere.


« Ed ho anche senso dell'umorismo!» disse prima di uscire a mento alto, fra le risate di Matt e lo sguardo allibito di Keith.


« Ma... ma è vero?» gli chiese senza smettere di ridere.


«  Apparentemente sì. Ti assomiglia di carattere» disse Keith facendo ridere ancora più forte Matt.


«  Oh, ti prego no!» rise portandosi una mano sulla pancia, come a trattenersi.





Quel viaggio verso la scuola quell'anno fu particolarmente piacevole anche se movimentato.


Matt ignorò completamente Shiro, non cercava più il suo sguardo nella sala grande per rassicurarsi.


Era entrato in squadra, ed aveva conosciuto i suoi compagni squadra, capitanati dal professor Coran, ancora più folle quando allenava di quando insegnava. Si trovava bene con loro, erano simpatici, il loro cercatore soffriva della sindrome del lupo mannaro quindi bisognava fare particolarmente al calendario solare per gli allenamenti e per le partite in caso fosse necessario qualcuno per sostituirlo. Era un bravo ragazzo, stava particolarmente bene con lui.


Matt si era scoperto essere particolarmente dotato come portiere, gli piaceva quel ruolo, un piccolo raggio d'azione, ben delimitato, che non doveva mai abbandonare.


Procedeva tutto alla grande fra allenamenti, lezioni, partite, chiacchiere con i suoi compagni di squadra.


L'unica cosa fastidiosa era che non lo facevano giocare con i Grifondoro in campo, mai, dicevano che cambiava faccia quando dovevano giocare contro quella squadra, sembrava quasi cattivo, distratto, ed essendo quella dei Grifondoro la squadra più forte della scuola a Quidditch non potevano permettersi distrazioni.


Un giorno però, circa a metà anno, ad ora di pranzo due studenti iniziarono improvvisamente a lanciarsi incantesimi. Matt li riconobbe: Keith e Lance. Si coprì il viso con una mano mentre i due vennero fermati dai professori e spediti dal preside, uno con la lingua biforcuta e l'altro con una piccola nuvola che gli faceva piovere addosso.


Ebbero una punizione che li costrinse a dover collaborare nella foresta oscura, Keith gliela aveva raccontata quell'esperienza di cui aveva capito solo che "Lance non è male come sembra" a detta del Serpeverde.


Almeno quei due avevano più o meno smesso di scannarsi.


Quello fu l'unico avvenimento degno di nota, assieme alla vittoria dei Tassorosso alla fine dell'anno.






Non aveva scambiato una sola parola con Shiro.






Quell'estate la passò a concentrarsi solo su Pidge, sui suoi racconti sulle elementari, sui suoi amici, elogiandola per i suoi compiti di matematica, i migliori della sua classe a detta sua. Sbiancò quasi constatando la bravura della sorellina praticamente in tutto, non pensava potesse esistere fratello maggiore più orgoglioso di lui.







Il quarto anno fu un po' più diffcilie da affrontare, scolasticamente, dovette impegnarsi un po' più del solito ed i suoi occhiali scivolavano sul naso un po' più del solito ma, quel suo impegno lo sentì come premiato quando gli fu permesso di giocare contro i Grifondoro.

Andò ad allenarsi tutta la settimana prima di quella partita, sentiva l'adrenalina pompare nelle vene ad ogni passo, ad ogni respiro, finquando non arrivò finalmente il giorno della partita. Subito si mise in posizione di difesa mentre il vento, particolarmente forte quel giorno, faceva vacillare un po' il suo equilibrio lanciandogli vampate fredde sul viso in continuazione.

La partita iniziò ma per un momento, un istante appena, i suoi occhi incontrarono la figura di Shiro e sentì un nodo stringersi alla base della bocca dello stomaco. Era così... grande. Sembrava molto più grande dei suoi sedici anni.


Rimase immobile per un attimo, esterrefatto, ma si riprese subito dopo. Doveva concentrarsi sulla partita e sopratutto sul vento che gli impediva quasi di muoversi.


Stava andando piuttosto bene la partita, cercava di bloccare più pluffe possibili, difendendo con le unghie e con i denti i cerchi dietro di sè.


All'improvviso una vampata di vento particolarmente forte lo fece sbattere contro uno dei pali dei cerchi, facendogli sanguinare la testa.  Non cadde dalla scopa e si massaggiò una tempia, cercando di riprendersi. Grida di terrore provenienri dagli spalti loconfusero. Guardò davanti a sé: un bolide in arrivo a tutta velocità, si voltò per fuggire: il secondo bolide in arrivo da quel lato.


Il vento gli impediva di risalire e le opzioni erano due: morire schiacciato dai bolidi o morire cadendo al suolo a decine di metri d'altezza. La paura lo aveva immobilizzato. Non aveva tempo per fare nulla, pochi secondi ed i bolidi lo avrebbero raggiunto.


Non riusciva  a fare nulla se non tremare.


Strinse gli occhi preparandosi all'impatto ormai imminente ma l'unica cosa che sentì fu una forte spinta che lo catapultò sugli spalti dei professori, distruggendo praticamente la scopa ed un paio di posti a sedere.






Era vivo.



Eppure le urla che si erano levate fra gli alunni e fra i professori erano terribili. Si mise seduto a fatica e guardò oltre gli spalti e ciò che vide lo sconvolse.

Shiro. A terra. Vivo. Urlante. Col sangue che gli imbrattava la spalla destra e... e il braccio che non c'era più.

Shiro si stringeva la spalla monca e sanguinante, piangendo di dolore.
Shiro lo aveva spinto per evitare che finisse schiacciato fra i bolidi. Aveva lasciato che il suo braccio finisse schiacciato e catapultato via dai bolidi.



Perché?

 

Non lo capiva.

Perché aveva fatto una cosa del genere? Loro-... loro non si rivolgevano la parola da quasi due anni. Sentì il cuore pompare così velocemente da sfondargli la cassa toracica, la testa leggera ed i rumori distanti.

Svenne.






Quando si risvegliò era in infermeria.

Come ci era finito lì?


Sentì la testa pulsargli e se la strinse fra le mani mentre la figura snella e slanciata della dottoressa Acxa si avvicinava a lui.


«  Come ti senti?» chiese lei guardandolo con un blocchetto fra le mani.


« ... frastornato» rispose Matt massaggiandosi una tempia.


«  È normale dopo ciò che è successo. Cosa ti ricordi?» chiese diretta la dottoressa, senza giri di parole.


«  Stavo giocando a Quidditch... due bolidi stavano per colpirmi ma...»


«  Ma?» lo incitò la dottoressa a parlare quando si interruppe.


«  Ma Shiro... mi ha spinto via e... E ODDIO, SHIRO DOV'È? COME STA?»  urlò alznadosi di scatto sentendo però la testa girargli non appena lo fece.


«  Torni steso, non può stare in piedi» disse la dottoressa sorreggendolo e rimettendolo a letto


«  Con "Shiro" lei si riferisce all'alunno Takashi Shirogane?» chiese la maga.


Matt annuì.


«  Si ricorda cosa è successo a Shirogane?» continuò la maga.


«  Gli è volato via il braccio» susurrò quelle parole come se stentasse a credervi.


«  Ma glielo hanno riattaccato vero? Con... con la magia si possono fare queste cose, vero?» chiese stringendo le coperte con un pugno.


«  Non hanno ancora trovato il suo braccio. E sono passate tre ore. Anche con la magia adesso non si può più ricurice» rispose schietta la dottoressa mentre Matt si sentiva cadere sulle spalle un peso enorme.


«  Posso... posso vedere Shiro?» chiese con voce tremante alla maga.


«  Va bene, ma fai piano» disse lei, aiutando Matt ad alzarsi e a raggiungere il lettino su cui era disteso Shiro. Aveva anche un grosso cerotto sul naso.

Dormiva.


Matt guardò con aria interrogativa la dottoressa che rispose semplicemente con «  Il legno degli spalti.»


Matt lo guardò in totale silenzio, sentendo le lacrime pungergli i lati degli occhi, mentre si abbassava su di lui, avvicinando le labbra all'orecchio del ragazzo dormiente.


«  Sei cattivo Shiro... sei il peggiore. Prima ti allontani e poi fai questo? Ti sei bevuto il cervello? Sei davvero stupido... il più stupido degli stupidi. Shiro, ti odio, ti odio così tanto... mi hai salvato la vita ma non avresti dovuto... stupido, stupido, stupido Grifondoro dei miei stivali» sussurrò Matt iniziando a piangere contro l'orecchio di Shiro senza accorgersi che questi aveva aperto lentamente gli occhi.



« .... perdonami»


Debole, fiacca e spenta ma quella era la voce di Shiro: si era svegliato.


Come la sentì Matt scattò in piedi e si allontanò.






Dopo quel giorno non mise più piede in infermeria e, nonostante Keith lo pregasse di andare da Shiro, che chiedeva sue notizie, Matt si rifiutava di andare a trovarlo. Semplicemente non ce la faceva, non riusciva a pensare di parlare con Shiro.Shiro che si trovava in quella condizione per colpa sua.


Li evitò come si evitava una qualche malattia, sia Shiro che Keith.


E studiò.


Prese più libri possibile e li lesse,divorandoli, annotando ciò che era utile per ciò che voleva fare.

L'anno passò lento ed inesorabile e, quando finalmente arrivò l'estate, ignorando le richieste dei genitori che quasi gli imponevano di andare a trovare Shiro, andò alla ricerca di pezzi metallici vari, aiutato da Pidge.


Sembrava un folle che accumulava cianfrusaglie.



Non gli importava se gli avessero inviato una lettera per uso improprio della magia o lo avessero espulso dalla scuola.
Non gli importava davvero.

Continuò a lavorare su quelle cinafrusaglie finché il braccio meccanico non fu finito.


Una volta perfezionato lo coprì con un panno ed uscì finalmente dalla sua camera per andare da Shiro.


Corse fino all'abitazione e bussò imbarazzato alla sua porta, dove gli aprì la madre di Shiro, facendolo entrare sorridendo con un po' di tristezza, chiaramente per la condizione del figlio.


Salì fino in camera di Shiro col braccio avvolto in un panno, fra le proprie braccia. Shiro stava seduto sul suoletto, con una maglia a mezze maniche bianca, al posto del braccio sinistro un finto braccio di plastica. Alzò lo sguardo e si rivelò sorpreso di vederlo, poi lo riabbassò in imbarazzo.



« Ciao...» sussurrò.


« Ciao» ricambiò il saluto Matt.


« Ti ho portato una cosa» disse avvicinandosi a lui, poggiando il fagotto sulle gambe di Shiro che lo guardava ignaro, senza capire. Scostò appena il tessuto e guardò il braccio di metallo ancora più confuso.


« Matt... non capisco» mormorò guardandolo.


« Non capire ma fidati di me» disse Matt posando le mani sull'attaccaturadel braccio finto che aveva addosso Shiro il quale poi annuì.


Allora Matt conestrema delicatezza tolse il braccio ed avvicinò quello che aveva costruito, facendolo aderire alla pelle, poi tirò fuori la bacchetta  e lanciò un incantesimo prima che Shiro potesse intervenire. Un incantesimo piuttosto lungo, sussurrato sottovoce, con estrema cautela ed attenzione.


Una volta terminato Matt alzò lo sguardo su Shiro e gli disse


« Prova  a muoverlo»


Shiro in silenzio lo fece e riuscì a muovere le dita della mano di ferro. Guardò Matt esterrefatto.


« Mi dispiace, è colpa mia quello che ti è successo, mi dispiace così tanto Shiro, avrei dovuto-» Matt venne interrotto da Shiro che con il suo braccio sano e quello nuovo strinse Matt contro il suo ampio petto, mettendolo a tacere, nascondendo il viso sulla spalla del ragazzo. Anche se solo un anno più grande aveva un corpo più massiccio del suo, per gli intensi allenamenti di Quidditch che faceva, probabilmente.


« Mi machi» sussurrò Shiro con la voce incrinata e le spalle cche tremavano, tradendo un imminente pianto.

« Mi manchi così tanto» ripetè strringendo un po' più forte Matt a sé, piangendo.


Nemmeno Matt riuscì a trattenere le lacrime e dopo un paio di respiri affannosi ed un tremore di labbra scoppiò a sua volta in lacrime.


« Anche tu...» sussurrò.


« Anche tu mi manchi» mormorò senza allontanare il viso dal petto di Shiro.


« Ma sei un grandissimo stronzo. Un grande, enorme stronzo»  disse tirandogli una serie di deboli pugnetti sulla schiena.


« Hai ragione»  mormorò Shiro senza allentare la presa.


« Hai perfettamente ragione... ti chiedo scusa... è... è stata colpa mia... sai, sono solo uno stupido Grifondoro che-»  


« Sta' zitto»  borbottò Matt interrompendolo.


Rimasero così, abbracciati, in silenzio per un tempo che parve infinito.


Come previsto il giorno dopo arrivò a casa di Matt una lettera per uso improprio della magia. Ma lui non se ne pentì ed i suoi genitori non si arrabbiarono con lui.


All'inizio erano arrabbiati ma quando videro per cosa aveva usato la magia la loro ira svanì subito.


Si erano riavvicinati moltissimo Matt e Shiro e per questo il quartetto di quando erano bimbi, ora l'unica bambina era Pidge, si era riunito.


Shiro aveva qualche difficoltà ad utilizzare il braccio destro che gli aveva fatto Matt, non perché fosse difficile ma perché con esso non aveva percezione del calore o altro ed era difficile fare alcune cose. La sua grafia era enormemente peggiorata e aveva difficoltà a maneggiare la bacchetta.







Il suo ritorno ad Hogwarts quell'anno fu inaspettato. In molti, professori compresi, pensavano avrebbe cambiato scuola dopo quell'incidente.


Sul treno molte persone, pelopiù ragazze volevano entrare nella cabina di Shiro, per palare con lui.


Shiro era seduto accanto a Matt, praticamente schiacciato contro il finestrino per quanto era affollata la cabina.


Ad un certo punto però Keith si alzò in piedi ed urlò, spaventando le ragazze.


« Ve ne volete andare? Non vedete che è stanco? Ha bisogno di riposare. E la vostra presenza non lo aiuta. Sloggiate»  disse con voce tetra che fece spaventarele ragazze che lasciarono magicamente la cabina, permettendo nuovamente ai tre la possibilità di respirare ai tre.

«Con quel braccino di ferro sembri essere ancora più popolare fra le signore Shiro»  contatò Keith con le braccia incrociate.

«Purtroppo...»  sospirò l'asiatico.

«COME OSI DIRE PURTROPPO? MAGARI FOSSI CIRCONDATO IO DI BELLE DONZELLE COME TE!»  disse Matt sbattendo la testa contro il tavolino.

«Allora perché non hai parlato con nessuna di quelle che stavano qui prima, scusa?»  chiese Keith con un sopracciglio alzato.

«Non respiravo e in più sembravano non vedermi»  disse il castano poggiando il mento sul tavolo, guardando sconsolato prima Keith e poi Shiro.

«A proposito: ma voi ce l'avete la ragazza?»  chiese continunando a fare aveanti e indietro tra i due con lo sguardo.

Shiro tossì ed arrossì violentemente, scuotendo piano il capo.

«Non esattamente una fidanzata»  disse Keith abbozzando un sorrisetto.

«CHE? In che senso "non esattamente una fidanzata"?»  chiese Matt sbarrando gli occhi.

«Nel senso che non è esattamente la mia fidanzata»  disse Keith sbuffando ed alzando gli occhi al cielo.

«Ah, vabbé, tu non vuoi parlare. TU PIUTTOSTO!»  disse rivolgendosi a Shiro.

«Mi avevi detto anni addietro che ti piaceva una ragazza, allora chi è? Ci sei stato insieme? Vuoi forse farmi credere che non ti piace nessuno?»  chiese Matt con fare inquisitorio a Shiro che lo guardava dall'alto, rosso come un pomodoro.

«E-ecco... diciamo che c'è qualcuno che mi piace, sì»  mormorò Shiro arrossendo.

«Chi?»  chiese Matt curioso, avvicinandosi a lui che diventava se possibile ancora più rosso.

«Non posso dirtelo»

«Confessa»

«Non posso»

«Eddai»

«No»

«Antipatico.»  terminò Matt la sua "inquisizione" con una linguaccia, alzandosi.

«Io vado in bagno»  annunciò lasciando da soli i due fratelli nella cabina.

«È lui»  esordì Keith una volta che Matt fu uscito.

«Cosa?»  Shiro aggrottò le soracciglia, guardando senza capire Keith.

«La persona che ti piace è Matt»  disse Keith accarezzando la testolina del suo gufo dentro la gabbietta.

«N-non è vero!»  disse Shiro sgranando gli occhi.

«Shiro, per favore, non insultare la mia intelligenza. Non è certo per la popolarità che allontanasti Matt, ma perché già ti piaceva, e ciò ti spaventava. Ti conosco da una vita e molto meglio di Matt o di chiunque altro. Sei gay e ti piace il tuo amico d'infanzia. Impara a convivere con questa cosa»  disse facendo le spallucce.

«E poi ti prego. Non si sacrifica così un braccio "solo" per amicizia»

«... parli come se fosse facile. Non posso dire in giro che... che mi piacciono i ragazzi, non ora che sono di nuovo amico di Matt.»  sussurrò Shiro sottovoce.

«Non ti piacciono "i ragazzi". A te piace Matt. E comunque parlo come se fosse facile perché è facile. La mia "non esattamente fidanzata" è Lance»  disse Keith guardandolo serio.

« Cosa?»  Shiro quasi si strozzò con la sua saliva.

«Lance. Il tassorosso con cui mi picchiai l'anno scorso. Ti ricordi? Ecco, sono successe... delle cose quando fummo messi inpunizione nella foresta»

«Posso non voler sapere cosa sia successo?»

«Non devi volerlo sapere»

Matt tornò fischiettando e guardò i due con le sopracciglia aggrottate, curioso.

«Di cosa stavate parlando voi due?»  chiese con un sorrisino.

«Della mia "non esattamente fidanzata"»  rispose prontamente Keith.

«Ma-... con Shiro sì e con me no? Sei ingiusto»  disse Matt mettendo su un finto broncio.

«Le somigli caratterialmente. Comunque Shiro è mio fratello, ovviamente gli dico più cose»  disse Keith continuando a coccolare il su gufo.

«Ma io sono come uno di famiglia... Shiro eddai dimmelo tu»  disse Matt stringendogli il braccio sano.

«Non mi ha detto il nome, mi ha solo detto che è una del suo stesso anno»  disse Shiro alzando le spalle.

«Oh, non importa se non me lo volete dire! Tanto lo scoprirò!»  decretò Matt con un sorrisetto.




Quando arrivarono ad Hogwarts tutti non poterono non notare che al centro della sala grande c'era un calice posto su un piedistallo.
Il vociferare comune venne interrotto dalle parole del preside Zarkon che disse agli alunni che quell'anno si sarebbe tenuto il torneo tremaghi, che era molto pericoloso e che solo gli studenti dal sesto anno in poi avrebbero potuto partecipare.
Sebbene molti instessero Shiro non voleva mettere il suo nome nel calice. Non voleva attirare troppo l'attenzione. Qualcuno però, probabilmente lo fece per lui.


Perché quando, circa dopo tre mesi dall'inizzio delle lezioni, quando arrivarono anche gli alunni delle tre scuole, gli alunni scelti furono Allura D'altea per Beauxbatons, Lotor Galride per Durmstrang e.... Takashi Shirogane per Hogwarts.
Quella fu la prima volta che Matt vide Shiro davvero furioso. Non voleva assolutamente partecipare, qualcuno aveva messo lì il suo nome, ma nessuno si fece avanti come responsabile.


Controvoglia Shiro iniziò a fare qualche allenamento per il torneo, con l'aiuto di Matt e Keith che però non c'era quasi mai. A detta di Matt stava con la sua "non esattamente fidanzata", che era convinto fosse una certa Ezor, una Tassorosso con la vitiligine ed i capelli rossi che frequentava lo stesso anno di Keith. Sospettava fosse lei perché quando la avevaindicata come sua possibile "non esattamente fidanzata" aveva fatto una faccia disgustata.

Aveva iniziato a "seguire" Keith. Voleva scoprire l'identità di questa fantomatica "non esattamente fidanzata".

La scoprì dopo che Shiro ebbe vinto la prima prova, attraversare con degli incantesimi uno strano percorso sull'acqua. Quando era terminata la prova ed i tre campioni furono mandati in infermeria Matt segì Keith fino ai bagni delle ragazze del secondo piano, quello inagibile. Rimase dietro la porta, in attesa finquando non sentì un verso, scostò piano la porta e trovò davanti a sé senza alcun pudore Keith con la schiena poggiata contro una delle porte del bagno mentre un ragazzo Tassorosso, Lance, era inginocchiato fra le gambe del Serpeverde, intento a... a fargli un pompino.


Sbarrò gli occhi.


Questo, no di certo, non se lo aspettava.
Corse via, chiudendosi la porta di quel bagno alle spalle, con le guance tutte rosse, imbarazzato.
Ritrovò Shiro quasi subito, fuori dalla struttura del castello, intento a guardare il platano picchiatore da lontano.

«Che fai?»  gli chiese affiancandolo, con il fiatone.

«Pensavo a quanto dovesse fare male un ramo del platano. Tu? Oggi la ricerca è stata proficua?»  chiese Shiro poggiando lo sguardo su Matt, sorridendogli.

«Be', diciamo che ho capito che la "non esattamente fidanzata" di Keith è esattamanete un fidanzatO»  disse Matt, marcando la o finale.


«Tu lo sapevi?»  chiese mettendo una mano sulla spalla di Shiro.

«Sì, me lo aveva detto. Tu cosa ne pensi?»  chiese quasi con... timore.

«Umh, non lo so, che dovrei pensare? Certo, non me lo aspettavo, ma se lui è felice così, e credimi era molto felice, per me va bene. È praticamente mio fratello, come tu sei praticamente mio fratello, non potrei mai odiarvi o che ne so per una cosa così stupida»  disse con estrema leggerezza Matt, dicendo quelle parole senza pensarci, alzando lo sguardo sorridente su Shiro che deglutì fissando il suo viso, il naso dritto, la bocca sorridente, i capelli leggermente più lunghi del solito e gli occhi scuri appena coperti dalle lenti. Non poteva fare a meno di trovarlo bellissimo.

 «E se... e se a qualcuno piacessi tu, cosa faresti?»  chiese Shiro con un leggero rossore sulle gote, appena sotto la cicatrice.

«
Non lo so»  sussurrò Matt dopo averci pensato un po' su.

«Non ne ho davvero ide-»  Aveva alzato il viso per finire la frase ma venne interrotto dalle labbra di Shiro che si poggiarono delicate sulle sue.

Nessuno dei due approfondì il bacio, rimasero così, immobili, le labbra una contro l'altra.


Quando Shiro si staccò teneva lo sguardo basso, si sentiva in colpa e Matt si passò stupefatto le dita sulle labbra.


«Questo... questo era davvero molto più inaspettato»  mormorò prima di iniziare a ridere piuttosto nervosamente.


Shiro si preoccupò, avvicinò una mano sulla sua spalla chiedendogli se stesse bene.


Matt l'allontanò riprendendosi dalle risate, guardando Shiro con un'espressione estremamente confusa.


«Io... sei praticamente un fratello per me Shiro... io... io non posso. Mi dispiace»  disse dandogli le spalle e correndo via.


Non riusciva a guardare in faccia Shiro, non pe ciò che aveva fatto il Grifondoro, ma per il modo in cui lui gli aveva riso in faccia. Si sentiva in colpa e soprattutto non riusciva a smettere di pensare a quel bacio, non riusciva a smettere di pensare a quanto fossero morbide le labbra di Shiro sulle sue, a quanto gli fosse piaciuta quella sensazione.

Baciare Shiro gli era piaciuto.


E questo lo confondeva. Gli faceva paura.




Rimase chiuso nella sua stanza a pensare, non credeva fosse un male essere omosessuali ma non aveva mai provato attrazone per un ragazzo eppure le labbra di Shiro sulle sue avevano fatto scattare qualcosa, qualcosa cui non sapeva dare un nome, qualcosa che gli faceva sentire lo stomaco in subbuglio e le guance in fiamme.



Non andò a vedere la seconda prova, troppo preso a pensare a ciò che aveva provato e a tentare di capire ciò che stava provando in quel momento, aveva saputo però che aveva vinto lo studente di Durmstrang e che era stata una sorta di gara per domare degli ippogrifi.


Bisognava attendere la terza prova che si sarebbe svolta la settimana dopo. Matt usò quel tempo sempre per provare a comprendere ciò che provava finché, il giorno prima della terza ed ultima prova non capì finalmente che non poteva comprendere ciò che provava, perché ciò che provava era... attrazione per Shiro, attrazione per ciò che le sue labbra.



Decise che gli avrebbe parlato prima della terza prova, la mattina successiva.


Quella mattina in fatti si preparò per poter essere davanti all'arena dove si sarebbe svolta prima di tutti. Doveva parlare con Shiro. Però prima che potesse attuare il suo piano venne chiamato dal professor Coran in una piccola stanza dell'arena in cui oltre a loro due c'erano Ezor, la ragazzina Tassorosso che pensava fosse la fidanzata di Keith, ed un uomo sconosciuto con un pizzetto bianco. Fu detto loro che erano parte della prova, che avrebbero fatto un incantesimo su di loro e che  i tre scelti per la prova avrebbero dovuto trovare il modo di rompere l'incantesimo.



Matt tentò di opporsi, provando a dire che doveva dire una cosa molto importante a Shiro prima di quella prova ma gli dissero che ciò non era possibile, avrebbe dovuto per forza parlargli dopo.



Strinse i denti e decise che, perfetto, gli avrebbe parlato dopo.



Ai tre venne fatto un incantesimo e Matt prima che potesse capire di che incantesimo si trattasse si sentì come caduto in un profondo sonno.







Shiro non aveva più voglia di quella gara. Già da principio non voleva partecipare, ora era demoralizzato. Matt lo evitava e guardare il proprio braccio di metallo non faceva altro che portargli alla mente la figura del ragazzo e questo lo faceva soffrire.

La sua sorpresa nell'arena fu evidente quando vide davanti a sé la figura di Matt, con gli occhi gialli che ringhiava, tenuto alla parete con delle catene.


Non capì; p
oi una voce spiegò loro l'ultima prova.

 Dovevano combattere contro quelle persone e sciogliere l'incantesimo che li aveva colpiti.


Combattere? Come poteva Shiro anche solo pensare di combattere contro Matt? Inconcepibile.


Al suono di una tromba le tre persone furono liberate dalle catene e si gettarono all'attacco.



Shiro dovette saltare tantissimo per evitare i colpi di Matt che si muoveva con una velocità assurda. Sudò, cercando di capire quale fosse l'incantesimo che lo aveva colpito ed il suo contro-incantesimo.


Quasi allo stremo delle proprie forze ebbe un'idea, un'idea che gli avrebbe impedito di fare del male a Matt.



«PIETRIFICUS TOTALE!!»  gridò puntando la bacchetta contro Matt che subito si immobilizzò. Shiro si sedette col fiatone mentre un'ovazione si levava fra i tifosi di Hogwarts.
Si avvicinò alla figura immobile di Matt, che ringhiava ancora, studiando attentamente i suoi sintomi.

Sussurrò sottovoce quello che per lui era il contro-incantesimo e subito gli occhi di Matt da gialli e luminosi tornarono del loro solito colre scuro che tanto piaceva a Shiro.

Shiro che sorrise vedendo gli occhi del ragazzo che gli piaceva così tanto.



Aveva vinto.




Un grido di gioia si levò tra la folla mentre Shiro puntò di nuovo la bacchetta su Matt, sciogliendo quell'immobilità forzata.


Matt rischiò di cadere ma Shiro lo tenne fermo per le spalle e gli sorrise mentre piano sbatteva le palpebre. Immaginava che sarebbe stato spinto via ma quando lo sguardo di Matt finì sulla  sua figura sorrise genuinamente.



«Ciao»  sussurrò Shiro, sorridendo.


«Ciao...»  ripeté Matt, portando una mano sul viso di Shiro.


«Che è successo?»  chiese iniziando ad accarezzargli la guancia.


«Potremmo dire che ti ho... sconfitto e salvato allo stesso tempo?»  disse Shiro confuso dai gesti di Matt.


«Mh, hai fatto il principe azzurro ed io la principessa e il drago allo stesso tempo... che cliché»  disse Matt mentre portava l'alatra mano sulla schiena di Shiro, facendola scendere piano, senza azzardare ad allontanarsi dalle sue braccia.


Shiro sobbalzò e guardò con le guance completamente rosse.


«M-matt... quella sul mio sedere... è la tua mano?»  chiese decisamente imbarazzato e sconvolto. Erano davanti a tutti! E Matt gli aveva fatto capire di non pensare a lui in quel modo!


«Sssssh... non rovinare il momento»  sussurrò Matt,avvicinando il proprio viso a quello di Shiro, baciandolo, baciandolo per bene, con la lingua, baciandolo in modo che capisse che voleva provarci, che voleva stare con lui, che gli piaceva.







E anche quell'anno, fortunatamente, finì.

Finì fra i baci e le strette di mano che si davano Matt e Shiro, fra i loro contatti, i loro tocchi, i loro tocchi che si erano col tempo approfonditi finché quell'estate non si ritrovarono a dormire, nudi, dopo una lunga notte di tocchi, sullo stesso letto.



Fu strano spiegare quella situazione fra loro due ai loro genitori che la presero bene, anche meglio di quanto si aspettassero. Ma anche se l'avessero presa male a loro non sarebbe importato. Si sarebbero piaciuti lo stesso.


Poi all'ultimo anno di Shiro Matt aspettò il 14 febbraio per portarlo di nascosto in biblioteca, dove lo fece poggiare fra gli scaffali colmi di libri per sussurrargli due parole che esitavano a dire, troppo azzardate forse, ma estremamente sentite.







«Ti amo.»



N.d.a
Ed anche questa storia per San Valentino è andata!
Lasciatemi una recensioncina nel caso vi sia piaciuta! (Mi motivano tantissimo a scrivere, e mi rendono estremamaente felice)!
Alla prossima storia!
-nihil_chan


   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender / Vai alla pagina dell'autore: nihil_chan