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Autore: arangirl    14/02/2018    4 recensioni
E' la sera di San Valentino, e Clarke vorrebbe solo chiudere il suo negozio di fiori e tornarsene finalmente a casa, peccato che qualcuno arrivi proprio all'ora di chiusura, scombinando i suoi piani.
Piccola fanfiction fluff per San Valentino
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Clarke chiuse il registratore di cassa con un sospiro, mentre lentamente ogni fibra del suo corpo si rilassava dopo ore di lavoro, grata che finalmente fosse scesa la sera. San Valentino per alcuni era la giornata più magica dell’anno, ma per lei significava solo lavoro in più, nonché caos e confusione per tutta la giornata.

 

Arrivavano da lei le persone più disparate in cerca di fiori per il loro amore, per la persona che desideravano, per quella che ormai avevano quasi dimenticato, alcuni attenti e precisi, altri che si affidavano alla sorte. Lei aveva un consiglio buono per tutti, una soluzione a portata di mano, e ne andava fiera; i fiori erano la sua passione, li conosceva bene come se stessa.

 

Si avvicinò alla porta per girare finalmente il cartello da “Aperto” a “Chiuso” quando vide una figura avvicinarsi in tutta fretta. Fu tentata di ignorarla, di fingere di non aver visto niente e andarsene a casa il prima possibile, ma era pur sempre San Valentino, e lei non se la sentiva di lasciare qualcuno senza regalo e in preda alla disperazione.

 

Il campanello tintinnò leggermente quando la ragazza entrò nel negozio, e Clarke la riconobbe subito. Era la ragazza carina dal sorriso gentile che si sedeva sempre a studiare nel bar davanti al negozio di fiori il mercoledì e il venerdì. Non che Clarke ci avesse fatto particolarmente caso, ovviamente.



La ragazza le sorrise e si sistemò nervosamente una lunga ciocca di capelli color nocciola “Buonasera, mi scusi tanto, stava chiudendo? Ho completamente perso il senso del tempo.” La sua voce era diversa da come se l’era immaginata guardandola scrivere animatamente al computer (non che se la fosse immaginata più di tanto), ma suonava più pacata e dolce.

 

“Non si preoccupi, sono qui apposta. Mi dica pure.” La ragazza la guardò con i suoi grandi occhi verdi che lei non era riuscita a notare da quella distanza “Può darmi pure del tu se vuole.” Sorrise impacciata e Clarke le sorrise a sua volta “Solo se è reciproco.”

 

Il sorriso dell’altra si allargò sensibilmente “Ottimo. A proposito, io sono Lexa.” Le porse la mano e Clarke la strinse leggermente, vagamente consapevole  del fatto che le sue mani dovevano essere impregnate di un centinaio di fragranze diverse “Clarke, piacere. Ti vedo spesso studiare qui davanti.”

 

Lexa parve sorpresa della cosa e Clarke si diede della stupida per aver detto quella frase con tanta leggerezza “Non pensavo mi avessi notata.” “Tu hai notato me?” Lexa annuì arrossendo leggermente, cosa che Clarke  trovò assolutamente adorabile “Ti vedo sistemare i fuori qui fuori, ogni tanto… Il nostro sguardo non si è mai incrociato.” Su questo aveva ragione.

 

“Bene Lexa, dimmi pure, come posso aiutarti?” “Beh… Vorrei dei fiori.” Clarke rise “Si, questo l’avevo intuito.” Lexa arrossì ancora di più “Si ovvio, che stupida. Oggi è San Valentino e volevo prendere dei fiori per una persona speciale.” Clarke provò una piccolissima fitta di delusione a quelle parole “Ah, il tuo ragazzo?”

 

Non era canonico che una donna comprasse dei fiori ad un uomo, ma Lexa non era di certo la prima quel giorno con una richiesta del genere. Lexa scosse la testa imbarazzata “No sono.. sono per una ragazza. “ Clarke rimase per un attimo interdetta dal sollievo e dalla piccola scossa di emozione che provò a quella dichiarazione, accompagnato subito da una strana sensazione che assomigliava vagamente a gelosia. “Ottimo allora, a cosa pensavi?” Lexa sorrise scuotendo un attimo la testa “Ecco… c’è un piccolo problema. Io non ho idea di cosa potrebbe piacerle. Non stiamo insieme, non ancora.” “Beh ma dovrai pur sapere qualcosa di lei, no?”

 

“Certo.” Lexa le parve quasi offesa “ So che è una persona molto dolce, ed è molto gentile, sempre pronta ad aiutare gli altri.” Clarke annuì, annotando mentalmente le caratteristiche; non era la prima volta che doveva scegliere un fiore così.

 

“Sorride spesso, è sempre allegra.. Forse un girasole?” Clarke inarcò un sopracciglio “Fiore insolito da regalare ad un primo appuntamento.” Lexa alzò le spalle “Solare come lei, no?  A me piacciono molto.” Clarke si morse inconsciamente il labbro “Anche a me piacciono davvero molto. E potrebbe essere una bella idea, peccato che i girasoli non ci siano in questo periodo. Altre informazioni?”  “Vediamo… è molto bella.”

 

Clarke la guardò quasi spazientita “Non mi sembra un dettaglio fondamentale. Ma almeno ci hai mai parlato?”  “Si, certo. ” Lexa arrossì imbarazzata e fece un passo verso il bancone, guardandola negli occhi. Clarke si sentì per un momento senza respiro; era molto più bella di quanto non avesse pensato, ed era strano come riuscisse a parlarle come se fossero amiche, e non due estranee che si vedevano per la prima volta.

 

“Senti, so che può sembrare strano, ma mi è capitata una cosa di quelle che succede a malapena una volta nella vita… L’ho vista e, e tutto si è come illuminato. I colori erano più luminosi, il mondo più bello… Sono euforica da settimane e non riesco a pensare ad altro che a lei. E’ tutto il giorno che cerco il coraggio di portarle un fiore e chiederle di uscire e” Lexa scosse la testa sorridendo “Sono così spaventata perché anche se la conosco appena ho capito che è una cosa grossa, una di quelle che non puoi lasciarti sfuggire. Lei è speciale. Hai dei fiori per una ragazza speciale?”

 

Clarke rimase per un attimo in silenzio mentre le parole di Lexa la facevano sentire, per la prima volta in vita sua, gelosa di un’estranea. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché qualcuno parlasse così di lei. Alla fine annuì “Ho dei fiori per una ragazza fortunata.” Lexa le sorrise, grata che avesse capito. Clarke guardò a lungo tra i vari mazzi colorati, cercando l’opzione migliore “Le rose… troppo scontate.”

 

Lexa la seguiva da distante, ammirando la sua concentrazione “Un mazzo di violette… Troppo semplici. Ecco, ho trovato!” Clarke le porse tre splendidi fiori bianchi dall’aspetto delicato, con piccolissime gocce rosate nei petali “Sono gigli. Molti credono che il loro significato sia solamente legato alla purezza per via dell’iconografia cristiana, invece il suo significato ha origini molto più antiche. Per i greci era simbolo di amore sublime. E’ il fiore adatto da regalare alla donna che si ritiene la propria regina.” Lexa la guardò quasi stupefatta “Sono perfetti, davvero.”

 

Clarke la guardò con un sorriso, senza riuscire a fermare la leggera tristezza che l’aveva colta al pensiero che ora Lexa sarebbe andata dalla sua ragazza speciale, lasciandola tutta sola e con un sapore terribilmente amaro in bocca, ma si sforzò di sorridere mentre incartava i tre fiori “Tre d’amore, no?” le aveva detto Lexa con un sorriso e Clarke non aveva potuto fare a meno di annuire.

 

Alla fine accompagnò la ragazza fuori e chiuse il negozio dietro di sè, cercando di ritrovare la felicità iniziale che aveva provato nel chiudere il negozio poco prima, senza troppi risultati. “Allora adesso hai finito?” Clarke la guardò per un attimo, cercando di memorizzare i contorni del suo volto, sicura che non l’avrebbe più rivista se non da lontano “Si, per oggi basta.”  

 

Lexa fece un passo verso di lei e Clarke quasi non riuscì  a credere ai propri occhi quando le porse i fiori che aveva in mano “Allora posso avere l’ardire di invitarti a cena?” Clarke la fissò con occhi pieni di incredulità e Lexa le sorrise “Non sapevo davvero come parlarti, quindi ho escogitato questa cosa molto contorta e sembrava davvero un buon piano quando lo pensavo nella mia testa… e adesso mi sento una stupida, mi disp…” Clarke le chiuse la labbra con un bacio e Lexa rimase per un attimo quasi paralizzata prima di stringerla delicatamente a se.

 

“Lo prendo per un sì?”

 

Clarke sorrise e le strinse delicatamente la mano; dopotutto non era poi così male quel San Valentino.

 
  
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