Disastri a San
Valentino!
Some day when you
leave me
I bet these memories
follow you around (follow you around)
Say you'll remember me
Standing in a nice
dress, staring at the sunset babe
Red lips and rosy
cheeks
Say you'll see me
again even if it's just pretend in your wildest dreams
Julian e
Cassie, rispettivamente due ragazzi inglesi di diciannove e diciotto anni,
stavano camminando per le strade affollate di Milano con alla mano qualche
borsa piena di cibarie visto che il loro il frigo era completamente vuoto,
dovuto alla festa universitaria, fatta qualche giorno fa. La ragazza castana si
coprì il suo naso ghiacciato nella sciarpa di lana, invece il ragazzo biondino
si lasciò colpire da quel vento gelido invernale. Dovevano ammetterlo
quell’anno era stato il più freddo di tutti.
-Non
vedo l’ora di tornare a casa- commentò
Cassie, aumentando la presa sul cappotto del suo migliore amico. Julian non
fece altro che ridere a quella affermazione perché non aveva mai sentito la sua
amica lamentarsi quando erano in centro. Anzi, di solito doveva trascinarla lui
a casa. Era il dieci febbraio e per le strade cominciarono anche ad apparire
qualche bancarella per la festa celebre di quel mese: San Valentino.
Cassie
aveva sempre odiato quell’inutile evento, oltre al fatto che non era per nulla
una ragazza romantica, non le andava giù vedere tutte quelle coppiette amoreggiare
davanti ai suoi occhi, facendole ricordare che era sola. Addirittura Julian,
che era un ragazzo gay dichiarato, aveva trovato la sua anima gemella. Sbuffò
alla grande e allungò il passo, costringendo anche il suo amico a farlo. Non
vedeva davvero l’ora di sdraiarsi su quel divano comodo con una coperta e una
buona tazza di cioccolata calda con marshmallow in mano. Già si stava creando dell’acquolina
in sua bocca. Eppure i piani non andavano mai come li avevi previsti. Difatti,
non appena sbucarono sulla loro stradina, incontrarono una giovane coppia, molto
familiare visto che la ragazza andava alla loro stessa università. La castana
arricciò il naso poiché non le stava affatto simpatica, dall’altro canto Julian,
conoscente di questo odio reciproco, tentò di non riderle in faccia. Lui sapeva
benissimo che tra quelle due non scorreva buon sangue eppure non riusciva mai a
trattenersi quando la sua coinquilina andava su tutte le furie per via nera. Anche
se anche a lui stava un po’ sulle scatole con i suoi modi di fare la superiore
e vantarsi per ogni cosa.
Quest’ultima,
invece, li notò e fece un sorrisetto beffardo e strinse forte la mano del suo
ragazzo, il quale inarcò un sopracciglio confuso, non capendo cosa stesse
succedendo.
-Anderson,
Herman, ciao- li
salutò, gentilmente.
-Ferri- ricambiò disgustata Cassie.
-Ciao,
Vanessa- fece
cortesemente Julian, appoggiando il suo braccio sulla spalla della sua migliore
amica.
-Allora,
come state?-
-Bene,
diciamo che ci siamo ripresi completamente dalla festa di ieri- continuò a rispondere il
biondino perché sapeva che nella sua mente Cassie la stava trucidando in ogni
modo possibile.
-Verrete
alla festa di San Valentino in università?- domandò interessata Vanessa, cinghiando i fianchi
del suo accompagnatore solo per fare ingelosire la castana, la quale strinse i
pugni.
-Certamente- confermò per entrambi Julian,
sorprendo la sua migliore amica, che si rilassò e lo guardò scioccata.
-Davvero?
Anche te Anderson?-
-Era
ovvio che Cassie veniva-
-Ma..- cercò di intervenire la diretta
in questione, ma non le fu dato il tempo.
-Lo sai
vero che è solo per coppie-
le ricordò Vanessa con quella vocina fastidiosa per deriderla. La ragazza
spostò lo sguardo su di lei e non capiva proprio come quel ragazzo -gran pezzo
di gnocco aggiungerebbe- avesse deciso di uscire con lei, Vanessa Ferri, una
ragazza alquanto snob e vanitosa dai capelli lunghi neri e due occhi azzurri, che
si rispecchiavano in quelli nocciola di Cassie Anderson. Era un mistero
indecifrato.
Nel
contemplarla aveva perso di vista quella conversazione.
-E
quindi? Pensi che sia sola al giorno di San Valentino? Quanto ti sbagli, cara- fu la voce squillante di Julian
che la fece ritornare alla realtà. Il sangue del ragazzo biondo cominciava a
ribollire dalla rabbia perché non avrebbe permesso a nessuno di prendere in
giro la sua amica.
-Quindi
sei fidanzata? Che bella sorpresa!-
esclamò.
Cassie
assimilò quelle parole lentamente e non riuscì a nascondere la sua meraviglia a
quella parole e non ebbe neanche il tempo di negare quella affermazione
ridicola poiché il suo migliore amico annuì con un sorrisino.
-Esattamente.
Da ben cinque mesi, aggiungerei- affermò,
incrociando le braccia al petto e sfidandola in un certo senso.
-Congratulazioni
a Cassie e..?-
s’informò sul nome Vanessa, guardando paziente la ragazza, che era del tutto
paralizzata. Lei non era per niente una brava bugiarda. Si riprese
immediatamente visto che il biondino le pizzicò il fianco. Lo guardò malissimo.
-Avanti
dille il nome-
l’incitò il suo migliore amico, ricevendo un’altra fucilata con lo sguardo
dalla diretta interessata.
-Ehm..
Si chiama..-
boccheggiò, fissando intorno nella speranza di trovare un aiuto. La sua vista
si bloccò su un cartellone, appeso al muro, a qualche metro di distanza, il
quale raffigurava una piccola band con la data e il posto in cui si esibiranno
tra ben due mesi. Lei li conosceva molto bene. -Luke Hemmings- affermò
con un piccolo sorriso sarcastico. Questa volta quello stupito fu Julian, che spalancò
gli occhi in maniera disumana alla stupidaggine della sua migliore amica.
-Beh,
allora non vedo l’ora di conoscerlo perché lo porterai alla festa, vero?- la sollecitò di nuovo Vanessa
perché non credeva affatto a quelle parole. Lei voleva i fatti!
-Ovviamente- sbuffò Cassie, incrociando le
braccia al petto.
La nera non
fece altro che annuire a quelle parole e soddisfatta se ne andò insieme al suo
fidanzato occasionale. I due con passi molto veloci si rintanarono nel loro
appartamento. Chiusa la porta e poggiate le borse a terra, Cassie si buttò sul
divano stremata.
-Ma che
sei deficiente!-
urlò Julian, aprendo le braccia. -Luke Hemmings, davvero?- aggiunse con
occhi fuori dalle orbite.
-Senti è
il primo che mi è venuto in mente e poi questa storia non sarebbe mai nata se
non fosse per te e per la tua stupida bocca-
-Potevi
inventare! Ci sono mille e cinquecento nomi e tu ti vai proprio a beccare
quello del cantante mondiale australiano! Già che c’eri potevi dire Harry
Styles!- ironizzò,
gesticolando con le mani.
-In
realtà preferisco Luke-
ammise la ragazza, stringendosi le spalle.
-Cassie!- la richiamò, esterrefatto.
Scosse poi la testa, schiaffeggiandosi una mano sulla fronte. Abbattuto si
sedette sul divano anche lui dove c’erano i piedi della castana.
-Dai c’è
il tutto il tempo possibile per inventarmi un nuovo fidanzato, no?- sdrammatizzò la ragazza,
ricevendo omicida dal suo migliore amico.
-Si,
certo come no. A meno che non ti inventi che vi siete lasciati- trovò una soluzione
quest’ultimo, gioendo come un piccolo bambino.
-Si
certo per poi essere presa in giro per aver rotto con il mio fidanzato
immaginario il giorno di San Valentino? No grazie- rifiutò, alzandosi e andando in
cucina. -Che poi è una stupida festa, non capisco perché venga celebrata-
-Per
sfoggiare il tuo amore alle persone sole e disperate?- chiese retoricamente Julian,
prendendo la busta della spesa e iniziando a metterla a posto. Cassie gli
lanciò sulla schiena il pane confezionato per farlo stare zitto.
-Stupida
festa- maledì
Cassie, aiutando l’amico.
-Dobbiamo
cercare un modo per farti incontrare Luke e chiederglielo!-
-è in
Australia. Che vuoi fare prendere il volo diretto per Sydney, andare a casa sua
e minacciarlo di botte finché non ti denuncerà?- lo prese in giro, riponendo le
uova nel frigo e passando al lavello per lavare quei due piatti rimasti dal
pranzo. Ripensandoci, la fanciulla scoppiò a ridere e scosse la testa.
-è
un’idea- esclamò
il ragazzo, passandole di fianco per conservare nella dispensa la nutella e gli
altri dolciumi e ottenendo uno spruzzo d’acqua.
-Stavo
scherzando, stupido-
lo rimproverò, accennando una lieve risata. -E poi non capisco perché ci
tieni così tanto-
-Perché
finalmente riusciremo a toglierci dalle palle la Ferri- disse senza giri di parole. -E
poi sono stanco del fatto che ti prenda in giro per ogni singola cosa-
Cassie si bloccò con l’acqua fredda, che le scorreva sulle mani, e rifletté con
molta cautela alle parole di Julian e non riuscì a scacciare dalla sua mente il
pensiero che lui avesse ragione. Anche lei era perennemente stanca di udire
quegli insulti sul suo modo di vestire, quei commenti davanti a tutta alla sua
classe per quanto riguardava la sua bravura e le sue origini visto che era
inglese e il suo accento, quando parlava, non si mascherava per nulla; nel
farla sentire completamente inferiore agli altri. Infondo la castana non
comprendeva il motivo per cui una ragazza di circa vent’anni si dovesse mettere
a commettere quelle bambinate.. Sospirò e continuò a lavare quelle due pentole,
mentre il suo amico si occupava di sistemare un po’ in giro dato che la
medesima sera dovevano venire degli amici per ripassare per l’esame
dell’indomani.
Non ci
misero molto, anzi una quindicina di minuti se non poco di più. Una volta che
ebbero finito si accomodarono sul divano e accesero la televisione per svagarsi
un po’. Cassie appoggiò la testa sulla spalla di Julian, il quale l’abbracciò
istintivamente.
-Grazie- gli mormorò con occhi puntati a
quell’oggetto lampeggiante. Il diretto in questione non fu in grado di
mascherare quel sorriso di dolcezza. Così le lasciò un tenero bacio sulla nuca.
-Ce la
faremo, Cream-
concluse con quel nomignolo per alleggerire quella tensione. Due ore dopo, i
loro amici arrivarono e tra pizza, birra e tanto caffè si prepararono al terzo
esame di quell’anno scolastico.
-Venite
ad ascoltare i 5 Seconds of Summer
questo giovedì al Mediolanum Forum di Assago. Correte in tanti: loro
stanno aspettando solo voi!-
annunciò il deejay con entusiasmo.
-Si,
certo perché secondo te io vengo a vedere i 5 s..- s’interruppe da sola e spalancò
gli occhi in maniera disumana. -Aspetta.. Che?- urlò, scattando
sull’attenti e lasciando cadere il telefono sul tavolo. Contemporaneamente ci
fu un biondino, seguito da un altro ragazzo, che entrò di corsa e perlustrò il
territorio per cercare la sua amica e non appena la vide, si fiondò verso di
lei.
-Hai
sentito?-
urlarono insieme. -Io si e tu?- si risposero a vicenda, facendo partire
un urlo. Fu inutile dire che i clienti li fissarono come se fossero due
psicopatici e Gabriele cercò di nascondersi per non farsi vedere con loro.
-O merda
il piano potrebbe funzionare per davvero!- gioì Julian, saltellando.
-Lo so!- urlò felice Cassie, buttando le
sue braccia intorno al collo dell’amico, il quale la fece girare.
-Chi me
l’ha fatto fare-
commentò invece Gabriele, sbattendosi il palmo della mano sulla fronte e
scuotendo la testa sconsolato. Si sedette al tavolo e aspettò vivamente che quei
due la piantassero.
-Dobbiamo
prendere subito i biglietti-
annunciò la ragazza, accomodandosi vicino alla finestra mentre il biondino
accanto al suo fidanzato.
-No, ci
servono i pass! Chi se ne frega del concerto-
-Ragazzi- intervenne l’altro.
-Ehi, a me
interessa- si
giustificò lei.
-Cassie!- la richiamò il biondo.
-Ragazzi!- sbraitò, catturando la sua
attenzione.
-Cosa?- gli risposero spazientiti.
-I
biglietti sono terminati-
li disse, demoralizzandoli.
-Come
fai a saperlo?-
domandò scandalizzato il suo fidanzato.
-Mia
sorella ha stressato mia madre per tutta la mattina e prima mi ha detto che è
riuscita a prenderli ed erano gli ultimi- spiegò, alzando le spalle. Si toccò la tasca per
prendere i soldi per il pranzo.
-Che
sfortuna, ci eravamo quasi riusciti-
si lamentò Cassie, appoggiando il mento tra le mani, e sbuffò alla grande.
-Dobbiamo
trovarli-
s’impose Julian, scuotendo la testa.
-E
come?- s’informò
l’altro ragazzo, contando la moneta.
-Ora non
mi viene in mente nulla-
ammise, facendo spazio al suo fidanzato, il quale si era alzato per andare a
prendere il suo pranzo.
-Ti devi
sbrigare allora perché venerdì è tra due giorni e la festa tra tre- concluse prima di andarsene.
Cassie ci rinunciò a prescindere così raggiunse il suo amico, intrattenendo un
discorso su cosa prendere e poi sull’esame, che era stato alquanto difficile.
Invece Julian rimase seduto al tavolo scervellandosi per trovare un modo per
aiutare la sua piccola amica. Era seriamente stanco di quelle frecciatine, e
del vedere di quanto Cassie ci rimanesse male. Le cose dovevano cambiare e se
per fare ciò doveva combinarle un appuntamento con un cantante di fama
internazionale. Beh allora ci sarebbe riuscito.
Era il
giorno fatidico: i 5 seconds of Summer erano ufficialmente atterrati in Italia
per il loro show italiano. Quella mattina i quattro cantanti avevano raggiunto
il teatro per capire dove si dovessero esibire la medesima sera e senza neanche
farlo apposta rimasero lì per quasi tutta la mattinata e una parte del
pomeriggio a provare la scaletta, ma anche a riposarsi nel loro camerino,
giocando anche alla playstation.
Al
contrario di Julian, il quale per quei due giorni non si era dato pace neanche
per un minuto per trovare quei maledettissimi pass e quella mattina, uscendo
con il suo fidanzato, ci riprovò, chiedendo nei negozi rimanenti. Ci furono
solo insuccessi e si demoralizzò ancora di più. I due finirono per arrivare
alla via di casa stravolti, tanto che il biondino si fermò e passò una mano
sugli occhi. Non ci poteva credere che aveva fallito.
-Abbiamo
cercato in ogni singolo negozio di Milano e non ci sono- sussurrò ancora sorpreso e in
parte arrabbiato con se stesso per la vicenda in generale.
-L’importante
è che non ti sei abbattuto e hai lottato fino in fondo- lo consolò Gabriele, cinghiandolo
in un abbraccio. Il biondo ricambiò e restarono così per alcuni minuti fin
quando non gli venne in mente un’idea. Si allontanò e gli sorrise in modo
inquietante. -Fai paura- commentò, sbattendo più volte le palpebre.
-Andiamo- annunciò, iniziando a correre
verso casa. Ci impiegarono pochi istanti.
Quella
mattina, Cassie aveva sfruttato quel momento in solitudine per restare sotto le
coperte a leggere un buon libro per svagarsi il cervello da tutta quella
storia, che sarebbe finita con l’ennesima umiliazione da parte di Vanessa di
fronte a tutti i suoi compagni di corso. Si stava preparando anche
psicologicamente. Sentì la serratura della porta scattare e essa spalancarsi,
facendo comparire i suoi due amici con il fiatone. Inarcò un sopracciglio
confusa e, mettendo il segna libro nella parte in cui era arrivata, si sistemò.
Julian e Gabriele stavano ansimando per la corsa dato che non erano per niente
in forma per affrontare una cosa del genere. Il moro stava trucidando con lo
sguardo il suo fidanzato, il quale si riprese e sorrise alla sua amica.
-Abbiamo
trovato i pass-
mentì, facendo spalancare gli occhi ad entrambi i presenti in quella stanza.
-Ma..- stava per svelare il suo
fidanzato. Così, senza volerlo, gli tirò una piccola gomitata.
-Davvero?- si esaltò Cassie, alzandosi e
avvicinandosi ai due arrivati.
Entrambi,
seppure titubanti, annuirono con enfasi. La ragazza tirò un piccolo urlo e lo
abbracciò. Fu davvero grata per tutto quello che aveva fatto il biondino per lei. Non appena si staccò, li annunciò che si
andava a preparare.
-Ma che
ti salta in mente?-
sibilò il moro, lasciandogli un pugno sul braccio.
-Tuo zio
è un avvocato, vero?-
domandò, facendolo sia annuire che preoccupare. -Perfetto. Ho un piano
infallibile-
-Me lo
sento: finiremo in prigione-
esclamò, sconsolato.
Pochi
minuti dopo, Cassie tornò nella stanca pronta e se ne andarono il più
velocemente possibile perché la metro sarebbe arrivata a momenti.
-Ragazzi,
pausa- urlò un
uomo, masticando una cicca, scendendo da quel palcoscenico. I quattro tirarono
un sospiro di sollievo visto che erano più o meno quattro ore, che stavano
provando interrottamente. Si sedettero per terra, respirando a pieni polmoni.
-Ho
bisogno di una doccia-
ammise Calum, portandosi una mano tra il ciuffo biondo dei suoi capelli castani
e togliendosi anche qualche goccia di sudore dalla fronte.
-A chi
lo dici, amico-
lo appoggiò Ashton, annusandosi le ascelle e facendo poi una smorfia di
disgusto. Tutti gli altri risero e si alzarono da li. Andarono nelle dietro le
quinte per riporre al loro posto gli strumenti e, pregando la loro guardia del
corpo di non fare entrare nessuno, si rifugiarono nei loro camerini.
I tre
ragazzi erano appena scesi dalla metro e uscirono da quel luogo, ritrovandosi
davanti a loro il Mediolanum Forum, con già qualche ragazzina appostata fuori a
parlottare o a fare delle nuove amicizie con le altre persone presenti. Cassie
si stava avvicinando a loro, però le fu impossibile perché Julian le prese dal
braccio e la trascinò per la seconda entrata.
-Che
stai facendo? L’entrata principale è di là- gli ricordò, eppure il ragazzo fece finta di non
sentirla e si precipitò in un luogo appartato.
-Ok- cominciò non appena si erano
nascosti. -Noi non abbiamo i biglietti, ma possiamo entrare..-
-Che? Tu
sei pazzo!-
-No,
ascolta.. ci fingiamo dello stuff, tu incontri Luke, gli chiedi di venire al
ballo con te, lui accetta e poi.. puff.. ce ne andiamo- la fece semplice e gesticolò
anche un po’ per dare l’effetto a sorpresa.
-Lo sai
che finiremo in gattabuia con il tuo stupido piano- replicò Cassie, appoggiata da
Gabriele.
-Si, ma
provare non costa niente-
ribatté, alzando le spalle. Gli altri due lo fissarono come se fosse realmente
uno psicopatico e non ebbero neppure il tempo di replicare un’altra volta
perché Julian si era spedito alla porta, da cui uscirono due uomini per fumare
una sigaretta. Il ragazzo rimasto e la ragazza soppressero un suono stridulo e
lo seguirono attentamente. Di soppiatto, il biondino conseguirono la prima
parte del suo piano, tenendo aperta la porta. Fece segno a loro di sbrigarsi e
finalmente entrarono. Si sollevarono per pochi istanti e, quando si voltarono,
rimasero abbagliati alla grandezza di quel posto. A piccoli passetti si mossero
in avanti, mentre il loro sguardo era talmente concentrato a contemplare ogni
singola parte di quel teatro, non si accorsero neppure che una donna si era
avvicinata a loro con un blocco in mano su cui appuntava della cose. Stava
parlando con l’auricolare spazientita.
-E voi
chi siete?-
domandò, bloccandosi e corrugando la fronte.
-Siamo
nuovi. Degli stagisti-
recitò Julian, deglutendo per quello sguardo fisso e ispezionante della donna.
Quest’ultima annuì e, portandosi una mano all’orecchio e chiamando la sua
segretaria, se ne andò.
-No,
Marley.. voglio quella cavolo di parrucchiera ora- la sua voce svaniva sempre di
più. I tre eroi si rallegrarono.
-Ci è
cascata- rise
Julian.
-Come
una pera cotta- completò
per lui Cassie.
-Quando
ho iniziato a frequentarvi, non avrei mai pensato che foste dei criminali- esclamò Gabriele, facendoli
ridere un’altra volta. La ragazza si avvicinò e gli baciò la guancia. -Ruffiana-
mormorò, con un piccolo sorriso.
Essi
proseguirono il proprio cammino e dovettero anche girare un po’ a zonzo.
-Ah
eccoti qua-
esclamò, sollevandosi, la donna di prima.
-Salve,
Desiré- la
salutò Marley, una delle assistenti.
-Luke
vuole il suo portafortuna, Michael vuole la pizza, Calum ed Ashton dei vestiti
puliti. Potresti andarli a prendere-
elencò tutte le richieste fatte dai ragazzi. La ragazza inarcò un sopracciglio
per ribattere, ma fu battuta sul tempo dalla donna li davanti a se. -Cosa?
Sei troppo impegnata ad assumere stagisti che fare queste cose?- sbottò
Desiré, portandosi la cartelletta al petto.
-Ma,
signora, al dire la verità qui non ci sono di stagisti- si giustificò la rossa,
stringendosi le spalle. L’altra fu abbastanza confusa a quell’affermazione
perché aveva visto con i suoi occhi tre nuovi ragazzi.
-Se non
erano stagisti.. chi.. Oddio! Sono riusciti ad entrare!- esclamò la nera, chiamando con
l’auricolare le guardie del corpo. -Ci sono tre intrusi!- comunicò alla
sicurezza, la quale entrò subito all’attacco.
Erano
vicini! Ci stavano per riuscire. Appunto, stavano per. Erano nelle prossimità
della stanza giusta, quando due della sicurezza li fermò.
-Voi!- urlarono, indicandoli. -Non
potete stare qua!- ordinarono, avvicinandosi.
-Che
facciamo?-
sussurrò Cassie al suo amico, il quale sembrò pensarci su per qualche secondo,
permettendo ai poliziotti di avvicinarsi a loro.
-Allora?-
-Siamo
dello stuff.. Ci hanno.. ehm.. incaricato di vedere come stanno i ragazzi- titubò per qualche secondo e per
sfortuna non riuscì a convincere i due uomini, i quali sorrisero furbamente e
incrociarono le braccia al petto.
-Davvero?
Fatemi vedere i vostri pass-
affermò uno dei due. I tre ragazzi spalancarono gli occhi sorpresi e si
guardarono a vicenda per capire cosa fare. Il biondo si guardò attorno e notò
una scatoletta piena di polvere sul pavimento. Cercò con lo sguardo il suo
fidanzato, che sembrò intendere il suo volere. Infatti si avvicinò lentamente e
senza essere scoperto e prese l’oggetto, portandoselo dietro alla schiena.
Diede una piccola gomitata sul fianco della ragazza, la quale stava per
imprecargli dietro ma quando vide la scatoletta capì il loro piano. Allora lo
prese e lo mise furtivamente nella mano del biondino, il quale stava
parlottando per non fare capire nulla ai due agenti.
-Ed ecco
perché noi dobbiamo.. Correre!-
urlò l’ultima parola, lanciando il contenuto dell’oggetto verso i due uomini e
correndo nella direzione opposta alla loro per scappare. Al contrario i due
uomini si misero a tossire e, quando la polvere svanì, si guardarono intorno e
videro che i tre fuggitivi non c’erano più.
-Houston,
abbiamo bisogno di rinforzi-
sibilò uno dei due, alla radiolina al petto da cui uscivano delle conferme.
I tre
stavano correndo, prendendo direzioni a caso, e ogni volta che incrociavano
delle guardie, le quali iniziavano a rincorrerli, cercarono di interrompere
subito il loro tragitto. Uno lo fecero addirittura cadere e questo faceva
sentire in colpa tutti e tre.
-Massi
cosa può mai succedere-
canzonò Gabriele, svoltando l’angolo a destra e rallentando insieme agli altri
a causa dei tizi davanti a loro.
-Ok,
questo non è uno dei miei piani geniali- scese a compromessi Julian, indietreggiando.
-Ragazzi
non è il momento di litigare-
li ricordò Cassie, timorosa dal fatto che sarebbe potuto finire davvero male
per loro.
-Ma
davvero? Non lo sapevo!-
urlò il moro, fucilando il suo fidanzato, che non perse tempo a rispondere.
-Non hai
fatto altro che sbattermi in faccia che finiremo in prigione-
-E lo
faremo seriamente se non la smettete di litigare- urlò la ragazza, zittendoli una
volta per tutte. Arretrando progressivamente si ritrovarono con le spalle al
muro e li, si, che cominciarono a preoccuparsi realmente.
-Ok, ora
finiremo in gattabuia-
balbettò Julian, aprendo leggermente le braccia e ricevendo dei brutti sguardi.
Deglutì rumorosamente, ma la sua vista aguzzò una porta che poteva salvarli in
quel momento.
-Urlate- ordinò ai suoi compagni,
sperando di aver ragione.
-Che?- sussultarono i due, fissandolo
come uno psicopatico.
-Fatelo- assottigliò la voce insieme ad
uno sguardo gelido. I due, disperati e affranti, confermarono quelle parole e
tutti cominciarono ad urlare con la speranza che da quella porta uscisse
qualcuno.
Le quattro
superstar erano seduti beatamente sul divano quando udirono tutto quel rumore
proveniente fuori dal loro camerino. Si guardarono per qualche istante e
decisero di intervenire perché non riuscivano a concentrarsi e per superare
quel dannato livello avevano bisogno di tanto impegno. Il primo ad alzarsi fu
Calum, raggiunto poi dagli altri. Aperta la porta notò circa sei bodyguard che
stavano prendendo in ostaggio tre ragazzi.
-Ma che
succede qui?-
domandò per l’appunto, uscendo completamente. Gli altri lo imitarono.
-Nulla,
signorino Hood-
-Luke!- gli occhi marroni della ragazza
si illuminarono di scatto, mentre quelli del diretto interessato furono del
tutto confusi. Così li strizzò per vedere se la conoscesse in qualche modo,
eppure non l’aveva mai vista in vita sua. Perciò la sua unica soluzione era il
fatto che la ragazza era una loro fan. Ma questa risposta non lo convinceva di
molto.
Cassie,
dall’altro canto, lo contemplò con tutta la speranza e la fede possibile.
Abbassò la mano del suo migliore amico, il quale la incitava ad avvicinarsi, e
sgusciò tra le guardie senza essere catturata grazie al suo fisico snello e
molto agile. Doveva ringraziare anche sua madre per averle fatto prendere
qualche lezione di ginnastica artistica. Ella si riuscì a raggiungerlo, anche
se venne presa subito dal braccio.
-Ehi, tu
mollala!- lo
richiamò Julian, innervosendosi.
-Lo so
che non mi conosci e che io non sono una vostra fan, ma ho bisogno di un enorme
favore- lo pregò
con gli occhi. Il cantante s’interessò e mosse un passo in avanti per ascoltare
meglio.
-Signorina,
si fermi, la prego-
la riprese l’uomo, trascinandola di poco a poco indietro.
-Ho
detto ad una ragazza che mi sta altamente sul culo perché insomma lei è una
troia eppure tutte i ragazzi ce..-
-Cassie
vai al punto!-
la tuonò Gabriele, mentre gli altri erano pericolosamente vicini a lui e al suo
fidanzato.
-Si..
che stavo dicendo.. si.. la troia.. si mi continuava a stressare perché c’è una
stupida festa di San Valentino domani..-
-Cassie,
il punto!-
sbraitò Julian, aumentando l’ansia della ragazza, che si voltò per qualche
secondo per capire quanto fossero in pericolo i suoi amici eppure senza
accorgersene l’uomo la prese in braccio e posta sulla sua enorme spalla. Lei
tirò un urletto e conciò a tirargli dei leggeri pugni.
-Lasciatemi!- disse in un primo momento, ma
quando osservò davanti a lei, notò il sogghigno sul viso di Luke. Quella
situazione lo stava facendo divertire per caso? Si chiese esterrefatta nella
sua mente. -Comunque ho detto che tu eri il mio fidanzato da cinque mesi.. e
non so neanche come mi è uscita dalla testa.. già che c’ero potevo dire Harry
Styles.. oppure Dylan O’Brien.. beh lui decisamente è troppo figo per me.. ma
che sto dicendo?- parlò a vanvera, ma si bloccò quando alle sue orecchie non
arrivò un suono dolcissimo e tenerissimo: Luke stava ridendo, mettendo in
mostra anche le sue adorate fossette. La castana aveva sempre adorato i ragazzi
con le fossette, li trovava adorabili.
Il diretto
in questione stava sogghignando con i suoi amici. Luke la trovava divertente e voleva
aiutarla sia perché si notava la sua disperazione ma anche perché aveva fatto
tanta strada solo per dirgli una cosa del genere. Con quest’ultima non fece a
meno che pensare a quanto fosse stato dolce il suo gesto. Così lanciò una
piccola occhiata ai suoi amici, i quali sembravano che stessero confermando il
suo pensiero.
-Greg- chiamò Luke il capo della
sicurezza, che aveva anche in braccio la ragazza. Quest’ultimo si voltò per
regalargli la sua attenzione. Il biondino sorrise. -Metti giù la mia
fidanzata- esclamò, divertito.
-Davvero?
Cioè.. non l’hai sentito? Metti giù la sua fidanzata!- lo riprese Cassie, fucilandolo
con lo sguardo. Greg fece come gli era stato comandato e se ne andò con tutta
la sua truppa, lasciando liberi anche gli altri due. In quel corridoio rimasero
solo loro sette. Julian corse ad abbracciare la sua migliore amica e Gabriele
lo imitò.
-Visto?
Ve l’avevo detto che non finivamo in prigione- si pavoneggiò il ragazzo,
passandosi una mano sulla spalla e guardandosi poi le unghie con un’aria da
superiore. Quell’affermazione fece ridere di nuovo i cantanti, invece gli altri
due gli regalarono un pugno sul braccio.
-Si può
sapere cos’è questa storia?-
s’intromise Ashton, asciugandosi le lacrime, procurate dal troppo ridere.
-C’è
questa ragazza nella nostra università, che ha preso di mira Cassie- il biondo posò le mani sulle
spalle della diretta in questione, la quale abbassò il viso afflitta. -E lunedì
praticamente ci ha ricordato la festa di San Valentino, la quale si festeggia
nel locale di fianco alla nostra scuola ed è solo per coppie. Dato che non
volevo che questa qui potesse prenderla in giro un’altra volta, ho inventato la
storia del fidanzato e puff.. sei comparso tu- spiegò velocemente, alzando
le spalle.
-Non era
più semplice trovarne uno e chiedergli il nome e poi riferirglielo?- domandò invece Michael,
appoggiandosi con il braccio sulla spalla di Calum.
-Può
darsi, ma la signorina ha sparato il suo nome. Cavolo io te l’avevo detto di
inventartelo-
-Scusa- mormorò come una bambina
innocente.
Quel tono
fece dolcezza all’australiano, il quale si parò davanti a lei e le alzò
delicatamente il viso. Le sorrise sinceramente e poi le esclamò: -Facciamogliela
pagare a ‘sta stronza-
Cassie rise
e annuì contenta. Non aveva mai pensato che fosse così gentile con le persone.
Rimase a studiarlo qualche secondo in più e poteva già dire di essersi
innamorata dei suoi occhi azzurri cristallini. Le trasmettevano felicità e
sicurezza, cosa che non le era mai capitata con gli altri ragazzi con cui era
uscita prima.
-Grazie
mille- ne fu
davvero grata la castana.
-E di
che? Mi diverto anch’io-
scoppiò a ridere, rallegrandola.
-Ragazzi,
c’è il cambio di vestiti, andiamo-
li informò la loro stilista, passando per il camerino e andandosene quasi
subito senza degnarli della sua attenzione.
-Avete
il biglietto?-
domandò Calum.
-No- rispose Gabriele, stringendo la
mano del suo fidanzato. I quattro annuirono e si sorrisero tra di loro.
-Beh,
ora ce l’avete- li
mise al corrente Ashton, facendoli l’occhiolino.
-Non
possiamo accettare-
-Per la
mia fidanzata questo ed altro-
concluse Luke, lasciandole un bacio sulla guancia e poi se ne andarono visto
che conoscevano molto bene la loro stilista e sapevano che si infuriava per il
ritardo.
La ragazza
si porto d’istinto la mano sul punto baciato, il quale stava ardendo lentamente
e si poteva sentire attraverso il pollice il battito cardiaco aumentare di poco
a poco. Un sorriso da stupida si dipinse sul suo viso. Forse, alla fine, non
era una stupida bugia: a lei piaceva.
Il concerto
era semplicemente fantastico e i tre ragazzi si divertirono molto a inventare
nuovi passi e a cantare a squarcia gola le uniche strofe o canzoni che
conoscevano. Si doveva ammettere che Gabriele era quello che ne sapeva di più
grazie alla sorella minore, la quale lo stressava ogni giorno.
Terminò circa
a mezzanotte e dato che l’indomani si dovevano alzare presto per andare a
comprare un vestito, decisero di salutare i ragazzi dalla folla. I cantanti li
videro e ricambiarono il gesto gentilmente. Era stata una bella serata
dopotutto. Erano all’uscita, quando Julian si avvicinò alla guardia del corpo,
Greg e gli lasciò l’invito del party con il luogo, la data e gli orari. Dopo
quest’ultimo ritornò dai suoi amici, prese per mano il fidanzato e se ne
andarono soddisfatti che per una volta le cose stavano andando come volevano loro.
Era la
serata decisiva.
I tre
ragazzi erano appena arrivati nel locale della festa con la macchina di
Gabriele poiché era certo che sarebbe stato lui il guidatore. A lui non piaceva
molto bere e, conoscendo il suo fidanzato e la sua amica, i quali adoravano l’alcool,
si offriva volontariamente per evitare di farli commettere qualche cavolata.
I due
ragazzi erano vestiti con un semplice smoking classico nero.
Fu Cassie
la vera regina della serata. Era semplicemente meravigliosa con quel vestito blu,
con uno spacco sulla schiena, che le arrivava poco più sopra del ginocchio e ai
piedi dei semplici tacchi bianchi lucidi. I suoi capelli castani erano per la
maggior parte sciolti, ad eccezione di una treccia laterale sinistro, la quale
era posizionata come una rosa e al centro vi erano delle perline bianche. Aveva
un trucco leggero, quasi invisibile. Sulle spalle aveva un semplice cappotto
nero.
I suoi
occhi nocciola perlustravano nervosi il perimetro per capire da dove arrivasse
il suo accompagnatore.
-Arriverà, tranquilla- la rassicurò Julian,
accennandole l’entrata. Faceva troppo freddo per restare fuori ad aspettare.
-Lo spero-
ammise, mettendosi a braccetto con i suoi amici.
Varcata la
soglia, si liberarono dei loro soprabiti e si buttarono nella mischia.
Cassie
tentò di essere il più invisibile possibile. Infatti si diresse al bancone per
recuperare una birra. Aveva bisogno di tanto sostegno in quel momento.
Erano quasi
le undici e di Luke o dei suoi amici non vi erano tracce e Cassie si sentiva
completamente stupida ad aver creduto che sarebbe realmente accaduto. La cosa
buona fu che la ragazza si era rintanata in un angolo in disparte con una
bottiglia di vodka liscia. Aveva bevuto fin troppo, ma non le importava. Voleva
che quella serata finisse al più presto.
Era una
stupida festa e non avrebbe mai cambiato idea su questo.
Così più i
minuti passavano, più la mancanza di Luke era presente, più Cassie beveva.
All’ennesimo
bicchierino, si nascose il viso tra le mani.
Aveva una
voglia matta di piangere e un groppo in gola non la aiutava molto.
-Anderson?-
la chiamò una voce fin troppo conosciuta.
Alzò gli
occhi al cielo e sforzò un sorriso. -Ferri-
-Pensavo che non fossi venuta- commentò Vanessa. Poi si guardò
intorno e soddisfatta chiese: -Dov’è il
tuo accompagnatore? Non dirmi che ti ha dato buca il giorno di San Valentino?- aggiunse,
facendo finta di rattristarsi. -Infondo,
pensavi davvero che un cantante di fama internazionale si sarebbe interessato a
te?- proseguì, sogghignando. -Povera
illusa-
Cassie non
riuscì a controbattere poiché, per una volta, la sua nemica aveva ragione. Si era
illusa. Portò i suoi occhi lucidi da un’altra parte e si nascose il labbro
inferiore tremolante con la mano.
-Inventarsi un ragazzo per San Valentino. Come sei
caduta in basso-
A quel
punto, Cassie afferrò il suo cellulare e se ne uscì di corsa dal locale,
facendosi spazio tra quelle persone. Aveva bisogno di aria.
Una volta
fuori, una volata di vento la raffreddò, ma le lacrime calde le solcarono
velocemente e silenziosamente le guance.
Non
comprese bene il motivo per cui ci rimase male per l’assenza di Luke. Insomma
doveva aspettarselo: lui aveva troppi impegni e lei non era nessuno. Le aveva
dato semplicemente il contentino per evitare di deluderla in faccia.
Questa ipotesi
la fece innervosire molto di più.
Si ripulì
da quello stato pietoso e, sfregandosi le mani sulle spalle per riscaldarsi,
sospirò pesantemente allo scopo di recuperare il controllo.
-Ah, eccoti!- esclamò qualcuno alle sue spalle. Pensò che fossero
i suoi amici. -Perché sei qui fuori? Dobbiamo
rientrare-
Cassie
scosse la testa.
-Io lì dentro non rientro manco morta- sbottò. -Che cavolo di figura ci faccio? Sono sola, Julian. E questo è perché
ho dato ascolto ad un tuo piano- si lamentò con voce tremolante. -Siamo stati degli stupidi a pensare che
sarebbe venuto. Ed io mi sento ancora più stupida a credere di aver avuto un’opportunità
di passare una serata felice con un ragazzo e soprattutto non essere sola il
giorno di San Valentino. Perché si, per una volta, volevo capire cosa
significasse o cosa si provasse ad abbandonare le proprie pantofole, cioccolato
o gelato e a passare un San Valentino differente. Sono stata stupida ad
illudermi. Questa storia mi perseguiterà per sempre- confessò la ragazza
tutti i suoi pensieri. Si voltò e si paralizzò sul posto.
Quello non
era di certo Julian o Gabriele.
Era Luke. Lui
era davanti a lei con un’espressione triste e dispiaciuta.
Arrossì di
scatto e portò le mani lungo il corpo. Non poteva credere che fosse realmente
così sfortunata.
-Mi dispiace per il ritardo. I miei managers hanno
fatto un po’ di storie visto che domani abbiamo un concerto a Parigi, ma sono
riuscito a convincerli a patto di cantare una canzone durante la serata come
pratica-
-Okay, ora mi sento ancora più stupida- esclamò Cassie, abbassando lo
sguardo e ripulendosi le lacrime. Luke accennò un piccolo sorriso e, avanzando
dei passi fino a raggiungerla, le sollevò delicatamente il viso.
-Io trovo che sei molto carina- replicò il biondino, alzando le
spalle e sorridendo. Le eliminò l’ulteriore lacrima e le carezzò la guancia
dolcemente. -Mi sento un’idiota ad
averti fatto piangere-
-Non fa nulla- si limitò, indietreggiando e strofinandosi le mani
sulle spalle. Aveva davvero troppo freddo.
-Permettimi di rimediare. Sarà il tuo miglior San
Valentino in assoluto-
-Non dev..-
-Oh si. Siamo fidanzati o no? È giusto che la mia
bellissima ragazza abbia una serata indimenticabile- concluse, sussurrando. Si liberò
della sua giacca nera e l’appoggiò sulle
sue spalle, sorridendo lievemente. Intrecciò le loro dita.
Cassie era
completamente catturata da quel sorriso, su cui spiccò con la luce dei lampioni
il suo piercing, e dai suoi occhi azzurri cristallini lucidi. Il suo cuore
perse qualche battito per poi recuperarli tutti rapidamente. Il suo fiato si accorciò. La sua mente fu annebbiata
dal dolce profumo del cantante. La sua voce tremolava. E le sue guance si
tinteggiarono di rosso poco acceso.
Si ritrovò
a confermare le sue parole con un piccolo e timido sorriso.
Luke
ricambiò e, indietreggiando, la tirò verso l’interno del locale.
Non si
staccò mai da Cassie.
Doveva ammettere
di essere attirato e interessato alla studentessa.
Si fecero
spazio tra la folla e ritornarono al divanetto di origine, ove potevano incontrare
Gabriele, Julian e anche gli altri membri della band.
-Wow, che splendore!- commentò Ashton, portandosi
melodrammaticamente la mano sul petto. -Non
dirci che sei così bella per il nostro piccolo Hemmo?-
Cassie
divenne rosso fuoco e abbassò lo sguardo.
-Hai centrato il segno- la canzonò Calum, appoggiando il
braccio sulla spalla dell’amico e scolandosi in un fiato un bicchierino di
vodka.
I ragazzi
risero. Luke si sporse e le lasciò un bacio sul collo, annusando anche il buon
profumo di lei.
-La state distruggendo!- intervenne Michael, scuotendo la
testa divertito. -Dobbiamo andare a cantare. Torniamo subito- continuò,
prendendo per le spalle Luke e spingendolo nella direzione del Dj.
-Ora-
urlò quest’ultimo, attirando l’attenzione della folla. -Come regalo di San Valentino, ecco a voi i 5 Seconds of Summer con Lost
Boy-
I quattro
ragazzi furono accolti con un grosso
applauso.
-Facciamo i nostri auguri alle coppie di questa
stanza- gridò
Calum, aggiungendo un accordo di basso.
-Io vorrei dedicare questa canzone alla mia ragazza
Cassie- parlò
Luke al microfono. -Sei una ragazza
meravigliosa e sono onorato di averti nella mia vita perché non so cosa farei
senza di te. Buon San Valentino, amore-
La musica
partì e con essa il cuore di Cassie.
Era a
cosciente che quelle parole non fossero completamente vere, ma a lei stava bene
così. Era un bellissimo sogno da cui non voleva essere svegliata.
Al ritornello,
Luke scese dal palco e si indirizzò dalla ragazza, cantandole il suo assolo. E
quando ebbe finito, si portò dietro la chitarra, intrappolò Cassie tra le
braccia muscolose e la baciò profondamente.
Quello non
era un gesto di finzione. Era semplicemente vero e puro.
Cassie non
poteva immaginare un San Valentino migliore di quello.
Buona sera a tutte!
Avevo scritto questa piccola OS tanto tempo fa, ma non avevo mai trovato tempo per terminarla a causa di molteplici ragioni.
Eppure, mi è venuta l'ispirazione, l'ho continuata e ho deciso di pubblicarla.
Anche perché non avevo molti altri piani ahah
è una OS molto semplice e dolce su Luke **
Spero che vi sia piaciuta. Fatemi sapere ogni vostra opinione! Accetto veramente di tutto! :D
Prima di andarmene, volevo chiedervi se vi andasse di passare da questa
FF: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3702795&i=1
è una Crossover a quattro mani, mia e di una mia amica, sui 5 Seconds of Summer e sui One Direction.
Potrebbe sembrare la solita FF, ma non è così. Ve lo possiamo confermare.
Ci farebbe piacere avere qualche parere in più perché ci
abbiamo messo tutta l'anima per scriverla e ci teniamo tantissimo.
Accettiamo di tutto!!
Comunque, a parte questo, spero che questa OS sia stata di gradimento!
E come ha detto Calum: tanto amore a tutte le coppie innamorate e felici, non solo in questo giorno, ma anche negli altri!!
E come dice l'autrice per i singles come la sottoscritta: il nostro Luke arriverà prima o poi u.u
Detto questo, vi ringrazio in anticipo per chi lascia un piccolo parere sia qui che nella FF.
Un saluto!
tanto lovee, by
_browns eyes_