Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Heartakiri    15/02/2018    1 recensioni
La verità era che Jeon Jungkook gli aveva salvato la vita in mille modi diversi e molte più volte di quanto gli andasse bene ammettere.[...]
Quando Yoongi, giorni dopo, l’aveva interrogato sul come fosse riuscito a capire cosa stava per succedere, il ragazzino aveva candidamente risposto: -Nunchi!-
Allo sguardo interrogativo del maggiore aveva riso di quella sua risata arrogante ed aveva aggiunto: -è l'arte sottile di interpretare gli sguardi e di leggere le emozioni altrui. E tu sai bene che sono un artista!-
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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밤 bam – Notte





 
Durante i giorni no tutto ciò che lo circondava perdeva il significato che gli avrebbe solitamente attribuito.
Il cibo diventava un ammasso di molecole, la musica un insieme di note e l’amore solo un ormone chiamato ossitocina prodotto dall’ipofisi.
La paura si trasformava in terrore e la quotidianità diventava fonte di ossessioni.
Le interazioni sociali diventavano motivo di angoscia e Yoongi poteva chiaramente sentire la paranoia travestirsi da sensazione strisciante e farsi largo appena sotto la pelle: piccoli insetti gli si infilavano nelle unghie e prendevano possesso delle braccia e del collo, prudendo.

Anche quel giorno le ragioni per tirarsi fuori dal letto si riducevano a zero e ci rimase quindi impigliato dentro. Socchiuse gli occhi il tanto che bastava a guardare la persiana chiusa, chiedendosi se aprirla per far entrare un po’ di luce nella stanza l’avrebbe aiutato a sentire meno buio anche dentro di sé.
Ma al solo pensiero le gambe gli diventarono pesanti: i raggi del giorno non l’avrebbero aiutato e lui non aveva nessuna intenzione di affrontare una delusione.
Non sapendo quanto quello stato di intorpidimento emotivo sarebbe durato quella volta, decise bene di raccogliere intorno a sé tutto il necessario per la mera sopravvivenza, così da non doversi alzare più volte durante la giornata: degli snack salati e dolci (per non rinunciare ad un pasto completo), acqua e perché no, anche del soju, per le emergenze.
Telecomando alla destra, sigarette alla sinistra. Televisore sintonizzato sul canale degli sport perché guardare qualcuno impegnarsi in qualcosa al posto suo lo faceva sentire comunque un po’ partecipe, cellulare accuratamente spento perché di voci ne sentiva già abbastanza così e tapparelle ancora rigorosamente serrate.

E proprio a causa di queste non fu in grado di capire quanto tempo era passato dal momento in cui aveva aperto gli occhi e capito che avrebbe voluto non averli aperti, ed il momento in cui l’incessante battere di un pugno contro la sua porta di casa l’aveva tirato fuori dal loop di semi-coscienza in cui era entrato. Ore? Giorni?
L’acqua era quasi finita, il soju molto prima di lei, insieme ai primi due pacchetti di sigarette.
Il primo tentativo di alzare la schiena per sedersi fu fallimentare: una fitta acuta gli trafisse la testa e lo riportò immediatamente supino. Patetico, pensò.
-Min Yoongi!- urlò la presenza familiare dall’altro lato della parete, che continuava a bussare.
-S-sì…arrivo…- rispose, forse.
L’altro sembrò non averlo sentito, perché l’aveva richiamato altre due, tre volte. O forse era lui a non aver parlato?
Il secondo tentativo fu più ponderato ed assolutamente soddisfacente. Era in piedi.
Incespicando tra confezioni di merendine ed una sostanza che pregò con tutto se stesso non fosse vomito, arrivò alla porta e l’aprì.
La prepotenza con cui la luce entrò d’un tratto in casa sua lo fece subito indietreggiare, un braccio proteso in avanti nell’insulso tentativo di mandarla via.
-Non sei vestito.- constatò l’amico.
Yoongi abbassò di scatto la testa, il che gli procurò l’ennesima fitta e conseguente annebbiamento della vista. Appoggiò una spalla al muro e si prese qualche secondo prima di toccare pigramente il bordo della sua maglietta, evidente dimostrazione della presenza di indumenti.
L’altro capì e precisò: -Non sei vestito bene. Eravamo rimasti che sarei venuto a prenderti alle 7.30 e che tu ti saresti fatto trovare profumato e sorridente.-
Non se lo ricordava. Scrollò le spalle e si impegnò al massimo per srotolare la lingua e chiedere –Perché?-
Jin sospirò, tenendo gli occhi sul soffitto per qualche secondo.
-Il diploma di Jungkook.- dissero all’unisono.
L’immagine del sorriso del ragazzino mentre li invitava gli era apparsa davanti agli occhi nel momento in cui aveva messo a fuoco il bouquet di fiori rosa che lo hyung stringeva tra le dita, procurandogli una nuova fitta, questa volta al petto.
-Vatti a vestire.- gli impose Jin, facendosi strada nel porcile. –Fatti una doccia.- si affrettò a dire quando gli passò di fianco.
-Non sono nelle condizioni di essere pronto in cinque minu..-
-Sono le 6.00.- tagliò corto l’altro, mentre tirava fuori dalla tasca del cappotto un paio di guanti e si guardava intorno, indeciso sul punto da cui iniziare a pulire. –Non mi rispondi al telefono da un paio di giorni. Sapevo.-








***

Allora, allora, allora. Torno con una two chapters-story. Ho deciso di mettere il rating giallo per pura sicurezza, il prossimo capitolo non sarà "dark" (al contrario) ma sono a conoscenza del fatto che possa disturbare alcuni leggere tematiche quali la depressione che però io sto solamente "accarezzando".
E' una Yoonkook che potete interpretare come preferite. E' amore, certo, ma di tipi di amore ne esistono tanti: romantico, fraterno, spirituale. Decidete voi!
"Nunchi" è una parola coreana che fanno parte della mia lista preferita di parole "speciali", intraducibili in altre lingue se non con concetti interi.
E niente, l'altro e ultimo capitolo è già quasi pronto,fatemi sapere se vale la pena postarlo.
Grazie dell'attenzione, buonanotte!

 
  
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