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Autore: _Phobos_    16/02/2018    0 recensioni
[Eldarya]
Giocando a questo otome mi sono trovata spesso in conflitto con le scelte del mio avatar, quindi ho deciso di riscrivere la trama con le mie osservazioni personali e anche le risposte che più avrei voluto dare.
Chi non avrebbe voluto farlo?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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*Grazie per aver cliccato su questo primo capitolo!
Prima di farvi iniziare la lettura ci tengo a precisare che questa FF è dedicata completamente alla route di Valkyon e, come già anticipato nell'introduzione, la trama sarà la stessa degli episodi e sarà riportata per ogni capitolo ma in più vedrete con i miei occhi ciò che ho pensato nelle varie vicende.
Presto ho intenzione di sfornare i capitoli relativi unicamente alla route di Ezarel.
Vi lascio immergere nel mio mare di parole, buona lettura!*



Di solito faccio lunghe passeggiate al tramonto nel cuore della foresta, situata nei pressi della mia abitazione, siccome mi aiutano a schiarire le idee non molto rosee che spesso assalgono la mia mente.
Non è da molto che ho questa abitudine e sono felice di aver scoperto questo luogo così calmo, dove poter riflettere e prendere importanti decisioni. I maestosi alberi sembravano proteggermi dai pericoli e il vento che soffiava dolce tra le loro chiome sapeva sempre cosa consigliami.
Proprio in quel determinato periodo della mia vita avevo la necessità di ascoltare qualche buon consiglio: era questione di qualche mese e poi avrei per sempre detto “Addio” alla scuola che avevo frequentato per molti anni, nella quale mi ero fatta molti amici che avrebbero preso strade diverse dalle mie, senza contare che il mondo del lavoro era pronto ad inghiottirmi. Eppure non mi sentivo ancora pronta a compiere questo grande passo verso nuove regole, nuove responsabilità da affrontare e nuove gerarchie alle quali sottostare.
Completamente distratta da questi cupi pensieri, mi accorsi in tempo di una fila di funghi che stava per essere schiacciata sotto la mia delicatezza pari a quella di un elefante.
Mi fermai un istante per osservare meglio l’insolita forma che essi formavano: era un cerchio perfetto, non l’avevo mai visto anche se camminavo spesso in quella zona boscosa. Possibile che i miceti fossero spuntati dal nulla?
Mossa dalla curiosità non potei trattenermi dal saltare dentro al cerchio di funghi, sorrisi all’idea di sembrare una bimba che si puccia dentro la pozzanghera per fare un dispetto ai suoi genitori.
Qualcosa però andò tremendamente storto… Appena appoggiai i piedi sull’erba notai che essa aveva un colorito insolito, più brillante, rispetto a quella malconcia che normalmente ricopriva il terreno della foresta. Una frazione di secondo dopo, innumerevoli lucciole iniziarono a materializzarsi intorno a me avvolgendomi in un turbine di piccole luci che, ben presto, iniziarono a mutarsi in flash accecanti.
Ebbi l’istinto di coprirmi rapidamente il volto in modo da non rimanere completamente abbagliata da quello strano fenomeno: ero sempre stata una ragazza vigile e anche in questo caso tentai in tutti i modi di provare a vedere oltre la luce offuscante, riuscendo pian piano nell’intento.
-Che succede a questi insetti?- pensai ad alta voce.
Solo dopo una decina di secondi ricominciai a distinguere le prime forme ed i colori del nuovo ambiente che mi circondava: già, di sicuro non ero più tra i vecchi alberi del bosco che avevo imparato a perlustrare senza problemi.
Era chiaro che mi trovavo in una stanza dai colori, forse, troppo fru-fru. La mia prima reazione fu quella di storcere il naso cercando di capire che razza di posto fosse quello e come avevo fatto a finirci.
Possibile che quelle lucciole avessero un qualcosa di fatato?
Oppure era solo colpa della mio lato bambinesco che mi spinse a saltare dentro l’inspiegabile cerchio di funghi?
Abbandonai ben presto tutte quelle domande confuse, totalmente rapita da un’enorme pietra azzurrea posta al centro dell’enorme stanza.
Non avevo mai visto un simile minerale, sempre ammesso che lo fosse vista la sua grandezza, e non potei fare a meno di avvicinarmi per contemplarlo al meglio. Sembrava che incastonati in esso ci fossero dei piccoli brillantini che gli conferivano una brillantezza innaturale, quasi magica.
Feci appena in tempo a pensare tutto questo quando, all’improvviso, una fiocca luce azzurrina iniziò a palesarsi intorno alla pietra.
-Che meraviglia…- sussurrai stupita.
Sentii la mia bocca dilatarsi in un sorriso fanciullesco e, poi, tutto successe in un attimo: avvertii le braccia protendersi con l’unico desiderio di accarezzare la parete del minerale, impaziente di scoprire se fosse freddo come tutte le altre rocce oppure, visto che di “naturale” sembrava non avere niente, insolitamente caldo.

                                                                         
 
-Hey! Ma tu chi sei e come sei arrivata fin qui?!- trillò una voce spaesata.
Ritrassi velocemente la mano, mordendomi il labbro interno per non essere riuscita a toccare la maestosa pietra.
Mi voltai cercando di assumere un’aria dispiaciuta, non che non lo fossi, ma non potei essere pronta a mascherare il mio stupore quando gli occhi misero a fuoco la siluette della donna che mi guardava con un’espressione furiosa.
Si poteva definire umana, eccetto per le morbide orecchie e la folta coda volpina nere e con delicati riflessi blu che le conferivano un’aria più elegante. All’inizio non riuscì a capire se fossero davvero parti del suo corpo o se facessero parte di un travestimento, tuttavia compresi in fretta che entrambe erano parte integrante della sua anatomia: la coda si muoveva repentina e, probabilmente, voleva segnalare il fatto che si stava spazientendo.
-Ti ho fatto una domanda, vedi di rispondere- ordinò prima di aggiungere spaventata –Ti hanno mandata i Templari, per caso? O sono stati i massoni?-
Mi trattenni molto per non iniziare a riderle in faccia, ma in che secolo pensava di vivere?
Tentai di ricompormi in fretta, mi schiarii la gola e cercai di sorreggere il suo sguardo sempre più iracondo.
-Non so di cosa stai parlando, credo che l’era dei Templari e dei massoni si sia conclusa da un po’ da quel che so…- tentai di farle notare.
Mi spostai terrorizzata appena vidi il suo volto assumere una colorazione rossastra seguita a ruota da un’esplosione di fiamme azzurro ghiaccio, poste nella lanterna che teneva saldamente.
Che le era preso di colpo?
Per un attimo mi chiesi se urlando in cerca di aiuto qualcuno fosse effettivamente venuto in mio soccorso, ma se lei rappresentava la massima autorità sarebbe solo servito a farmela nemica.
-Non dire fesserie!- tuonò –Rispondi invece di girarci attorno!-
Sospirai sconsolata non riuscendo a capire il motivo della sua rabbia: avevo fatto davvero qualcosa di male nei pochi minuti nei quali ero stata catapultata in quella stanza?
-D’accordo- abbassai lo sguardo per pensare bene a quali parole usare –Stavo camminando nel bosco quando ho visto un cerchio di funghi, ci sono entrata e mi sono ritrovata qui- la osservai.
Inaspettatamente l’urlo che la ragazza stava facendo esplodere le morì in gola non appena un forte rumore rimbombò tra le mura rosa confetto.
La fanciulla volpina strabuzzò un attimo gli occhi, confusa per tutto ciò che stava accadendo, ma riacquistò ben presto la sua posizione autoritaria e lasciò sguinzagliata la sua frustrazione.
-Che altro succede ancora?-
Mi affrettai a rispondere cercando di essere simpatica, sperando nel fatto che il suo atteggiamento aggressivo nei miei confronti si potesse placare in qualche modo. E soprattutto volevo sul serio cercare di capire come mai fosse così paranoica, le cose per caso non andavano bene in quella sorta di realtà parallela?
-Potresti scoprirlo andando a vedere- esibii uno dei miei sorrisi sornioni.
Sfortunatamente ottenni l’effetto opposto: strabuzzò ancora di più gli occhi, probabilmente non si aspettava una risposta del genere, ed un’espressione tremendamente malefica le oscurò il volto.
-Jamon sai cosa devi fare. Io vado a controllare la situazione-
Prima che potessi chiedere a chi si stava riferendo e in modo particolare cosa volesse dire con quella frase, un colosso iniziò a venirmi incontro con un passo pesante.
Rabbrividii facendo qualche passo indietro riflettendo se avessi fatto bene a divincolarmi per scappare oppure, forse sarebbe stata la scelta più razionale, arrendermi senza provare ad opporre resistenza.
E come avevo fatto a non notarlo fino a quel momento? Sarà stato l’effetto stordente di quegli insetti poco simpatici?
Più l’essere si avvicinava a e più intuivo che di umanoide aveva ben poco: se fossimo stati in un libro di favole sicuramente la definizione che gli spettava era quella di orco. La sua pelle aveva un colorito marrone, per osservargli il volto dovetti inclinare la testa all’insù scoprendo che era molto più alto e la così mi intimorì non poco, soprattutto per la faccia che assomigliava più al muso di un facocero che ad uno umano. L’unica nota bizzarra in quell’orco colossale era un buffo ciuffo di capelli rosso brillante che, inaspettatamente, trovai grazioso.
-Non toccarmi per favore- provai a chiedere docilmente.
 
Gli bastò muovere solo un altro passo verso di me per agguantarmi il polso ed iniziare letteralmente a trascinarmi fuori dalla Sala. Non badò ad essere delicato anzi, sembrava che volesse di proposito stritolarmi il polso per assicurarsi la mia presenza.
-Mi fai male, cerca di fare più piano- sbuffai infastidita.
Proprio come poco prima, la creatura ignorò totalmente le mie lamentele e proseguì la sua camminata con me appresso, nemmeno fossi stata il suo cagnolino.
Cercai di strattonare il braccio nel vano tentativo di liberarmi o, almeno, di fargli mollare un po’ la presa e notai con dispiacere che il mio gesto non fu affatto compreso: mi lanciò una tetra occhiata che mi fece desistere rapidamente e lasciai perdere anche perché il dolore al braccio stava aumentando più del previsto.
Mi condusse in un’altra stanza, molto più buia rispetto alle altre che avevamo passato. Ciò che contraddistingueva questa dalle altre era la lunga e lugubre scala a chiocciola che sembrava non avere una fine bene precisa.
Prima che Jamon mi strattonasse per farmi riprendere la camminata lanciai uno sguardo di sotto e subito un forte senso di vertigine mi assalì. Non ero sicura che ce l’avrei fatta a scendere tutti quei gradini. Senza chiedermi nulla fu l’orco a scegliere nuovamente per me.
-Dove mi stai portando?- domandai angosciata.
Un grugnito infastidito riecheggiò per le mura perennemente avvolte nel buio facendomi accapponare la pelle. Invece che rassicurarmi provai un senso di disperazione crescente, sentii gli occhi inumidirsi e il desiderio di fuggire da quel posto orrendo continuava a martellarmi in testa.
Sospirai rumorosamente sperando che si sbrigasse a condurmi verso la mia nuova sorte: d’un tratto tutti i pensieri che prima mi facevano stare male ora mi sembravano delle sciocchezze, paragonati alla situazione nella quale mi trovavo ora.
Nel momento in cui stavo per protestare per il dolore alle gambe, Jamon mi strattonò un’ultima volta prima di rinchiudermi dentro una vera e propria cella.
-Che scherzo è mai questo?- protestai urlando –Non vi ho fatto nulla-
Mi fissò dall’alto al basso con un’espressione sollevata, forse contento di essere riuscito a portare a termine l’incarico affidatogli dalla ragazza-volpe o forse semplicemente rassicurato dal non dovermi più portare a spasso per l’edificio.
-Miiko dire tu no muovere- ribatté gonfio d’orgoglio.
Lanciò un’ultima occhiata nella mia direzione prima di sparire ripercorrendo la vertiginosa scala a chiocciola e lasciandomi completamente sola, avvolta dalle tenebre di quello strano sotterraneo.
-Ti prego non lasciarmi qui!- urlai senza ottenere nessuna risposta.
Appoggiai la fronte alle fredde sbarre, approfittando per dare un’occhiata rapida all’ambiente cupo che mi circondava e in fretta notai un particolare che proprio non mi piacque: non molto lontano era presente uno stagno verdognolo.
Subito la mia mente iniziò a pensare a quali terribili esseri vi ci si potessero nascondere e un brivido gelido mi percorse lentamente la colonna vertebrale: c’era effettivamente una sagoma nera che mi fissava con un ghigno maligno appena fuori dall’acqua.
Rapidamente cercai di assumere una posizione più grande, per quanto mi era possibile, agitando le braccia nel tentativo di intimorire e scoraggiare la creatura ad avanzare verso di me.
-Prova a venire qua, vedi come ti concio!- trillai minacciosa.
Sorprendentemente la bestia, se così poteva definirsi, ritornò a nascondersi tra le salmastre acque dalle quali era emersa. Per ora l’avevo scampata, ma mi sarebbe andata sempre bene?
Preferii non pensare al peggio e ritenni opportuno riposarmi un po’ approfittando per cercare di far chiarezza su tutti quegli strani eventi.
Mi sedetti in mezzo alla cella, scelsi di non mettermi troppo in fondo siccome non avrei potuto tenere bene d’occhio l’intero luogo e non mi misi davanti alla sbarre per evitare di essere aggredita dalle cose che si nascondevano nell’acqua, ma principalmente nell’ombra.
Spero solo di riuscire a proteggermi in qualche modo…” sospirai annoiata.
   
 
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