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Autore: Kein_Pyke    16/02/2018    0 recensioni
SEQUEL del VOLUME I: Sulle Isole di Ferro convergono figure provenienti da mondi differenti, i cui destini, però, sono destinati ad incrociarsi. Kein Pyke è una giovane marinaia, figlia di una prostituta e di un ignoto pirata di nobili natali, che fa ritorno a casa dopo una scorreria. Shin Estren, ex mantello bianco della guardia reale, dopo essere stato estromesso dalla sua carica, cerca l’avventura nel regno dei pirati, dei reietti, dei rinnegati. Yohan Farwynd, un tempo appartenuto alla ciurma del re, ha finalmente ripreso la via verso casa.
Nel mentre, il regno di Euron Greyjoy è messo in pericolo da una rivolta dei capitani della Flotta di Ferro che si uniscono agli Annegati del dio Abissale per conquistare il trono del mare. Gli esiti sembrano scontati, ma ci sono forze che tramano nell’ombra: una spia con mille occhi, una regina decaduta decisa a riprendersi ciò che è suo, eserciti che si radunano ad est…
Una guerra scongiurata, una guerra a venire. Un nuovo nome gridato al cielo.
È giunto il momento del riscatto.
Autori: Francesca Colombo e Giovanni Seminara
A tutti i fan del trono di spade buona lettura! Sono graditi commenti e suggerimenti.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cersei Lannister, Daario Naharis, Jaime Lannister, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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YOHAN
 
Le Rills erano una distesa pianeggiante del Nord occidentale, bagnata dalla Baia Infuocata e chiusa da due fiumi che la separava a nord dalla costa pietrosa e a sud dalle Terre dei Tumuli. Si trattava di una regione dai litorali uniformi rispetto alle tozze e frastagliate insenature di Capo della Piovra. Le due foci dei fiumi principali, il cui corso raggiungeva l’interno, fino alle foreste, erano gli sbocchi da cui le chiatte mercantili trasportavano il legname delle foreste settentrionali, verso il lungo estuario di Lancia di Sale, la strada marittima del Moat Cailin. L’estuario ospitava i principali porti che poi avrebbero accolto e trasportato il legame in tutto il continente.
 
Per intercettare le rotte dei mercantili e delle chiatte di legname, della regione, una ventina di navi lunghe del Lord Comandante della Flotta di Ferro perlustrava quelle acque, in attesa di poter cogliere l’attimo migliore. Yohan aveva mandato Capelli Verdi di vedetta su di un’altura della costa, affinché avvisasse i compagni, appena all’orizzonte fosse comparso un convoglio notevole da poter assaltare. Le navi di Ferro erano spiaggiate e nascoste all’interno di un’insenatura, pronte ad uscirne all’improvviso e attaccare di sorpresa i vascelli che navigavano lungo la costa.
 
Aspettarono per diversi giorni, nascosti e lontano dai villaggi, senza essere avvistati o avvicinati da nessuno.
 
Yohan era sempre il primo ad alzarsi, l’ultimo a sedersi attorno al bivacco per consumare un pasto frugale, e prima di coricarsi si assicurava che tutti i suoi uomini avessero mangiato abbastanza e bevuto il giusto da non essere ubriachi o scontenti per quell’inattività. Non lontano da loro probabilmente sorgevano villaggi facili da razziare, ma che nulla di buono avrebbero dato alla rinascita del popolo di Ferro. Doveva tenerli calmi e assetati allo stesso tempo, sorvegliarli costantemente, ma lasciarli audaci e arditi. Forse si comportava come fa un padre con i suoi ragazzi, ma non lo era mai stato un padre, e non poteva saperlo. Si era ritrovato sull’ Abisso un equipaggio stravolto e rivoluzionato: prima della partenza da Pyke, ad alcuni uomini e donne della sua ciurma erano stati affidati compiti diversi che li avevano portati a lasciare la nave. Altri erano arrivati. Non potendo contare sui Farwynd di Luce Solitaria, di cui non aveva più avuto notizia, non che l’avesse cercata, e non conoscendo abbastanza i Farwynd di Vecchia Wyk, i nuovi marinai erano per lo più parenti e amici dagli Harlaw di Giardino Grigio, sui cui, anche se indirettamente, poteva confidare con più sicurezza, come Devyn e Layca, guerriere di ferro di Harlaw, che bevevano tanto alcol quanto gli uomini di ferro, senza esclusione del rum, l’intruglio violento che incitava alla guerra tutti i pirati del mondo conosciuto. Due ragazze, ormai donne, che andavano a rimpiazzare i vuoti delle figlie di Hotho Netley, Valkya e Arwyn, che con altri cinque o sei uomini e Balaq Rematore Nero erano partiti per Essos. Non poteva certo dirsi rammaricato, vedere Balaq allontanarsi definitivamente da Enya, lo aveva fatto, egoisticamente, gioire. Una felicità che non durò a lungo, quella donna, a cui il suo cuore era tornato ad appartenere più forte di prima, era entrata al servizio della nuova regina e Yohan non faceva altro che pensare che l’affetto che stava nascendo tra le due donne, avrebbe condotto Enya in un baratro ancora più profondo. Sembrava quasi voler sostituire il figlio, ormai perduto, con Kein. Una regina sfrontata, spontanea e affascinante, che il Dio degli Abissi aveva graziato e riportato in vita, lo stesso Dio che non aveva concesso clemenza ad Enya.
 
Quei pensieri e quelle preoccupazioni, erano fortunatamente attenuati dal nuovo compito. Assaltare le navi del Nord non era poi così difficile: quegli uomini difficilmente si sarebbero aspettati di trovare una flotta di ferro nelle loro acque e probabilmente le avrebbero trovate indifese. L’obiettivo era quello di non permettere che qualcuno desse l’allarme. Pur di non far arrivare la notizia di un possibile attacco degli uomini di ferro in quei mari, l’ordine era di non lasciare testimoni. Ma per il momento, erano state avvistate solo piccole imbarcazioni solitarie, o piccoli gruppi di chiatte fluviali, che, da sole, rasenti la riva si immettevano nella Lancia del Sale. Miseri bottini.
 
Dopo una settimana lontano dalle Isole, la fortuna andò loro incontro.
 
Ad informare Yohan fu il nocchiere Charun, accompagnato da un nuovo membro dell’Abisso Ryden l’Orso di Ferro, poiché si diceva che la sua famiglia provenisse dall’Isola dell’Orso, quando ancora erano gli Uomini di Ferro a governare su quell’isola. «Capitano, un convoglio di almeno cinque lunghe galee mercantili, e altre chiatte minori al seguito, si dirigono verso di noi. Navigano a distanza dalla riva delle Rills, non riusciremo a prenderli di sorpresa»
 
«Attacchiamo subito al suono dei tamburi di guerra, avanziamo velocemente e coi i rostri di ferro sfondiamo i loro scafi» aggiunse Ryden eccitato dall’imminente scontro.
 
«Speronare quelle navi non ci porta vantaggio, ci servono integre, magari con gli equipaggi incolumi» rispose Yohan pensieroso sul da farsi «Dobbiamo mostrarci amichevoli e cordiali, abbiamo i vessilli del Nord?» chiese con un sorriso beffardo a Charun.
 
«Certo Capitano» rispose quello, complice, poi la sua treccia bianca andò ad impartire ordini a tutti i vascelli, che issarono vele anonime e stendardi di vecchie e, forse, ormai estinte, antiche famiglie del Nord, che erano stati razziati e conservati come trofei durante i saccheggi commessi dal Re Balon Greyjoy.
 
Ryden rimase ancora basito a quelle parole, non capendone il significato. Yohan non sprecò tempo per spiegargliele e si allontanò per raggiungere l’Abisso. Si rendeva conto che i Predoni delle Isole non erano i Pirati dell’Estate. Razziatori e saccheggiatori i primi, erano sempre pronti ad attaccare, a testa bassa, villaggi, porti e città. Ma Yohan aveva vissuto abbastanza a lungo nei mari orientali per imparare e capire un mondo che faceva dell’inganno e del tradimento i propri punti di forza. Soprattutto quando ad opporsi non erano popoli temprati dal freddo e dall’odio, come potevano essere gli Ironborn e gli uomini del Nord, ma grandi velieri alberati, equipaggi e capitani con la stessa cultura e la stessa origine, il cui obiettivo era una ricchezza duratura e commerciale e non cimeli da riportare ed esibire nella propria terra d’origine.
 
Le navi lunghe, con l’Abisso, la Maelstorm e la Maremoto al centro, avanzavano lentamente e pacificamente verso i mercantili, ponendosi a mezza luna tra la costa e le loro prede. Quelle rimasero docili alla vista degli stendardi, che riconoscevano come amici e alleati. Una scorta, o una piccola flotta del nord diretta a Seagard, stava andando loro incontro e questo li faceva sentire al sicuro. Uno svago diverso e, forse, una storia da raccontare ai figli e agli amici, diversa dalla monotonia della loro giornata di lavoro.
 
Lontani erano quegli anni passati a difendersi e subire gli attacchi delle navi lunghe della piovra.
 
Giunti ad una distanza che permetteva agli equipaggi di salutarsi, i medesimi marinai che sopraggiungevano, privi delle tipiche armature ferrose natie, dagli stessi lineamenti e volti delle ciurme mercantili di quella regione del Nord, salutavano felici i compagni a cui andavano incontro. Dopotutto il sangue di ferro e il sangue di quegli uomini, nati lungo tutta la costa occidentale del nord, era così affine, che gli uomini del Nord di Winterfell, di Karhold, di Forte Terrore o di Porto Bianco, in confronto erano alla stregua di forestieri di una stirpe diversa.
 
Quando comparvero le lame degli Uomini di Ferro, fu troppo tardi per i capitani e gli equipaggi delle galee e delle chiatte mettersi in salvo. Come artigli di un lupo, gli Ironborn afferrarono le loro vittime e bevvero il loro sangue. Yohan, seguito dai suoi uomini sul ponte della nave nemica, iniziò a mulinare fendenti verso i pochi avversari che si gettavano contro di lui. Asce e spade si immergevano nella carne nemica senza duelli onorevoli o danze armoniose. In pochi minuti, i guerrieri, e i predoni di ferro, piovvero addosso a quei mercanti sorpresi e indifesi. Gli esigui difensori armati delle galee, che tentarono una disperata offensiva, furono accolti dal Dio Abissale, gli altri, inermi, resi prigionieri. Una vita di servitù nelle miniere o nei campi delle isole avrebbe riempito le loro future giornate. Le poche donne presenti, stuprate e forse poi sposate, avrebbero vissuto la loro vita ad annidare terrore e covare odio nei loro occhi.
 
La stessa sorte toccò alle altre galee assaltate dalle altre vascelli di ferro. Le chiatte rimasero legate alle navi principali, mentre i marinai, di quelle, si gettarono in acqua con la speranza di raggiungere la costa. Ma per quanto nuotassero velocemente, il ferro delle isole li raggiunse prima.
 
«Capitano, qui non c’è nulla. Stive piene di assi di legno, niente che abbia valore» disse Ryden, raggiungendo Yohan sulla tolda.
 
«Oggi è quel legno ad essere l’oro che noi uomini di ferro aneliamo»
 
«Navi… nuove lunghe navi di ferro» disse il ragazzo, ora incantato alla vista di quel bottino.
 
In quei giorni altre piccole flotte di ferro assaltarono e catturarono mercantili, per lo più solitari, che trasportavano legna o altre merci che dal nord partivano per raggiungere i mercati e i porti del sud.
 
Nei mesi seguenti altri vascelli, sempre in numero trascurabile e in modo e misterioso, sparirono lungo la costa occidentale del Nord. Nessun testimone tornava a raccontare l’accaduto. Rimanevano solo voci di fantasmi e demoni, sorti dalle onde per reclamare le loro prede, che divennero oggetto di discussione dei marinai ubriachi delle taverne della Costa Pietrosa.
   
 
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