Serie TV > Supergirl
Ricorda la storia  |      
Autore: Najara    17/02/2018    11 recensioni
Lena aspetta, ogni giorno, la lettera di Kara che, sfruttando i corrieri alati delle grandi casate, le racconta tutto ciò che può della guerra degli orchi che infuria ai confini del regno degli uomini. Lettere che racchiudono i suoi sentimenti, le sue emozioni, la sua quotidianità e una promessa: lei tornerà, sempre.
Una storia SuperCorp, scritta per l'iniziativa “Red as your lips“ indetta dal gruppo LongLiveToTheFemslash.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tornerò da te

 

Monte Curvo

12 graziano, 1362 S.E.

 

Lena,

La guerra è orribile, gli orchi sono brutali e, quando attaccano, le nostre linee ondeggiano fin quasi a spezzarsi, ma resistiamo, resistiamo perché tutti abbiamo qualcuno da difendere, qualcuno per il quale vale ogni sofferenza, ogni ferita. Io ho te. Non permetterò che l’esercito degli orchi faccia un solo passo avanti nella tua direzione.

Scusa, divento un po’ drammatica, ma era un’altra la cosa che volevo raccontarti nella lettera di oggi: ho visto una farfalla. Stavo guidando la mia colonna dell’esercito quando un orco delle montagne ci ha sorpresi con un’imboscata. Era vicino e ho estratto la spada, scagliandomi contro di lui. Era immenso, grigio e verde, agitava la clava abbattendo gli alberi con ridicola facilità, ma, mentre schivavo cercando di entrare nella sua guardia e abbatterlo, ho visto una farfalla.

Era lì, nell’aria… blu con la punta delle ali gialle, ed era così… bella! Mi ha tolto il respiro vedere una cosa così delicata e perfetta in mezzo all’orrore della morte e della distruzione.

Alex ha ucciso l’orco l’istante successivo e la farfalla è volata via, ma l’ho vista e volevo che sapessi che ho pensato a te. Quando tornerò a casa ti farò fare un gioiello a forma di farfalla, con quei colori starebbe benissimo sul tuo vestito di taffetà giallo che mi piace tanto. (Non quanto quello rosso…)

Ora devo spegnere la candela, Leslie mi lancia occhiatacce perché vuole dormire.

Buona notte.

Tornerò da te.

                                                                                                                                             Kara

 

 

 

Lena appoggiò la lettera al suo scrittoio e sospirò. L’aveva già letta tre volte, aveva accarezzato la scrittura un po’ frettolosa di Kara e aveva tremato nel sentire dei pericoli che correva, ma aveva anche sorriso, perché Kara non cambiava, il suo cuore era sempre pronto a illuminarsi per una piccola cosa, come una farfalla. Aveva persino arrossito al riferimento al vestito rosso, quel vestito piaceva davvero molto alla ragazza.

Si morse il labbro e prese uno degli eleganti fogli su cui erano incise le sue iniziali, poi intinse il pennino nell’inchiostro e si mise a scrivere una risposta.

Quando fu soddisfatta aspettò che l’inchiostro fosse ben asciutto, poi chiuse la lettera e la imbustò. Scese le scale e consegnò la lettera al maggiordomo che, conoscendo il rituale, era già in attesa.

“Grazie Paul.”

“Come stanno le nostre truppe, miss?” Chiese l’anziano signore. Due dei suoi figli erano in guerra, le loro lettere arrivavano una volta al mese.

“Resistono, Paul, e vedono farfalle!” Il maggiordomo sorrise indulgente, poi chinò il capo e si allontanò, la lettera posata sul vassoio in argento. Lena la seguì con lo sguardo, immaginando Kara che la riceveva quella sera, o l’indomani, grazie ai grandi corrieri alati delle grandi casate. Un piccolo privilegio dell’essersi innamorata di una El.

 

 

Biancoporto

17 graziano, 1362 S.E.

 

Lena,

Sono sul mare! Questa notte ha piovuto il che è un bene, gli orchi odiano l’acqua, ma ora c’è di nuovo il sole e il paesaggio mi fa pensare a te. Tutto mi fa pensare a te. Vedo il colore dei tuoi occhi in ogni riflesso del mare o del cielo. Ieri, dopo averti scritto ho provato a disegnare il tuo volto, la curva del tuo viso, il tuo naso, le tue sopracciglia, la tua bocca… Leslie mi ha chiesto se stavo ritraendo l’orco che abbiamo sconfitto nel pomeriggio. Credo lo abbia detto perché a volte le piace provare ad indispettirmi, perché malgrado le mie scarse doti nel disegno, sei così bella che risulteresti perfetta anche disegnata da un bambino.

Mi manchi… mi manca il tuo sorriso, i tuoi occhi che brillano quando mi guardi, la tua voce… oh quanto mi manca la tua voce! Vorrei che gli alchimisti avessero inventato qualcosa che possa portare un messaggio attraverso le parole dette e non scritte. Magari potresti inventarlo tu? Cosa ne dici? Sono sicura che se è possibile il tuo cervello riuscirà a venirne a capo. Amo il tuo cervello, mi manca anche lui…

Leslie dice che fa un po’ schifo quello che ho scritto… ha sbirciato sopra alla mia spalla.

Devo andare, Alex mi chiama per il consiglio di guerra, decisioni importanti oggi!

Buonanotte.

Tornerò sempre da te.

                                                                                                                                 Kara

 

 

Scese la scale con la risposta un po’ troppa di fretta, Lillian le lanciò un’occhiataccia e lei controllò la propria andatura.

“Buongiorno madre.” Disse e la donna alzò un sopracciglio prima di annuire.

“Buongiorno. Spero che la tua agitazione mattutina non entri il sala da pranzo, abbiamo degli ospiti.” Lena corrugò la fronte.

“Ospiti?”

“Gli Olsen.”

“Madre!” La riprese lei, infastidita.

“La guerra non finirà molto presto, lo so da fonte certa, ed è ora che tu ti trovi un marito.” Ribatté Lillian con decisione.

“Non mi serve un marito, madre, sapete benissimo che ho già scelto e, anche se non fosse il caso, James Olsen è un pallone gonfiato, con un bel faccino che crede di poter avere qualsiasi donna voglia. Sarebbe la mia ultima scelta, anzi, non lo sceglierei affatto.”

“Dovresti apprezzarlo, invece, è l’amministratore delle terre degli El ora che i suoi signori sono in guerra.”

Lena alzò il mento con sfida.

“Invitalo anche tutti i giorni, io non poserò gli occhi su di lui.” Lillian fece due passi avanti, ergendosi davanti alla figlia, era alta e i suoi occhi azzurri brillavano di fredda determinazione.

“Tu sarei educata e sorriderai, come si addice ad un Luthor!” Dichiarò.

“Lo insegnasti anche a nostro fratello?” Parlare del fratello gelò l’aria. Lillian la guardò con rabbia e, per un secondo, Lena pensò che l’avrebbe colpita, ma la donna era troppo elegante per farlo.

“Tuo fratello ha fatto un errore, un grave errore e ha pagato per quello.”

“Tutto il regno sta pagando.” Le ricordò lei, ma ora il suo tono era meno desideroso di ferire, soffriva quanto la madre per l’errore di Lex.

“Voleva solo liberarci tutti dal pericolo di invasione…” Provò a dire sua madre.

“E così l’ha scatenata.” Lena provò la solita bruciante rabbia al ricordo. Se solo suo fratello non fosse stato così arrogante! Ora non ci sarebbe stata quella terribile guerra e Kara… Kara avrebbe potuto dirle sulle sue labbra quelle dolci parole.

 

 

Alto Passo

24 graziano 1362 S.E.

 

Lena,

Ho paura. Non dovrei, lo so, comando metà delle truppe degli El, il mio coraggio dovrebbe essere incrollabile, così come la mia forza. Dovrei dare l’esempio e ci provo, ma… qua, nella mia tenda lo ammetto: ho paura. Non di morire, ma di non tornare da te.

Perdonami i pensieri tristi, vorrei non doverli condurre fino a te sulle ali dei corrieri, ma oggi è stata una brutta giornata. Ho ricevuto notizie da mio cugino, la sua colonna è stata attaccata e accerchiata, avrei voluto correre da lui, ma non posso, ho un compito, un dovere da svolgere, così ho mandato Alex con un quarto della mia colonna di uomini e donne. Separarmi da lei mi fa stare male, temo per la sua vita in ogni istante… sono un piccolo gruppo, una facile preda, ma sono anche veloci quindi…

Perdonami, non sono problemi che devono affliggere te.

Hai cenato di nuovo con James? Come sta? La sua ferita guarisce bene? Tua madre è gentile ad invitarlo, so che non ama molto gli El e i suoi alfieri. Digli che lo saluto e che sono contenta che, almeno lui, non sia qua in questo orrore.

Un pensiero mi ha colto… ringrazio ogni giorno Rao per non averti permesso di venire in guerra con noi. La tua mente brillante ti ha resa più utile a casa e di questo sorrido ogni giorno. Saperti in pericolo mi avrebbe paralizzata… e questo mi fa comprendere quanto tu sia forte, quanto tu sia coraggiosa.

Ti amo Lena Luthor. Forse non lo dico abbastanza sovente, ma sei tutto per me.

Dormi bene, amore mio.

Tornerò da te!

                                                                                                                      Kara

 

 

Lena lanciò verso la parete l’ampolla che si frantumò in mille pezzi.

Non ci riusciva!

Era lì solo per quello, per costruire qualcosa, qualsiasi cosa che ponesse una fine alla guerra, e non ci riusciva.

“Lena.” La voce di Lillian Luthor non era severa questa volta, ma indulgente. “Ti sforzi troppo.”

“Non mi sforzo abbastanza!” Le disse invece lei. “Non riesco a far funzionare la formula.”

“Forse perché non può funzionare.” Rispose pacata la donna. “Spiegami quello che stai facendo.” Si sedette accanto a lei e ascoltò, fece domande, portando Lena verso la giusta consapevolezza. Quella non era la via da seguire. Doveva ricominciare da capo.

“Non sei tuo fratello, non sei fatta per distruggere. Lui era intelligente e portato per questo genere di cosa, tu sei più intelligente, ma portata per altre cose. Trova un altro modo.”

Lena annuì piano.

“Bene, ti lascio lavorare.” Lillian si allontanò, mentre lei già tracciava simboli sulla lavagna.

“Madre?” La richiamò, però lei, voltandosi.

“Sì?”

“Grazie.” L’elegante donna chinò il capo, poi indicò la parete sporca.

“Non lanciare cose contro le mie mura.” Il tono era di nuovo quello di sempre. Lena sorrise.

“Sì, madre.”

 

Lena si alzò, mentre Jess apriva le tende della sua camera permettendo ai primi raggi del sole di illuminare la stanza, e raggiunse la sua scrivania. Inarcò un sopracciglio nel vederla vuota.

“Niente posta?” Chiese allora. La ragazza si voltò a guardarla.

“La posta è arrivata, miss, ma c’era solo una lettera per vostra madre.”

Lena annuì, succedeva che i corrieri di guerra fossero dirottati per qualche ora verso destinazioni diverse, la sua lettera sarebbe arrivata nel pomeriggio, al massimo in serata.

Passò una settimana. Lena non dormiva più, non capiva cosa stesse succedendo, era andata personalmente in città per parlare con il corriere alato, ma Winn era irrintracciabile ed era a lui che Kara affidava tutte le sue lettere. Forse gli era successo qualcosa?

Tornò a casa e si gettò nel lavoro, l’idea che le era venuta era buona, ma non di semplice realizzazione, doveva fare test e prove, analisi e controanalisi. Provò e fallì, provò ancora e fallì di nuovo, ma non demorse.

Alla seconda settimana senza notizie da Kara, Lillian le lanciava ormai sguardi preoccupati, notando il suo pallore e il modo in cui scostava il piatto durante i pasti.

“Devi dormire e devi mangiare!” Sbottò infine sua madre. “Non ti permetto di cedere allo sconforto. Sei una Luthor!”

Lena non la sentì neppure, si chiuse nel suo laboratorio e continuò a lavorare fino a quando non si bruciò e Jess dovette fasciarle la mano e poi implorarla di andare a dormire.

 

“Miss! Miss!” Lena aprì gli occhi e si guardò attorno, per un attimo non seppe dove fosse, poi riconobbe il suo laboratorio, si era addormentata, estenuata, sul suo banco di lavoro. “Miss!” Scattò in piedi questa volta, il cuore che batteva furioso nel suo petto.

Jess le stava tendendo una lettera.

Quasi strappò la carta nella fretta di aprirla, le mani le tremavano e gli occhi le si riempirono di lacrime quando riconobbe la scrittura di Kara.

 

 

Lentoborgo

10 freddiero 1362 S.E.

 

Perdonami. Non ho più potuto scrivere, Alex è stata catturata e ho guidato io stessa la missione per salvarla. I corrieri alati non dovevano raggiungerci per non segnalare la nostra presenza. Mi dispiace moltissimo non averti potuto avvisare, spero che tu non ti sia preoccupata troppo… ma so che io sarei morta dal terrore se tu non mi avessi più scritto quindi: perdonami!

Alex sta bene, ha una gamba rotta e qualche graffio, ma sta bene, è già riuscita a dirmi che tengo la guardia troppo bassa quando combatto, quindi direi che tutto è tornato alla normalità. Per quanto possa essere normale la guerra.

Ho ricevuto tutte le lettere che mi hai scritto in queste due settimane, la tua idea è brillante! E mi piace moltissimo, perché non prevede nessuna violenza. Se riuscirai a portarla a termine, e so che ce la farai, porrai un termine alla guerra in pochi giorni, ci salverai tutti, ci farai tornare a casa.

Sei già il mio eroe, ma diventerai quello di tutto il nostro mondo.

Immagino che starai lavorando notte e giorno, ma, non dimenticare di dormire e di mangiare, va bene?

Buonanotte.

Tornerò da te, sempre.

                                                                                                                                 Kara

 

 

Lena si strinse al petto la lettera lasciando che le lacrime scivolassero lungo il suo viso. Sollievo, così intenso e profondo da farla singhiozzare.

Dormi, mangiò e con una mente fresca ritornò al lavoro, risolvendo un problema sul quale continuava a bloccarsi. Soddisfatta andò avanti, la sua formula non era ancora quella giusta, ma ci mancava poco.

Il mattino dopo, di nuovo, non c’erano lettere ad attenderla. Dispiaciuta mangiò una veloce colazione e poi si diresse al suo laboratorio alchemico, passando davanti allo studio di sua madre la vide al suo scrittoio, le sopracciglia corrugato, un’espressione seria e concentrata, tra le mani una lettera dalla fattura elegante.

“Buongiorno madre, notizia spiacevoli?” Domandò allora, perplessa nel notare nella madre, sempre imperturbabile, una simile espressione.

La donna alzò lo sguardo e abbassò la lettera prendendone una bianca e sovrapponendola a quella. Lena, per un fugace istante si chiese se non la stesse nascondendo, ma poi lasciò cadere quel pensiero, sua madre non si lasciava mai sorprendere, se lei aveva visto quella lettera allora doveva essere una lettera che poteva vedere. Nessuna notizia poteva sconvolgerla tanto da dimenticarsi la sua adorata segretezza. Neppure l’arresto di Lex l’aveva sconvolta al punto di farle dimenticare le regole che aveva imparato fin dalla tenera età e, chiudere una porta prima di leggere una lettera privata era, di certo, un automatismo per lei.

“Nulla che io non possa gestire.” Affermò Lillian. I suoi occhi indugiarono sul suo viso un po’ più del solito e Lena la fissò perplessa.

“Siete sicura, madre?” Insistette. “Posso aiutarvi in qualche modo?” Di nuovo notò un’espressione insolita sul viso di sua madre: preoccupazione?

“Andrà tutto bene.” Affermò la donna. “Ora vai nel tuo laboratorio e ripulisci il nome dei Luthor.” Affermò e Lena alzò gli occhi al cielo.

“Lo faccio per porre una fine alla guerra, non per il nostro nome!” Spiegò, ma la donna agitò la mano congedandola.

Lena si strinse nelle spalle e la lasciò alla sua lettera.

Nel pomeriggio sorrise nel vedere Jess arrivare di corsa con una lettera tra le mani, ecco, quella era per lei!

Se la rigirò tra le mani, aspettando che la sua cameriera uscisse, poi la aprì in fretta, la scrittura di Kara era lì, sotto i suoi occhi per una volta persino un po’ più ordinata del solito.

 

 

Lentoborgo

11 feddriero 1362 S.E.

 

Le strade sono un insopportabile fanghiglia, siamo bloccati in questo borgo, i carri rompono le ruote e i cavalli si stancano due volte più in fretta. Tutta questa guerra è un enorme pasticcio logistico, a volte vorrei che quelle ali che avevi progettato a cinque anni avessero funzionato. Ovviamente perché avrei preferito che tu non ti rompessi un braccio nel testarli, ma anche perché sarebbe tutto più semplice. Ho letto della proposta di usare i corrieri alati come bombardieri, non sarebbe male, no? Se solo non fossero così fifoni… ma ci permettono di scriverci ogni giorno, quindi mi accontento.

Spero che il tuo progetto proceda come tu desideri, abbiamo proprio bisogno di quella Nebbia di cui mi hai parlato. Un’idea geniale, davvero, sono fiera di te.

Buona notte.

                                                                                                                                 Kara

 

 

Kara che si lamentava era una prima assoluta! Tranne forse quando lo faceva, per scherzo, parlando della sua attendente Leslie. Le dispiaceva che Kara non avesse aggiunto altri dettagli sulla salute di Alex ed era curioso che parlasse male dei corrieri alati, lei adorava quei grandi e pacifici animali.

Probabilmente era solo stanca e ancora tesa per la sorella.

 

 

Fondobagnato

22 freddiero 1362 S.E.

 

Riflettevo… tu non sei come tuo fratello, non devi pensare come lui, non devi agire pensando a quello che farebbe lui. Sei più intelligente, più capace e soprattutto, sei buona. Non devi seguire le sue orme, devi crearne di nuove e le tue non saranno sporche di sangue, ma saranno profonde e il mondo le ricorderà per sempre.

Devo andare.

Buona notte.

                                                                                                                                 Kara

 

 

Lena ruotò la lettera perplessa, Kara era diversa. Ormai erano giorni che nelle sue lettere non metteva nulla di personale, sembrava distante, come non era stata mai. Un brivido la percorse, temeva che la guerra potesse cambiarla e si era rassicurata nel vedere che non succedeva, ma ora…

E se la cattura e il salvataggio di Alex le avesse richiesto qualcosa che aveva spento la sua umanità? La sua gioia e il suo sguardo speranzoso sul mondo? Se fosse… cambiata?

Rilesse la lettera e poi preparò la sua risposta, non doveva pensare così, probabilmente, Kara, era solo stanca o di fretta, con Alex ferita il suo lavoro doveva essere raddoppiato.

Lavorò tutto il giorno, ma continuava a bloccarsi su una formula chimica.

A pranzo ne parlò con sua madre, la donna si era specializzata in medicina, ma spesso era riuscita ad aiutare lei o Lex con un problema difficile. Lillian la ascoltò con attenzione.

“Ne abbiamo già parlato.” Commentò la donna, quando lei ebbe finito. “Tu non sei come tuo fratello.” Infilò in bocca un perfetto boccone di carne, poi la fissò con intensità. “Trova la tua strada.”

“Un altro modo…” Mormorò, ripensando alle parole della lettera di Kara.

“Sì, un tuo modo.” Lena corrugò la fronte poi lasciò il tavolo e raggiunse il suo laboratorio, osservò la lavagna ricoperta di simboli alchemici e si morse il labbro, poi senza esitare ancora prese un pezzo di tessuto e cancellò il lavoro di mesi.

Prese il gessetto bianco ed esitò per qualche istante, poi i suoi occhi brillarono.

Qualche ora dopo fece un passo indietro e sorrise. Eccola chiara e semplice, la formula che le serviva. Soddisfatta andò in cucina dove Jess la aspettava con un piatto semplice, mangiò pensierosa poi raggiunse la sua camera e si stese nel suo letto, ma la sua mente non riusciva a rilassarsi, così si alzò, accese una lampada e prese la scatola che conteneva tutte le lettere che Kara le aveva mandato. Ormai erano centinaia. Una ogni giorno da ormai due anni e tre mesi, salvo le due settimane in cui non aveva avuto notizie e pochi altri giorni.

Accarezzò la carta delle prime, un po’ più scura rispetto alle ultime giunte, leggendo qualche pezzo, sorridendo, emozionandosi, ridendo. Per un breve momento le sembrò di averla lì, accanto a lei, intenta a fare smorfie per cercare di mostrarle come un orco sorrideva, oppure tutta impettita nel tentativo di imitare J’onn, il comandante degli esploratori. Chiuse gli occhi e cercò di immaginare che fosse davvero lì e in un attimo non ci furono più orchi o compagni di guerra, ma solo lei, bella, i capelli sciolti, le guance leggermente arrossate, gli occhi che brillavano, le labbra macchiate dai suoi baci. Ricordò le sue mani scivolare delicate, timide, inesperte, lungo il suo viso e poi il suo corpo. Avevano avuto diritto ad un solo momento…

Era zuppa di pioggia quando era arrivata alla sua porta. Una sola parola nei suoi occhi: guerra. Sarebbe partita, quella sera stessa, per la linea di confine, là dove gli orchi avevano attaccato a sorpresa provocati dalla pozione di Lex che aveva voluto ucciderli tutti, fallendo e morendo nel vile tentativo.

Ricordava ogni gesto di quel giorno. Non vi erano state parole, sulle prime, solo sguardi. L’aveva portata nella sua stanza e, per la prima volta, si erano amate.

“Torna da me.” Aveva bisbigliato alle sue orecchie, rompendo il silenzio, prima di baciarla un’ultima volta. “Torna da me…”

“Sempre.” Le aveva risposto, stringendole le mani. Una promessa fatta con tutta l’anima e il cuore.

Lena si addormentò tra le lettere di Kara e sognò il loro primo incontro, avevano solo dieci anni eppure Lena ricordava ancora gli occhi di Kara fissarsi nei suoi e non riuscire più a distoglierli fino a quando, finalmente, non erano state presentate ufficialmente, allora aveva arrossito e si era messa a giocare con gli occhiali.

Lena l’aveva trovata adorabile e, entro la fine della serata, erano diventate amiche.

 

 

Bosco Azzurro

1 coloriano 1362 S.E.

 

I tuoi progressi mi fanno ben sperare. Tornare da te sarebbe la cosa più bella al mondo, riportare la pace sulle nostre terre grazie a te un sogno che ora sembra a portata. Ho sempre pensato che potessi fare qualsiasi cosa, ora ne ho la conferma. Tua madre si sbagliava nel preferire tuo fratello, tu sei la perla in quella famiglia. Sono sicura che lo sa adesso che sei così vicina a risolvere questa immensa crisi che il nostro mondo sta affrontando.

Alex sta meglio, ormai cavalca quasi come prima e scalpita perché io la mandi di nuovo in battaglia, ma non lo farò se non sono sicura, al cento per cento, che stia bene.

Mi chiedevi anche di Leslie, è vero, è da un po’ che non parlo di lei… sta bene, è sempre gentile e mi aiuta molto.

Buona notte.

                                                                                                                                 Kara

 

 

Lena corrugò la fronte. Leslie, gentile? Rilesse la lettera, il cuore che batteva veloce, poi notò altri particolari. Aprì la scatola con le lettere e le rovesciò sul letto, l’agitazione che le faceva tremare le mani. Aprì le buste e corse ai saluti.

“Buonanotte.” Lesse, tornò alle ultime arrivate e il suo cuore si fermò. “Buona notte.”

Scattò in piedi, mentre il cuore riprendeva a batterle veloce nel petto. No! No! Non era possibile.

Scese di corsa e si ritrovò davanti Paul, il maggiordomo.

“Dove…” Prese un profondo respiro e cercò di calmarsi.

“Cosa succede, miss?” Chiese allora l’uomo, preoccupato.

“Dove consegnate le mie lettere?” Il maggiordomo la guardò sorpreso, ma anni di servizio gli avevano insegnato a rispondere con precisione anche alle domande più strambe.

“Ho sempre portato la vostra lettera al valletto che a sua volta la portava in città.” Lena scosse la testa, non aveva senso.

“Non è cambiato nulla nelle ultime settimane?” Incalzò.

“Non saprei… si è aggiunta la corrispondenza giornaliera di vostra madre, quindi il ragazzo passa anche nello studio di miss Luthor, ma questo ritarda solo di qualche....” Lena non lo sentì finire la frase, invece si precipitò nello studio di Lillian.

La stanza era vuota e lei si avventò sulla scrivania, aprì i cassetti e li rovesciò, senza trovare nulla se non fogli bianchi, documenti e cancelleria priva di importanza. Si voltò a guardare l’elegante tavolo in legno massiccio. Dove avrebbe potuto nascon… si bloccò, raggiunse il portalettere di sua madre, posto in bella vista sulla scrivania, tanto in bella vista che lei lo aveva ignorato, e lo rovesciò.

Cadde a terra quando si ritrovò ad osservare le sue lettere, se le passò tra le mani, l’orrendo sospetto che veniva confermato.

Sua madre aveva intercettato le sue lettere e questo poteva significare solo una cosa.

Qualcosa che si rifiutava di accettare. Tra le mani passò una lettera, riconobbe la scrittura di Kara, ma notò anche che era indirizzata a Lillian. Attaccata vi era una lettera più piccola, bordata di blu, il simbolo degli El impresso sul rosso e spezzato sigillo.

Aprì la seconda, la più piccola, con mani tremanti.

 

 

24 graziano 1362 della Seconda Era,

Kara Zor-El lascia, oggi, la nostra terra per tornare alle stelle alle quali è sempre appartenuta.

Luminosa sia la strada verso Rao, dell’ultima figlia degli El.

 

 

Lena scosse la testa, no, no, non era vero.

Aprì la seconda lettera e gli occhi le si riempirono di lacrime.

 

 

Tenuta degli El

3 piovisco 1360 S.E.

 

Miss Luthor,

Lo so che non ama gli El e lo so che non ama me e vorrebbe che sua figlia mi stesse lontana, ma la amo, la amo con tutto il mio cuore e la mia anima.

Sto per andare in guerra e farò tutto quello che è in mio potere per tornare da lei e chiederle l’immensa gioia di poter portare il suo bracciale e, magari, avere l’onore di vedere lei indossare il mio. Ma… potrei non tornare affatto.

Malgrado la mia volontà, malgrado il mio impegno, malgrado l’amore infinito che provo per vostra figlia, potrei essere posta davanti alla scelta: il mio dovere o lei. Prego di scegliere nel modo più onorevole, anche se questo significherà spezzare il mio cuore e il suo.

Se succedesse il peggio arriverà una lettera ufficiale, la riconoscerete, avrà il sigillo degli El e sarà bordata di blu, non dovrete lasciare che sia Lena a leggerla.

Vorrei che continuasse a ridere, a sognare, a lavorare, a leggere e… ad amare se ci sarà qualcuno degno di lei. Vorrei che trovasse un modo per mettere fine a questa guerra, so che lei può farlo, ma se morissi… non voglio che il suo cuore si chiuda e l’oscurità prenda il sopravvento.

Donatele speranza anche quando le mie lettere non arriveranno più e, quando sarà pronta, ditele che l’ho sempre amata e che sono morta con il riflesso dei suoi occhi nella mia mente e le sue labbra sulla mia bocca. Ditele che sono morta felice perché l’ho avuta e amata.

E, se non vi chiedo troppo, donatele questa lettera, so che si arrabbierà sulle prime, ma non voglio che pensi che io non avessi le migliori intenzioni con lei e che non abbia fatto del mio meglio per non farla soffrire.

Grazie, so che farà quanto è giusto per sua figlia.

                                                                                                                      Kara Zor-El

 

 

“Lena…” Alzò gli occhi e incrociò quelli di sua madre.

“Perché?” Chiese tra le lacrime. Strinse quella lettera di carta come se da essa potesse trarre dei frammenti della donna che amava, ma ne ottenne solo dolore. “Perché?” Chiese di nuovo, con rabbia, la lettera strappata tra le dita diventate fredde e insensibili.

“Perché questo era quello che lei voleva. Non l’apprezzavo, ma ti amava e io amo te.” Rispose asciutta e severa, ma con una linea preoccupata sulla fronte, segno che non era indifferente al suo dolore.

“Prometteva in ogni lettera di tornare da me!” Sibilò. “Ogni lettera!” Ripeté, mentre agitava quella. “Eppure, il giorno stesso in cui è partita aveva già previsto la sua morte! Come ha osato? Come ha potuto farmi questo!” I singhiozzi interruppero la sua frase. Sua madre fece qualche passo avanti e poi si inginocchiò tra le lettere sparse, prendendole le mani, quello che di più vicino era un gesto d’affetto per lei.

“Sei forte, puoi superare questo dolore. Noi siamo dei Luthor.” Le ricordò e Lena vide nei suoi occhi il riflesso del dolore che aveva provato nel perdere prima il marito e poi il figlio maggiore che tanto aveva amato.

“Aveva promesso…” Si ritrovò a dire, il cuore infranto, il dolore che era così intenso da toglierle il respiro, i singhiozzi che le sconquassavano il petto.

“Lo so, tesoro, lo so…” Mormorò Lillian e, per la prima volta, la accolse tra le braccia, stringendola.

 

Due mesi dopo Lena riuscì a creare una formula alchemica che nascondeva i confini degli uomini in una nebbia che, senza ferire, riportava ogni essere vivente suoi passi, l’esercito degli uomini si asserragliò dietro ai confini e la pozione, prodotta in grande quantità da ogni laboratorio alchemico delle terre degli umani, fu sparsa. Pochi giorni e i soldati, dopo due anni di guerra, poterono tornare a casa.

Per Kara, però, era troppo tardi.

Quando Alex venne a trovarla le spiegò come si fosse sacrificata per salvare la sua intera colonna, tremila soldati le dovevano la vita, solo perché lei aveva deciso di respingere da sola due orchi, mentre la colonna si toglieva da quella trappola e si schierava per combattere.

“Ha sofferto?” Le chiese, gli occhi fissi nel vuoto, mentre Alex parlava.

“Le ferite erano gravi, troppo gravi per portarla via, ma… aveva il sorriso sulle labbra quando è morta tra le mie braccia.” Le spiegò la ragazza.

“Perché?” Non riuscì ad evitare di chiedere: perché era morta sorridendo quando la stava lasciando?

“Perché le ho promesso che sarei venuta da te e ti avrei dato questo.” Alex estrasse dalla giubba nera il bracciale degli El, quello che Lena aveva sempre visto, Kara, portare. “Mi ha chiesto di dirti queste esatte parole:

‘Tornerò da te, sempre, non in questa vita, ma nella prossima. Poco importa la distanza che l’universo creerà tra di noi, io ti troverò e tu troverai me.’”

La ragazza distolse gli occhi da lei nel vedere le lacrime solcare il suo viso ancora una volta.

“Ti amava.” Mormorò ancora Alex. “Ma ha dovuto scegliere, perdere almeno mille uomini in quella maledetta gola o tornare da te.”

“E ha scelto il dovere.” Lena strinse nel pugno il bracciale degli El, lo aveva accarezzato quando era al polso di Kara, immaginando e sognando il giorno in cui lo avrebbe portato lei.

“Ha scelto di salvare tutti noi.” Confermò Alex. Il suo tono era amaro e Lena alzò lo sguardo per guardarla e si soprese nel vedere la sua rabbia, una rabbia profonda che sembrava occupare tutta la sua mente.

“Tu non eri lì…” Comprese e Alex alzò la testa, quasi come se fosse stata colpita fisicamente.

“Ero nelle retrovie, avevo una gamba rotta e non voleva che fossi accanto a lei, alla testa della colonna, mi ha impedito di esserci, così, quando ha preso quella decisione era sola.”

“Leslie…” Iniziò lei.

“Leslie era già morta, prendendosi un colpo diretto a Kara mentre venivano a salvarmi, non te lo aveva detto?” Lena abbassò il capo, quante cose Kara non le aveva detto per proteggerla?

“Eri ferita, non hai colpe.” Mormorò.

“Io ero sua sorella! Forse non di sangue, ma… ho promesso di proteggerla, sempre, ho promesso di riportarla a casa, di vederla felice assieme a te…” Lacrime di rabbia scesero lungo il viso della giovane e Lena vide il proprio dolore riflesso in quello di lei e ripensò alle parole che Kara aveva rivolto a Lillian Luthor, parole che aveva imparato a memoria: non voglio che il suo cuore si chiuda e l’oscurità prenda il sopravvento.

Quell’amore aveva salvato lei e, malgrado la sofferenza, ora lei doveva salvare Alex.

“Lei è stata felice assieme a me, siamo state felici assieme. Ci è stato concesso un solo piccolo momento, rispetto agli anni in cui saremmo invecchiate assieme, avremmo litigato e fatto pace, magari cresciuto un figlio...” Si perse all’idea, un piccolo Luthor-El o una bambina… “Ma… lei ha salvato tutti noi, la sua forza mi ha permesso di credere in me stessa, di credere che potevo farcela, ho creato la Nebbia e ora il nostro mondo è al sicuro. Lei… ispirava le persone, il suo amore era sempre totale e genuino, lei ti voleva bene Alex. Eri una costante nelle sue lettere. Lo so che ti sembrerà che non faccia differenza, ma lei non vorrebbe vederti così.”

Alex scuoteva la testa, ma lei continuò a parlarle, di Kara, di come sorridesse ogni volta che le parlava della sua sorella d’armi, di come la imitasse ridendo fino alle lacrime, di come ne parlasse con ammirazione e amore.

Alex smise di stringere i pugni e alla fine pianse e basta, senza che fosse la rabbia a dominare le sue emozioni e Lena capì che, forse, un giorno, avrebbe smesso di sentirsi in colpa.

“Avrei dovuto essere io a consolare te…” Commentò la giovane, quando ormai il sole stava tramontando oltre le grandi montagne del Nord.

Lena osservò il bracciale che ad un certo punto era finito al suo polso e accarezzò il delicato simbolo d’oro bianco intarsiato nell’oro rosso e sorrise dolcemente, alzò gli occhi e guardò Alex:

“Ora, ti prego, raccontami di lei…”

 

 

 

 

Note: Questa è la mia seconda storia per l’iniziativa di San Valentino del gruppo LongLiveToTheFemslash il prompt che ho scelto era “Lettere strappata” e conteneva questa serie di parole: lacrime, strinse, frammenti, carta.

Spero che vi sia piaciuta la diversa modalità, quasi epistolare, anche se non del tutto, con cui ho affrontato la storia. Kara non appare come personaggio se non attraverso le sue lettere e nei ricordi di Lena, ma spero che ne abbiate, comunque, percepito la presenza e il carattere.

Avete colto subito il cambio nelle lettere quando Lillian ha preso il posto di Kara?

Questo mondo fantasy, vi ha intrigato? A me è piaciuto molto immaginarlo e mettere qua e là dei dettagli per voi.

Fatemi sapere cosa ne pensate! So che la storia non finisce come speravate… ma non è neanche troppo, troppo triste, no?

  
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supergirl / Vai alla pagina dell'autore: Najara