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Autore: Yellow Daffodil    17/02/2018    6 recensioni
Lui, lei, loro.
Lui: guerriero per scelta, idiota per nascita. Un cuore dietro all'armatura? Magari, dato che la principessa lo sta aspettando da anni!
Lei: cioè io, sopracitata principessa, rinchiusa nel castello del disagio e sorvegliata dal drago del trauma. Aspetto che un guerriero valoroso sovverta la maledizione che mi ha fatto innamorare di un idiota. Ma mi sa che è un circolo vizioso, vero?
Loro: un branco di brutte persone, ex compagni di classe, ma ancor meglio di vita, tutti talmente incasinati che, se inizierete questa storia, di sicuro incasineranno anche voi.
Pensate che non sia possibile? Solo due capitoli, e poi ne riparliamo.
***
Dall'origine del male, "Io e te è grammaticalmente scorretto", giungiamo al termine dell'evoluzione darwiniana di questa allucinante storia. Dopo "Io e te non è completamente sbagliato", arriva il seguito, nonché gran finale della trilogia: "Io e te è semplicemente complicato"!
Nulla è meglio di un ossimoro per descrivere ciò che avrete letto e leggerete. Con affetto e sarcasmo,
Yellow Daffodil
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Io e te'
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Riassunto della puntata precedente
Marinella e Mattia hanno litigato. Strano. Il motivo di ciò è la lettera che Nelli ha trovato frugando tra le cose di Mattia, scoprendo che il suo luogotenente lo invita a partecipare a una missione di due anni in Siria, dove salirà di grado ricoprendo il ruolo di caporale. Sconvolta da ciò, Nelli si comporta da psicopatica per tutto il giorno, riuscendo non solo a trattare male i suoi amici, ma soprattutto suo fratello, che aveva finalmente trovato il coraggio per chiederle scusa riguardo all'incendio provocato. Non contenta, anche durante la partita di paintball promessa alla fioraia Paola, Marinella fa capire a Mattia che tra loro non c'è nulla che abbia un senso. Se inizialmente lo fa costringendo il nostro soldato a passare la partita a scrivere il discorso dei testimoni, successivamente le cose peggiorano, finché Nelli non decide di parlargli chiaro e tondo per comunicargli che è finita. Qualsiasi cosa ci fosse fra loro, è finita. Mattia, ovviamente, non la prende bene. Sperando di far capire a Marinella quanto questa sua infantilità porti a un'inutile sofferenza, le spara una pallina di vernice dritta nel cuore e poi si gode da solo la vittoria del gioco. Fortunato in gioco e sfortunato in amore? Forse sì, soprattutto la stessa notte, quando l'instancabile e incoerente Marinella torna a bussare alla sua porta, perché durante tutto il casino, il caro Davide ne ha approfittato e ha deciso di svignarsela, con ogni probabilità verso la prima discoteca aperta. Chi sarà il primo a lasciarci le penne? Davide per colpa della sua sconsideratezza? Nelli per saper spingere il prossimo a volerla ammazzare? O Mattia a causa di tutto lo stress della situazione?


"Io e te" è semplicemente complicato 

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Overdose

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"Io non mi drogo, io sono la droga."

- Salvador Dalí

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Durante il tragitto Mattia non dice nulla e per quanto io apprezzi il suo silenzio, la cosa mi mette ancora più ansia.

Sto male. Sto davvero, troppissimo male.

In realtà è da anni che sto male, e da giorni che sto ancora peggio, tanto che nelle ultime ore credo di aver assolutamente raggiunto il mio limite. Io e il vittimismo: un amore indissolubile... anche se non sto affatto scherzando.

Fisso lo schermo del mio telefono aperto su Google Maps e non capisco nemmeno quale filo logico seguire: la strada indicata, Mattia, la vacanza, mio fratello, la discoteca, la missione in Siria, Lorenzo, il matrimonio, Diego, il discorso, Marco e Rachele, l'epatite, il paintball.

"Mattia."

"Che c'è?"

"Mi viene da vomitare."

Mattia si volta verso di me: "Vuoi che mi fermi?"

"Non lo so, se posso vomitare nell'Audi, allora continua."

Non so nemmeno perché gli ho risposto così. Difatti non faccio altro che innervosirlo e lui non mi parla più, e nemmeno si ferma.

Fantastico.

Mattia sta guidando accanto a una bipolare acida depressa che poche ore prima l'ha scaricato, troncando così una relazione che da dieci anni non è mai nemmeno iniziata, e che ora gli vuole vomitare nell'Audi. Dev'essere l'uomo più felice della Terra.

Ma io sono nel pallone, più che in qualsiasi altro momento della mia vita. Più di quella volta in cui credevo che si trovasse all'ospedale perché gli era successo qualcosa di brutto, più di quel giorno in cui se n'era andato per fare l'eremita dopo aver preso a pugni il muro, più ancora di quando, davanti a un treno in partenza per Bologna, mi ha confessato che sarebbe partito per l'accademia militare.

E non capisco perché mai al mondo, quando l'emergenza riguarda qualcun altro, io mi ritrovo a pensare a lui.

Lo detesto. Ve l'ho mai detto?

Mentre ogni cinquanta metri la tipa di Google Maps ripete di svoltare a destra (continuerà finché non avremo svoltato e poi ci ossessionerà nuovamente con un'altra istruzione), decido di mettere in sottofondo l'app e di aprirne un'altra. Ho continuato con questo rituale per diversi minuti, dall'inizio del viaggio, passando febbrilmente da Maps a Facebook.

Attualmente infatti mi trovo a fissare la home, dove in alto compare l'ultimo post di mio fratello, risalente a tre ore fa. Ha scritto "Vado a cercare la mia Itaca... sempre che esista davvero" e, tralasciando i commenti morbosi di mia madre, non posso far altro che leggere e rileggere questa frase con crescente inquietudine, come se sentissi la voce grossa di un vecchio malvagio ripeterla nella mia testa a mo' di presagio di morte.

"Mattia."

Non mi risponde.

"Mattia, secondo te che cosa significa che Davide sta cercando la sua Itaca?"

"Boh."

"Mattia, per favore." 

Percepisco l'irritazione che esce da ogni poro della sua pelle e sono certa che sia a tanto così dall'inchiodare e buttarmi lungo la strada, come una cartaccia o un mozzicone di sigaretta. Mi sta odiando in questo momento, è palese, e non lo biasimo affatto. Mi sento così stupida che vorrei solo piangere... pensate che dal panico sono partita dalla villa con solo una camicia da notte e le babbucce addosso. Non indosso nient'altro, e sto congelando sia dentro che fuori, mentre Mattia sta per evaporare a causa della rotellina del riscaldamento che ho girato fino al massimo. Mi vuole ammazzare, questo è certo. 

"Non ci vuole un genio, Argenti." sbotta, allora, accennando al mio telefono perché ritorni sulla schermata di Google Maps, altra cosa che lo spinge a dover scegliere tra una fedina penale pulita e me giù dal fosso. "Hai detto che la discoteca si chiama Odissea. È chiaramente una metafora sul fatto che Davide, come Ulisse, stia pendendo parte a un viaggio per raggiungere Itaca, quindi una meta. Solo che la meta attualmente non sa quale sia, e forse dubita addirittura che ci sia."

O è un critico letterario, oppure i maschi ragionano tutti fottutamente nello stesso modo.

A dire il vero, ci ero arrivata pure io, ma il mio "Che significa?" era più un "Dimmi che è un delirio adolescenziale e non significa assolutamente nulla."

"Lui ce l'ha un'Itaca." osservo, dunque.

"Evidentemente no."

"Evidentemente sì, ed è via Dante Alighieri numero 62, 30121 Venezia, Italia."  

"Evidentemente no." s'intestardisce mostrando il labbro tremulo da assassino. "Non si sente a casa, a casa. E non si sente a casa nemmeno qui. E se sentirsi a casa, significa anche solo avere una persona con cui farlo, beh, lui non ce l'ha."

Deglutisco, sentendomi ancora più in colpa ora che il mio preesistente rimorso è stato legittimato dalle parole di Mattia.

"È un modo velato per far presente al popolo di Facebook che è accerchiato da stronzi, che non si sente apprezzato da nessuno, indipendentemente dal luogo in cui si trova." precisa ulteriormente, stremato da questa discussione senza senso. "Quindi sta cercando un luogo metaforico, rappresentato da qualsiasi cosa o persona, che lo faccia sentire a casa. Sempre che esista, per l'appunto."

"Certo che è davvero un genio, in discoteca troverà sicuramente un sacco di affetto."

"Non è solo affetto." mi corregge, senza nascondere la durezza di toni di chi ha davvero perso la pazienza. "Ha bisogno di una ragione per non odiare il mondo. O per odiarlo un po' meno. Comunque mi sembra strano che debba essere io a spiegare a te le metafore, professoressa Argenti."

Eh, pure a me, e sinceramente odio dover ammettere che in realtà il qui presente alunno è sempre stato piuttosto ferrato sull'argomento, anche più della sua stessa prof. Ma non sono nella posizione di ribattere, e me ne resto zitta con i miei pensieri nella testa, finché non raggiungiamo l'entrata della discoteca. 

Si tratta di un posto abbastanza sperduto, a ridosso della costa, ma per nulla in linea con le costruzioni marittime finora incrociate. È una specie di centro commerciale abbandonato, tutto di cemento e grigio in ogni angolo, spezzato solo dal colore delle scritte neon appese a caso, un po' dappertutto. Si capisce che è una discoteca, e non un circo abbandonato, solo per via del rumore dei bassi che giunge fino all'esterno, oltre che per il nome appeso alla cancellata d'ingresso.

Nel momento in cui incrocio quell'insegna a led viola, stile "Per me si va nella città dolente" 2.0, affondo le dita nella frangia al limite della disperazione: "Che cosa potrebbe trovare in una discoteca che gli faccia odiare un po' meno il mondo?"

"Risponditi da sola." sentenzia Mattia. "Sei abbastanza intelligente per farlo."

"Oh mio Dio, Mattia." mi sale un capogiro e mi si riempiono gli occhi di lacrime. "Che cosa ho combinato? Dove l'ho mandato? Se si è ubriacato o se ha preso delle pillole da qualcuno, io..."

"Adesso basta, Argenti!"

Mattia sbrocca - sapevo che sarebbe arrivato questo momento - e si pianta sull'entrata del parcheggio con la macchina, per poter prestare tutta l'attenzione necessaria alla sfuriata in corso: "Hai rotto le palle!"

Non dice proprio le palle, ma comunque un sinonimo.

Ah, non vi ho detto che ha frenato così energicamente che per poco la mia testa non sfondava il parabrezza? Va beh, solo un piccolo dettaglio che vi fa capire quanto questa non sarà una ramanzina tranquilla.

"Sei insopportabile, sei pesante, hai proprio rotto le palle! Il tuo vittimismo non ha mai una fine, è una lagna continua e inarrestabile che ti trapana le orecchie e ti fonde il cervello. Non ce la faccio più! Sei una grandissima idiota! Oh, mio Dio, sì, ho detto che sei un'idiota; io, a te! Perché non ti offendi e mi prendi a schiaffi, eh? Perché non insceni un enorme dramma anche per questa stronzata?" si indica una guancia, con fare leggermente schizzato, ma lecito. Assolutamente lecito. Non ho nemmeno la forza di ribattere perché sono sicura che altrimenti sarebbe lui a prendere a schiaffi me. Penso si stia davvero appellando alla disciplina imparata in accademia per non farmi del male.

"Ne combini di ogni sorte, e poi corri a chiedere soccorso agli altri, ma comunque tratti tutti di merda e se trattano di merda te, allora fai la vittima e il ciclo ricomincia, come un circolo vizioso, in cui fai entrare chiunque, peggio di un uragano che passa e miete senza pietà. Hai distrutto un sacco di equilibri, per non dire che, in generale, tu non sai nemmeno che cosa sia un equilibrio. Sai perché gli altri ti trattano male, perché non ti raccontano le cose, o perché ti tengono il muso lungo? Perché hanno ragione! Perché sei un'egoista assurda, perché non si può stare con te, è impossibile, rendi la vita difficile e contamini il benessere altrui con le tue puttanate, sia allo stato embrionale, quando sono solo idee di merda, sia quando poi le metti sul serio in pratica, andando contro qualsiasi consiglio sensato tu abbia mai ricevuto, e creando casini che, cazzo, Marinella, solo tu in tutto il mondo riesci a mettere in piedi, perché giuro che nessuno, nemmeno impegnandosi, potrebbe imitare la tua fottuta forza distruttrice." si ferma per poter respirare, un po' come un toro leggermente stanco di dare cornate, ma poi si riprende subito. "Con questo sto dicendo che se Davide si è impasticcato, è colpa tua, e se Lorenzo non ti ha detto prima che è malato, è colpa tua, e se Diego non riesce più a trattarti da vera amica, è colpa tua, perché non sei una vera amica, o comunque non lo sei stata, e te ne devi fare una ragione. Per tutto, Marinella, fattene una ragione: tu rovini le cose ed è colpa tua. Solo tua. In più, se mi permetti di finire prima di fare l'ennesima sceneggiata, questa storia della reazione alla mia partenza ha davvero stancato. Sono passati cinque cazzo di anni e tutti abbiamo provato a farti sentire meglio, ma tu stai bene solo nel tuo regno fantastico dove il vento tira sempre e nella tua direzione, e continui imperterrita ad usare questa scusa per poter scappare dal momento in cui dovrai crescere davvero, prendere delle decisioni di tua spontanea volontà, prenderti quelle che noi comuni normali chiamiamo responsabilità. Ecco perché sin dal primo giorno in cui ti ho rivista ti ho detto che per me sei una bambina; perché, di fatto, non sei mai cresciuta. A volte sembra di sì, in rari momenti in cui quella tua testa ritorna in mezzo agli umani, ma poi faccio un rapido confronto con gli altri, e con me stesso, e per vedere a che punto sei tu, devo sempre voltarmi indietro."

Tutto questo mare di accuse mi lascia senza fiato, infatti non riesco a far altro che fissare Mattia, il mio petto che si alza e abbassa freneticamente, per recuperare la corretta gestione dell'aria. Lui è messo allo stesso modo, speculare a me e con il medesimo fremito del petto, che però nel suo caso è da imputare allo stato di alterazione. Insomma come due vasi comunicanti che comunicano per la prima volta: lui era pieno e io vuota e ora l'equilibrio, il famoso equilibrio, è stato ristabilito. Ho ricevuto la giusta dose.

In tutto ciò non riesco comunque a staccare gli occhi dai suoi: lo odio, lo odio tanto, profondamente, ma so che ha ragione e che quel ruolo gliel'ho dato io. Essere colui che mi mette a nudo, in tutto e per tutto, ed essere la persona a cui permetto di toccarmi così a fondo, pur non toccandomi affatto.

Nessuno dei due sembra voler abbassare lo sguardo per primo, perché è in corso una sorta di sfida. Lui sa benissimo di essersi aggiudicato la vittoria con quel discorso, per questo non cederà mai, eppure, davanti al suo rimprovero, nemmeno io riesco ad abbassare la testa. Perché ha maledettamente centrato ogni parola, ogni frase, e ha fatto così male che ora è diventato il mio nemico numero uno. Ha vinto, su tutti i fronti, e io mi posso concedere l'unico lusso di accettare la sconfitta a testa alta. Poi magari sbroccherò a mia volta, ma non qui, non davanti a lui, non per dargli l'ennesima conferma sul fatto di essere la persona orribile che lui ha appena descritto. Perché lo sono, ma vorrei che non me l'avesse fatto presente lui; soprattutto non così.

Era l'unico modo, lo so, e sono stata io stessa a spingerlo fino a questo punto. Però fa male, vi garantisco che fa male. Quando qualcosa è vero e meritato, e pure una merda, sentirselo dire da chi ami ti spezza il cuore in due.

Qualcuno bussa al finestrino della nostra auto, e allora non c'è un vincitore in questo testa a testa di sguardi, perché ci rivolgiamo contemporaneamente verso il ragazzo che richiede di parlarci.

"Il parcheggio è per di là!" sbraita seccato, facendoci capire che siamo gli ennesimi irrispettosi che parcheggiano a caso e non nel luogo adibito.

Così, Mattia rimette la prima e incolla gli occhi davanti a sé, senza più aggiungere nulla, almeno finché non ha parcheggiato entro la zona delimitata e spento la macchina.

"Tu non scendi così." dichiara allora, con la fermezza di chi non ha appena fatto lo sclero del secolo.

"Che cosa vuol dire?"

Tira la cerniera della sua felpa, se la leva, e poi me la getta letteralmente in grembo: "Hai una camicia da notte, le gambe per tre quarti scoperte e se ti conosco abbastanza bene, nessun tipo di reggiseno addosso. Oltre al freddo, ci sono anche molte cattive intenzioni fuori da qui. A parte che comunque con quelle babbucce potresti smuovere solo istinti suicidi, in ogni caso preferisco dover salvare il culo solo ad un Argenti, per ora."

"Oh mio Dio, grazie mille, mio cavaliere." lo prendo in giro, scendendo con fare scorbutico dalla macchina. "La premura che osservi nei miei confronti mi rende così orgogliosa di essere la tua dama."

"Non sei la mia dama." mi ricorda con un sorrisetto. "Ma ti piacerebbe."

"No."

"Non saprei."

"Vaffanculo, Mattia."

"Ah, giusto, mi hai lasciato." finge dolore, mentre ci avviciniamo alla discoteca e già diventa impossibile sentire qualsiasi altra cosa al di fuori del chiasso trapanante delle casse. "È stata una delle scenate da Oscar con cui hai ulteriormente rovinato qualcosa di buono, l'avevo dimenticata in mezzo alle altre circa duecento. Ma non ti obbligo a cambiare idea, oh regina del dramma, solo che temporaneamente dovrai rivedere la tua posizione, mi sa."

Mi offre la sua mano, affinché la stringa come garanzia che una volta entrati non rischieremo di perderci, o ritrovarci da soli in mezzo alla marmaglia. 

Che faccio, dunque?

Al momento vorrei solo potermi fermare, abbracciarlo, baciarlo, chiedergli scusa e dirgli che ha ragione. Ascoltare finalmente quello che da giorni cerca di dirmi e poi chiedergli di aiutarmi a venirne fuori. Se non di aiutarmi a ritrovare me stessa, compito che spetta solo a me, almeno di elencarmi tutti i comportamenti sbagliati che ho e capirne le ragioni. E allo stesso tempo vorrei solo potermi fermare, dargli un sonoro schiaffo, colpirlo dritto al cuore come lui ha fatto con me, e dirgli che è un coglione. Trasmettergli il concetto che se sono andata in tilt è perché i miei tratti negativi li ha accentuati la sua assenza, dato che allo stesso modo la sua presenza portava alla luce i miei tratti positivi e che, davvero, tutte quelle parole crudeli poteva risparmiarsele.

Ma c'è qualcosa di più importante che dobbiamo fare adesso. Insieme, come squadra. Beh, in realtà più perché io sennò da sola farei un casino, ma più o meno siamo lì. Quindi prendo la sua mano.

Mattia e io entriamo finalmente in discoteca, dove veniamo assaliti in primo luogo da un tanfo di sudore estremo e poi da un rumore che definire musica sarebbe quasi come bestemmiare. Lui aveva ragione: tutti qui hanno la faccia da malintenzionati, persino la tipa sbronza che mi palpa il culo neanche dopo dieci passi in mezzo alla folla. 

E contieniti, però! Ho capito che anche con il pigiamozzo e la felpa xxl sono super sexy, però a bada le manine, o il Caporal Mattia qui fa una strage.

Ok, no, so che non farebbe una strage per me, ma sono talmente scoppiata che mi piace pensarlo anche solo per un secondo. Mi piacerebbe essere davvero la sua dama, dopotutto, perché quando vuol fare il cavaliere, ci riesce alla grande che ti si scioglie il cuore anche se ce l'hai marcio come quello del Grinch. E quando invece te lo vuole calpestare e distruggere, lo sa fare in un modo talmente giusto che vorresti allo stesso tempo odiarlo e fargli un applauso. Poi se ne va in Siria due anni e va beh, è stupido, però è comunque un ragazzo unico nel suo genere. Come ti fa provare l'odi et amo lui, nessuno proprio.

Che poi, non ve l'ho mai detto, ma da quanto letto sulla famosa lettera, la partenza per la missione è prevista per il 27 aprile di quest'anno, quindi fatti due conti... tra una fottutissima settimana! Cacchio. È come se vi dessero la data per la fine del mondo e capitasse tra esattamente sette giorni; non si capisce se sia l'inizio di uno schifoso film horror o un suggerimento per godervi in pace l'ultima settimana della vostra vita.

Ma comunque. Riesco a smetterla una buona volta di pensare a Mattia?

Dove diavolo è Davide?

Mentre guardo avidamente in ogni angolo e scansiono ogni volto con diffidenza, Mattia dalla sua postazione privilegiata in mezzo ai Watussi, individua subito un punto d'interesse e mi fa un cenno con il capo per indicarmi la direzione da seguire.

Sempre agganciati come una carrozza alla sua locomotiva, ci facciamo largo tra la folla e finalmente raggiungiamo uno dei lati della costruzione dove la gente si fa più rada. Da qui riesco a vedere il punto che mi segnalava Mattia: ci sono delle vetrate con una porta a scorrimento, che conduce a un piccolo spiazzo all'esterno. Proprio lì, accanto a una siepe lasciata a se stessa da chissà quanto tempo, si riconosce un gruppo di ragazzi intenti a svolgere attività poco pulite, tra cui chiaramente compare anche mio fratello.

Inizialmente credo e spero che quelle che hanno tra le mani siano sigarette, ma poi dal modo in cui se le passano quasi osannandole, capisco che si tratta di altro.

E da quel momento in poi, non ci vedo più.

Non preoccupandomi di nient'altro che quegli imbecilli, mi dirigo a palla di cannone verso di loro, aprendo talmente forte la porta a vetri da farla sbattere e tornare indietro fin quasi a richiudersi, accompagnando dunque il mio arrivo con l'effetto sonoro.

Il primo ad alzare gli occhi è proprio Davide, che mi sta di fronte e che ha addosso solo la maledetta maglia a maniche corte, manco fossimo in agosto.

"Davide!" 

Il mio grido di battaglia è solo il corollario della mia postura da madre imbufalita, indice spiegato all'aria per indicare il soggetto della mia ira, e pure abbigliamento da esempio di genitorialità discutibile.

"Ooooh, è arrivata la fidanzatina!" commenta qualcuno tra gli imbecilli.

"Più che altro la nonna." ride qualche altro imbecille.

Sono tutti degli stupidi imbecilli.

Ma io non li temo, e neanche li considero. Me ne vado invece come una furia verso Davide, facendo come prima mossa quella di togliergli la canna dalle mani e gettarla a terra.

"Ho fatto solo due tiri." è la giustificazione di mio fratello, come sempre molto accurato nello scegliere le parole per evitarsi la reclusione in camera a vita.

"Sì, ho fatto solo due tiri, mammina." 

Mi giro e individuo colui che mi ha appena preso in giro, probabilmente il Re degli Imbecilli, dato che ha un kit di utensili per lo spaccio che pusher di tutto il mondo, spostatevi.

Nello stesso momento in cui aggiunge anche un "Tranquilla, amore mio, non mi sono ancora fottuto quella tettona con cui ho limonato prima!", anche Mattia fa la sua comparsa nello spiazzo, trattando con molto più rispetto la porta a vetri.

Ma vi ricordo che io ormai non ragiono più e, nonostante la presenza di un altro adulto qui con me, mi comporto da vera psicopatica quale sono, prendendo non solo le sembianze, ma anche l'attitudine da eroina mancata di mia madre. 

"Sentimi bene, Re degli Imbecilli, lui non è né mio nipote, né il mio ragazzo, è mio fratello." rispondo a tono al giovane sconsiderato che ha osato trattarmi male. "E se solo capiste lontanamente il significato di legame affettivo tra fratelli, o legame affettivo in generale, non sareste qui a ridere di tutta la situazione."

Mattia mi guarda malissimo. Ma proprio malissimo.

Ovviamente ha già capito che l'unico effetto sortito dalla mia provocazione può essere solamente una reazione tre volte peggiore da parte loro. Infatti si sono già posizionati a mo' di compagine di scimmie assassine pronte ad attaccare.

Mentre iniziano a fomentare la battaglia, io cerco di mediare: "E comunque il mio ragazzo qui fa parte dell'esercito." improvviso, indicando Mattia. "E ora vi spezza le gambe."

Ma tutti si accorgono di quanto lui sia irritato nei miei confronti, quindi ridono e basta, per nulla intimoriti dalla mia minaccia. Probabilmente avranno capito al volo che uno così non si farebbe mai vedere in giro con una pazza invasata come me.

In un attimo, però, Mattia si ripiglia e prova stare al gioco, non tanto per salvarmi la faccia, ma, come lui stesso ha detto prima, per 'salvarmi il culo'. Quindi si dà un tono, mentre si avvicina a loro con autorevolezza, probabilmente per fare la voce grossa e mostrare i muscoli che a causa degli effetti della bamba che si saranno sparati nel naso, potrebbero essere passati inosservati. Tuttavia, non voglio che Mattia si prenda ancora una volta la responsabilità al posto mio, quindi intervengo di nuovo. Mi faccio avanti prima che possa farlo lui e mostro al gruppetto il mio cellulare aperto sulla rubrica: "Se non sparite subito, chiamo la polizia e faccio fare una retata qui dentro che non saprete se essere più dispiaciuti per i soldi persi della droga o per il dolore provocato dai calci nel culo dei vostri genitori."

Qualcuno del gruppetto sta per ribattere di nuovo, ma il leader gli posa una mano sulla spalla e mima il gesto di resa, non senza mostrare tutto il disappunto possibile. In realtà è solo seccato, non di certo spaventato, dato che la mia presenza sta ostacolando il giro di affari della serata. 

Quindi uno a uno fanno fagotto dei loro attrezzi del male e se ne ritornano all'interno, lasciandoci soli qui fuori, assieme alle maledizioni che aleggiano nell'aria e ai loro medi che ci salutano dalle vetrate.

"Sei pazza." commenta Mattia, incrociando le braccia.

Sì, lo so, ho appena rischiato un pestaggio, o anche di peggio, mettendomi contro gente numericamente, fisicamente e intenzionalmente più pericolosa di me.

Ma io sono interessata ad altro, adesso. 

Gli volto le spalle e mi trovo a fronteggiare il nuovo iniziato al club degli imbecilli, colui che di qui a poco si prenderà tanti di quegli insulti che desidererà intraprendere studi di ingegneria matematica solo per poter costruire una macchina del tempo e tornare indietro a prima di compiere la scellerata decisione di andarsene in discoteca.

"Si può sapere che cosa ti passa per la testa?!" 

Dato che gli ho urlato in faccia, Davide volta il viso e si esibisce in un'espressione disturbata: "Marinella..." 

La sua è un'implorazione, perché oltre ad essere nel torto, sta pure male. Si vede. Ha gli occhi arrossati e le labbra serrate, come se gli stesse scoppiando la testa e contemporaneamente dovesse correre al bagno. 

"Quanto hai fumato, Davide?" mi avvicino leggermente, annusando i suoi vestiti. "E quanto hai bevuto?"

"Ma niente... dai, lascia stare..."

"Perché, Davide? Mi puoi dire perché??" 

"Marinella." stavolta il richiamo arriva dalle mie spalle.

"Tu non ti intromettere!" abbaio verso Mattia, per poi tornare ad aggredire mio fratello. 

So di sbagliare, ma riverso su di lui il rancore che in realtà ho nei miei confronti, sentendomi terribilmente imputabile per ciò che ho davanti agli occhi ed essendo contemporaneamente incapace di accettare che abbia potuto arrivare a questo punto: "Davide, ti rendi conto di quello che hai fatto?! Ero preoccupata da morire e facevo bene! Scappare, andare da solo a chilometri di distanza, in mezzo a questa gente del cavolo-"

"Ci sto sempre in mezzo a gente del cavolo." trova la forza di ribattere, mentre nemmeno riesce a tenere gli occhi aperti.

"Non dire fesserie!" mi arrabbio. "Chi sarebbe la gente del cavolo? Mamma e papà? Io?"

"Sì."

"Non è vero! Tu non sai quanto ti voglio bene!"

"No, infatti. Non lo so!"

"Non è vero! Sì che lo sai!"

Davide mi guarda con tutta la fermezza che riesce a mettere insieme: "No."

"Marinella." le mani di Mattia si sono posate sulle mie spalle, da dietro, e ora mi tirano verso di lui, finché non mi allontanano sufficientemente da Davide.

"Non andate da nessuna parte con questo sì o no." decreta.

Mi volto verso di lui con talmente tanta rabbia dentro che sono sicura di star sembrando un idrante sul punto di irrigare di lacrime gli ettari attorno a sé.

"In genere non ascolti i buoni consigli e i miei ancora di meno, però adesso te ne sto per dare uno che sarai costretta ad accettare." prosegue Mattia, a bassa voce. "Dalle mie parti lo chiamano ordine, ma il concetto è di lasciar perdere quello che stai facendo." accenna a Davide, che si è seduto a terra, la mano sullo stomaco. "Andiamo a casa, ok? Ne riparlerete domani."

"Ma lui..." biascico con la gola sigillata. "Guarda come si è ridotto... guarda che enorme cazzata..."

Mattia si limita a battermi una mano sulla spalla: "Ti aspettiamo in macchina."

E detto questo mi supera per raggiungere mio fratello, accanto alla siepe. Gli circonda la schiena con un braccio e lo aiuta a rialzarsi, poi sostenendolo affinché non barcolli troppo, lo accompagna per il vialetto, verso la direzione in cui abbiamo parcheggiato, camminando a fianco a lui senza dirgli nient'altro che: "L'hai fatta grossa, stavolta."

Rimango per un attimo in mezzo alla piazza, interdetta e arrabbiata.

Vorrei sbattere i piedi a terra, piangere e urlare, ma sono solo io, qui in mezzo al nulla. Gli unici spettatori che godrebbero dello spettacolo patetico sarebbero quei tre imbecilli che, da dietro alle vetrate, non hanno mai smesso di farmi il medio ed imitarmi, facendomi sembrare davvero una vecchia pazza. Insomma, o bambina o mammina... non sono niente che stia nel mezzo.

Rientro in macchina dopo qualche minuto, essendomi concessa un secondo in cui, di spalle a tutto e tutti, ho strizzato gli occhi e mandato giù le emozioni di stasera, aggiungendole al carico che già ho dentro da giorni. Quando apro la porta, Mattia gira la chiave del cruscotto, osservandomi in silenzio, e Davide è steso sul sedile posteriore, di spalle.

Mi siedo senza dire nulla, ogni commento sarebbe superfluo, ed è ciò che pensa anche Mattia, il quale non proferisce verbo da qui fino all'arrivo in villa.

***

PRIMO BREAK

Salve a tutti :) Per questo capitolo non vi porto momenti social, perché non ci stavano molto bene XD Preferisco che vediate dei bei disegni, nel prossimo break, creati da Angelica e Nicole, e che vi godiate il capitolo in sé e per sé, dato che riserva delle sorprese non da poco XD Allo stesso modo non è troppo impegnativo, per cui rilassatevi, rifocillatevi e poi tornate a leggere con il sorriso... direi che ve lo meritate.

Dopo questa prima parte ce ne saranno altre 2, quindi ci resta solo un altro break e alla fine ci ritroviamo nell'angolo autrice, dove ho qualche informazione da condividere con voi. Spero che il resto del capitolo vi piacerà...

Buon proseguimento <3

***

Davide è davvero k.o.

Né Mattia né io siamo riusciti a svegliarlo, quindi Mattia se l'è preso in spalla e con un'ammirevole forza ha proposto di portarlo di sopra, in camera.

"C'è tutto il suo letto da rifare, ci ho buttato sopra mille vestiti, mentre controllavo la stanza." spiego, atona. "E anche camera mia è un casino, ci sono cose dappertutto."

"Lo porto da me." dice Mattia e io lo ringrazio senza dibattere oltre.

Si dirigono verso l'enorme porta d'entrata, invece io rimango fuori, troppo stremata e svuotata per desiderare qualcosa che non sia sedermi e sospirare. Lo faccio sul bordo della fontana di Venere e Marte, mentre osservo l'evocativa immagine di Mattia, ora fisicamente adulto e in forma, che regge mio fratello, anch'esso cresciuto, anche se sempre e comunque troppo pelle ed ossa per essere un Argenti che si rispetti. Almeno non si fa troppa fatica a portarlo a spasso a peso morto sulle spalle. 

In ogni caso, se trasliamo questo momento nel tempo, sembra ieri che guardavo Mattia portare Davide in braccio fino al cancello di casa mia, quel giorno in cui il pidocchio era andato in eccesso di zuccheri e poi era caracollato in mezzo al parco facendomi credere che fosse morto. Eravamo tutti e tre più piccoli; Davide ancora un bambino, e, oserei dire, pure io e Mattia. Non avevamo la più pallida idea di quello che ci sarebbe successo, di quanto ci saremmo amati e odiati, avvicinati e allontanati. Avevo paura che la nostra "amicizia" sarebbe finita quell'anno, con la sua possibile bocciatura, invece era destinata a durare per tanti altri anni, ed essere molto, molto di più che una semplice amicizia.

Faccio un mezzo sorriso malinconico, poi loro spariscono, e io torno con la mente al presente.

È come se nelle ultime ore tutto si fosse ribaltato e io fossi cambiata. Ora continuo a pensare, ovvio, come sempre, ma penso a cose nuove, in modo diverso. Non credo sia stato il discorso di Mattia ad aprirmi gli occhi, in fondo sapevo già di star facendo uno sbaglio dietro l'altro, però mi ha dato una scossa che non mi aspettavo. Le scosse fanno male, ma se date nella giusta dose, a volte possono anche riportare alla vita.

Certo, ora come ora non mi sento per nulla vivace, tuttavia sto osservando il mondo da una nuova prospettiva. E c'è un pensiero che da qualche tempo mi sfiora, inconsciamente, nei sogni, nei silenzi, e che da poco si è finalmente palesato. Mattia mi ha parlato di fare delle scelte e prendersi delle responsabilità... forse c'è una scelta che ho sempre avuto la possibilità di fare, ma di cui non mi sono mai voluta prendere la responsabilità?

Dopo quelli che sembrano anni luce di elucubrazioni, la porta della villa si riapre e lascia uscire Mattia. 

Non sapevo se sarebbe tornato fuori o meno, ma speravo di sì.

Mi guarda in viso e tanto gli basta per capire che mi sta passando di tutto per la testa, quindi non dice nulla. Cammina lentamente verso di me con le mani in tasca, poi raggiunge la fontana e si siede anche lui sul bordo.

Rimaniamo in silenzio per diversi minuti. Io fisso il ghiaino sotto i nostri piedi e a volte alzo gli occhi per contemplare la maestosità della villa, illuminata senza paura delle bollette, nonostante sia notte fonda e non abbia bisogno di essere ammirata dai passanti. Mattia se ne sta composto accanto a me, le mani sempre nella tasca, e il respiro lento e regolare che si sente appena sopra lo scrosciare dell'acqua alle nostre spalle.

"Secondo te Davide morirà?" esordisco così, dopo un profondo sospiro, suscitando la prevedibile risata di Mattia.

"Secondo me sì. Due bicchieri di Vodka e una mezza canna possono essere letali."

"Beh, per alcune persone sì."

"Lo so, ma Davide è fuori pericolo. Stai tranquilla."

Mi mordo il labbro e ritorno a fissare le mille sfumature dei sassi.

"Certo che siete davvero uguali, voi due. Problematici, casinisti e tendenti alla morte in ogni habitat. Non so se sia scritto nei vostri geni, ma..." fischia per sottolineare l'infinitezza del nostro disagio familiare.

"Grazie." pronuncio con sarcasmo. "Te l'ha detto lui di aver preso solo quelle cose in discoteca?"

"Sì, dopo avermi baciato."

Mi volto di scatto fissando Mattia ad occhi spalancati.

Lui si chiude nelle spalle: "Te l'ho detto che siete uguali."

Turbata e preoccupata da tutto ciò, mi copro il volto con una mano e mugolo un verso di disperazione.

"Non mi è piaciuto, se è per questo. Preferisco il cromosoma x della famiglia." mi rassicura, ovviamente senza la minima intenzione di rassicurarmi, ma solo per provocarmi. "Ma comunque ci sta che abbia fatto così; non rispondeva di sé e delle sue azioni, e quando gliel'ho fatto notare, mi ha detto che non pensava che una mezza canna avrebbe avuto tutto quell'effetto. Quindi gli ho chiesto che cosa avesse bevuto e lui ha mugolato 'due bicchieri di vodka', per poi addormentarsi di botto, tipo robot che si spegne."

"Oddio." gemo.

"Cosa?"

"Sta davvero tanto male, allora."

"Ma no, stai tranquilla, ha solo fatto un mix infelice di sostanze. Niente che una lunga dormita non guarisca."

"Speriamo."

"Non ti fidi?" domanda Mattia.

Mi mordo ancora più forte il labbro, guardando in basso e vedendomela brutta con questo instancabile senso di colpa: "Ho solo paura. Tutto qua."

Forse Mattia mi vede particolarmente vulnerabile, o forse gli dispiace che stia così, quindi distende un braccio e lo fa passare sopra le mie spalle, anche se prima di appoggiarsi mi chiede: "Posso o mi sbrani?"

"Che stupido." commento, non solo lasciando che mi abbracci, ma avvicinandomi da sola al suo petto, in modo che l'operazione risulti del tutto naturale.

Poso la testa sulla sua spalla e mi volto verso il suo collo per poterci stendere sopra un sospiro stanco: "È stato tutto una merda, stanotte." 

Quindi allungo il braccio per circondare la pancia di Mattia, quasi senza pensarci, automaticamente, finendo per accoccolarmi a lui con una mano ben ancorata al suo fianco, mentre concordo con me stessa che il bilancio appena proposto è addirittura riduttivo. Non solo è stato tutto una merda, ma è stato tutto possibile grazie ad una persona e una soltanto: moi.

"È meglio che sia andata così." osserva Mattia. "Se l'avessi attaccato ancora di più, avrebbe potuto sfociare in qualcosa di veramente brutto. In più che senso ha sgridare una persona che in quel momento neanche si ricorda il suo nome?"

"Hai ragione, ma tu sapevi fin dall'inizio che saremmo arrivati a questo punto; te lo aspettavi."

"E tu invece no? Non avevi previsto che sarebbe potuta scoppiare una guerra nucleare tra due persone esattamente uguali che ragionano allo stesso modo?"

"Perché credevo che non sarei mai stata capace di dire certe cattiverie a lui, come credevo che lui non avrebbe fatto una cosa del genere a me. Abbiamo esagerato; io più di lui."

"Per questo in primo luogo ti avevo consigliato di parlare con Davide e non di gridare a Davide." si motiva. "Ma come al solito non è servito a un tubo. Tanto per ribadire quanto detto poco fa nel parcheggio della discoteca."

"Non ti ho ascoltato perché non volevo che ti intromettessi anche in questo aspetto della mia vita. In quel preciso istante, poi, ce l'avevo a morte con te, e ho provato soddisfazione nel fare il contrario di ciò che mi avevi detto."

"Brava." fa, sardonico. "Fammi pure i dispetti, ferendo chi ti sta intorno; è quello che per cinque anni hai trasformato in un'arte. E poi; non vuoi che mi intrometta, però mi chiami sempre in causa e poi piangi sulla mia spalla. Sei la coerenza, Marinella."

Altro che giusta dose... più le ore passano, più Mattia rincara la dose. Se Davide sopravvivrà alla sua, io non credo di poter dire lo stesso della mia.

"Perché sono un'idiota, Mattia." sospiro, affranta. "Un'idiota che non ascolta i tuoi consigli e si sforza di escluderti dalla sua vita, quando in realtà non ha una vita se non assieme a te."

"Il vittimismo, Argenti." mi ricorda, lapidario, con gran fastidio nel dover ascoltare moine di cui probabilmente ne ha davvero abbastanza. "Smettila con questo vittimismo."

Ok, per me non era una frase detta tanto così, aveva un senso, ma capisco Mattia, capisco di averlo stancato con tante parole e pochi fatti, così la pianto e accolgo il silenzio con consapevolezza. 

Restare qui abbracciata a lui non è affatto male e forse l'ho fatto troppe poche volte per poterlo ficcare nella mia testolina bacata come regola d'oro. Perché esiste la guerra quando la pace è tremila volte meglio? Perché non cercare tutte le scuse del mondo per poter finire così vicini, anziché cercarne per litigare? Sono sempre io quella che fa le scelte meno logiche.

"E comunque, non devi prendere tutti i miei consigli per buoni." riprende lui, facendo vibrare la sua cassa toracica in un modo che fa vibrare anche le mie orecchie ad essa appoggiate. "Non è che io non sbaglio mai, anzi. Però tu non ascolti letteralmente nulla che provenga da me e a volte ti perdi delle ottime osservazioni, modestamente parlando."

"Modestamente."

"Ti sembrerà assurdo, ma ho convissuto tutta la vita con due sorelle minori pure io."

Beh, questo è vero. 

È talmente vero che io stessa un tempo ho desiderato essere una sorella di Mattia, perché pensavo di lui che fosse un fratello maggiore modello. 

"Ho fatto i tuoi stessi errori, Marinella." afferma. "Pensando di far loro del bene, sono stato iperprotettivo al punto di sottovalutarle, di prendere delle decisioni al posto loro, di non permettere loro di essere effettivamente le ragazze che erano. Le ho trattate per anni come delle bambine, più piccole di me, e quindi bisognose di regole, cure e protezioni, non rendendomi conto che avevano smesso di esserlo. A volte è facile prendere il ruolo dei genitori, specie in assenza di essi e ti capisco per questo, sul serio. Ma proprio perché ci sono passato infinite volte, cerco di evitare a te di percorrere la stessa strada."

Sorrido, staccandomi leggermente per guardarlo negli occhi.

"Ah, ma non pensare che lo faccia per te." mi precede. "Lo faccio per risparmiare a quel povero Davide una tortura indescrivibile."

"Ah-ha." roteo gli occhi. "Senti, ma poi ci sei riuscito a comprare l'appartamento per te e le tue sorelle?"

"Questo fa parte del discorso sul passato che vossignoria non gradisce ascoltare."

"Mattia, giuro che ti butto nella fontana."

"A dire il vero quella che solitamente si bagna in mia presenza sei tu."

E questo, a mio avviso, è un gran doppio senso che può riferirsi al primo giorno in cui ci siamo rivisti qui a villa Magna, oppure ad altri contesti. Che no, non esplorerò assieme a voi, per il bene di tutti.

In ogni caso, mi sta facendo impazzire: con questo saltare da un'accusa a una battuta come se niente fosse, prima accoltellandomi e poi accarezzandomi. È una tortura, e forse come ogni tortura, terminerà quando avrò ammesso ciò che lui vuole sentirsi dire.

"Mi dispiace di non averti mai lasciato spiegare, ok?" me ne esco allora. "Sono stata una stronza per non averti dato la possibilità di parlare con me, ma non solo adesso, intendo per tutti gli scorsi anni. Sapevo di essere nel torto, di sbagliare ad allontanarti così tanto, però ho continuato a farlo per tutte le ragioni che hai elencato ammirevolmente prima."

Mattia sorride angelicamente: "Grazie. Quest'ammissione risolve ogni cosa."

"Lo so che non posso rimediare a quel che è stato, ok? Però non so come altro fare! Scusarmi è l'unica opzione disponibile al momento."

"Chiaro." annuisce. "Ma sappi che ci vuole ben altro per chiudere questa ferita." e si indica il cuore, logicamente vestendo i panni della vittima, ora che ha saggiamente ribaltato i ruoli che io avevo stabilito.

"Mi stai imitando, per caso?"

"Per imitarti dovrei fare un po' più di casino e possibilmente schiaffeggiarti."

"Tu provaci."

"La tua violenza, Argenti." scuote la testa. "Dovrei veramente iniziare ad educare questa tua tendenza a bullizzare moralmente e fisicamente le persone. Sei fortunata ad avere le manine mosce, altrimenti lasceresti delle prove visibili sui volti della gente. Però agisci per vie subdole, a livello psicologico, dove il dolore non si può vedere."

"Basta, ti prego."

"Che c'è? Ti sto facendo sentire in colpa?"

"Direi di sì." mi stacco completamente da lui, posando le mani sul suo petto per darmi la spinta.

Ma lui ne approfitta e le prende entrambe, stringendole mentre mi fa un sorriso: "Mi dispiace, ma un po' te lo meriti. Per giorni siamo andati avanti facendo a gara a chi avesse sofferto di più in questi anni, ma credo che non ci sia un vincitore. Mi devi concedere un cinquanta e cinquanta."

La sua stretta mi fa arrossire: "Te lo concedo, ma solo se la pianti con tutti questi giochetti."

E sa bene a cosa mi riferisco, ovvero alla sua innata capacità di diventare il mio punto debole, di piegarmi alla sua presenza con una frase ben piazzata o un gesto che compiuto solo da lui, è capace di sconvolgermi. Se volesse, Mattia potrebbe diventare il mio marionettista e io la sua marionetta, potrebbe farmi del male, anche uccidermi... solo che nutre dei sentimenti che gli impediscono di farlo. Tuttavia, quando gli torna comodo, sa perfettamente come tirare certi fili.

"Va bene." acconsente, lasciando le mie mani.

Mi rimetto seduta, staccandomi di almeno venti centimetri da lui. Sono già diventata paonazza e sta avendo luogo la risposta chimica del mio corpo quando è vicino al suo, per cui è meglio prendere le distanze il prima possibile. Dai suoi giochetti, o scappi o rimani travolto, almeno per quanto mi riguarda... un po' da sempre, vorrei dire.

"Allora mi racconti o no delle tue sorelle?" sbotto, portandomi i capelli dietro alle orecchie per dissimulare il disagio. "E anche dell'accademia. Di cosa hai fatto e quali momenti hanno segnato i cinque anni in cui sono stata da Dio senza la tua maledetta presenza."

Mattia ridacchia, compiaciuto di avermi in pugno: "Mi sono divertito troppo."

"Idiota, mio Dio, quanto sei idiota." commento, sentendomi prudere le mani.

"E sì, ho comprato l'appartamento per me, la Giulia e la Laura."

"Sei serio?"

"Vuoi vedere il contratto?"

"Intendo; sei serio, metti ancora l'articolo davanti ai nomi propri?"

Mattia mi riserva un sorrisetto sghembo: "Cinque anni senza un uccello del malaugurio che mi ripetesse le buone norme e ho dimenticato tutto. Sto recuperando in questi giorni, ma c'è un intero programma scolastico da rimettere in sesto."

"Se io fossi un allieva come te, in questi giorni saresti stato ben poco soddisfatto sotto le coperte."

"Wow." accusa con ammirazione. "Questa battuta è fenomenale. Anche se allo stesso tempo stai riconoscendo che io sono stato un ottimo insegnante di sesso, dato che ti ho portato a un apprendimento stabile, duraturo e con margini di miglioramento fino all'eccellenza."

"Stai andando fuori tema."

"Accidenti. Sono davvero un pessimo alunno."

"Mattia." sospiro. "Fra cinque secondi farò una scenata che ti impedirà di parlare, sei avvisato. Per me è molto difficile, in questo momento."

Alza le mani: "Anche per me in questo momento è molto difficile non flirtare con te, dopo che non abbiamo fatto altro per giorni, mesi ed anni, ma proverò a concentrarmi." si schiarisce la voce. "Dicevo che ho preso l'appartamento, ma per permettermelo ho dovuto faticare parecchio. Pensavo di riuscirci entro tempi decenti, ma la verità è che non sono nemmeno passati due anni da quando ho firmato il contratto."

"Dove ce l'hai?"

"A Bologna. Ora Giulia e Laura studiano lì. Non è lontanissimo da Modena quindi io e loro viaggiamo con facilità per poterci vedere e passare feste e vacanze insieme."

"E i tuoi?"

"Ancora divorziati."

"Beh, questo già si sapeva."

"Per fortuna hanno smesso di litigare, ma non perché abbiano raggiunto chissà quale accordo di pace, semplicemente perché non si calcolano più. Hanno ognuno una barca di problemi, quindi pensano a risolverli e ogni tanto ricapitano in tribunale per risolvere cavilli burocratici che andranno avanti ancora per anni e anni. Con mamma ho ristabilito i rapporti. La vedo spesso e ci porto le mie sorelle. Con papà, invece, a nessuno dei tre per ora interessa ricostruire qualcosa."

"Davvero? Da così tanto tempo?"

"Èdifficile." sintetizza, lasciando intendere che è una questione davvero complessa e impossibile da spiegare a chi non la vive in prima persona. "Ci ha lasciato a noi stessi... se vogliamo anche escludere l'aiuto economico, che è mancato sia da una parte che dall'altra, perlomeno mamma a livello morale c'era. Lui si è disinteressato del tutto, ci ha girato le spalle e tuttora non è spinto a sentirci."

"Quindi l'altra mattina non era lui al telefono?" chiedo sapendo già perfettamente la risposta.

"No." dice, guardandomi dritto negli occhi. "Ma sapevi che era una bugia, giusto?"

"Ah-ha."

"E poi in qualche modo a me sconosciuto hai scoperto la verità."

"Ah-ha." 

"Vuoi picchiarmi adesso o mi lasci sviluppare tutto il discorso che ti avrei comunque fatto, se tu non ti fossi intromessa?"

"La seconda." concedo con un gesto della mano.

"Gentile."

"Non c'è di che."

Quindi si sistema per bene sul marmo e inizia la filippica, partendo giustamente da Adamo ed Eva: "Dopo che tu te ne sei andata in un gesto di pura cattiveria cinque anni fa, io sono rimasto solo nell'affrontare la mia vita post-liceo. Come ben sai ho provato a chiamarti, scriverti, contattare i tuoi amici e la tua famiglia, ma tu sei una stronza e mi hai abbandonato."

Così, diretto diretto, come piace a noi. Bravo, Mattia.

"Bel riassunto." mi complimento, lasciando capire attraverso il sarcasmo quanto questa sua limpidezza mi stia in realtà brutalmente accoltellando.

"Grazie." risponde. "L'unica persona che mi è stata vicino in quel periodo è Lorenzo. Non me lo sarei mai aspettato, ma è stato fin da subito dalla mia parte, forse perché è l'unico ad aver vissuto assieme a me la faccenda, ad avermi visto, ad essere stato testimone dell'altro lato della medaglia. Tutti gli altri, invece, in un primo momento si sono schierati per te. La prima volta che ho rivisto Pierpaolo dopo quel giorno, mi sono preso un pugno in un occhio, e siccome in accademia non puoi presentarti con dei lividi procurati fuori dall'accademia, sono anche stato in punizione rieducativa per un mese."

La cosa mi sconvolge: "Perché Pierpaolo ti ha picchiato? Questo non lo sapevo!"

"Perché aveva promesso sia a me che a te che se ti avessi fatto soffrire, me l'avrebbe fatta pagare. E di fatto ti ho fatto soffrire, solo che si è preoccupato prima della tua sofferenza e poi della mia."

"Però è ancora il tuo migliore amico."

"Certo, perché i migliori amici ti prendono a randellate quando te lo meriti, e io me lo meritavo per non averti coinvolto prima nella decisione, per non aver coinvolto lui, per non aver chiesto il parere di nessuno, rendendo così molto più difficile per chiunque accettarla."

"Ah, allora te ne sei reso conto."

"Certo, Marinella, non sono un idiota." se ne esce, ricordandomi come ogni volta che non è il caso di precisare che invece lo è. È che mi viene spontaneo, non so voi. 

"Il punto è che poi tu sei passata dalla parte del torto e uno a uno, se ne sono accorti tutti. Più io cercavo di avvicinarti, per chiederti scusa e trovare una soluzione, più tu ti allontanavi. Prima da me, poi dagli altri, poi da te stessa, finché quella a dover chiedere scusa sei diventata tu e la soluzione l'ho dovuta cercare in altri modi."

"Non ho capito se mi devi parlare di te, o se devi presentare il resoconto della mia vita negli ultimi tempi." evidenzio, con la gola chiusa e un certo tremolio di voce.

"Parlare di me equivale per forza a parlare di te. Che ti piaccia o meno, le nostre vite sono legate e tutto quello che è accaduto ci implica a vicenda. Magari se fossi stata meno stronza ti starei raccontando dell'altro."

"Quante volte mi darai della stronza?"

"Tante quante tu mi dai dell'idiota, quindi mettiti comoda."

Incrocio le braccia: "Vedo che comunque la battuta pronta hai sempre continuato ad averla."

"Ho perso i difetti e mantenuto i pregi. Non averti tra le palle ha comunque sortito i suoi buoni effetti. Comunque, dicevo-" prosegue irritandomi ancora di più. "Dato che a parte stalkerarti non mi restava altro che frequentare l'accademia, l'ho fatto, e l'ho fatto bene. All'inizio volevo solamente mollare, ma non potevo. Ci avevo investito dei soldi, dopotutto: tu e l'accademia eravate le uniche cose che avevo, e già una l'avevo persa... non potevo permettermi di rimanere così senza risorse."

"Magari lasciando l'accademia avresti ripreso me."

"Magari se mi avessi risposto."

"Avresti semplicemente potuto farlo, e con un gesto eroico del genere non avrei avuto più nessun dubbio."

"E ci saremmo trovati agli appuntamenti sotto a un ponte, e non avrei avuto un soldo per pagare nulla della mia vita, e non avrei trovato lavoro, né potuto offrire un futuro alle mie sorelle. Sempre molto altruista, tu. Comprensiva, aggiungerei anche."

Allargo le mani, trovando le sue obiezioni giuste, ma essendo troppo orgogliosa per ammetterlo. Quindi nel dubbio faccio l'altezzosa e sposto lo sguardo.

"Tralasciando la tua magnanimità, comunque, ho tirato avanti. Direi che arrancato è il termine più giusto, ma lo posso usare solo metaforicamente, perché in un posto come l'accademia di Modena nessuno arranca. Chi non corre resta fuori, e per i motivi appena espressi, io non potevo farmi cacciare. Ho lavorato sodo, ho trovato nel mio studio non solo una distrazione, ma anche un'utilità e uno scopo che in tutto il resto delle cose non trovavo. Né nei miei genitori che continuavano a litigare, né nei miei amici che non mi capivano a fondo, né in te che te n'eri andata. Quindi trasformare la teoria in pratica ha costituito gran parte dei miei primi anni dopo la scuola e finalmente sono diventato un soldato in piena regola grazie al giuramento ufficiale.È stato carino quel giorno vedere tutti i miei compagni a civettare con le loro ragazze, mentre il sottoscritto se ne stava a rispondere alle stupide interviste di Eva o a fare foto a Magno mentre si provava il mio capello da militare."

È una guerra senza esclusione di colpi, direi. Sono quasi in overdose.

"Ho fatto la mia prima missione tre anni fa, in Libano. Niente di troppo difficile e impegnativo, ma mi ha sicuramente cambiato. Sono entrato in dinamiche che fino a quel momento avevo solo visto nei film o sentito per il telegiornale. Ho visto realtà sconcertanti e alla fine sono tornato a casa con una cicatrice, la prima e ultima della mia carriera finora, quella che hai visto pure tu e che ha avuto molto più peso a livello rappresentativo che a livello fisico. Ho avuto il mio primo incarico, il primo lavoro e il primo stipendio. Con quello mi ci sono pagato l'Audi, e con i seguenti ho racimolato la somma per l'appartamento di Bologna. Ho sempre e solo svolto missioni brevi e poco impegnative, ma la chiamata di ieri era-"

Alzo una mano per fermarlo: "Lo so già."

Non voglio nemmeno sentirlo pronunciare dalla sua bocca. È troppo.

"Non ho ancora accettato, se ti può consolare." mette le mani avanti. "Ed è per questo che il mio luogotenente mi sta facendo tutta questa pressione. Ma sarebbe il mio primo incarico serio, e da una posizione che mi sono guadagnato con la fatica di un pazzo. Forse tu non capirai mai quello che ho passato, ma ti assicuro che tra lacrime e sudore, ho perso davvero gran parte di me in questi cinque anni."

Abbasso gli occhi; sentire queste parole è insopportabile. È il misto tra un'accusa, una minaccia e un rimprovero. È il dolore puro e mi sta facendo immaginare quando duro dev'essere stato il passato di Mattia, tra lacrime e sudore. Lacrime che io ho fatto scendere dai suoi occhi e sudore che la vita ha fatto scendere dalla sua fronte. Perché si è dovuto meritare tutto questo? Fino a che punto l'ha scelto lui e fino a che punto l'ho permesso io? Fino a che punto la sua vita dipende dalla mia?

"Due anni in Siria, Mattia..." riesco solo a commentare, incapace di scindere il passato dal futuro.

Alla domanda di prima rispondo: non lo so, ma so fino a che punto la mia vita dipende dalla sua. So che se lui accettasse di partecipare alla missione, io morirei.

Mattia si passa una mano tra i capelli corti e mi costringe a ricordare di quand'erano lunghi e morbidi e spettinati e adoravo guardarli muoversi a causa del vento.

"Non lo so, sono molto confuso. Posso solo citare te, nel dire che è tutto una merda."

Mi stringo le braccia in un brivido: "Già."

Il silenzio ora pesa molto più di prima e il freddo si fa sentire per la prima volta in una nottata che è comunque stata gelida. Per fortuna ho la felpa di Mattia a coprirmi, ma non oso immaginare quali possano essere le mie condizioni; la faccia di una a cui è passato sopra un camion, i capelli arruffati per le ore insonni che hanno preceduto gli ultimi eventi, la camicia da notte antisesso e le babbucce ancora più antisesso, che come se non bastasse hanno una V e una M ricamate come nel più megalomane dei deliri alla Magno. 

Sono orribile, sia fuori che dentro, e molto più orribile è il pensiero di aver fatto soffrire così una persona a cui tengo tantissimo. Davvero, Mattia l'aveva già messo in dubbio; come posso dire di amarlo, se effettivamente non ho mai fatto un gesto d'amore per lui? 

"Comunque scusa, Nelli." esordisce, stupendomi.

"Per cosa?"

"Per non averti parlato prima della mia intenzione di accettare il ripescaggio all'accademia. Per aver agito incoscientemente, per aver voluto tenere un piede in due scarpe e aver pensato, stupidamente, che avresti capito questo mio colpo di testa. So perché non sei riuscita a fidarti di me: perché ti avevo deluso già troppe volte." parla di cinque anni fa come se in realtà fosse successo ieri, e poi aggiunge qualcosa che mi fa riflettere. "Però adesso sono qui, no? Sono ancora qui."

Mi volto verso di lui, mentre il vento sposta i miei capelli e li spettina ancora di più.

Ora la sua espressione è quasi addolorata, e non è più diretta verso di me, sta guardando da un'altra parte: "Per cinque anni ho cercato di raggiungerti, non ho mai cambiato idea su di noi, non ho dimenticato niente. Forse non riuscirci era la vera punizione che meritavo, ma non mi sono mai arreso."

Mi rattristo anche io, pensando che forse mai nella vita mi sono sentita così cattiva e responsabile per il dolore di un altro: "Hai ragione, Mattia. Sono troppo presa dalla mia fantasia per vedere quanto sei reale. Ma se non ci sei tu, non mi accorgo di ciò che ho davanti agli occhi. Se non ci sei tu, io... non sono io."

Lui allora mi sorride: "Ti sei accorta di me prima che io mi accorgessi di te, questo non vale?"

Vale quando sei un sedicenne spensierato, ma non otto anni dopo, quando c'è in gioco la vita e il futuro delle persone con cui sei cresciuto.

Mi scappa una risata malinconica: "È solo l'ennesima prova che combino solo casini. Ti avessi lasciato in pace, avrei risparmiato un sacco di seccature a tutti. Non ho buon occhio su certe cose."

"Mmm... ti perdono, dai. In fondo, mi piaci anche per questo." 

"E non ti piace nessun altra?" mi ritrovo a chiedere, nell'imbarazzo più totale. "Nessuna che... insomma, ti sia mai piaciuta? Nel frattempo?"

"Sono un ragazzo, ho delle esigenze fisiche." risponde, ovvio. "E ti assicuro che non ne ho avute per un tempo assai preoccupante dopo di te, però alla fine l'istinto ha ceduto e si è fatto sentire. Grazie a Dio." aggiunge con un colpetto di tosse. "Lorenzo mi proponeva degli appuntamenti gay pur di farmi sfogare e allo stesso tempo mantenere... 'preservare'... ehm... per te? Credo? Non lo so, Lorenzo è pazzo e ho sempre rifiutato le sue gentili offerte. Ma comunque sì, sono uscito con qualche ragazza, per la maggior parte gente con cui mi metteva in contatto Pier, ovvero l'esperto in queste circostanze. Anche se lui si assicurava sempre che fossero il contrario del mio tipo, possibilmente insopportabili, noiose e antipatiche, giusto per evitare il rischio che mi affezionassi. Ma a volte incontravo qualcuna durante qualche uscita con i miei colleghi e allora ci parlavo per un breve periodo giusto per fare ciò che dovevo fare. Perché per quanto io ci abbia pure provato ad affezionarmi e cercare apposta il mio tipo..." allarga le braccia e scuote la testa.

Il pensiero di lui a letto con qualcun altra mi dà il voltastomaco. Lo capisco dal punto di vista biologico, ma non riesco nemmeno a sopportarne la fantasia. Mi fa solamente salire un accesso di rabbia e gelosia che il mio fisico non riesce nemmeno a nascondere.

"Marinella, non potevo andare avanti a seghe, perdonami." dice, sempre molto signorile ed elegante. "E in ogni caso ti meriti un vaffanculo, perché mi hai fatto diventare uno stronzo. Finivo sempre per farmi odiare dalle donne, perché capivano che avrebbero ottenuto solamente l'attenzione di qualche notte."

In questo instante ripenso per un secondo a Silvia Trepalme.

"Ma erano brutte, me lo assicuri?" gli domando, sentendo il panico derivante dall'immaginare lui durante un'avventura con una bella come la Trepalle. "E mi assicuri che non ti sia mai piaciuto? Mai mai mai? Con nessuna?"

Mattia scoppia a ridere.

"Perché ridi? Non ci credo che nessuna ti sia piaciuta, sei un bugiardo!"

"Ti racconto una cosa."

"Oh mio Dio." sospiro, tenendomi la testa tra le mani.

Il microcefalo mi vuole davvero uccidere stanotte, e pare che il pensiero lo diverta assai. Si avvicina addirittura di più, per godere in prima linea della mia esasperazione: "Dal terzo anno di accademia, ho dovuto partecipare, in qualità di studente distinto, al ballo delle debuttanti. Non so se sai di cosa si tratta..."

"Per carità. Non so nemmeno se ho la forza per ascoltare il seguito."

Ma lui prosegue con un certo diletto: "Mi facevano imparare un ballo, e con un rigore che neanche durante le simulazioni in campo aperto, eh! Dovevo essere perfetto, e provavo anche di notte, con la mia partner, per ore e ore prima del gran giorno."

"Chi era questa? Come si chiama?"

"Ma che ne so, era una diversa ogni volta!"

"Che zoccola."

"Marinella, per favore." ridacchia. "Fatto sta che in quelle settimane ci facevano letteralmente impazzire. Io e i miei colleghi arrivavamo al punto di odiare tutto: la musica, i passi, persino le ragazze con cui ci accoppiavano, anche se era una delle poche occasioni in cui avevamo la possibilità di fare i galletti con delle tipe. Però ci facevano così tanta pressione psicologica che alla fine diventava più un esame di maturità che altro."

"Meglio così."

"Sono stato scelto per parteciparvi ben due volte di fila. Il primo anno è stato una tortura, mentre il secondo lo è stato di meno. E sai perché? Perché la mia partner di quell'anno ti assomigliava un po' e mentre provavo con lei pensavo stupidamente di ballare con te. Patetico, no?"

In realtà, è tipo la cosa più meravigliosa che mi abbiano mai detto.

"In realtà, era molto più carina di te, ovviamente. Bisogna essere di un certo livello per fare le debuttanti."

"Sei una merda, Mattia."

"Eppure la sera del ballo, quando me la sono vista davanti, tutta in bianco e perfetta, ho immaginato che fossi tu. E mentre facevamo lo spettacolo davanti a tutti, ho scoperto che, tutto sommato, mi sarebbe davvero piaciuto se tu fossi stata lì. Se avessimo potuto condividere quel momento insieme, come una squadra, e tu fossi stata orgogliosa di me, dei miei sforzi, della fatica per essere arrivato tra i soldati distinti di quell'anno. Avrei voluto poterti dire che eri bellissima così, come lo eri comunque stata prima, tutta sudata, durante le prove." Mattia deglutisce a fatica, in imbarazzo, ma non troppo, nel condividere questo pensiero così apertamente. "Poi le ho pestato un piede e mi ha guardato male per tutto il resto della serata, ma anche in quello mi ha ricordato te, quindi nulla, è stata una serata di merda, ma avrei davvero voluto passarla assieme."

E questo è davvero il culmine di questa discussione. 

Mi alzo in piedi e mi dirigo di fronte a Mattia, per poi fermarmi a un passo la lui. Senza pensare troppo, ma agendo in preda alle emozioni che mi ha appena messo in subbuglio, gli tendo una mano.

"Possiamo farlo adesso." dico, sentendomi un po' la me di qualche anno fa che gli proponeva di copulare a caso in una barca. "Possiamo avere il nostro ballo delle debuttanti. Qui. Ora."

Mattia sbotta in un'espressione stranita, quasi restia: "Con quale musica?"

Allora afferro il suo cellulare, che sbuca leggermente dalla tasca dei pantaloni.

"Spotify?" propongo, con ovvietà.

"Ma dai. Sono le quattro di mattina, la gente sta dormendo e tu non sai nemmeno-"

"Vediamo che canzoni hai salvato nella playlist... ancora con questo diavolo di K'naan? Ma sei malato? Oh, questa è perfetta!"

"Marinella."

"Shh!" afferro Mattia per un polso e lo tiro con tutte le mie forze per farlo alzare dal bordo della fontana. Ovviamente si alza, ma solo per evitarmi un collasso da sforzo estremo.

"Non si fa così. E poi la musica dev'essere un waltzer di Verdi scelto appositamente-"

"Cos'ha questa che non va? È perfetta!" mentre lui si muove a disagio, io prendo la sua mano e mi sistemo in quella che ritengo essere la posizione più simile a un ballo ufficiale.

Mattia mi guarda e trattiene una risata, a metà tra l'imbarazzo e la compassione, ma tutto sommato non mi sposta e non mi butta in fontana. Asseconda i miei movimenti goffi e si mette addirittura a ridere, quando provo a canticchiare la canzone che esce dalle casse del suo cellulare, non ricordando nemmeno le parole esatte e sembrando davvero la più sprovveduta delle sprovvedute.

Ma c'è del sentimento in quegli occhi, ora lo leggo senza ombra di dubbio e forse non l'ho mai letto con così tanta chiarezza. Spero che veda lo stesso nei miei, anche se qualcosa nel modo in cui mi stringe mi dice che è davvero così. Che per quanto bambina, stronza ed egoista io sia, Mattia sa che non ho mai smesso di amarlo, come lui non si è mai arreso nel cercare di recuperare il caso perso che sono.

La canzone entra nel vivo, con le sue parole più belle, e allora il nostro ballo si sforza davvero di imitare un waltzer di quelli seri, sebbene io non sia neanche lontanamente esperta quanto lui e non possa far altro che seguire la sua guida in modo impacciato. Una volta ballavamo sul patio della casa di Vacca, e Mattia doveva convincermi a rimanere nelle sue grazie per poter vincere una scommessa tra amici. Adesso balliamo fuori da villa Magna, al matrimonio di questi amici, io conciata come una scappata di casa, e lui reduce da anni di cambiamento e disciplina, che hanno fatto di un ragazzino idiota un vero uomo di cui non ci si può non innamorare perdutamente.

E per un secondo chiudo gli occhi, immaginando intorno a noi una sala sfarzosa, decorata con candelabri d'oro e tappeti rossi. Mattia indossa una divisa e gli sta benissimo, è abbastanza scura da abbinarsi ai suoi capelli e contemporaneamente evidenzia i suoi occhi verdi per cui potrei davvero morire. Io invece ho un abito bianco, tutto pieno di lustrini, e del genere che su Quattro Matrimoni snellisce anche la più cicciotta delle spose. Siamo semplicemente... perfetti. Complicati, certo, ma perfetti.

"Mattia." sussurro, mentre una serie di emozioni fortissime mi riempie il petto e mi ovatta le orecchie.

"Mh?"

Sto per dirgli una cosa importante, forse troppo importante e ho una paura enorme nel farlo, ma alla fine rispondo a quella domanda di prima, delle scelte da compiere e delle responsabilità da prendersi, e per la prima volta in cinque anni, guardo dal punto di vista opposto al mio.

Per la prima volta, non è lui che dovrebbe restare, ma io che dovrei partire.

"Se te ne andrai in missione, voglio venire con te."

Lui sorride amaramente: "Non si può partecipare a una missione da civile. Nessuno potrebbe venire con me, nemmeno i miei parenti. Solo i membri dell'esercito ne hanno il diritto."

"Allora non andare in Siria. Resta. E ti prometto che mi trasferirò a Modena con te. O a Bologna, da qualche parte vicino a Laura e Giulia, mentre continuerai a frequentare l'accademia e fare missioni brevi e non impegnative." ci tengo a precisare.

"Davvero lo faresti?" mi scruta sorpreso, quasi incredulo.

Annuisco, timida, ma ormai consapevole che, succeda quel che succeda, non potrei mai lasciarlo andare di nuovo.

"Wow..." commenta, confuso. "E i tuoi studi a New York, l'offerta di Benigni...?"

"Mattia, quello che ti ho detto tutte le volte in cui abbiamo litigato, anche se ti sono sembrata una pazza in preda a crisi di isterismo, è vero. Io non voglio perderti, non di nuovo."

"E saresti disposta a rinunciare a tutto?"

"Sì."

Mattia deglutisce a fatica, sembra perplesso e meravigliato: "Marinella, così mi metti ancora più in confusione. Mi fai pensare che davvero tu mi..." oh, ti prego, non dirlo, o mi metto a piangere. "Che tieni a me più di quanto tu tenga a qualsiasi altra cosa, o persona."

Mi chiudo nelle spalle: "È così grave?"

Mio Dio, sembra quasi... commosso?

"Molto grave." sussurra, e si china per darmi un bacio.

Così, mentre noi ci baciamo alla luce dei lampioni di villa Magna, e sotto il benevolo occhio di Venere e Marte, la canzone sfuma e si conclude, dando una fine anche alle nostre danze, che hanno portato in società molto più di una manciata di debuttanti.

Appena ci stacchiamo, Mattia si allontana per togliere il telefono da bordo fontana e spegnere la musica: "Quello che hai detto è davvero molto molto importante per me, Marinella."

"Promettimi che ci penserai."

"Prometto."

"Prometti seriamente, Zingaretti, oppure stavolta ti sparo io agli organi vitali, ma direttamente con un kalashnikov."

"Prometto. Davvero." mi assicura, sorridendo, e poi getta un'occhiata verso il piano più alto della villa. "Che ne dici se andiamo a dormire e domattina facciamo un po' di programmi per la fine di questo matrimonio? Cioè... per il futuro."

"Ci sto. Ma dobbiamo prima sgomberare i letti, dato che il tuo è occupato e quello mio e di Davide sono impresentabili."

Sulla faccia di Mattia compare un ghigno poco innocente: "Hai mai saputo che c'è una mansarda?"

"Mattia. Ho sonno."

"Anch'io, giuro!" dice alzando le mani, ma dirigendosi già verso la villa con fare trotterellante.

"Non mi avrai così facilmente. Non ti perdonerò mai per essere stato a letto con un centinaio di zoccole."

"Un centinaio! Saranno state sì e no una trentina."

"Trenta?? Ma cosa sei, una macchina del sesso?"

"Devi distribuirle nel tempo."

"E se invece ti distribuisco alcune sberle nel tempo, come la mettiamo?"

"La tua violenza, Argenti... come te lo devo dire?"

"Se non ricordo male, a te piacciono violente."

"E anche bassette e logorroiche. Oh, e possibilmente aggressive in tenuta da notte contro degli spacciatori di droga."

"Non ti conviene davvero andare per questa strada. Non ti conviene."

"Mi sto già eccitando."

"Oh, aspetta di arrivare in mansarda e ti faccio vedere io."

"Ti prego, non dire così. Con quelle babbucce potresti davvero farmi perdere il controllo."

"Vaffanculo, Zingaretti!"

***

SECONDO BREAK

Ed ecco che ci ritroviamo <3 Tanto ammore nell'aria, non è vero?

Non voglio rovinare il momento, quindi condivido subito i bellissimi disegni che ho fatto fare alle nostre grafiche in tempi non umani. Come al solito possiamo solo ringraziare la loro velocità e il loro talento, cosa che vale anche per Ellie, che ha betato tutto questo mapazzone nel giro di 24 ore dalla consegna. Ho o non ho uno staff da invidiare? :)

In ordine, i disegni 1 e 2 sono stati fatti da Nicole (FoxyLady's Art) e il numero 3 da Angelica (@angelica_akira_conte), per un percorso artistico che ci ricordi sempre i momenti più salienti di questa scena di "Io e te 3" XD

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***

"Marinella!"

"Nelli!"

Le voci che mi svegliano sono quasi più antipatiche del sole che filtra dalla finestra, ma provengono anch'esse dall'esterno. Qualcuno è in giardino, e mi sta chiamando, ma io sono ancora in mansarda, e sto dormendo da troppo poco per poter agire con prontezza.

Mattia si trova accanto a me e il suo braccio cinge la mia vita. È nudo, indossa solo le mutande, mentre io ho la camicia da notte... ma solo perché invece di toglierla, per comodità l'ho alzata.

E va bene, alla fine abbiamo fatto l'amore, ma come non resistere?

Potete veramente giudicarmi per aver ceduto all'istinto di completare la litigata più bella della mia vita? È stato tutto magico, stanotte, e l'aspetto migliore è che per quanto presa su due piedi, non mi sento pentita della mia decisione. Credo di aver fatto la prima cosa giusta dopo ben cinque anni di cazzate.

La pace assoluta che sto provando in questo momento, dopo giorni di bufera emozionale, me lo conferma. Dovevo solamente prendere consapevolezza, prendermi una responsabilità, vedere da una prospettiva diversa.

Voglio seguire Mattia, e ora che l'ho realizzato, so che questo è il futuro per me... forse l'unico che, tra tutte le possibilità valutate finora, mi convince davvero. E so anche che lui accetterà il compromesso. Ha promesso che penserà a fondo riguardo la missione in Siria, quindi sono fiduciosa che rinuncerà, perché mi sono accorta che quanto accaduto stanotte ha toccato allo stesso modo sia me che lui.

Certo, non mi aspetto che già oggi chiamerà il luogotenente Stella per ritirarsi, come pure io ho bisogno di qualche giorno per metabolizzare il cambiamento a cui andrò in contro, per accettare che dovrò convivere con ciò da cui sono scappata per anni. Però Mattia ha ragione: è meglio avere paura che l'altro possa morire e vivere assieme, piuttosto che vivere da soli come se l'altro fosse già morto.

"Neee-" infinite 'e' dopo: "-LLI!"

Chi mi sta chiamando è una ragazza della classe: vediamo... voce squillante, non troppo acuta, insistente, ma perentoria. Non di certo Gloria, non si metterebbe mai a sbraitare senza pudore per il giardino, ma nemmeno Alessandra, dato che tutt'al più userebbe il mio cognome per chiamarmi. Quindi sono quasi del tutto convinta che si tratti di Cris.

"Perché ti stanno chiamando?" biascica Mattia, mentre in modo contrariato cerca di vincere le tenebre e abituare gli occhi alla luce.

"Forse hanno trovato Davide morto."

Mattia sorride: "O forse non hanno trovato né me né te e pensano che ci siamo uccisi a vicenda."

"...che più o meno è la verità."

"Mh?" 

"Niente." faccio, sgusciando fuori dalle coperte con un sorrisetto.

Mattia sbadiglia e si stiracchia, poi riceve l'illuminazione: "Ah, è un riferimento alla mia strabiliante performance sessuale che ti ha lasciato tramortita e priva di ogni energia vitale." si compiace, svegliandosi del tutto e mettendosi seduto sul materasso.

"Alla performance in generale." rettifico. "Èstato molto bello, Mattia, ma stancante. Dobbiamo andarci più piano."

Lui fa spallucce: "Ti avevo detto che quelle babbucce mi avrebbero fatto perdere il controllo."

Le indica, mentre io me le infilo ai piedi, e con la scusa di voltarmi a controllare un filo sporgente dalla camicia, nascondo il mio rossore sulle guance. 

Sì, il nostro di qualche ora fa è stato un approccio decisamente passionale, forse anche troppo, ma, ehi, eravamo entrambi talmente carichi che non ci si poteva aspettare altro che una vera e propria esplosione. Farmi travolgere così tanto dalle emozioni mi è capitato spesso, ma raramente nel senso carnale del termine e ho l'impressione che ormai si sia creata una complicità sessuale davvero forte tra noi due. Abbiamo raggiunto un livello di confidenza tale che durante la notte abbiamo fatto cose che voi umani...

Scherzo.

Oppure no.

Comunque ci sono certi lati delle persone che non immagineresti mai, almeno finché non ci vai a letto. 

"Perché stai ridacchiando da sola?" mi domanda Mattia.

"Ripensavo a prima."

"A quello che ci siamo detti?"

No, in realtà a quello che abbiamo fatto nell'angolo della mansarda, ma va bene comunque.

"Sì." rispondo allora.

"E sei felice?"

Cristiana urla di nuovo il mio nome come un aborigeno, poi probabilmente ingaggia pure i suoi figli per aiutarla, e si sente l'eco di due voci bianche sovrapposte che lo ripetono.

"Sì." confermo, guardando Mattia in quegli occhi verdi colpiti da un raggio di sole. "Sono felice."

"Bene." sorride. "Anch'io."

A gran sorpresa di entrambi, in questo preciso istante, qualcuno bussa alla porta.

Possibile che Cristiana abbia salito le scale così velocemente? E poi credevamo di essere sicuri qui sopra! Chi mai dovrebbe venire in mansarda alle nove di mattina, se non due come noi, dopo una selvaggia nottata di sesso?

"Nelli?" la voce da dietro la porta è quella di Gloria.

Io e Mattia ci guardiamo: ti prego, fa che non apra.

"Ehm... sì?"

"Ah, sei qui." risponde. "Potresti scendere un secondo in giardino?"

Mattia mi fa cenno di andare.

"Ehm... certo! Arrivo subito!"

"Ok, ti aspetto qui fuori."

Disperata, mi indico per segnalare a Mattia che sto indossando la camicia da notte, implicando che se esco in queste condizioni, Gloria capirà subito che cosa stavo facendo alle nove di mattina in mansarda.

Lui mima di mettermi sopra la sua felpa, tanto non per rimanere mezza scoperta così, e fingere di essere salita a prendere alcune stoffe per Lorenzo. Dopotutto, è qui che c'è la macchina per cucire che lui usa di solito.

Non del tutto convinta della cosa, almeno ho un indumento con cui sembrare meno sprovveduta e quindi me lo metto ed esco, stando bene attenta ad aprire e richiudere la porta alla velocità della luce e portare con me due rotoli di stoffa.

Tuttavia, sebbene Gloria mi veda affannata, sospetta e simile a un venditore porta a porta di tappeti, non dice nulla e mi sorride. È come se in realtà non mi stesse nemmeno vedendo e il fatto che mi chieda: "Come stai?" mi fa davvero capire che non le interessa un fico secco di come sto, sennò se ne sarebbe accorta subito. Evidentemente è venuta per dirmi qualcosa che la preoccupa.

"Ehm, bene."

"GLORIA!! Hai chiamato Nelli?!" ulula da fuori Cris, la sua voce che trafigge le pareti di cemento e penetra nei nostri cervelli.

La biondina di fronte a me sorride gentilmente: "Come vedi, sei attesa."

"Certo, andiamo."

"Ti ho interrotto? Stavi facendo qualcosa di importante?"

"Ehm... no, tranquilla." dico, sventolando i rotoli, mentre scendiamo le scale. "Giusto gli ultimi preparativi per il tuo vestito."

"Ah, che bello. Non vedo l'ora di sbirciare come sta venendo." commenta, ma sempre facendo saettare quegli occhi in giro, gesto che tradisce la sua agitazione.

"Glo', che c'è?"

"Niente, sono davvero eccitata. Lorenzo avrà fatto un capolavoro."

"Intendo; che c'è? Perché mi state chiamando? È successo qualcosa?"

Gloria si ferma giusto di fronte alla porta di Villa Magna, l'indice che in tutta la sua pallidezza corre a sistemare gli occhiali da vista sul naso. Così facendo, il riflesso della luce le nasconde per un attimo lo sguardo, ma io ho già visto che cosa vi nasconde, e non promette assolutamente nulla di buono.

Aspettate un secondo.

Ragazzi...

Non ditemi che...

Oh mio Dio.

Mi porto una mano sulla bocca, mentre tutta la mia euforia post sesso sparisce e ripiombo a velocità di una meteora sul pianeta Terra.

"Nelli..." annuncia Gloria, lasciando nell'aria la suspance perfetta per immaginare le peggio cose. 

E difatti io lo immagino già: riverso, in mezzo al giardino, il corpo di mio fratello privo di vita.

Per colpa della mia incapacità come sorella maggiore, Davide è andato in overdose e nel tentativo di farsi soccorrere da qualcuno, stanotte è finito fuori, al freddo, morto congelato come l'ultimo dei dimenticati, senza nemmeno aver trovato la sua Itaca.

Oppure uno scenario ancora più tragico, e forse il più plausibile. Davide si è svegliato, ancora una volta nel mondo che tanto odia, assieme alle persone che tanto odia, e non ce l'ha più fatta. Ha aperto la finestra e si è suicidato, così, nella stessa follia del momento che stanotte l'ha portato a cercare una pace che non avrà mai.

Davide è morto.

È morto davvero. 

"Hai capito, Nelli?" mi richiama Gloria.

"Oh mio Dio, Gloria, è morto!"

"Cosa?! Ho detto che c'è qualcuno per te."

"...come?"

Gloria fa un sorriso tirato, posa la mano sulla maniglia di ottone e apre la porta, con l'unico effetto di accecarmi a causa del fascio di luce che arriva dal giardino. Mi copro il viso con l'avambraccio e faccio due passi verso il patio, ma sinceramente non vedo nessuno tranne Cristiana e i bambini.

Beh, meglio, almeno non c'è Davide morto tra l'erba.

Ma poi eccolo, lo vedo.

Non Davide, grazie al cielo, ma qualcun altro, inginocchiato accanto a Vittoria, intento a prenderle il nasino tra le dita, mentre ride affettuosamente.

"Oh, ecco Marinella!" commenta Cristiana, accorgendosi di me.

Dunque lui si alza in piedi e allarga le braccia regalandomi un enorme, luminoso, accecante sorriso: "Ciao, Nelly."

Oh, merda.

"...Sayid?"

Chiudo gli occhi. Riapro gli occhi. No, non è un sogno.

Sayid Matar, il mio ex ragazzo libanese con residenza a New York, è appena arrivato a Villa Magna.

***


ANGOLO AUTRICE

SBAM!
Ve l'ho fatta, eh?

Chi si sarebbe mai aspettato che proprio adesso avrebbe fatto la sua comparsa il caro Sayid? *Tutti*

Scherzi a parte, parecchi di voi mi avevano chiesto se e quando avremmo mai conosciuto questo personaggio, altri invece non l'hanno mai nemmeno ritenuto importante ai fini dello svolgimento della trama, relegandolo giustamente al passato di Nelli. Beh, ecco qui la risposta: Sayid è importante ai fini dello svolgimento della trama e sicuramente avremo modo di conoscerlo meglio XD Contenti??

Un casino, immagino.

Ma ma ma, seppure questo finale di capitolo è come al solito scomodo e frustrante, dovete ammettere che il resto si lascia amare, almeno un pochino. Come vi avevo già preannunciato, finalmente abbiamo potuto riversare su Nelli tutti i nostri rimproveri, tramite Mattia. Vi dirò, forse qui, più che in ogni altro punto della storia, mi sono sentita rappresentata da lui, che ha fatto un po' da voce del popolo nel rimettere in riga la nostra protagonista. Quanto a Nelli, volevo commentare brevemente le vostre reazioni ai suoi comportamenti prima di oggi: c'è chi l'ha condannata duramente, chi non ne poteva più e chi invece l'ha capita. Mattia Zingaretti è tutte e tre queste reazioni insieme e spero abbia dato pace a tutti le vostre preoccupazioni nei confronti di Nelli.

Tutto è ancora in evoluzione, certo, ma non posso fare a meno di osservare che la decisione da lei presa segna un punto di svolta notevole; forse un accenno di vera e propria "guarigione" dal casino che sono stati i suoi anni e i suoi giorni finora. Speriamo che Sayid non rovini tutto, va' XD

Per il prossimo capitolo vorrei prendermi un po' più di dieci giorni, ma niente paura! Il motivo è molto bello e ora ve lo spiego: come già qualcuno sa, da questo momento in poi della storia, vorrei aggiungere dei contenuti in più. Dato che, PURTROPPO, siamo già nella seconda metà e quindi la fine si fa più vicina, volevo rallentare il ritmo alternando qualche capitolo a delle one shot. (One shot: pubblicazioni brevi di un unico capitolo, indipendenti dalla storia principale, ma che trattano di momenti o personaggi ad essa relativi)

E' un'idea che ho sin dall'inizio e che, oltre a servire per questo scopo, può permetterci di spaziare tra i personaggi e gli avvenimenti di "Io e te" che i drammi di Nelli e Mattia non ci hanno liberamente lasciato sviluppare nel corso della storia principale. Vorrei portarvi narratori inediti, curiosità del passato e dinamiche che avete sempre desiderato esplorare più a fondo, magari tra coppie già formate, o tra ship irrealizzabili. A questo proposito, vi invito a fare tutte le proposte che volete, perché di idee bellissime me ne avete date molte e sono certa che nessuno meglio di voi sa che cosa è d'obbligo leggere dei retroscena di "Io e te". Tenete a mente che almeno tre sono già in programma e che quindi, per questioni di tempo, non potrò realizzare tutte le vostre proposte, ma sicuramente mi lascerò ispirare dalla maggior parte <3

E adesso vi lascio alle domande per commentare insieme questo capitolo <3

1) Quando avete letto il titolo del capitolo, vi siete spaventati?

2) In macchina insieme a Nelli e Mattia è stata dura: cosa avete pensato nel momento in cui Mattia ha sbroccato contro Nelli? Ritenete che il suo sclero sia stato troppo aggressivo, o del tutto comprensibile?

3) Come giustificate la cazzata di Davide? Era legittimato dalla sua stessa spiegazione sul bisogno di scappare dalla realtà, oppure è solo un ragazzino idiota senza la testa sulle spalle?

4) Guardiamo oltre questo capitolo: posto che fortunatamente non è morto, come sarà il risveglio di Davide? Cosa dirà a Nelli o cosa si sentirà dire da lei? Ci saranno conseguenze gravi?

5) Vi è piaciuto il momento di condivisione che hanno avuto Nelli e Mattia sul bordo della fontana? Siete stati soddisfatti di aver finalmente ascoltato il discorso di Mattia?

6) Quali sono stati i vostri momenti preferiti del capitolo? Perché?

7) Da 1 a 10: quanto vi aspettavate che il motivo per cui Nelli era attesa in giardino sarebbe stato l'arrivo di Sayid?

8) Nelli non ha mai parlato troppo di lui, ma voi come lo immaginate fisicamente e caratterialmente? Nel prossimo capitolo, un disegno di Angelica ne svelerà le sembianze.

8) Speculazione estrema: cosa succederà adesso????


Non smetterà mai di esserci carne al fuoco, questo dovete accettarlo per forza XD Però sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate... a me questo capitolo è piaciuto tanto ed è inutile nasconderlo, mi ha fatto sciogliere in certi punti, tanto che da una marea di tempo non vedevo l'ora di scrivere determinate scene.

Ora comunque è tempo di saluti.
Vi ricordo che se vi va di interagire con il mondo di "Io e te" 24 ore su 24, ci sono varie opzioni più o meno social:
- un gruppo su Telegram a cui vi potete aggiungere comunicandomi il vostro nickname (per maggiori info, vedere angolo autrice del cap precedente)
- la possibilità di creare i vostri momenti social raccontandomi le vostre idee su Ask, o altre piattaforme, così come la possibilità di proporre una OS che vi piacerebbe leggere tra l'uno e l'altro dei prossimi capitoli.
- il gruppo Facebook chiamato "Grammaticalmente Scorretti", che è indubbiamente l'origine del male più profondo.
- e infine una nuovissima e sgargiante ideona che vi sarà comunicata come ultima cosa a fine angolo autrice (a volte mi prendono i deliri mistici e voglio diventare una droga come Dalì)

Tutti i miei contatti sono elencati più sotto per maggiore chiarezza e, nel caso ve lo foste dimenticati, vi ricordo che Davide ha baciato Mattia. AHAHA rotolo.

Noi ci salutiamo alla prossima e vediamo se leggeremo per primo il nuovo capitolo o una simpatica OS. Ricordatevi che fra meno di 1 mese, "Io e te è grammaticalmente scorretto" in versione libro ed ebook compierà il suo primo bellissimo anno di vita :') e niente, se avete qualche idea per come festeggiare, fatemi sapere. Il nostro bimbo sta crescendo... neanche il tempo di godercelo, che sarà già un adolescente in fuga verso una discoteca XD
Alla prossima!

Daffy



***


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***


 TA-DAA!!!

Non ho ancora finito di ammorbarvi! Vi lascio con un'ultima e doverosa domandina che ho volutamente omesso tra le domande di prima, e anche in tutto il capitolo...

* Qual è la canzone su cui ballano Nelli e Mattia? *

Non ho voluto scrivere il titolo, proprio perché credo sia bello che ognuno immagini quella più adatta al momento. Ma vi dirò di più, seguendo un'idea data da Annamaria sul gruppo di Facebook, ho creato sul mio canale YouTube una playlist dove potremo aggiungere tutti i video musicali che abbiniamo a capitoli, personaggi o situazioni di "Io e te". La playlist infatti si chiama molto originalmente "Io e te" (vi metto il link qui sotto), e verrà regolarmente aggiornata con i video (= canzoni) che mi proporrete tramite commenti, recensioni e social. Vi chiedo solo di dirmi TITOLO, AUTORE e spiegarmi brevemente PERCHE' quella canzone è stata scelta, tipo: per me questa descrive benissimo il capitolo 12. Tutto qua.

Io ne ho già messe un paio, una per lo scorso capitolo, e una che penso sia un po' il simbolo di "Io e te 1".

Va da sé che potrete scatenare l'inferno comunicandomi quale canzone volete che aggiunga per la vostra interpretazione del ballo delle debuttanti di Nelli e Mattia. Ovvio, non è un obbligo ed è anche bello che rimanga quest'aura di mistero attorno all'argomento, ma sarei proprio curiosa di sapere quale ci avete abbinato.


   
 
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