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Autore: bittersweet Mel    18/02/2018    0 recensioni
The World è una grande città spezzata a metà, da una parte le ville e il lusso, dall'altra le palazzine malfamate e la povertà.
Roxas vive nella sua splendida casa, il giardino perfetto e una famiglia all'apparenza perfetta; Axel convive con due amici e fatica a pagare l'affitto, ma continua a coltivare il sogno di diventare un attore.
Il giorno in cui si incontreranno tutte le problematiche della grande città si fonderanno e inizieranno a farsi pian piano sempre più pressanti.
[ Axel/Roxas ]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Demyx, Roxas, Ventus
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Altro contesto
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XI
 



 
 
Quando Roxas aprì gli occhi ci mise qualche secondo per mettere a fuoco la camera di Axel e, in seguito, l’intera situazione.
Le membra ancora intorpidite dal sonno fremettero appena nel ricordarsi tutto quello che era successo il giorno prima, a partire dal gonfiore alla faccia fino ad arrivare ai baci con Axel.
Il biondo sospirò lentamente e rotolò su un fianco, affondando il volto sopra al cuscino lì accanto.
Profumava di Axel e di quello strano shampoo che usava sempre; era un buon profumo, gli faceva pizzicare le narici.
Roxas non si sforzò nemmeno di trattenere un sorriso a quel pensiero, limitandosi a sospirare beatamente ancora una volta e richiudere gli occhi.
Ancora immerso nel profumo dell’altro ragazzo e in qualche residuo di sonno, rimase in ascolto dei flebili rumori che sentiva nella stanza accanto.
Qualche passo soffuso, il suono della caffettiera che gorgogliava e il rumore delle posate.
Erano suoni piacevoli, così diversi dal silenzio ammorbato di casa sua, dove sua madre si limitava ad un: “ buongiorno ragazzi” e Ventus spariva l’attimo dopo.
Roxas iniziava a pensare che i soldi non facessero davvero la felicità, nonostante quello che gli avevano sempre insegnato.
Certo, a casa sua non mancava mai il cibo in frigorifero e di certo non faticavano a pagare le bollette, ma l’aria era gelida e solamente in camera sua si sentiva a proprio agio.
In questo appartamento invece tutto era diverso; era piccolo e sudicio, ma in ogni angolo, perfino nel più piccolo, si respirava un’aria calda e piacevole, confortevole come un tempo erano state le braccia di Naminé.
Roxas socchiuse gli occhi ancora una volta e tese leggermente le orecchie, cercando di captare la voce di Axel lì fuori.
Lo sentì borbottare qualcosa, ma era troppo distante per poter capire esattamente cosa stesse dicendo.
Con un piccolo sforzo si sollevò dal letto, appoggiando i piedi a terra e soffocando uno sbadiglio.
Roxas abbassò lo sguardo e si premurò di essere presentabile e, dopo essersi dato una strofinata veloce ai capelli, uscì dalla camera di Axel.
Il profumo di caffè bruciato lo investì in pieno, così come le voci degli altri ragazzi.
Non appena mise un piede in avanti raggiunse gli occhi di Demyx e l’attenzione del biondo si spostò completamente sopra Roxas.

«  Dobbiamo chiamare la polizia?», lo sentì solamente dire, con gli occhi azzurri leggermente in apprensione e il cellulare già tra le mani.
Roxas aggrottò appena le sopracciglia, non riuscendo ad afferrare il discorso. Si fece semplicemente più vicino, schiudendo le labbra.

«  Come? », chiese semplicemente alla fine, spostando lo sguardo da Demyx a Zexion lì accanto, indaffarato e cerchiare qualche offerta di lavoro con il pennarello.
«  Sì, insomma, rapimento di minore parte due?», gli rispose subito Demyx, scuotendo il cellulare in aria con nonchalance.
Roxas sbuffò leggermente, abbozzando un sorrisetto divertito.
Axel fece altrettanto, avvicinandosi a lui e stringendogli appena la spalla destra.

« Oh state zitti, lasciatelo stare », borbottò semplicemente il fulvo, lanciando un’occhiata ammonitrice agli altri due. Poi tornò a voltarsi verso Roxas, aprendosi in un sorriso decisamente più caldo, «  devo correre al lavoro, chiamami appena arrivi da tua nonna, e voi due fate i bravi o lo verrò a sapere. »
Roxas non fece nemmeno in tempo a dire “ a” che Axel già gli aveva lasciato un bacio sopra le labbra ed era corso via, il cappellino del Jimbo’s in testa e la fretta alle calcagna.
Roxas rimase immobile per qualche secondo, il sapore delle labbra di Axel e del caffè ancora addosso, e sperò vivamente di non essere arrossito come un bambino davanti agli altri due.
Si limitò allora a tossicchiare, mentre Demyx alzava la voce e cercava di farsi sentire da Axel, oramai sottocasa.

«  Ciao splendore, buon lavoro. »
Ovviamente non si sentì alcuna risposta, Axel doveva già essere corso via.
Roxas si umettò le labbra e andò a sedersi sopra l’unica sedia libera, schiarendosi la voce e adocchiando una tazza di caffè.

«  Quella è per te, te l’ha preparata Axel, quindi sicuramente sarà imbevibile » iniziò Zexion, sospirando leggermente e sfilandosi gli occhiali dal naso. Li depose nella custodia e si alzò dalla sedia.
« Ragazzi, passate una bella giornata, io devo dare ripetizioni ad un marmocchio di sei anni, che spasso. »
« Non ammazzarlo al primo errore », ridacchiò Demyx, sollevando il capo in cerca del suo saluto personale.
Zexion si chinò e gli schioccò un veloce bacio sopra le labbra, prima di scuotere la testa.

«  Mi conosci, tenterò di soffocarlo solo a terzo errore. Non sono un mostro dopotutto, gli do delle possibilità di salvezza. »
«  Caritatevole », commentò semplicemente Roxas, le labbra ancora stese in un leggero sorriso; era abbastanza di buon umore da permettersi di conversare perfino con due sconosciuti.
Zexion annuì, come se gli avesse seriamente fatto un complimento, e subito dopo li salutò entrambi con un cenno del capo, prima di andarsene.
Allora Roxas allungò un braccio e si tirò la tazza vicino, annusando il profumo di caffè bruciacchiato e zucchero.

«  E così …» iniziò Demyx, allungando entrambe le gambe sotto al tavolo, «  alla fine hai deciso? »
Roxas si schiarì la voce e rimase a fissare il liquido marrone nella tazza, prima di annuire.
Sì, aveva deciso e per di più era stato addirittura lui a forzare Axel a prendere la stessa identica decisione.
Roxas sollevò il capo e adocchiò Demyx lì davanti, prima di mordicchiarsi con un po’ di indecisione il labbro inferiore.

«  Axel crede che sia troppo piccolo e ha paura che possa rimanerci male. »
«  Beh, tu sei troppo piccolo, ma non ci vedo nessun problema. Insomma, non hai dodici anni ed Axel non è per davvero un cacciatore di minorenni, alla fine.»
Roxas storse il naso, scuotendo la testa.
«  E’ un pessimo modo per dare del pedofilo ad una persona, lo sai? »
Demyx sbuffò una risata e tamburellò le dita sopra al tavolo, seguendo una melodia che Roxas aveva già sentito da qualche parte.
«  Ogni persona ha un aggettivo attaccato al culo, dovresti saperlo. Dalle tue parti, noi dell’ east side siamo feccia, ladri, sporchi e cattivi, così come per noi voi siete dei leccaculo, avidi e stronzi.
Vedi? 
»
Roxas aggrottò la fronte, prendendo il primo sorso di caffè.
Era tiepido e straordinariamente amaro nonostante lo zucchero rappreso sul fondo.

«  Per me non siete nulla del genere, siamo tutti uguali. »
Demyx ridacchiò appena, mormorando un: “ ah, la gioventù” prima di tornare a farsi più serio.
Le dita smisero di tamburellare sopra al tavolo e un sospiro più greve gli uscì dalle labbra.

«  Davvero, non ha importanza da dove tu venga o chi tu sia, ci sarà sempre qualcuno che ti metterà addosso una dannatissima etichetta.
Axel pensa che d’ora in poi sulla tua ci sarà scritto sopra “ gay” e non vuole che qualcuno possa prendersela con te.
»
Roxas automaticamente si strofinò la guancia, dove sentiva la pelle più calda e gonfia del normale.
Si sfiorò leggermente il livido con la punta delle dita e poi scosse la testa, abbandonando l’idea di finire quel caffè.
Axel era stato gentile a prepararglielo, ma si appuntò mentalmente che d’ora in avanti sarebbe stato lui ad occuparsi della colazione.

«  Non mi interessa. Lo dico davvero, non sto fingendo, non mi importava seriamente. La gente può dirmi alle spalle quello che vuole, ma non mi tocca.»
«  Magari adesso, per una settimana o qualche mese, ma dopo un po’ ti stancherai », la voce di Demyx suonava seriamente stanca e preoccupata, ma Roxas si chiedeva come fosse possibile essere così negativi.
Le persone non erano tutte uguali, non erano tutti perfidi come sembrava descriverli.
Magari qualcuno lo avrebbe preso in giro, forse si sarebbe beccato qualche occhiata disgustata e magari un altro pugno in faccia, ma Roxas non riusciva a credere che nessuno, da ora in avanti, non avrebbe provato simpatia per lui solamente per la sua sessualità.

«  Roxas, dico solo … che io ci sono passato, anche io all’inizio credevo che sarebbe stato facile, che non sarebbe cambiato nulla, ma questa città è malata. Se non sei come ti vogliono, per le persone non vali nulla, è la realtà. Se sei diverso, e non parlo solamente del sesso o altro,  sei automaticamente sbagliato. Insomma … non sono la persona giusta con cui parlarne, non sono bravo in queste cose. »
Demyx si passò la mano sopra la fronte, tirandosi all’indietro qualche ciocca ribelle.
Roxas lo osservò per qualche secondo, in un certo senso grato per quella piccola conversazione.
Poi si schiarì la voce e tentò un sorriso.

«  Però so che sei molto bravo a suonare, no? Mi fai sentire qualcosa? »
Demyx gli dedicò un sorriso talmente largo da far sembrare la luce di quella mattina di agosto ancora più luminosa del solito.
Forse farsi nuovi amici non era poi così difficile come aveva sempre creduto.
 
 
***
 
 

«  Guarda, guarda chi è tornato di buon umore!», esordì Larxene di punto in bianco, cantilenando quella frase come se ci fosse un insulto velato tra le parole.
Gli occhi azzurri della ragazza lampeggiavano sopra al volto di Axel e lo squadravano attentamente, come a voler cogliere ogni nuova sfumatura felice.
Il ragazzo si limitò a scrollare le spalle e tornò a lavarsi tranquillamente le mani nel bagno riservato ai lavoratori.
Il sapone era praticamente inodore, di una qualità pessima, ma se non altro riusciva a dargli l’illusione di essersi levato di dosso l’odore di hamburger.

«  Effettivamente sì, sono decisamente più felice di ieri. »
«  Che palle, ti preferivo quando stavi zitto e sembravi sul punto di impiccarti nel magazzino. »
Axel si scrollò le mani e se le tamponò sopra la divisa, prima di allungare le labbra in un ampio sorriso volutamente felice.
«  Ah, che bello essere felici », iniziò, scuotendo dolcemente la testa, « e che bello sapere che ti da fastidio. »
La ragazza sollevò un sopracciglio e lo sguardo si fece ancora più stizzito. Le braccia si andarono a incrociare sul petto e il piede sinistro, che calzava il solito tacco 9, prese a tamburellare a terra.
«  Non è colpa mia se ti porti appresso quella faccia da demente da sta mattina», decretò alla fine, la voce ancora inasprita.
Axel oramai ci aveva fatto l’abitudine, le parole della ragazza non gli davano più fastidio come un tempo.
Sotto sotto, il fulvo, sapeva che non era acida come sembrava, al contrario sapeva essere premurosa e particolarmente gentile, soprattutto se ti chiamavi Marluxia e le facevi un complimento di tanto in tanto.
Certo, per Axel non aveva mai una parola di riguardo, ma non gliene importava nemmeno un po’, dopotutto  adesso era riuscito ad avere una delle tre cose che più aveva desiderato: Roxas.
Certo, gli mancavano ancora i soldi e la possibilità di diventare un attore, ma il primo passo era fatto.
Se era riuscito a mettersi insieme ad un ragazzino, probabilmente eterosessuale e decisamente più piccolo di lui, beh, anche la possibilità di riuscire a recitare in un teatro non era poi così lontana.
Una parte della sua felicità derivava anche da quello, ecco perché sorrise ancora e si allontanò dal lavabo.

«  Quando me ne andrò da qui sentirai la mia mancanza, fidati. »
Lei scosse la testa e sbottò un:” come no”, seguito da un leggero movimento delle labbra che avrebbe dovuto mimare un verso stizzito.
Axel ruotò gli occhi al cielo e tornò dietro al bancone, dove Marluxia controllava gli importi delle casse.
Quando li vide arrivare sollevò il braccio e schioccò le labbra.

«  Agosto è il mese più orrido dell’anno. Vengono qui solo ragazzini deficienti e non si prendono altro che qualche gelato. Guardate le casse, sono praticamente vuote, nessuno che si prende qualche menù o altre schifezze. »
Axel si passò la mano sopra la fronte e osservò, effettivamente, il registro cassa decisamente scarno.
«  Beh, con sto caldo nemmeno io verrei qui a mangiare.  »
Marluxia chiuse lo sportello della cassa con un colpo secco e scosse la testa.
«  No, nessuno di noi verrebbe mai a mangiare qui perché sappiamo che il cibo fa schifo, è diverso. »
« Beh, anche quello », concordò Axel, levandosi il cappello di dosso prima di legarselo alla cintura dei pantaloni.
Poi afferrò il cellulare, accennando un sorriso nel trovare due messaggi non letti.
 
Nuovo Messaggio da Demyx, alle ore 14:58
“ Quel ragazzino mi piace, non farlo scappare. Poi è pure ricco ;) “
Nuovo Messaggio da Rox, alle ore 16:07
“ Sono sano e salvo da mia nonna, questa sera vieni a cenare con noi.
Mi raccomando: metti lo smoking e qualche goccia di Bvulgari!”



Axel sbuffò per entrambi i messaggi e si limitò ad un veloce : “ vaffanculo, amico” rivolto a Demyx, prima di tornare a rivolgersi agli altri due.
Per qualche secondo preferì non interrompere il loro scambio di battute – dopotutto era sempre divertente vedere come Larxene pendesse dalle labbra del suo “ amore segreto”-, ma l’idea di potersene andare da lì lo premeva particolarmente.

«  Visto che anche questa splendida giornata di lavoro è finita direi che posso anche andarmene. »
Era il modo migliore per congedarsi oramai, e gli altri due non potevano che aggregarsi con qualche insulto sopra la giornata.
Faceva caldo, vicino ai fornelli c’era un’ odore di fritto talmente intenso da mettere i brividi, e lavorare durante il pomeriggio significava solamente addormentarsi sopra al bancone.
Axel si allontanò velocemente allora, senza lasciare a Marluxia l’opportunità di invitarlo per un drink o un’uscita.
Finalmente fuori dal Jimbo’s ritirò fuori il cellulare ed osservò per qualche secondo l’icona di Roxas sopra al messaggio prima di rispondere.

Messaggio Inviata da Axel, alle ore 18:15
“ Dammi il tempo di lavarmi e mettermi l’abito più costoso che ho, aspettami.
Con impazienza.
E magari con qualche bacio a disposizione.”


Axel si rificcò il cellulare in tasca e osservò il cielo scuro sopra di sé, un piccolo spicchio di mezzaluna e qualche sputo di stelle tra i grattacieli della città.
Era una bella serata, senza un soffio di vento, ma ugualmente piacevole nonostante il caldo che aveva trasportato il sole durante tutte le ultime ore.
Era una serata perfetta per un gelato e una lunga camminata per le strade, ma anche l’idea di andare a mangiare qualcosa a casa della nonna di Roxas non era male.
Il biondo gli stava per presentare una delle persone più importanti della sua vita e sotto sotto si sentiva tremendamente agitato, oltre che felice.
Con quel pensiero nella testa Axel mise velocemente un piede dietro l’altro fino a raggiungere il suo appartamento.
Salutò velocemente Demyx e Zexion, appollaiati l’uno contro l’altro sopra al divano, e si adoperò al meglio davanti allo specchio.
Aveva un solo completo buono e forse era il caso di tirarlo fuori dall’armadio e rispolverare un po’ di charme per quella serata.
Una volta vestito, con tanto di cravatta – leggermente di traverso-, stentò quasi a riconoscersi allo specchio: elegante, i capelli tirati all’indietro, e l’aspetto di un giovane uomo di successo.
Viaggiò subito con la mente, immaginandosi vestito così per il resto della sua vita, con il completo del Jimbo’s gettato in un cassonetto della pattumiera, ma quel veloce sogno ad occhi aperti finì quando si rese conto dell’ora.
Erano quasi le 20 e doveva ancora uscire di casa.
In fretta e furia inviò un messaggio a Roxas e si precipitò fuori dall’appartamento, lasciando un saluto veloce ai coinquilini.
Percorse i gradini due alla volta, saltellando sopra al pianerottolo, finché non uscì nuovamente all’aria aperta.
Afferrò la bicicletta – e ancora una volta sospirò, desideroso di avere una macchina, o almeno una moto- e puntò dritto verso il westside, nelle zone residenziali.
Pedalò come un forsennato per i primi cinque minuti, per poi prendere un’andatura più tranquilla; forse era meglio evitare di sudare, altrimenti con che faccia si sarebbe tolto la giacca?!
Con un pensiero e l’altro per la mente, Axel raggiunse i condomini che gli aveva indicato Roxas la sera prima, trovando l’altro ragazzo appoggiato vicino all’ingresso.
Il sorriso del biondo si aprì immediatamente alla sua vista ed Axel ricambiò inconsciamente, smontando dalla bicicletta a pochi passi da lui.

«  Sono elegantemente in ritardo », dichiarò alla fine, trascinando il suo mezzo di trasporto per il manubrio.
Roxas sollevò leggermente il sopracciglio destro prima di annuire.

«  Ti piace farti aspettare, come ogni prima donna. »
«  No, no, no, non prima donna: come ogni diva », Axel scosse la testa, come se le parole dell’altro l’avessero seriamente offeso.
Si lasciò guidare verso l’interno del giardino e appoggiò la bicicletta contro la parete, sicuro che da quelle parti non si sarebbero di certo messi a rubare un catorcio come quello.
Roxas gli si fermò di fianco l’attimo dopo e lo prese sotto braccio, prima di lasciarsi andare ad un sospiro stanco.

«  Ti avviso già, Tatty può essere …» si fermò, aggrottando le sopracciglia, « leggermente invadente ed espansiva, quindi non farti prendere alla sprovvista. »
Axel si batté una mano sopra al petto, orgoglioso, «  nessuno mi prende contropiede, non preoccuparti, piuttosto, parlando di cose serie, tua nonna sa che mi piace da impazzire baciarti? Perché sarebbe abbastanza imbarazzante se mi vedesse fare una cosa del genere all’improvviso, sai … gli infarti, cose del genere.»
Roxas sbuffò dal naso, ruotando gli occhi al cielo.
Aveva quelle piccole fossette ai lati delle labbra che facevano tanto impazzire Axel.

«  Sì, lo sa, ma potresti anche evitare atteggiamenti da infarto, sai com’è! »
Il fulvo annuì, segnandosi mentalmente di evitare baci all’improvviso e battute un po’ troppo sconvenienti, anche se da quello che gli aveva raccontato Roxas, Tatty sembrava decisamente spigliata per avere la sua età.
« Quindi entriamo? », domandò poco dopo, osservando la porta d’ingresso della palazzina.
Roxas al suo fianco annuì, stringendogli leggermente il braccio.
Probabilmente era ancora più in ansia di Axel.

«  Entriamo», esclamò solamente, spingendo entrambe le ante in avanti.
 
 
***
 
 

Perfino dopo quattro portate complete Axel riusciva ancora a trovare un piccolo spazio nello stomaco per quella fantastica torta alle mele.
La cucina di Tatty era fantastica, degna di un ristorante a cinque stelle, e il ragazzo non riusciva a smetterla di commentare ogni singolo morso con un deliziato: “ uhmmm, oddio, è, è, è delizioso” che strappava ogni volta un gran sorriso sopra le labbra della vecchia signora.
Tatty era più che felice, a propria volta, di riempire il piatto del ragazzo, spiegandogli che spezie aveva aggiunto sopra al maiale e che la cannella, ma solo un pizzico, rendeva il dolce migliore.
Axel ascoltava ogni parola come se fosse oro colato e si chiese perché diavolo sua nonna al posto di cucinare dolci preferiva andare nei boschi a caccia e passava il week end  a scacciare le volpi che le attaccavano le galline.
Roxas guardava sua nonna e Axel con una certa soddisfazione malcelata nello sguardo, seguendo i loro movimenti e cercando di cogliere ogni piccolo dettagli nei loro sguardi; andavano d’accordo, questo poteva ben dirlo,e  per il momento gli bastava sapere quello.

«  Non ho mai mangiato una torta più buona, Tatty, ma devo dirtelo, conosco un uomo tremendamente bravo a fare dolci che potrebbe competere con te», iniziò a parlare Axel, pulendosi un piccolo residuo di panna montata dalle labbra.
Roxas tintinnò con la forchetta sopra al piatto e sollevò il capo, puntandolo verso l’altro ragazzo.

«  Parli di Xaldin, vero? »
«  Assolutamente », commentò prontamente il fulvo, annuendo e leccandosi distrattamente le labbra, «  la prossima volta ti porterò una fetta delle torte che fa lui, hai delle preferenze?»
La donna si passò l’indice sopra le labbra e rimase per qualche secondo in silenzio, mentre Roxas trascinava la sedia a terra e si avvicinava leggermente a lei, così da poterle bisbigliare i propri suggerimenti.
Axel allungò la gamba sotto al tavolo e lo punzecchiò appena, giusto per farlo smettere, finché Tatty non schioccò le labbra e prese una decisione.

«  Sa cucinare una torta Rocher? », domandò alla fine, portandosi alle labbra un piccolo pezzo di torta. Lo masticò per bene, osservando l’espressione leggermente corrucciata di Axel.
Alla fine il ragazzo fece spallucce, accennando una risata.

«  Non ho nemmeno idea di che cosa sia, ma sicuramente la saprà fare », decretò alla fine, mentre Roxas tornava a strusciare la terra a sedia così da avvicinarsi all’altro ragazzo.
Arrivò il momento di dare qualche suggerimento anche a lui.

«  Cioccolato, nocciole e mascarpone, è una torta buonissima », gli mormorò praticamente all’orecchio, mentre Tatty rimaneva lì a guardarli con una certa soddisfazione.
Axel sbuffò dal naso e voltò il capo verso il biondo, piantandogli una mano in faccia, così da strizzargli appena le guance.

«  Ssssht, non farmi spoiler, voglio scoprirlo quando potrò assaggiarla» borbottò l’attimo dopo, mentre Roxas cercava di allontanare la mano dell’altro dal volto.
Si ritrovarono a lottare leggermente, nemmeno si fossero dimenticati della nonna, finché non raggiunsero il compromesso di stringersi le mani pur di tenerle ferme.
Le lasciarono ciondolare sotto al tavolo, tranquillamente, mentre Roxas tornava a rivolgersi alla nonna con un colpo leggero di tosse.

«  Visto che hai cucinato per un esercito, insomma, potresti …?», lasciò la frase in sospeso, raggiungendo lo sguardo della nonna con una leggera supplica sotto le ciglia.
Le labbra di Roxas si inclinarono leggermente, mentre Tatty si esibiva in uno sbuffo.

«  Non hai proprio intenzione di tornare a casa, eh? Se vuoi che porti gli avanzi della cena a Ven, allora dovrai venire con me. E non ammetto discussioni, zuccherino »
Axel soffocò una risata, esibendosi in uno strano verso dal naso, mentre mormorava un leggero:” zuccherino” rivolto a Roxas.
Il biondo gli stritolò la mano nella propria, mimando un sorriso soddisfatto.

« Non ci torno a casa oggi, nonnina », sibilò Roxas, e in un solo secondo Axel capì a chi assomigliasse l’altro ragazzo.
Di certo non all’austera Naminé, neppure da Ventus che sembrava tanto affabile, ma di certo da Tatty, che senza troppi indugi si faceva strada a suon di sarcasmo e sincerità.
La donna sospirò e l’attimo dopo ruotò gli occhi al cielo, alzandosi dal tavolo e iniziando a sparecchiare.

« Sei impossibile. Non so come farai a sopportarlo Axel, buona fortuna », e con un’occhiata che non nascondeva un po’ di divertimento, la donna prese a portare in cucina i piatti, impedendo con un cenno autoritario ad Axel di alzarsi per aiutarla.
«  Non ho di certo cent’anni », la sentirono borbottare dalla cucina, mentre apriva l’acqua e la lasciava scorrere nel lavabo.
Roxas sbuffò e si voltò verso Axel, ma prima ancora che potesse parlare le labbra dell’altro lo zittirono.
Un movimento leggero, un piccolo sfioramento, finché il calore non avvolse le membra del biondo e il ragazzo non si rilassò contro la bocca del fulvo.
La sala echeggiò di piccolo schiocchi umidi, finché entrambi non ripresero fiato.

«  Ecco, bravo, vedi?Ogni volta che stai per arrabbiarti fai così: non andare in escandescenze e baciami. Funziona, sono un ottimo rimedio naturale, ma ovviamente ho il mio prezzo.»
Roxas si leccò le labbra e inspirò piano.
« Ti va bene se ti pago con del cibo?»
«  Scherzi vero? Comprami un dolce al giorno e sarò tuo per il resto della mia vita.»
«  Cristo Axel, fai schifo, ti svendi per un dolce »
Il maggiore rise di gusto, prima di lasciarsi scivolare sopra la sedia, stanco dalla giornata di lavoro e appesantito da tutto quello che aveva mangiato.
Socchiuse gli occhi e mosse appena la mano destra per aria, come a voler scacciare le parole dell’altro.

« Mi svenderei anche per il cibo di tua nonna, è fantastica, e non solo in cucina. Mi piacerebbe tornare qui a farle visita. »
Roxas annuì, gettando uno sguardo alla porta aperta della cucina, chiedendosi se Tatty avesse sentito quello scambio veloce di battute.
Se l’aveva fatto sicuramente ora se ne stava lì, con le mani immerse nell’acqua e sapone, tutta soddisfatta di suo nipote.
Il biondo allungò le gambe sotto al tavolo e si passò la mano tra i capelli, tirandosi qualche ciuffo all’indietro.

«  Vieni qui quando vuoi, sicuramente le farà piacere. Adora il teatro e da come ti parlava oggi probabilmente adora anche te, quindi … »
« Quindi l’ho rimorchiata. Wow », commentò Axel, lo sguardo che immediatamente si faceva soddisfatto e anche un po’ incredulo.
Gli arrivò una leggera gomitata nello stomaco, seguita da un’occhiata tutt’altro che entusiasta.

«  Che schifo, non lo voglio immaginare.»
Axel gli cinse pian piano le spalle con il braccio, avvicinando il capo al suo fino a farglielo scivolare sopra la spalla.
«  Fidati, nemmeno io voglio immaginarmi con una donna, né giovane né vecchia, brrr. »
Roxas soffocò una mezza risata e se ne rimase lì, adagiato contro al corpo caldo dell’altro, e guardò fuori dalla finestra posta di fronte a loro.
Era una bella serata e così come gli aveva insegnato Axel, sorrise.
“ Se vedi qualcosa di bello sii felice, se vuoi ridere ridi, se vuoi gridare grida! La vita è bella solo se siamo noi a renderla tale.
Roxas, avanti, guarda lì, lo vedi? Il sole. Non è bellissimo? Perché non sorridere ad un mondo così bello”,
le parole di Axel ancora rimbombavano nella sua testa come un eco soave.










THE END?
No, scherzo, non è la fine, siamo circa a metà storia, urrà!
Finalmente Axel e Roxas sono riusciti ad andare a questa fantomatica cena dalla nonna e finalmente sono una neocoppietta felice e smielata.
Ora non manca che scoprire cosa sta succedendo a casa di Roxas, no?
Al prossimo capitolo, e grazie a tutti quelli che seguono/leggono/recensiscono (!?)
Mel

 
   
 
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